Alle 15.25, Giulio sta di fronte al portone d’ingresso del palazzo, zona Bolognina. Con la coda dell’occhio cerca il pulsante giusto del citofono. Lo trova. Non lo preme. Si guarda intorno, non si sa mai che qualcuno dei passanti lo riconosca. Bologna è grande, sì. Ma lui ci vive da 21 anni, da quando è nato, e la sua famiglia in città è conosciuta. Uno straccio di reputazione ancora gli rimane. Se gli chiedessero “Che ci fai qui?”, cosa risponderebbe? Di certo non può dire la verità e andare incontro allo sputtanamento. No, grazie. E se passasse di lì Chiara? L’imbarazzo lo polverizzerebbe all’istante. Giulio si allontana dal portone e cammina avanti e indietro con la testa bassa e le spalle strette, più furtivo di un pusher della Montagnola. Avanti e indietro. Si ferma davanti alla vetrina del negozio di telefonia lì accanto. Finge interesse per gli ultimi modelli di smartphone. Avanti e indietro. Si riguarda intorno. Nessuno di noto. Bene, via. Scatta verso il citofono. Lo suona. Si riallontana. Gli risponde una donna: “Chi è?”. Si riavvicina e schiarendosi la voce: “Sono Giulio Brombelli, avrei appuntamento per le 15.30”. “Primo piano, seconda porta a destra”. Clik. Giulio spinge il portone e sale le scale più veloce che può. Fanculo, non doveva finire così.
Tutto era cominciato dieci giorni prima. Giulio, seduto a cena con i suoi, aveva deciso che era giunto il momento. Il momento della fatidica domanda: “Mi dareste i soldi per un intervento chirurgico?”. In fondo, i suoi ottimi voti a ingegneria avevano sempre reso orgogliosi mamma e papà. E grazie allo studio tecnico del padre Arturo e agli airbnb gestiti dalla madre Luisa, in famiglia i soldi non mancavano. I suoi non gli avrebbero mai negato un intervento medico di vitale importanza.
La madre aveva appoggiato il cucchiaio sul piatto di minestra coi tortellini, e con espressione preoccupata aveva chiesto: “Cos’hai Giulio, sei malato?”. “No, si tratterebbe di un intervento di chirurgia estetica, una mentoplastica”, si era affrettato a tranquillizzare. “Cioè vorresti rifarti il mento?” intervenne il padre.
“Sì, esatto”. Giulio ripeté ai suoi quel discorso che si era preparato per ore, in cui spiegava che il suo mento era retruso e che una protesi avrebbe potuto spingerlo in avanti e dare più armonia al suo profilo. Era ormai un intervento comune. Però si trattava di sganciare 4000 euro. Le sue ragioni furono parole al vento. I suoi lo guardarono con un’espressione di smarrimento, come due scimmie a cui venisse insegnato il dualismo onda-particella. “Il tuo mento non ha proprio nulla che non va”, continuavano a ripetergli come un disco rotto.”Sei un bel ragazzo”, assicurava la mamma. Il ragazzo provò ad insistere, ma non aprì nessuno spiraglio. Il clima iniziò a scaldarsi: “Chi ti ha messo in testa queste stupide idee?”, incalzò la madre. Era meglio chiuderla lì.
E la spiacevole parentesi si sarebbe potuta davvero chiudere lì. Se non fosse che, due sere dopo, prima di andare a farsi la doccia, Giulio aveva fatto due tragici errori: lasciare la porta della camera aperta e lasciare il portatile acceso sopra il letto. Passando per il corridoio davanti alla stanza del figlio, Luisa venne attratta da una grossa scritta che compariva sullo schermo: SONO UN GINGERINO DEL CAZZO. Cinque parole che titolavano la seguente presentazione in un qualche forum:
“Ciao a tutti, ho 21 anni e sono vergine. Mai fidanzato e mai scopato, solo un bacio con una tipa mezza ubriaca 3 anni fa. I miei difetti principali sono altezza 171 cm, fisico secco, mento retruso e capelli rossi. Il Redpillatore mi ha valutato 4.5 di faccia. L’altra sera ho chiesto ai miei se mi davano i soldi per la mentoplastica, ma non c’è un cazzo da fare. Avevo bisogno di sfogarmi.
P.S. Conoscete dei gingerini che scopano? Per favore non citatemi pure voi quel dannato Jannik Sinner.”
Scorrendo la cronologia, la donna trovò parole chiave come “cesso retruso orrendo” ,”vergine perché brutto”, “capelli rossi fanno schifo alle ragazze” e una sfilza di altre inquietanti ricerche su Google che riconducevano ad un disagio di tipo estetico e sentimentale. Si convinse che doveva fare qualcosa per il suo piccolo, e lo doveva fare presto. La mattina dopo chiamò l’amica Stefania e chiese il numero della psicologa che la seguiva per i suoi problemi di ansia. “È giovane, ha trentadue anni, capisce bene queste cose di voi giovani,” spiegò Luisa, mentre gli comunicava che aveva già prenotato una visita. Giulio sbottò: “Col cazzo che ci vado. Non sono un malato di mente!”. Per lui gli psicologi servivano ai pazzi, agli scoppiati veri, quelli che andavano in giro imprecando contro lampioni e piccioni. Che poteva fare una psicologa per lui? Lui aveva bisogno di un fottuto mento nuovo, non di raccontare le sue sfighe sessuali a un’estranea. La madre però lo aveva tormentato per tre giorni di fila, supplicandolo di fare almeno la prima visita. Alla fine il ragazzo, per ritrovare un po’ di serenità in casa, aveva ceduto.
