Cultura e Società

Perché l’uomo è predisposto a combattere

Perché l’uomo combatte

La guerra, con la sua portata globale e le sue conseguenze devastanti, è una scena che si ripete inesorabile da millenni. È sempre stata un fenomeno complesso e sconcertante che ha plasmato la storia, stravolto intere società e inciso profondamente sulla vita degli individui. Ma cosa spinge l’uomo a impegnarsi in un’attività così distruttiva e brutale? Perché la guerra sembra sembra persistere come una costante nel corso delle epoche?

L’aggressività è un istinto basilare dell’essere umano e offre un ovvio vantaggio evolutivo. Immaginate un ambiente ostile e privo di regole, quello che noi oggi definiremmo “Stato di Natura”. Quello è il contesto in cui l’umanità ha vissuto e si è evoluta per millenni. Lì non ci sono magistrati o forze dell’ordine e solo la legge del più forte regola i rapporti tra gli esseri viventi. Una certa dose di aggressività è fondamentale per proteggersi dalle minacce esterne e procurarsi quanto necessario per la sopravvivenza.

L’aggressività è maggiore nell’uomo, il cui ruolo biologico è quello di procurare risorse e difendere il proprio gruppo dai pericoli, mentre è minore nella donna, che invece è programmata per fare figli e accudirli.
La donna, fisicamente più debole dell’uomo (in media del 40%), tende piuttosto ad essere passivo-aggressiva, e ad imporsi in maniera più indiretta, prevalentemente verbale. Gli uomini invece si affrontano frontalmente e, in taluni casi, fisicamente.
La differenza tra questi due comportamenti la fa in gran parte l’“ormone della competitività”, il testosterone, che gli uomini producono in misura di circa 20 volte più elevata rispetto alle donne.

L’aggressività è interpretabile come un insieme di meccanismi formatisi nel corso dell’evoluzione per affermare se stessi, parenti, amici o più in generale il proprio gruppo (tribù, clan, etnia, Stato, Nazione) contro gli altri, per guadagnare o difendere risorse (cause ultime) con mezzi dannosi. La pulsione naturale dell’aggressività può rimanere sopita, può essere incanalata in maniera più o meno costruttiva, oppure può andare fuori controllo e tradursi in varie forme e livelli di violenza, tra cui:

  • Violenza verbale (minacce, ricatti, diffamazioni, ingiurie, mobbing, molestie)
  • Violenza fisica base (percosse, lesioni, rissa, bullismo, nonnismo, stupro)
  • Violenza armata (rapine, omicidi comuni)
  • Violenza armata organizzata intragruppo (mafia, guerriglia, terrorismo, guerra civile)
  • Violenza armata organizzata extragruppo (guerra)

In una prospettiva interdisciplinare le cause della violenza (e in seguito della guerra) possono essere molte, ma tutte si possono ricondurre con un’efficace semplificazione a una singola parola: risorse. In particolare tre macrogruppi:

  • risorse economiche (cibo, acqua, materie prime, terre da coltivare, oro, posizioni strategiche ecc.)
  • risorse sessuali (le donne, l’accoppiamento)
  • risorse sociali (potere, prestigio sociale)

Risorse Economiche

L’istinto di sopravvivenza (seguito da quello di riproduzione) è il principale motore della violenza, per cui la prima spinta a combattere è sicuramente l’impossibilità o quanto meno l’estrema difficoltà a soddisfare i propri bisogni primari.
I primi a fare la guerra sono quelli che non hanno proprio nulla da perdere, e che hanno una vita così precaria che il rischio di morire in combattimento diventa sopportabile.

Presi dal nostro benessere spesso oggi ce ne dimentichiamo, ma per la quasi totalità del tempo che ha trascorso su questo pianeta la sfida principale dell’umanità è stata quella di sopravvivere e riprodursi all’interno di un ambiente ostile, fuori controllo e con risorse limitate. In origine gli umani erano organizzati in gruppi di cacciatori-raccoglitori nomadi o semi-nomadi, che sfruttavano un determinato territorio e una volta esauriti i suoi prodotti si spostavano nelle zone contingue alla ricerca di qualcos’altro da mangiare. Incrociando altri gruppi lo scontro diventava inevitabile; per certi versi addirittura positivo perché riducendo il numero dei componenti dei due gruppi rendeva nuovamente sufficienti le risorse per chi rimaneva. Quei tempi sono finiti e l’uomo è passato da nomade a sedentario, poi ha costruito Città-Stato, poi strutture sociali sempre più complesse, ma la guerra ha continuato ad essere un mezzo per ridurre la popolazione e bilanciare le risorse disponibili.

E’ in fondo questa la tesi classica di Malthus, che attribuiva alla guerra una funzione demografica e la vedeva, insieme a carestie ed epidemie, come un freno all’eccessiva crescita di una popolazione rispetto alle sue possibilità di sostentamento. La fine di una guerra tradizionalmente significa morte e devastazione, ma significa anche eredità anticipata e alto tasso di occupazione.

Le due principali spinte belligeranti in relazione alle risorse sono essenzialmente due:

  • Sovrappopolazione: ovvero più persone rispetto alle risorse disponibili
  • Gerarchia: ovvero distribuzione iniqua delle risorse

Sovrappopolazione

C’è da precisare che la sovrappopolazione non è solo una questione di “avere cibo e acqua per tutti”. Non si tratta neppure solo di quel benessere materiale che offre un po’ di sicurezza a un uomo e alla sua famiglia. Indipendentemente dai viveri e dal reddito a disposizione, l’affollamento è già di per sè generatore di tensione e aggressività perché si riduce lo spazio personale destinato al singolo individuo e lo spazio è parimenti una risorsa di grande importanza. La prossemica, ovvero lo studio delle interazioni spaziali tra gli individui, ci insegna che tutti noi abbiamo bisogno di circoscrivere il nostro territorio personale e creare una dimensione di sicurezza in cui sentirci protetti e a nostro agio. Quando questo perimetro viene minacciato, quando viene compresso dall’afflusso di persone, la pressione sale e il risultato è un cocktail esplosivo di stress e aggressività. Guardiamo al mondo di oggi, dove le metropoli sfavillanti sono affollate di individui che condividono spazi limitati. Non sorprende che proprio in queste aree urbane, la maggiore densità di popolazione sia spesso correlata a un aumento dei crimini violenti. Quando capitano rivolte popolari o manifestazioni violente, come vengono sedate? La prima cosa che fanno le forze dell’ordine è proprio cercare di disperdere la folla con gli idranti per far sbollire la rabbia.