E così eccolo qui, che sale le scale fino al primo piano e prende il corridoio sulla destra. Trova una porta verde socchiusa. Accanto ad essa, sulla destra, una targhetta in ottone fissata al muro riporta l’incisione “Dott.ssa Maddalena Cortelupo” e sotto “PSICOLOGA-PSICOTERAPEUTA”. Ma agli occhi celestini di Giulio quelle due parole significano una cosa sola:”STRIZZACERVELLI”.
Maddalena Cortelupo veniva da Torrecella del Vallo, un paesello dell’Irpinia circondato da boschi di querce e castagni, dove ogni famiglia ha la propria ricetta per un caciocavallo perfetto e gli anziani siedono sulle panchine di pietra a raccontarsi storie di briganti e vecchi tesori sepolti chissà dove fra le montagne. La vita scorre lenta laggiù e non c’è molto da fare. Di tanto in tanto, al baretto, nei momenti di riposo fra le interminabili partite a scopa, gli ex compagni di scuola si chiedevano se qualcuno avesse notizie di Maddalena “la Milanese”, quella che era emigrata a “o’ Nodde” e non si era più vista. Chissà che fine aveva fatto. Ognuno dei ragazzi la dipingeva a modo suo. Ciruzzo ironizzava con “Mo’ parla in italiano senza accento”; Peppe, scimmiottando una vocina gay, replicava con “Eh sì, ora solo locali scìcche per lei”; Poi c’era Tano, che tutti chiamavano ‘il Profeta’, e scuoteva la testa solennemente: “Chella nun la vedete più”. L’unico a tacere era Domenico, un ragazzo biondiccio dai modi educati che lavorava alla trattoria del padre Carmine. Nelle gare fra i paeselli dell’avellinese, quella di Carmine e Domenico Vitriello vinceva sempre il titolo di miglior maccaronara. Domenico e Maddalena erano stati insieme quattro anni. Si erano conosciuti al gruppo parrocchiale e una notte, durante un’escursione con tenda nel bosco, avevano perso insieme la verginità. Dopo la maturità, quando lei gli comunicò che sarebbe andata a studiare a Bologna, avevano preso l’impegno reciproco di mantenere in piedi la relazione a distanza. Lui si era dispiaciuto per la partenza, ma era fiducioso che la lontananza non sarebbe riuscita a scalfire ciò che provavano l’uno per l’altra. Invece la promessa aveva retto per quattro mesi, poi lei gli aveva dato il benservito con un sms. “Devo studiare, ho pochissimo tempo”, gli diceva sempre. Domenico non parlava mai di Maddalena, ma pensava spesso a lei. Da un lato, la notizia che aveva coronato il suo sogno lo rendeva felice; dall’altro, ogni volta che ripensava alle loro uscite in TMAX, quando lei si stringeva a lui lungo le stradine tortuose, o a quei pomeriggi sull’erba, in cima alla collina da cui si vedeva tutto il paese, il suo sguardo si perdeva in una malinconia silenziosa.
“Dimmi di questa Chiara,” chiede la dottoressa, seduta su una sedia girevole in finta pelle nera, con un moleskine appoggiato sulla gonna del completo gessato grigio. “Come mai non ha funzionato?”.
“Ma niente, in gita scolastica a Parigi eravamo in camera, abbiamo bevuto qualche vodka di troppo e ci siamo dati un bacetto, ” confessa Giulio. “Ma quando ho provato ad andare oltre lei mi ha detto che non se la sentiva. Probabilmente non le piacevo abbastanza”.
“A quell’età le ragazze sono ancora un po’ confuse. Probabilmente, era solo un momento di indecisione. Non penso che fosse una questione di attrazione, ma piuttosto di maturità. Capita a molte”, replica, buttando rapide occhiate allo smartphone.
“Non so, guardi, la sera dopo è andata a letto con un tizio appena conosciuto, uno studente francese di una comitiva che stava in albergo con noi, e lui…dottoressa mi sente? dottoressa?” Giulio si interrompe e cerca lo sguardo della terapeuta, ancora perso nel suo telefono.
“Sì, sì, sto prendendo appunti”, risponde con distacco. Poi cambia discorso: “Vedi, se fai fatica a trovare una ragazza, non è per una questione legata alla bellezza esteriore. Come donne, tendiamo a valutare aspetti più profondi, come la dolcezza, la gentilezza, la buona educazione, la cura personale e una mente aperta e interessante. È possibile che alcuni pregiudizi e insicurezze ti stiano bloccando emotivamente, impedendoti di esprimerti per come sei. E poi, questo complesso per i capelli rossi… non lasciare che ti definisca in modo negativo. Guarda, ad esempio, Jannik Sinner. E’ un tipo affascinante”
“Mi scusi, ma in verità molte delle ragazze con cui ci ho provato mi hanno detto chiaramente che mi trovavano brutto”
“Senti, ma vuoi saperne più di me che ho una laurea e una specializzazione,” continua seccata “Il tuo problema è che la dinamica delle tue esperienze si basa su un’esegesi introspettiva sovrastrutturale che elude i confini del sé in una perpetua retroazione omeostatica e il tuo inconscio, in modo quasi parapraxico, innesca una dissociazione prototipica atta a depotenziare il locus di controllo interno, favorendo un’elusiva cognizione cognitiva, cosa che genera una dissonanza psicotemporale dove le tue pulsioni subiscono una sublimazione e un’interpolazione freudiano-lacaniana a tratti schizotimica, dando origine a un riflesso esistenziale che si polarizza tra ego e superego, per cui la questione è chiaramente sincretica e richiede una rimodulazione dei tuoi schemi neurali per evitare una sineddoche psicologica! Capisci ora?”
“Credo di sì”, dice Giulio con aria seriosa.
“Bene, ci vediamo la prossima settimana per iniziare il percorso. Fanno 80 euro”.
“Tenga”.
Giulio non aveva colto mezza parola di quello che diceva la dottoressa. Come avrebbe potuto? Tutta la sua attenzione era inchiodata alla scollatura della camicetta bianca, che rivelava un po’ troppo quando lei si sporgeva verso di lui. Trovarsi in quella stanza dalle luci soffuse, sdraiato su quella comoda poltrona Chaise Longue, anche solo a parlare con una donna attraente, lo elettrizzava come niente da anni. Mandava in corto circuito la parte scettica del suo cervello. Sarebbe ritornato? Ormai non lo sapeva più.
Giulio rientra a casa, i suoi sono ancora al lavoro. Meglio così, un po’ di tranquillità. Si fionda in camera, si infila una vecchia tuta blu della Asics. Si sdraia sul letto. Apre instagram sul portatile. Nella barra di ricerca scrive Maddalena Cortelupo. Eccola, la Dott.ssa Maddalena.
Maddalena Cortelupo. Bologna, Italy. Psychologist. Life enthusiastic. Sushi lover. Netflix addicted. 987 amici. Giulio scorre le 131 foto del profilo una per una. La carrellata di immagini che ritraggono la donna nelle occasioni più svariate gli svelano a poco a poco aspetti della sua terapeuta che lo sorprendono.
Dott.ssa Maddalena con lo spumante in mano e la corona d’alloro sui suoi lisci capelli neri nel giorno della laurea. Dott.ssa Maddalena in completo elegante appoggiata alla scrivania del suo studio. Mmm, quanto è sexy la Dott.ssa con gli occhiali in acetato e quei suoi occhi nocciola che ti fissano con lo sguardo autorevole. Dott.ssa Maddalena in bikini a Zante con le amiche, con l’acqua cristallina a metà coscia e due bianche falesie ai lati. Che pelle compatta e abbronzata, come vorrei strofinarci sopra il mio corpo bianchiccio e lentigginoso fino a mescolarlo, fantastica il ragazzo. Dott.ssa Maddalena seduta su un muro a secco di Mykonos, con tre mulini sullo sfondo. Dott. ssa Maddalena in leggins a una lezione di crossfit, gambe toniche in posizione di squat sopra delle mattonelle gommate, con palla medica in mano e sguardo rivolto verso l’alto. Dott.ssa Maddalena dopo una serata con 3 amiche. Indossano minigonne cortissime sopra culi sodi. La descrizione dice “Me and my girlz party out tonight”. #Erasmus. #Party. #Barcelona. Camminano scalze su un marciapiede che fiancheggia una strada del centro semideserta. Tengono in mano delle scarpe col tacco. Sullo sfondo, il cielo albeggia.
Questa è la foto definitiva, pensa Giulio un attimo prima di infilarsi la mano fra le mutande. L’amichetto è già bello rigido. Su e giù. Mmm, Dott.ssa Maddalena, figa mediterranea, mmm sì. Su e giù. Su e giù. Mmm, sììì, Dott.ssa Mdalna! Tempo due minuti e un getto caldo esplode verso l’alto in più tempi e ricade parte sull’inguine e parte sul lenzuolo.
Nel frattempo Maddalena Cortelupo ha staccato dal lavoro e sta entrando in un negozio di intimo.
“Oi Madda”, la accoglie Martina, una vecchia amica conosciuta quando faceva Yoga. “Come stai?”
“Ciao amo, non c’è male e tu?”
“Bene dai. E col lavoro?”
“Solito, mocciosi che non ci sanno fare e donne grasse in crisi di mezza età, sai com’è”
“Immagino, immagino”, ridacchia Martina.
“Senti, ho visto un paio di mutandine carinissime in vetrina, voglio comprarle.”
“Quali? te le prendo”
“Il perizoma nero di pizzo, col fianchetto sottile”
“Quello è della Lunelle, viene 80 euro”
“Va bene, posso andare in camerino a metterlo? Sai, ho appuntamento con Gennaro!”
“Dai, ti vedi ancora con quel fico?”, Martina non fa nulla per nascondere la sua invidia.
“Sì, ma chissà per quanto. Venerdì sera io e Laura ci troviamo per un sushino. Ti unisci a noi così ci scambiamo le ultime notizie?”
“Si può fare, sì!”
“Ottimo, ci risentiamo su whatsapp. Corro a cambiarmi perché poi devo anche passare al supermercato. Tieni la carta intanto.”
Un’ora dopo Maddalena è sul pianerottolo di un vecchio condominio, abitato perlopiù da stranieri. Bussa alla porta di un appartamento al terzo piano. Le apre un uomo scuro e imponente; indossa i pantaloni di una tuta adidas e una canottiera bianca a spalla stretta che scopre un manto di tatuaggi indistinguibili su entrambe le braccia e parte del collo.
“Ciao Genny!”, Maddalena entra nell’appartamento saltellando come un barboncino intorno al suo padrone. Intorno a lei si apre una stanza unica di 30 mq con al centro un divano in tela dai braccioli strappati. Accanto ad esso, sulla sinistra, una bottiglia mezza vuota di limoncello di Sorrento poggia su un appiccicoso tavolino da salotto in mezzo a due cartoni vuoti di pizza, ai resti di 4 lattine Peroni da 33cl e a un posacenere pieno di mozziconi.