Ogni gruppo in natura richiede un proprio spazio vitale. Hitler lo chiamava Lebensraum (definizione presa in prestito dall’etnologo Friedrich Ratzel, che la coniò a fine dell’800) e fu proprio l’idea di espandere quello del popolo tedesco verso est che infine causò la seconda guerra mondiale. Nonostante una certa corrente progressista spinga per abbattere le frontiere, ritenendole anacronistiche, insensate e innaturali, gli Stati moderni e i loro relativi confini tracciati col sangue nel corso dei millenni risultano essere semplicemente la forma più evoluta e adatta alle esigenze umane di una distribuzione del territorio che comunemente avviene già in natura. Prendete il disegno qui sotto.

Ogni colore rappresenta il percorso di un distinto branco di lupi seguito con il radiocollare all’ interno del Voyageurs National Park, nel Minnesota (USA), per un’intera stagione estiva. Le mappe disegnate col gps mostrano chiaramente come i lupi tendano a muoversi all’interno di un territorio circoscritto e a non invadere quello del branco vicino, tracciando così dei confini invisibili (basati in genere su barriere naturali come fiumi o segnali odorosi).
Questa invece è la mappa etnica della ex Jugoslavia, in caso qualcuno si domandasse come mai i Balcani sono considerati la polveriera d’Europa.

I territori multietnici tendono a funzionare bene fintanto che le etnie non sono troppo differenti nel loro sistema di valori e/o c’è un forte potere a fare da collante e/o c’è abbondanza di risorse e/o c’è bassa densità abitativa.
Gli USA ad esempio soddisfano gran parte di questi requisiti (sono la prima economia del mondo e hanno una densità media di 33 abitanti per kmq contro i 115 ab/kmq dell’Europa ) e nonostante ciò permane una tendenza ad organizzarsi in comunità o quartieri (little Italy, Chinatown ecc.) etnicamente omogenei.

Qui sarebbe interessante una piccola digressione sul nazionalismo e l’identitarismo, ma è un tema troppo lungo da approfondire. Mi limito però a far notare la correlazione tra situazione economica e tendenze nazionalistiche. I Paesi poveri tendono ad essere generalmente più nazionalisti perché l’identità nazionale -spesso oltretutto strumentalizzata a scopi politici- funge da fattore unificante e promuove la coesione sociale e la solidarietà di fronte alle sfide comuni che derivano dalla povertà e dalla mancanza di risorse. Il benessere, viceversa, spinge all’atomizzazione della società e all’individualismo.

Gerarchia

Gli uomini, intesi ora proprio come maschi, tendono a competere tra loro e a stabilire una gerarchia di dominanza. Ogni civiltà mai esistita è stata costruita dall’uomo, che l’ha plasmata secondo questo istinto. Un sistema gerarchico è molto efficiente perché:
1) Rende più semplice organizzare e assegnare i compiti
2) Generalmente premia il merito e incoraggia le persone a produrre

Un sistema che ricompensa tutti alla stessa maniera a prescindere dal lavoro svolto non dà alcun incentivo a lavorare bene. Ce lo dimostra il fallimento del comunismo, che è il tentativo più famoso di eliminare gerarchie e classi sociali (anche se poi uno come Fidel Castro aveva un patrimonio personale di 900 milioni di euro e andava a letto con 2-3 donne al giorno, mentre il popolo aveva il cibo razionato).

Allo stesso tempo però la gerarchia, come insegna Pareto nella sua teoria dell’elite, porta a concentrare le risorse nelle mani di una ristretta cerchia di individui, per cui si crea una situazione nella quale una minoranza ha una sovrabbondanza di risorse e la maggioranza della popolazione si divide il resto. Un’elevata disuguaglianza sociale genera disaffezione, frustrazione, senso di ingiustizia, rabbia e crea terreno fertile per la violenza. Non è un caso che il dibattito sulla redistribuzione delle risorse continui ad essere sempre di attualità, tanto che anche oggi in Italia si discute spesso di strumenti come il reddito di cittadinanza, la tassazione progressiva, il welfare, il salario minimo ecc. La storia ci insegna che se le elite non trovano un modo per gestire e accontentare le fasce più basse della popolazione, le cose possono mettersi davvero male. Pensate alle rivoluzioni (quella francese, del Terzo Stato contro la nobilità, o quella russa, dei bolscevichi contro lo zar Nicola II), ma pensate anche alle dittature. La stessa ascesa di Adolf Hitler fu favorita dalla situazione disastrata in cui versava la Germania nel primo dopoguerra. La propaganda antisemita, uno dei pilastri del nazismo, puntava infatti proprio a colpevolizzare gli ebrei per la crisi economica e sociale che affliggeva la Germania dopo la prima guerra mondiale, dato che gli ebrei in Germania e in altri luoghi dell’Europa occupavano spesso posizioni di rilievo nell’economia, nella finanza e in altri settori. Un popolo disperato (e ignorante) è spesso portato a sacrificare i propri diritti e le proprie libertà in cambio della maggiore sicurezza data da un leader forte, con una chiara visione, che offre soluzioni semplificate e promette di ripristinare la prosperità economica.

I più grandi politici e condottieri della storia dell’umanità hanno avuto tutti in comune questa grande forza persuasiva di incanalare la rabbia e la frustrazione delle fasce sociali più basse per utilizzarla come mezzo per perseguire i loro obiettivi.
Cristoforo Colombo salpò da Palos con una ciurma di vagabondi, criminali ed emarginati vari che lo seguirono in un viaggio disperato verso l’ignoto dietro promessa di grandi ricchezze.
Roma reclutava i suoi legionari tra i ceti più bassi, come i contadini senza terra, gli artigiani e i lavoratori manuali. Per chi proveniva da famiglie povere, la leva militare rappresentava una possibilità di guadagnarsi uno stipendio, avere vitto e alloggio e persino accumulare ricchezze attraverso la spartizione del bottino durante le campagne militari. Meglio andare in Gallia a rischiare la vita per la ricchezza e l’avventura che spendere il resto dei giorni a fare la fame zappando la terra.

In poche parole, le soluzioni per gestire l’aggressività del popolo e far sì che esso non si rivolti contro il Potere sono due:
1) Sbollire la rabbia internamente, redistribuendo le risorse e dando valvole di sfogo. Il famoso motto “Panem et Circenses” (pane e circensi) spiega cosa serve al popolo per starsene buono, ovvero viveri a sufficienza e spettacoli pubblici di lotta fra gladiatori. I giochi circensi di oggi sono i campionati di calcio e non è un caso che il fanatismo calcistico sia più comune tra le fasce sociali più basse e arretrate e spesso sia associato anche ad episodi di violenza (hooligan). Il legame tra guerra e fanatismo calcistico è così diretto che Arkan, criminale di guerra serbo, durante la guerra in ex Jugoslavia compose la sua milizia paramilitare proprio con gli ultras della Stella Rossa di Belgrado, nonché ovviamente con galeotti e feccia varia della società serba dell’epoca.
2) Sfogarla esternamente con guerre. Per citare Erich Fromm:“Se un soldato combatte il nemico per la sua pelle, non deve combattere contro i membri del suo gruppo per avere cibo, cure mediche, riparo, vestiario”. La guerra è fonte di guadagno tramite stipendio, requisizioni o saccheggi, ma è anche momentanea fuga dalla realtà e distrazione dalle preoccupazioni del quotidiano.


Per usare una bella citazione che ho letto in Elogio della guerra di Massimo Fini: “Si pensi all’animo, allo stato, al ritmo di vita di quanti furono la maggioranza che andò alla guerra, che fu anche la maggioranza del popolo, la media del popolo… il quale ogni giorno della vita lavorò e sofferse prima di andare alla guerra… Se anche la maledisse allora, eccolo oggi accorgersi a poco a poco che quello fu l’unico tempo che guadagnò ugualmente, che non ebbe preoccupazioni materiali”

C’è anche chi dice che la guerra sia una sorta di livellatore sociale. Lo è fino ad un certo punto. I ricchi non vivono la guerra come i poveri, che sono i primi ad essere sacrificati. I ricchi spesso trovano modo di evitare la guerra (Trump saltò il Vietnam grazie a una falsa certificazione medica ottenuta dal papi) e anzi di lucrarci sopra. Nella prima guerra mondiale, mentre i contadini andavano a farsi squartare dalle granate austriache, la borghesia faceva affari d’oro sulla loro pelle con l’industria bellica. Tra il 1915 e il 1918 la Fiat passò dall’essere un’impresa di medie dimensioni al diventare la terza industria italiana per dimensione di impianti e capitale sociale. Nel suo “Mondo di ieri”, parlando dell’Austria, Stefan Zweig scrive: «Il Paese era in un certo modo distinto in due mondi: al fronte i soldati che combattevano e soffrivano le più orrende privazioni, all’intima i borghesi che continuavano la loro vita spensierata, affollavano i teatri e per di più facevano guadagni sulla pelle degli altri». L’Europa occidentale, in particolare la Svizzera, si è riempita di SUV e auto di lusso targate Ucraina. I ricchi ucraini non ci vanno in guerra, stanno a Montecarlo sullo yacht insieme alle loro bitches. Idem per i russi. La guerra in Ucraina fa gli interessi degli oligarchi, ma a farsi maciullare nel tritacarne di Bakhmut ci vanno i ragazzini poveri delle regioni russe più desolate. I Dimitri e i Sergey, che se ne stanno seduti sulle panchine di qualche scassato paesello di campagna a bere vodka, senza prospettive di lavoro, senza donne (perché quelle vogliono il ricco occidentale), senza alcuna forma di realizzazione e pensano “Fanculo, vado in Ucraina anche io. E se muoio?Tanto meglio! In Ucraina sono un eroe, un patriota, qui cosa sono?Meglio morire passando alla storia che stare qui a farmi scoppiare il fegato in questa campagna sperduta di merda per il resto dei miei maledetti giorni.”

Risorse Sessuali


Jacques-Louis David, Il ratto delle sabine (1799)

Da sempre in guerra quando un villaggio veniva aggredito gli uomini venivano uccisi, mentre le donne finivano stuprate, rapite o rese mogli-schiave, però veniva loro risparmiata la vita in virtù del loro valore riproduttivo. Le donne sono sempre state considerate bottino di guerra al pari delle altre ricchezze, tanto che una delle leggende che più hanno avuto risonanza nella cultura romana è quella del ratto delle sabine, che narra di come i romani, in assenza di donne, cercarono di inglobare i Sabini prima pacificamente e poi, in seguito al loro rifiuto, assalendoli e rapendo le loro donne. Le donne sono una risorsa fondamentale, perché forte è l’istinto riproduttivo e forte la rabbia che sopraggiunge quando esso viene stroncato.

Diverse fonti storiche tra cui la Historia Normannorum di Dudone di San Quintino (1015) e la Britannia di William Camden (1610) danno per certo che alla base delle razzie compiute dai vichinghi ci fosse come motivazione principale anche l’impossibilità per molti di trovare una moglie.
Fra i vichinghi era infatti socialmente accettata la poliginia, cosicché gli uomini dotati di maggiore prestigio economico e sociale potevano permettersi di mantenere più mogli. Ciò creava una massa di uomini impossibilitati a riprodursi che accumulavano un’aggressività che poi andavano a sfogare sulle coste dell’Inghilterra o dell’Europa occidentale continentale.

Chi mastica un po’ di genetica delle popolazioni sa bene che la correlazione tra genetica e cultura non è sempre diretta e univoca.
E’ il caso ad esempio dei baschi, per l’87% di aplogruppo paterno R1b (indoeuropeo), ma culturalmente e linguisticamente paleoeuropei.
Questo perché, quando un esercito conquista un territorio e decide di stanziarvisi, si impossessa delle donne di quel territorio e le ingravida (o forzatamente o, ristabilita la pace, attraendole grazie al maggiore status), ma la cultura di base, seppur soggiogata, rimane.

Sessualità e aggressività sono fortemente correlate. Per cosa scoppia la maggior parte delle risse tra i giovani la sera? “Un’occhiata di troppo a una ragazza” “un complimento non gradito”, sono le frasi fatte più lette nei giornali. Mohammed Alì praticava l’astinenza sessuale per 6 settimane prima di ogni combattimento, per aumentare l’aggressività. La competizione fra gli uomini per le risorse ha sempre incluso anche la risorsa-donna, e l’istituzione della monogamia altro non è che uno strumento per stemperare l’aggressività attraverso una forma di redistribuzione di una risorsa che come le altre tende a concentrarsi verso l’elite.

Risorse Sociali

Francesco Baracca (1888-1918), medaglia d’oro al valore militare, crebbe in una famiglia benestante

Scalare la gerarchia è essenziale per avere un migliore accesso alle donne che, come sappiamo, sono ipergamiche e tendono a polarizzarsi verso gli uomini all’apice. Se ci pensate, cosa c’è di più gerarchico dei gradi militari?

Oltre che strumento di arricchimento e via di fuga dalla miseria, la guerra è sempre stata anche occasione per accrescere il proprio potere, la propria influenza e il proprio prestigio sociale. Diversi studi [1] mostrano come esiste una selezione sessuale per l’eroismo di guerra, che dal punto di vista biologico è segnale che un uomo possiede un elevato valore di sopravvivenza.

Questo punto riguarda principalmente i giovani, più inclini alle guerre perché più esuberanti a causa dell’eccesso di testosterone, più manipolabili dalle elite perché inesperti e più desiderosi di mettersi in gioco, di definire la propria identità e provare il proprio valore. Giovinezza e rischio sono due concetti che si sono sempre sovrapposti nell’immaginario collettivo. Gli uomini che possiedono status e potere esibiscono ciò che hanno, quelli che ancora non ce l’hanno cercano di dare prova di coraggio per dimostrare alla donna che hanno le qualità per ottenerlo in futuro. Cambiano i mezzi, ma il principio è lo stesso. Oggi sono le corse in auto, le risse, le impennate in moto, gli sport estremi, i tuffi dalle scogliere, le “challenge” su youtube con le Lamborghini, ieri erano le guerre.