Di fronte al divano, su un tappeto logoro, giace il joystick di una playstation infilata nella mensola del mobile TV . Sopra il mobile, bossoli di proiettili tengono compagnia a un corno rosso di ceramica e da due casse accanto risuona una canzone neomelodica che parla di dolore e riscatto sociale. Sul lato sinistro del monolocale, piatti e pentole sporche traboccano dal lavandino, invadendo tutto l’angolo cucina. Alla parete di destra invece, sopra il letto doppio, pende una museale teca di vetro. Dentro c’è la maglia del Napoli, firma di Higuaín sul numero 9. A destra, un poster sbiadito di Maradona del glorioso ’85-’86, a sinistra una locandina di Scarface.
“Hai portato le birre?”, chiede lui mentre afferra la borsa della spesa che la donna ha in mano.
“Sì, ho preso tutto. Le birre e anche le sigarette. Ho aspettato tutto il giorno un tuo messaggio. Ma dove eri finito?”
“Dove cazzo vuoi che vado”
E in effetti, con il braccialetto elettronico che gli sbirri gli avevano legato sopra la caviglia destra, Gennaro Prestabuono non è che potesse andare molto lontano. O’ Sarracino, così lo chiamavano per via dei suoi tratti levantini, stava finendo di scontare ai domiciliari la sua ultima condanna per una rapina alle poste finita male. Tra una “strunzata”, come diceva lui, e l’altra 10 dei suoi 35 anni di vita li aveva passati in galera o ai domiciliari.
“Hai ragione, scusami,” mormora Maddalena, abbassando lo sguardo. “E’ che è da ieri sera che non ti fai vivo”
“Mo’ mi vedi che sono vivo, no?”, tronca lui
“Mi sei mancato moltissimo”, dice affettuosamente Maddalena, poggiando le mani sul torace dell’uomo.
“Spogliati dai, zoccola”, le intima sogghignando.
“Sei sempre il solito”, Maddalena storce il naso, ma poi ubbidisce come una brava soldatina. Si sfila il completo e la camicia. Li appoggia, con la borsetta, sulla sedia vicino al letto. Si sgancia il reggiseno. Il tatuaggio di una scritta nera, “FLY, First Love Yourself” , le disegna il dorso sulla parte destra e si dissolve nel disegno di tre uccelli in volo.
O’ Sarracino le afferra il culo e le mette la lingua in bocca. La spinge sul letto. Si abbassa i pantaloni della tuta e le mutande. “Succhia, bucchin”. Lei si avvicina a quel grosso arnese, a fatica riesce a tenerlo in bocca. Lui le tiene la testa spingendola a sè. Prima con due mani, poi con una. Le stringe un fascio di capelli a mo’ di coda. “Girati, troia”. La mette carponi. Prende il perizoma per il filetto. Lo strappa. Le butta dentro il cazzo, che scompare e riappare fra le chiappe di lei facendole fischiare la figa in un suono acquoso. Le sputa sul canale posteriore. Non centra subito il bersaglio. Si aiuta con due dita.”Oh sì, sfondami tutta”, lei supplica. Lui l’accontenta. Si svuota. Raccoglie le mutandine da terra e si pulisce dal souvenir marrone. Poi le ributta a terra. Si sdraia sul letto per il riposo del guerriero. Lei si mette accanto a lui. Mentre è ancora lì, in preda alle endorfine, che accarezza delicatamente il petto villoso di lui, le squilla il telefono, ma non vuole rispondere. “M’agg rutt o’cazz con ‘sto telefono, rispondi”, ordina lui. Lei afferra il telefono dalla borsetta: “Sì?”.
“Buongiorno Dott.ssa, mi scusi, sono Giulio Brombelli. Volevo confermare l’appuntamento per giovedì alle 15.30”.
“Benissimo, a giovedì”, risponde lei. Poi riattacca. “Uff, che palle, sempre questi sfigati dei miei clienti”, bofonchia sconsolata mentre si riposiziona sopra l’uomo.
“Sfaccimm”, liquida lui apatico. Poi si sfila dall’ingombrante abbraccio della donna, va nel bagnetto e tira una gran pisciata.
Ennesimo quadretto crudo ma realista del Redpillatore.
La mia esperienza di vita conferma tanti aspetti.
la Concettina che va studiare o trova lavora al nord che liquida il fidanzato del paesello dopo pochi mesi. Le fuorisede (soprattutto le lavoratrici) ho constatato che seguono uno specifico iter
La professionista patinata che si a sollazzare con trogloditi per poi però sistemarsi in età più matura con qualcuno decente. Quest’ultimo crederà di fidanzarsi con una donna seria e di una certa levatura non sapendo che ha invece vissuto una vita sessuale spinta al massimo se non lurida.
Nel mondo della psicologia non mi voglio esprimere. non ho mai avuto esperienze con loro. Credo solo che una donna non mi capirebbe
Meglio andare a pagamento che spendere soldi da queste “psicologhe”, tanto il prezzo per una seduta psicologica o una prestazione sessuale è lo stesso.
È una storia bellissima perché riesce ad essere anche comica nella drammaticità.
Personalmente conosco dei rosci con un’ attività sessuale molto attiva, ma forse anche perché si danno molto da fare essendo consapevoli dei propri limiti e di avere dei colori non proprio fra i più gettonati fra le donne.
Poi se vado a vedere,in effetti hanno storie sempre abbastanza disastrose….
Certo è un caso limite quello della storia: roscio, basso, lentigginoso e col mento retruso…
Dalla psicologa non ci sono mai stato in vita mia ma me l’ immagino proprio così. Fantastica e divertentissima descrizione. D’ altronde è il classico studio della donna italica: facile, umanistico, senza nulla di matematicoso e in pochi anni puoi avere un certo prestigio sociale se ti trasferisci in nord Italia dove certe lauree non sono solo carta igienica…
Una mia ex, poverina, dopo la nostra separazione si era rivolta ad una psicologa, la cui ” diagnosi” era, in poche parole: ” tu sei depressa per la storia finita e lui ( cioè io) è ancora troppo giovane, immaturo e narcisista ( pure inesatto l’ ultimo aggettivo secondo me) per legarsi ad una sola donna. Domanda: e c’ era pure bisogno di pagare una psicologa per sentirsi dire certe banalità?? Tra l’ altro soffrivo pure io, per altri motivi, in quella situazione.
Comunque l’ articolo del Redpillatore descrive uno spaccato molto realistico in maniera molto divertente. Conosco una psicologa di Benevento che sembra proprio la protagonista di questa storia.
Complimenti al Redpillatore!
Quando ho letto l’inizio pensavo che stesse andando a puttane da una loft di appartamento
Secondo me il finale sarebbe stato più bello se Giulio avesse declinato di venire la volta seguente perché ha capito che una tro*a mediocre non solo non può capire i suoi problemi, ma se anche li capisse non può dire nulla di utile. Uomini che diventano consapevoli delle dinamiche sociali e non si fanno incantare dalle scolature ci sono, se non ci fossero questo sito non esisterebbe.
VERITA’ ATROCI, RIMOZIONI E IPOCRISIE
Gingerino è basso, mingherlino e retruso.
Le donne non sono per nulla attratte da lui.
Potrà solo aspirare a sesso solitario o mercenario.
Magari potrà in futuro avere una sua pariestetica, senza attrazione reciproca e si vedranno entrambi come rimedio raccattando il fondo per non finire da soli.
È questa una verità accettabile per sé stessi.
È una verità che qui, nel caso di Gingerino, non è accettata neanche dai suoi genitori.
Qui scattano, come in una sorta di protezione quasi dovuta all’istinto di sopravvivenza, delle rimozioni che fanno girare la fansia che a sua volte mettono in moto le illusioni.
Qui scattano gli psicologi.
Ho la sensazione che loro non faranno altro che alimentare le illusioni fomenta do il paziente a migliorare le proprie capacità e predisposizioni sociali.
Un bravo psicologo dovrebbe invece prendere atto della situazione e cercare di aiutare il paziente a vivere questa condizione migliorando la propria vita in altri modi (studio, lavoro, guadagnare soldi).
Diciamoci francamente la verità. Ve la immaginate una psicologa che prende atto della situazione e consiglia al paziente di andare a prostitute? Non credo proprio. La patina di ipocrisia nella cultura delle donne è troppo forte.
Signori, questo racconto è fantastico; è arte allo stato purissimo. Andrebbe girato un cortometraggio che da esso prenda ispirazione! Oppure si potrebbe animare con qualche programma intelligenza artificiale! C’è qualcuno esperto che saprebbe farlo?
Ricordo che una mia ex si decise ad affrontare una terapia con la psicologa. Ogni seduta finiva in pianti e lacrime, ogni volta mi sembrava che la facesse sprofondare sempre di più nella disperazione. Le diagnosticò problemi irrisolti con la madre (che è la stessa cosa che le dicevo io e che sapevano tutti, ma che ovviamente, vivendoci assieme e non avendo abbastanza soldi per andarsene, era irrisolvibile) e che avrebbe dovuto lasciarmi perché emotivamente troppo legata a me, quasi al livello di una dipendenza emotiva. Ed in quel momento ero l’unica persona a starle davvero vicino. Pochi anni dopo, alla faccia della dipendenza emotiva, mi mise le corna.
La psicologia è lo studio della mente umana, non è una cura. Spesso gli psicologi sono più ascoltati dai pazienti perché dicono pari pari le cose che dicono gli amici (o che gli amici sanno ma non possono dire per non compromettere il rapporto, poiché troppo crude), ma le stesse parole, sentite da un “estraneo” con ha una visione più oggettiva, hanno un impatto molto diverso. Tutto qui. Per il resto, quando suggeriscono modi per uscire dal problema, o sono inutili o irrealizzabili o addirittura dannosi (“Ma si, scopa con chi ti pare se ti rende felice, sentiti libera!”, mentre ero io ad accompagnarla e ad aspettarla lì fuori – non per “controllarla”, ma per darle supporto). Consigli dati secondo me a cuor leggero, perché il paziente è un estraneo, quindi in fondo in fondo chissenefrega se la “terapia” riesce o meno. Proviamo, come fosse un topo da laboratorio.
Poi penso: hai idea dei danni che fai a chi sta intorno al paziente? Tu stai ascoltando solo una campana, ma i consigli che dai si riverberano anche su altre persone. Certo, magari ironicamente lo fanno perché anche le altre persone abbiano bisogno dello psicologo, così si genera un profitto costante! Geniale. Un cane che si ciuccia il pisello, in pratica.