Caso Studio: l’Occidente

Nell’Occidente contemporaneo per ora ci sono abbastanza risorse da mantenere la pace. La competizione maschile continua a svolgersi sotto forma di capitalismo e consumismo, però è fuori controllo e lascia fuori dai giochi una grossa fetta di uomini.
La risorsa donna scarseggia, sia perché gli uomini non muoiono più in guerra e quindi abbiamo un numero di uomini pari a quello di donne, sia perché la liberazione sessuale ha portato le donne a polarizzarsi verso l’alto e richiedere standard sempre più irraggiungibili.

C’è una crisi generalizzata della virilità, la tecnologizzazione dei processi produttivi e l’emancipazione femminile hanno reso l’uomo inutile come fornitore di risorse, la pace e il monopolio della violenza in mano allo Stato lo hanno reso inutile come combattente e difensore.

L’impossibilità di combattere, o l’impossibilità di competere, ci fa sentire impotenti e frustrati, e ci porta ad accumulare e comprimere un’aggressività che spesso non trova modi efficaci di esprimersi. I flame nei forum, i videogiochi, i concerti, le partite, qualche cope alla meglio. Ma troppo spesso finiamo per rivolgere la violenza verso noi stessi, sotto forma di nevrosi, depressione, abuso di droga, alcol o cibo, suicidio o comportamenti autodistruttivi di vario tipo.

Siamo spaesati. Ci sentiamo fuori luogo, disillusi nelle aspettative. Per capire come mai il film Fight Club è diventato un cult maschile intergenerazionale basta una singola citazione:“Siamo i figli di mezzo della storia, amico. Nessuno scopo o luogo. Non abbiamo la Grande Guerra. Nessuna Grande Depressione. La nostra grande guerra è una guerra spirituale. La nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo stati tutti cresciuti in televisione credendo che un giorno saremmo tutti milionari, divinità del cinema e rock star, ma non lo faremo. Stiamo lentamente imparando questo fatto. E siamo molto, molto incazzati.” Fight club, ovvero rifuggire il consumismo per ritrovare una dimensione mascolina più profonda e arcaica, nel combattimento.

“Where is my mind?” si chiede la canzone principale della colonna sonora. Dov’è la mia mente? Vaga, sognando epoche passate in cui essere uomo contava ancora qualcosa. Vaga, ad immaginare quanto sarebbe stato bello seguire Alessandro Magno fino ai confini del mondo. Avremmo attraversato le immense pianure dell’Asia centrale fra tribù nomadi e creature selvatiche mai viste prima, e poi cavalcato fra le inesplorate foreste dell’India. Avremmo dimostrato il nostro coraggio in battaglia.I nostri occhi avrebbero visto luoghi inimmaginabili. Saremmo stati accolti da eroi, e le donne ci avrebbero amato. O saremmo morti, e avremmo fatto la storia.

 
Bibliografia

[1]Rusch H, Leunissen JM, van Vugt M. 2014. Historical and experimental evidence of sexual selection for war heroism

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Fluffy
Fluffy
1 anno fa

È risaputo che le Élite per castrare l’uomo medio hanno escogitato trappole per indebolirlo, sotto tutti i punti di vista. In guerra sacrificandosi con la cazzata che sarebbe stato un eroe, sul lavoro perdendo la sua vita per lavori di merda malpagati e sul piano sessuale con femminismo, lgbt e altre cavolate simili, slanciando la donna verso un’ipergamia che fa stragi. Se si è medioman conviene capire determinate dinamiche il prima possibile per condurre un’esistenza il meno deprimente possibile

Henri de Toulouse-Lautrec
Henri de Toulouse-Lautrec
1 anno fa

Complimenti per l’articolo, davvero eccellente.
A volte però mi chiedo: se fossi io a trovarmi in una guerra, perché dovrei andare a morire per la patria?
Per chi cavolo dovrei combattere? Per una Nazione che dà al clandestino ultimo arrivato piu’ privilegi di quanti ne abbia io? Si faccia difendere da loro. O, ancora, dovrei combattere per una società che mi ha riservato soltanto bullismo, mortificazioni, umiliazioni? O, ancora, dovrei combattere per delle donne che mi hanno soltanto sfruttato, friendzonato, utilizzato come un servo usa e getta per poi farsi sbattere dai chad? Che ci vadano i chad a difenderle in trincea.
Visto che io non ho avuto niente né dallo Stato, né dalla società, né dalle donne, per me muoia Sansone e tutti i filistei, se scoppia una guerra faccio il retinente e vado in galera, tanto dal 1984 la pena di morte non c’è più. Che si fottano.

Last edited 1 anno fa by Henri de Toulouse-Lautrec
Stevenson
Stevenson
1 anno fa

Ti sei scordato di menzionare le ulteriori vie che il potere oggi usa, per cercare di stemperare l’aggressività maschile:
1 – rendere quanta più gente “sessualmente fluida”, con le politiche lgbt;
2 – diffondere il veganesimo, che rende gli uomini costantemente stanchi e deboli, incapaci di fare qualcosa di più faticoso del semplice sedersi davanti ad un computer, in ufficio!

Un normaloide [Patrick]
Un normaloide [Patrick]
1 anno fa

Erano più di 2 mesi che non pubblicavi un tuo articolo, ma l’attesa ne è valsa la pena. Hai tirato fuori dal cilindro un testo semplicemente FENOMENALE!
Hai elevato il tuo lessico ed il tuo linguaggio illustre ad un livello decisamente più alto.
Grazie Red, è un vero piacere leggerti! Chapeau!

Manuel
Manuel
1 anno fa

Questo è uno dei più belli articoli che hai mai scritto in assoluto da quando hai aperto il blog.
Molto completo ed esaustivo. Difficile da commentare senza essere superflui o ripetitivi.
Ci siamo illusi che nella società del benessere i conflitti fossero finiti per sempre. Jean Jacques Rousseau diceva che la civiltà è nata per difendere i più deboli.
Il declino dell’occidente mi fa tornare in mente la storia di Roma di Indro Montanelli quando descriveva il tipico ragazzo ricco dell’epoca, l’equivalente del nostro figlio di papà: pigro, indolente, dedito all’alcool e ai vizi, frequentatore di orge con donne e uomini, coi capelli lunghi e con le treccine e che andava in Grecia a studiare.
A fare la guerra erano rimasti più che altro mercenari barbari e tutte le cariche importanti dello Stato, amministrative, giudiziarie, politiche e altro erano in mano ai cristiani che erano più morigerati e seguivano una religione più casta che veniva dal medio oriente…e la storia si ripete…
Oggi è vero che le guerre sono state sostituite con le ” challenge”, le impennate, i tuffi…ma è pure vero che in Occidente non si sta più tanto bene e quel benessere promesso a tutti, per molti, si è rivelato solo una chimera.
Le guerre saranno altre e sono già fra di noi, anche se solo allo stato embrionale. Le periferie stanno scoppiando. Le mafie e le gang spadroneggiano sempre di più e occupano già militarmente interi quartieri e zone geografiche.
C’è già un mondo parallelo a quello ufficiale. E in quel mondo, il nuovo guerriero vincente è spesso il boss o il bullo di periferia e non più il viziato decadente figlio di papà che gira in Lamborghini per dimostrare chissà che poi…. E quando questo mondo parallelo sarà ancora più grande grazie anche all’immigrazione senza controllo, allora le regole della convivenza cambieranno per tutti e anche la gerarchia fra gli uomini.
Poi vero, senza guerre ci sono più uomini ma magari ci fosse almeno la parità. Con la nuova demografia di un figlio e mezzo per donna, in Italia, nella fascia d’ età 15-39 ci sono addirittura più uomini. Circa 270 mila in eccesso…se ci si mette pure un immigrazione prevalentemente maschile di altre 600 mila uomini in più negli ultimi 7 anni…ecco che hai creato un nuovo ratto delle Sabine…un nuovo motivo di conflitto…
La guerra fa parte dell’animo umano, ma meglio morire in battaglia che di morte sociale.

Uxo
Uxo
1 anno fa

Atomizzazione, ho trovato questo (per integrare) ed è un termine perfetto ed evocativo. “Sulla metropolitana, sull’autobus, in treno,
ovunque nelle grandi metropoli si diffonde la figura dell’eremita di massa:
l’individuo robinsoniano che, pur in mezzo a centinaia di persone, è permanentemente solo.
Nella folla solitaria, i singoli atomi disertano il sociale:
si isolano con auricolari e schermi digitali,
hanno paura perfino di guardarsi reciprocamente in volto.
Sono tragicamente soli, a Londra come a Milano, in mezzo a milioni di persone,
come Robinson sulla sua isola sperduta”

Luigi
Luigi
1 anno fa

Molto interessante il tuo articolo.
Davvero avrei voluto vivere ai tempi di Alessandro Magno e attraversare l’Asia Centrale.
Interessante il fatto che tra i vichinghi chi era impossibilitato a trovare moglie, andava a combattere. C’é una leggenda che hanno rubato in Inghilterra e Scozia le donne più belle e le hanno portate in Scandinavia. Molti inglesi e scozzesi mi hanno detto cosi. I Dimitri e i Sergei dei villaggi sperduti della Russia rurale fanno bene che vanno a combattere, sennò che vita fanno li da disoccupati o precari, alcolizzati, poveri, depressi, incel. Ti credo che li c’é un tasso di suicidi altissimo.
Poi hai menzionato Arkan che ha costituito la sua milizia con gli ultras serbi e altra marmaglia, quello era pieno di figa, sua moglie é la cantante Ceca Svetlana Raznatovic. Una gnocca assurda da giovane. Adesso é invecchiata, senza trucco pare una tossicona, poi con quelle labbra che fanno schifo. Poi Arkan aveva anche tante amanti. Questi pochi uomini all’apice, dotati di S altissimo, anche se sono dei criminali, sono sempre pieni di figa. Molte preferiscono essere la moglie cornuta o l’amante dell’uomo di successo che l’unica del normaloide. Ecco l’ipergamia a cosa porta.

Paradiso Perduto
Paradiso Perduto
1 anno fa

Io mi sono spesso sentito dare il consiglio, da una certa persona, che se volevo una fidanzata, dovevo andare a fare volontariato…
L’idea di questa persona è che, siccome le donne e le ragazze, di questo ambiente, agiscono in modo nobile per gli altri, allora sarebbero più disponibili ad accettare i miei difetti.
Ho visto la pagina facebook di una mia ex compagna di scuola, anni fa.
Pratica la terapia del sorriso, in ospedale, per i pazienti.
Poi, di fianco a lei vestita da clown, vi era un altra foto, sempre di lei, avvinghiata al marito, fisicamente alto, prestante, e, presumo, pure mentalmente sano….
Fate un po’ voi.

Giacomo
Giacomo
1 anno fa

Ottimo articolo, condivido sostanzialmente i concetti esposti. Una riflessione sui popoli balcanici : a mio avviso, sono la feccia se non del mondo, d’ europa, in particolare albanesi, macedoni, kosovari. Gente aggressiva, rissosa, che cerca sistematicamente lo scontro o comunque non fa niente per evitarlo, tipo che se li incroci per strada e ti scambi un gestaccio per questioni di viabilità, invece di tirare dritto cercano di fermarti, oppure se incroci con loro uno sguardo in disco, subito parte qualche provocazione come spinta o spallata, poi se cerchi di ignorarli insistono. E guai al mondo se in qualche modo si sentono feriti nell’ orgoglio o mancati di rispetto. Tutte manifestazioni totalmente incomprensibili per noi, che all’ opposto, rammolliti da pace perdurante, notevole benessere, e diritti per tutti con quasi zero doveri e difesa a spada tratta dei più deboli, ci stiamo trasformando in un popolo di eunuchi, totalmente inadatto alla lotta e al combattimento. E con questo sistema finiremo per essere soppiantati, come accadde per l’ impero romano.

Last edited 1 anno fa by Giacomo
Cippolippo
Cippolippo
1 anno fa

La barbarie sta alla civiltà come il fight club ad un incontro di pugilato tecnicamente sopraffino, leale e ben arbitrato (se l’incontro è truccato, la civiltà degenera in corruzione, come spesso accade).
Esiste un diritto di guerra (anche se poteva prevedere cose atroci come le rappresaglie sui civili); ed esiste la Convenzione di Ginevra (per quanto spesso violata). Anche nella guerra l’aggressività primordiale è comunque filtrata ed elaborata attraverso una consapevolezza culturale.
Da alcuni ritrovamenti archeologici risulterebbe che già gli uomini delle caverne, a volte, accudissero e alimentassero disabili. Già all’epoca qualcuno provava compassione per le “bocche inutili”.
La civiltà nasce in quel momento. Forse proprio l’istinto della solidarietà, sul piano evolutivo, ci ha consentito di non estinguerci. Forse la “social catena” non è pura utopia. Proprio Darwin elaborò un’etica della solidarietà (anche se molti gli attribuirono l’idea della legge del più forte).
Condividiamo con gli animali alcuni istinti primordiali. Ci differenziamo da loro per la capacità di disciplinarli.
Questo difficile equilibrio fra istinto e razionalità è ciò che ci rende umani.
Ogni tanto ci vuole un po’ di bluepill.