Insomma, la psicologia va bene solo per individuare il problema, se proprio non lo sai. Non per risolverlo. Il tuo problema è che non scopi perché sei brutto? Vai a vigliacche, così lo risolvi e spendi pure meno.
Questa storia ci fa capire, come in realta’, alle donne non freghi proprio un bel nulla dei bravi ragazzi, non diranno MAI la verita’ sulla loro ipergamia, menzogne per addomesticare il maschio, le donne hanno vinto sotto tutti i punti di vista, l’unica e’ tornare al Medioevo
Da irpino ho visto tante storie simili, di ragazze andate via dal paesello in provincia di avellino che lasciavano il fidanzatino storico
Questo è quello che vuoi far credere ai lettori, una storia dell’orrore. Vai da una psicologa, ne scopri lo stile di vita “degenerato”, ti masturbi con fantasie su di lei e chiedi pure un secondo appuntamento? Con la diagnosi demmerda che ti ha fatto poi senza realmente ascoltare?
Il ragazzo della finzione è un masochista e anche chi legge questo articolo perché chiaramente vuole solo provocare una reazione. Se i problemi derivano dal femminismo perché allora stai foraggiando chi ti disprezza? Se veramente pensi che l’intervento possa aiutare allora risparmia quegli 80€ a settimana e in un anno ti paghi l’intervento
Oggi non devono neanche più impegnarsi a spendere 5 anni per conseguire la laurea (restando comunque la psicologia la disciplina accademica più farlocca).
Adesso basta leggersi qualche cagata di PNL, aprirsi un canale social, e…. si può imboccare la esimia carriera di MENTAL COACH.
Se il Redpillatore facesse il regista, sarebbe il
Sergio Leone del nostro secolo.
La pisciata finale è degna dell’inizio di “Giù la testa”.
Ma tutto l’impianto della novella è un rigirare il mainstream battendolo sul suo campo come gli spaghetti western hanno fatto con gli americani.
Proponendo anche in questo caso verità più crude e realistiche rispetto alla mitologia ufficiale.
E se fosse un regista comico direi Monicelli.
La “supercazzola denaturata con scappellamento a destra” della dottoressa Cortelupo surclassa quella del Conte Mascetti di “Amici Miei”.
Ci sono volte in cui anche agli atei come me viene da convertirsi e dire: “dio c’è e ci ama perché ci fa di questi regali”.
Oppure in cui anche agli etero convinti scappa di fantasticare: “fossi nato donna in questo momento correrei a smollarla all’autore di questo articolo”. Mi ricordo in effetti di una Cayenne che in questo blog espresse velatamente la sua attrazione per certe “vivide” scene del Red (là c’erano i bagni di Jesolo mi sembra).
Comunque due indizi sono un sospetto: siamo a Bologna e la donna irraggiungibile si chiama Chiara. Ma allora anche il Red mi pensa…
Ahimè ci sono passato pure io da psicologi e psichiatri, totalmente inutili,alla fine mi sono serviti per mettermi in malattia a lavoro e poco altro,se sei brutto e sfigato te la tieni,al giorno d’oggi nemmeno lo status ti salva.
Amici e familiari ti daranno comunque per scontato.
La cosa che mi ha stroncato di più è stata avere amici e anche una bella fetta di familiari belli e di conseguenza di successo, lì capisci che è veramente una lotteria.
La storia del pregiudicato mi ha ricordato quella di un mio coinquilino al Nord,Emiliano,pareva un Chad di quelli che puoi vedere nei film americani,capitano di Basket…crudezze a non finire.
Grande Red che non ne sbagli uno di articolo.
La maglia di Higuain n. 9 è classe pura……..
Secondo me qui bisogna guardare alla luna e non al dito.
Il messaggio più importante secondo me è che una può anche essere psicologa e fare tutti i discorsi che vuole ma la natura della donna prevale sempre rispetto alla “scienziata” o “professionista”.
Lei è credibile per Giulio il roscio perché lui è sfigato e si fa incantare dalla femmina e la femmina fa tutto quello che fanno le altre femmine, ovvero uscire dal paesello per andare nella grande città per confondersi nel casino generale in modo da poter fare indisturbata il proprio cazzosello seguendo le più classiche regole della redpill che prevedono il lasciarsi andare alle peggio crudezze come quella di farsi scopare in ogni buco dal classico delinquente stereotipato che fra l’altro lo fa per farle un favore.
Rimango con l’idea che la chirurgia sia l’unica via, ho avuto le palle di operarmi quest’anno tra bimascellare e rinoplastica (intervento deciso dopo essere stato lasciato dalla ex storica) e oggi mi sento finalmente rinato e la vita è svoltata
… L-M-S
da … americatv.com.ar
(forse gia’ discusso qui ?)
da ridere ridere, logica di figa
Wanda Nara (37) – non voglio darle un voto – ha denunciato suo marito Mauro Icardi (31) perche’ se la e’ prese — hmmm
quando e’ ritornata a casa dalle vacanze con il nuovo toy-b, un cantante del cazz. L-Gante (24) – questo non ha ne’ L’ ne’ S non parliamo di M – e non e’ nemmeno un dark
chiaro un’ eccezione non prova niente – ma si puo’ ridere ridere, gia’ che si e’ sul tema ….
Secondo me non è una storia tanto forzata. Ci sono anche donne bene inserite socialmente ed economicamente che hanno relazioni con criminali matricolati. Un link su un caso di cronaca.