Alessandro Ferdindo Arconte
Alessandro Ferdindo Arconte
1 anno fa

Se avessero vinto le potenze dell’asse,non ci saremo ridoti a questo stato.

Purple Guy RiverTravo
Purple Guy RiverTravo
1 anno fa

hai voglia essere aggressivi quando tutti possono schiacciarti come un insetto :D… comunque, immaginate essere così ignoranti e cerebrolesi da pistare gente a caso per stronzate (inventate) come “sguardi di troppo” e “messaggi offensivi” alla “propria” damigella oppure andare in guerra per difendere patria/società e femmine (o trovarle) e pensare di venire accolti come eroi dalle medesime quando, fino a 2 secondi prima, gli uomini (in particolare beta e omega) venivano trattati come appestati, visti come schiavi, animali da soma e da macello e, intanto, citando l’esempio delle ucraine, le femmine se ne stanno col culetto al sicuro su degli yacht jumbo a soddisfare le peggiori perversioni dei membri delle varie elites… immaginate ricercare il riscatto in questa maniera; è proprio vero che la mente umana è stupenda, la si può manipolare a proprio piacimento, specie se chi hai davanti è un perfetto ritardato ignorante (non per nulla le dittature, come diceva Red, trovano terreno fertile tra gente povera e diversamente dotata)… a me tocca, purtroppo, VIVERE (e non immaginare) in una società in cui tutti sono orgogliosi di definirsi civili ed evoluti, a difesa e per l’inclusione di chiunque, poi li vedi distruggersi il cervello con calci, gomitate, pugni, ginocchiate nei vari sport, in particolare quelli da combattimento (però, hey, rispetto dell’avversario, abbraccio a fine match, ma la chiave giusta per leggere queste situazioni è: “fra, è stato stupendo, a momenti ti mandavo in coma vegetativo ma se lo si fa per sport non è niente di che, rispetto, fra, alla prossima, vedrai che finirò il lavoro, fra”… scherzo, ovviamente, ma non troppo), vedi gli alpha (cosiddetti JOCKS) prevaricare i più deboli, restando impuniti, perchè questa merda di società dà carta bianca ai carnefici alpha e i beta sono doppiamente oppressi, perchè non possono difendersi in alcun modo (non potendo contare sulla forza fisica e, talvolta, su nient’altro e nessuno, come si pensa che possano sopravvivere?) e ci sarebbe altro… siamo davvero sicuri di vivere nella civiltà? oppure, è solo uno stato di natura vestito a festa? ci sarebbe molto altro da aggiungere, ma preferisco non ripetere cose già dette più volte, chiedo solo a Red (non sono ironico) di controllare bene questo commento prima di accettarlo, affinchè quanto scritto da me non sconfini in alcun tipo di illecito o reato vero e proprio, giacchè è stato scritto in uno dei tanti momenti di bollitura testicoli

Last edited 1 anno fa by Purple Guy RiverTravo
Anonimo
Anonimo
1 anno fa

Scritto impeccabile, però vorrei sottolineare pure un altro aspetto che non era presente nel testo: in guerra, oltre a chi non aveva nulla da perdere, c’è sempre andato pure chi qualcosa da perdere lo aveva e come, e si arruolava proprio spinto dall’idea di voler difendere ciò che era per lui più caro e che aveva ottenuto con sacrificio (una casa, una moglie e dei figli). È proprio per questo motivo che, se mai dovesse scoppiare un altro grande conflitto, noi, come tutto l’occidente, ne usciremmo massacrati. Scommetto che il medioman fantasma di oggi, COL CAZZO che andrebbe a morire per salvare questa società. Chi è tanto masochista da voler andare a farsi impallinare per uno “stato” che gli ha sempre tolto tutto senza dargli nulla in cambio, e che si è sempre girato dall’altra parte nel momento del bisogno, e la società che lo compone che lo ha sempre bullizzato ed emarginato fin da quando ne ha memoria?

ParioPars
ParioPars
1 anno fa

Singolare che Redpillatore pensi che Putin sia un dittatore spietato e assetato di sangue, come scritto in un recente post su Facebook.
Da Red mi aspettavo una riflessione molto più avanzata e contraria al becero mainstream.

Non siamo in presenza di una guerra per un Territorio circoscritto.
Questa è una guerra di civiltà: se perde la Russia, l’Europa realizzerà il nazismo sanitario, digitale e climatico, creando la più feroce dittatura mai realizzata prima nella storia.

Lettore
Lettore
1 anno fa

Bellissimo articolo sul piano poetico.

Non accosterei dimitri e sergei ai legionari. I legionari superstiti ottenevano a volte interi pezzi di terra che in una società feudale agricola significa il mondo per la tua condizione sociale. All’ eventuale ritorno del contadino russo non c’è nulla di significativo che lo attende, se non due spicci che difficilmente gli cambieranno la vita è un bel PTSD. La Russia è lo stato più esteso al mondo, con un pil pari a quello italiano ma con doppio della popolazione, dove c’è un apparato (1%) che si tiene strette tutte le risorse. Non a caso i suoi governanti hanno sempre e solo fatto leva sul terrore e la coericizione per convincere questi ad andare a morire per nulla…

AkiraSakura
1 anno fa

Aggiungerei che la pornografia, su cui si basa la società dei consumi, è un mezzo castrante atto a tenere buoni gli uomini e a non farli rivoltare contro il potere per ottenere donne.

Last edited 1 anno fa by AkiraSakura
Diego Moro
Diego Moro
1 anno fa

Hai ragione, tutto ciò comunque é una redpillata di altissimo livello.
Fatto é che comunque pensare che l’uomo ha da sempre dovuto mostrare il suo valore andando in guerra e rischiando la vita, é un qualcosa di deprimente, onestamente non mi sentirei di guardare al passato con invidia, oggi abbiamo gli strumenti per capire a che “gioco abbiamo giocato”. Tutto fumo negli occhi per farci sentire utili, ma al costo della nostra stessa vita
Bella merda. E tutto ciò poi per cosa? Essere “amati” da una persona (la donna) che alla luce di tutto ciò, altro non é che un involucro di carne pronto a vendersi al miglior offerente? Dove per miglior offerente, sappiamo, non si intende essere buoni, gentili e romantici, ma dei combattenti pronti a rischiare la vita. Quando poi i Fidel Castro di turno se le scopavano tutte allegramente alla faccia dei soldati che devono sudare sangue per un pelo di figa. Che tristezza.

Per caso hai letto la via degli uomini? Io ancora no ma mi pare che i concetti siano simili

cicero
cicero
1 anno fa

https://www.avvenire.it/mondo/pagine/ucraina-la-guerra-nega-la-gmg-2023-lisbona-ai-maschi-over-18-solo-preti

“Ma ci saranno ragazze e preti”.. oh meno male via.. stavo in pensiero
Solo uno lo fanno passare perché la madre ha ipergamato con un giapponese.. altrimenti mica lo facevano partire.

Comunque il vescovo ausiliare vuol far sapere che coloro che non possono esserci o che sono in cielo (non penso intenda nell’aviazione) li porterà a Lisbona nel suo cuore.
«Papa Francesco mi ha sempre ricordato di non dimenticare i giovani che non possono andare a Lisbona. E allora sono venuto io qui», ha raccontato. La sua visita è rimasta segreta per ragioni di sicurezza fino a quando non si è conclusa

In pratica è venuto di nascosto, ha incontrato questi poveracci “tranquilli non vi dimenticheremo!”, poi se ne è andato via ma sempre precisando che li porta nel cuore. Che so magari poteva rimanere li a testimoniare la sua presenza e vicinanza, invece se ne va a Lisbona ad accompagnare un centinaio di sgallettate che passeranno il giorno a pregare coperte dalla bandiera e la sera a ballare coperte dal cugino di Ronaldo. E ci scommetto che parecchie nemmeno torneranno.

Notare in tutto l’articolo l’uso del “ragazzi” e non di “ragazze e ragazzi” (ragazze è presente solo nel titolo), che sia una dimenticanza o è proprio voluto?
Molti dei nostri ragazzi sono rifugiati: chi in altre zone del Paese, chi all’estero.
mhh no qui si sono proprio sbagliati.. perché se sono rifugiati allora sono ragazzE, quindi rifugiatE.

Che culo essere predisposti a combattere.

Pietro Franchi
Pietro Franchi
1 anno fa

Bell’articolo. Nulla da eccepire. Il guaio è che molti pensano che la Redpill sia solo “uomini single che non trovano le donne” quando in realtà questo è il punto: critica alla società e ai meccanismi che la regolano. Siamo fregati, tra un Occidentale pacifico e uno guerrafondaio io scelgo il primo, ma allo stesso tempo mi cala una lacrima nel pensare a come l’Oriente più estroverso (in termini di guerra) preservi quello che – ahimè – Noi abbiamo perduto

Alex Le Large
Alex Le Large
1 anno fa

Per fortuna si ritorna a leggere un articolo apprezzabile. Nelle premesse, perchè le conclusioni son ben diverse.

Cerchiamo di essere realisti: NESSUNO di noi (a meno che non sia per difesa) andrebbe in guerra. NESSUNO. Perlomeno se si ha qualcosa o più di qualcosa da perdere.

Ognuno può fantasticare di guerre, trofei, donne ecc., capisco il discorso della primordialità e dell’istinto innato, tuttavia a me, come a quasi tutti, non frega assolutamente NULLA di andare in guerra.

Mai e poi mai andrei a combattere cause non mie, per chi ha tutelato sempre i propri interessi e mai i miei. MAI. Mai e poi mai, su questo blog, chi ha fantasie di conquista metterebbe in realtà a repentaglio il proprio benessere conquistato, la sua cuncetta, la sua auto nuova. Bisogna essere assolutamente onesti su questo.

L’unico intitolato ad andare sensatamente in guerra, è il militare professionista oppure il mercenario, per denaro e prestigio sociale nel primo caso, per denaro (e purtroppo violenze) nel secondo. Il tutto, beninteso, a scapito di chi capita a tiro. Naturalmente la retribuzione va di pari passo con un rischio, variabile a vari gradi, di essere feriti o uccisi in guerra, possibilità quasi nulla in Italia dato che i nostri pasciuti militari sono andati in pensione a 60 anni girando il mondo da turisti, stando dietro a una scrivania e/o fregandosi i prosciutti dalla cambusa.

Quindi, assodato che in guerra forse non ci andrebbero manco i militari, le fantasie di “conquista vitale” devono scontrarsi con la realtà.

Anche perchè, se il soffocare gli istinti causa confusione e depressione, bisogna altresì serenamente rendersi conto di quante generazioni di uomini siano tornate dalla guerra con seri problemi mentali, finendo in droghe, alcolismo, violenza, omicidi familiari e suicidi…probabilmente molti di più rispetto a coloro che sono tornati con l’argento vivo (e l’oro) addosso.

Dove finiamo così? Sul concetto di sacrificabilità maschile, che andrebbe indagato a fondo….

…ah, no, dimenticavo, non è colpa della società femminista, ma dell’individuo. Come non detto.

Amen.

Last edited 1 anno fa by Alex Le Large
Lettrice
Lettrice
1 anno fa

Articolo superbo.
Ricco di spunti, non scontato, non cade mai nella banalità del “politicamente corretto”.
Complimenti

Urhen
Urhen
1 anno fa

Ho appena letto una frase di Alexander Hamilton che è proprio adatta a questo articolo: “una nazione che preferisce la disgrazia al pericolo è preparata per un padrone e lo merita”.

Raffaele
Raffaele
1 anno fa

In una parola? CAPOLAVORO. Storia, cultura, economia, attualità e, soprattutto, sesso. La moneta universale di cui nessuno parla ma che plasma il mondo dalla notte dei tempi.

Complimenti Red. Stavolta, finalmente senza filtri morali, ti sei davvero superato.

martino90
martino90
1 anno fa

Il casotto che sta capitando in questi giorni attorno al libro del generale Vannacci è una ulteriore prova di questo articolo (e in genere del blog di Red)! Quando qualcuno esprime certi argomenti, si solleva un polverone incredibile e si scoperchia un mondo. Non potrebbe essere altrimenti.

Alberto
Alberto
1 anno fa

cambia parecchio il paragone con le guerre, le challenge e gli sport estremi li fa chi vuole, in guerra ci andavi obbligatoriamente.

Pietro
Pietro
1 anno fa

Articolo semplicemente stupendo, the king is back! Visto che hai sviscerato le dinamiche fra uomo e donna al millimetro sarebbe interessante per dare un ondata di novità al blog una serie di articoli sulle dinamiche sociali e gerarchiche fra uomini. Con questo articolo ci hai dimostrato di sapere il fatto tuo anche su questi argomenti

Viandante
Viandante
9 mesi fa

Tante volte rifletto sul fatto che in un occidente più evoluto e con benessere distribuito,
una fetta della popolazione scelga più o meno deliberatamente di avere relazioni che portino alla nascita di figli non sia un meccanismo di autosalvaguardia dalla sovrappopolazione e conseguente conservazione delle risorse.
Insomma esistono altre teorie rispetto alla classica piramide dei bisogni Maslow , dove il sesso è alla base.
E’ possibile una volta soddisfatti i bisogni di salute psico-fisica , spazio di vita personale, lavoro, ecc. crescere ed esperienzare in altre forme edificanti che non comprendano necessariamente l’accoppiarsi o formare una coppia ?