Relazione in carcere tra prof e 26enne trasferito dal 41 bis. Un detenuto li scopre e subisce due spedizioni punitive: 8 indagati – Il Fatto Quotidiano
Il ragazzo frustrato finisce a farsi le seghe, lei dopo se la spassa allegramente, che schifo di societa
Ahahahahah Madonna come ho riso, Sushi lover capolavoro vero lo trovavo sempre sui profili della dating app nel 70 % dei casi, spero che Genny il cad con la play giochi solo al calcio. Sicuramente una iperbole ma ci sta tutto
Il problema di fondo di taluni professionisti è che non capiscono (o sembrano di non capire) che l’attrazione, in natura, non dipende da fattori modificali naturalmente. Ogni caratteristica dell’individuo, che assurga a dignità di caratteriastica attraente è necessariamente difficilissima da falsificare o modificare per vie naturali. In caso contrario non sarebbe una caratteristica attraente.
Altezza, stazza ossea, denti, faccia… sono ad esempio tutte caratteristiche rientranti nel novero delle caratteristiche attraenti e difficilissime se non impossibile das modificare per vie naturali.
Ebbene, qualora esistessero caratteristiche attraenti della personalità, allora la psicoterapia, essendo un approccio naturale, non riuscirebbe mai a trasformare uno sfigato in uno scopatore. La psicoterapia, al pari di altre cose, riesce soltanto quando l’individuo ha già le potenzialità per raggiungere certi risultati. E ciò vale come dicevo anche per altre cose. Ad esempio, non si può pensare di diventare un campione di atletica iscrivendosi e seguendo scrupolosamente le indicazioni del club. L’iscrizione e l’allenamento scrupoloso sono condizioni necessarie ma non sufficienti per sfondare nell’atletica. Lo stesso vale a livello culturale,… ed anche a livello erotico-relazionale.
Una storia molto divertente che, nonostante i tratti caricaturali e iperbolici, al pari della commedia italiana descrive la realtà quotidiana con spietato realismo (al netto delle variopinte esagerazioni narrative).
Ciò che più mi colpisce è il ruolo della psicologa e dei ginger-genitori, in quanto in essi sono sintetizzati egregiamente i bug dell’attuale società.
Ad un’apparente funzionalità di sistema (una famiglia medio borghese per bene e una professionista affermata) fanno da contraltare le seguenti criticità:
-totale incapacità dei genitori di capire i figli;
-negazionismo dei problemi adolescenziali;
-tentativo di contrastare in ogni modo (con le buone e/o con le cattive) la soluzione a suddetti problemi esistenziali nel momento in cui l’elefante nella stanza diventa troppo grande per essere negato.
Soprattutto da parte della madre, che al pari di tante madri italiane è guidata dall’inconscia e deleteria tendenza ad impedire ai figli di crescere (e in particolare di trovarsi una figa). Per proteggerli? Col cazzo, quella è soltanto una scusa che si usa per nobilitare la figura della donna e per mascherare la vera natura del matriarcato, ove il vero e unico fine è quello di continuare a rivestire il ruolo di “ape regina”;
-l’incompetenza di molte figure professionali, le quali dispensano diagnosi e consigli banali che anche col fai da te su internet si possono rimediare, senza però dover sganciare qualche “verdone”;
-la corruzione di suddette figure professionali: la psicologa non sbaglia a farsi frizionare la patata dal Monnezza di turno, quello è affar suo. Ma sbaglia a non dare la benchè minima dritta al Sinner dei poveri su come stanno realmente le cose, contribuendo così alla perpetrazione dei falsi miti bluepill e pua del “saperci fare”, “l’aspetto non conta”, “le donne vanno conquistate”, e cagate simili…
Vorrei porre l’attenzione sulla natura archetipica del rapporto sessuale vissuto dalla psicologa e dal delinquentello napoletano. Può sembrare di primo acchito un espediente letterario tratto dai film porno per calcare la mano sulla relazione “patologica” tra i due personaggi in chiave blackpill.
In realtà si possono reperire una moltitudine di studi sulle fantasie sessuali femminili che ci illustrano molto bene come la maggior parte delle donne intendono vivere il sesso. Fra questi spicca:
J. BIVONA, J. CRITELLI, The nature of women’s rape fantasies: an analysis of prevalence, frequency and contents. J.Sex. Rev. 2009, Jan-Feb.; 46(1) pp. 33-45.
Su un numero di 355 donne il 62% di loro ha ammesso di avere come fantasia sessuale quella di essere stuprata. La frequenza media con cui pensano a questa fantasia è di 4 volte all’anno; il 14% di esse, invece, ha una media di una volta a settimana.
Un’altra fonte, non scientifica ma giornalistica, ci proviene da un articolo della rivista femminista ELLE ( a firma di Paola Centomo ), la quale fa l’elogio di Rocco Siffredi, non tanto per le dimensioni, ma per la tipologia di sesso che mette in scena e che maggiormente andrebbe incontro alle esigenze e alle fantasie erotiche della donna.
Ora ognuno è libero di trarre le proprie considerazioni e naturalmente anch’io farò le mie. Nel primo caso si tratta di un residuo ancestrale del mondo dei primati da cui proveniamo e in cui le femmine venivano prese con la forza dai maschi all’interno di un regime di violenza. Per chi non lo sapesse, ad eccezione dei Bonobo, i primati sono animali molto aggressivi. Se questo è il punto di partenza dell’evoluzione umana, non stupisce che dal punto di vista sessuale l’uomo ideale è un dominante e questo spiega il concetto illustrato dall’articolo femminista. Da qui dovrebbe essere chiaro a tutti che la Teoria LMS è una selezione darwinista della società contemporanea che premia chi ha i migliori caratteri genetici e la migliore dominanza, ovvero le donne scelgono in base a quelle che sono le loro possibilità attrattive, il più bello e il più forte.