Last edited 9 mesi fa by Viandante
Detox
Detox
1 anno fa

Approfitto per chiedere anchio un articolo.
Una cosa di cui non parla mai nessuno. Come funziona la Redpill per quanto riguarda la comunità LGBT? Le coppie lesbiche dovrebbero essere composte da una più mascolina e l’altra più femminile quindi, come funziona fra loro in termini di attrazione e biologia? Cosa influenza le loro scelte? E per i gay come funziona? Sarebbe interessante capire se hanno gli stessi problemi nostri o no.

Flavio.g
Flavio.g
1 anno fa

Ciao read,
offtopic: che ne diresti di scrivere un articolo sulle 10 red flag in una donna? Grazie

Pietro
Pietro
1 anno fa

Ciao red, mi sono messo a guardare sul tuo profilo facebook le valutazioni estetiche che hai fatto a vari personaggi famosi ed è incredibile notare come il successo che molti di loro hanno fatto è stato facilitato (per non dire che è la causa principale) dalla loro bellezza. In una di queste valutazioni parli di Eminem come di un normaloide che ce l’ha fatta e questa cosa mi ha fatto un po’ strano. Davvero consideri Eminem alla pari dell’uomo medio? Sicuramente non è un figo, però secondo me è meglio di tante persone che vedo per strada e quindi lo metterei nel 70esimo percentile circa, cioè un 6,5 (o 5,5 nella scala nuova che hai fatto). Scusa se ti scrivo qui, ma quei post sono vecchi perché tu legga ancora i commenti lì sotto…

Penefattore
Penefattore
1 anno fa

Io vivo in Svizzera ma tutte ste targhe ucraine sinceramente non mi risultano.

Andrea
Andrea
1 anno fa

complimenti, articolo superlativo

Mirko Staltari
Mirko Staltari
1 anno fa

Non ho parole. Uno fra gli articoli più belli e profondi che ho letto su questo sito. Le riflessioni fatte denotano grande capacità di comprensione della realtà non solo sociale ma anche antropologica e a tratti geopolitica.
Pazzesco, quando red affronta queste tematiche vedo i docenti universitari in altro modo…

Anonimo
Anonimo
1 anno fa

Ottimo articolo! Sono molto valide anche le tue riflessioni su temi non strettamente connessi a quello per cui è nato questo blog ?

Cippolippo
Cippolippo
1 anno fa

La barbarie sta alla civiltà come il fight club ad un incontro di pugilato tecnicamente sopraffino, leale e ben arbitrato (se l’incontro è truccato, la civiltà degenera in corruzione, come spesso accade). 
Esiste un diritto di guerra (anche se poteva prevedere cose atroci come le rappresaglie sui civili); ed esiste la Convenzione di Ginevra (per quanto spesso violata). Anche nella guerra l’aggressività primordiale è comunque filtrata e disciplinata da una consapevolezza culturale. 
Da alcuni ritrovamenti archeologici risulterebbe che già gli uomini delle caverne, a volte, accudissero e alimentassero disabili. Già all’epoca qualcuno provava compassione per le “bocche inutili”. 
La civiltà nasce in quel momento. Forse proprio l’istinto della solidarietà, sul piano evolutivo, ci ha consentito di non estinguerci. Forse la “social catena” non è pura utopia. Proprio Darwin elaborò un’etica della solidarietà (anche se molti gli attribuirono l’idea della legge del più forte). 
Condividiamo con gli animali alcuni istinti primordiali. Ci differenziamo da loro per la capacità di disciplinarli. 
Questo difficile equilibrio fra istinto e razionalità è ciò che ci rende umani.  
Ogni tanto ci vuole un po’ di bluepill. 
Per venire a un argomento a me assai caro, anche la Prostituzione è civiltà. In tutte le civiltà antiche prima dell’Ebraismo la Prostituzione era sacra. La civiltà nacque quando allo stupro si sostituì il dono. La donna che si concede a un uomo in cambio di sicurezza e protezione (o della sensazione di averle) rinnova in sé, senza saperlo, l’archetipo della Puttana Sacra. Il Matrimonio, diceva un saggio indiano, è l’Ombra della Prostituzione.

Unutente
Unutente
1 anno fa

Articolo dalla qualità eccelsa, complimenti davvero.

Martino90
Martino90
1 anno fa

Sempre potente Red grazie 🙂

Ola
Ola
1 anno fa

il comunismo non ha fallito per quello che c’è scritto qui ma perchè da fuori ne hanno voluto il fallimento e scommetto che ora molti lo rimpiangono (almeno in buona parte). Quando è caduta Urss hanno fatto una votazione se gli stati volevano rimanere nell’unione oppure no e la maggior parte dei paesi ha vinto questo referendum

anonimo
anonimo
1 anno fa

L’islam ha capito tutto!
Guerra santa: se muori gloria celeste, ossia paradiso assicurato e gioia eterna assicurata con bellissime mogli vergini. Se sopravvivi, gloria terrena, ossia eroe meritevole di “…cibo, cure mediche, riparo, vestiario – Erich Fromme moglie.

Paradiso Perduto
Paradiso Perduto
1 anno fa

Salve…
Quale tempo fa, sotto questo articolo, avevo raccontato, il consiglio che mi era stato dato, di fare volontariato, nella speranza di sedurre una volontaria, che, proprio per il suo impegno, sarebbe stata più “pragmatica” nel accettarmi.
Due giorni fa, ho chiesto ad un mio collega (africano), perché non fosse in ditta la fidanzata (si sono conosciuti lì); risposta: “è a riposo, visto che ieri ha donato il sangue!”
Allora, mettiamo in chiaro definitivamente: le donne che ci rifiutano non sono cattive, altrimenti questa non farebbe un attività così pesante, ma, il loro istinto è figlio del auto conservazione!
Diciamo che, se ha questa, fosse messo davanti, un maschio non attraente, al massimo, gli consiglierebbe qualcosa, ma non vorrebbe avere un rapporto con lui, per quanto buon cuore possa avere.
Per quello c’è il suo Chad africano…

angelo
angelo
1 anno fa

… che la donna sia mediamente più debole del 40% rispetto all’uomo non è affatto vero.
Prendiamo due parametri di riferimento importanti e diametralmente opposti, velocità e resistenza del proprio corpo.
Riferiamoci alle migliori prestazioni:
Velocità, sui 100 metri la differenza è circa un secondo, pressappoco un 9-10% più lente.
Resistenza sulla maratona, anche qui la differenza è nell’ordine del 10%, 2:02 contro 2:14.
La donna è mediamente più debole dell’uomo ma di poco, la differenza non è molto marcata.

francesco03
francesco03
1 anno fa

Il comunismo notoriamente fallito ma che ha industrializzato un terzo dei paesi del mondo dall’estrema arretratezza medievale alla modernizzazione
Però mi raccomando la storia studiamola col culo e ripetiamo i soliti falsi miti della propaganda occidentale senza nemmeno chiederci se è o meno propaganda