Ecco che allora molte scelte letterarie del racconto possono essere ricondotte a questo concetto. C’è un contrasto cromatico tra Gennaro il “nero” e il Gingerino il “rosso” che propone metaforicamente la dialettica altrettanto contrastante nelle dinamiche sociali tra Blackpill e Redpill. La prima sembrerebbe una selezione darwinista legata al mondo della natura, se vogliamo con un concetto di bellezza dionisiaca; la seconda una legge darwinista legata all’economia capitalista, dove il più forte viene stabilito dal lavoro e dal denaro, non dalla forza fisica, e il più bello è definito da un concetto di bellezza di tipo apollineo, razionale e perfettamente misurabile. Se la Redpill è scoprire le dinamiche sociali e indirizzare i giovani a incrementarsi la loro combinazione di LMS aggiustandosi l’estetica e creandosi una posizione lavorativa, rimane pur sempre un problema insolubile per molti, di fronte al quale soggetti come il delinquente napoletano rischiano di risultare i veri vincenti grazie all’imbarbarimento dei costumi. Se anche la conoscenza della Redpill può dare delle possibilità, queste cozzeranno sempre con la natura delle donne, ben illustrata dalle due fonti introduttive. Il peggio di loro arriva sempre dopo la selezione.
Articolo che descrive alla perfezione l’ottusità dei genitori e l’andazzo delle psicoterapeute; ecco perché non andrò più a regalare loro i miei soldi.
Se il protagonista esistesse, dovrebbe insistere con la mentoplastica ed evitare di essere turlupinato.
Oggi c’è la giornata della colletta alimentare, nei supermercati della mia città (non so se sia un iniziativa nazionale, oppure ogni zona fa quando vuole).
Appena ho visto le volontarie che distribuivano sacchettini per il contribuito, ho ripensato all’articolo qui sopra!
Mi sono immaginato cosa faranno stasera, stanotte e domani mattina presto, quelle signorine, ovviamente, con ragazzi sani e belli!
Un mio conoscente non batte mezzo chiodo nella sua città. Ma nella città dove lavora riesce facilmente a rimediare donne del sud che si sono trasferire al nord
L’unica soluzione è geomaxare; ci sono molti posti nel mondo dove gli uomini hanno LMS più basso del nostro (in particolare L) e hanno il pene più piccolo.
Prendiamo ad esempio i Paesi orientali: gli uomini sono meno belli (mentre le ragazze possono piacere oppure no, dipende dai gusti); anche in est europa sono in genere poco curati e con M inferiore.
Certo bisognerebbe trasferirsi laggiù perché se portate lei qui, il rischio che upgradi verso un maschio migliore di voi è altissimo.
Mentre se andate voi laggiu’, sarete voi a essere un chad/alfa.
Certo, non è facile e non è da tutti trasferirsi in un posto con lingua diversa, dove il proprio titolo di studio magari non conta e dove bisogna ripartire da zero.
E’ una cosa che magari si può fare a 19 anni, non a 30. A meno di non andarci a fare l’imprenditore allora si può fare a qualunque età, ma serve comunque qualcuno che ti aiuti con la burocrazia locale (ed eventualmente la mafia locale) per evitare che ti inc—no a sangue.
“Magnifico”, realista, crudo, sintetico nel senso che fa la sintesi di una amrea di situazione diverse….non ho altro da dire!
ho capito che era un racconto fantastico quando ho letto della psicologa che può permettersi il completo intimo da 80 euro. Date retta a me, quelle fanno la fame, altro che completi intimi costosi!
Ci sono molte psicologhe che difendono persino quel crimine vergognoso e nazista chiamato “utero in affitto” cioè la “prostituzione di donne povere per fini procreativi a vantaggio di coppie ricche”
BELLO MI è PIACIUTO MOLTO peccato che è corto ,perchè non lo continui …?
Comunque, per quanto io abbia apprezzato il racconto (complimenti al Redpillatore!), vorrei dire che PURTROPPO l’attrazione non si può forzare. E lo dico con estremo rammarico. Il Redpillatore ha fatto benissimo a sottolineare tutte le ipocrisie e le contraddizioni della nostra società. E questo discorso non è circoscritto solo alle donne verso gli uomini… ma anche agli uomini verso le donne. La società è basata sulle menzogne, le illusioni, e le favole autoconsolatorie. Però l’attrazione non la puoi forzare. Io capisco benissimo la vostra rabbia. Io sono più incazzata di tutti voi messi insieme, però me la prendo con Cristo o con Dio che non esistono. Me la prendo coi miei genitori che mi hanno messa al mondo. Come posso pretendere che un uomo possa sentire sincera attrazione per me? Vorrebbe dire snaturarlo. Voi criticate le donne perché sono pretenziose e, da donna, vi dico che sono anche stronze, false e inaffidabili. Però voi vorreste stare con una donna che non prova sincera attrazione per voi? Che si è messa con voi per ripiego perché questo passava il convento?
Io ho una deformità del viso e un fisichetto niente male, bellissimi capelli, begli occhi, bel sorriso, ma la deformità mi rende strana ed offusca tutte le mie qualità. Non serve a nulla avere una quarta di seno, un bel sedere, quando il viso fa schifo ed è deforme. Pur essendo cessa, sono sensibile ai bei ragazzi. Non ci posso fare nulla. Preferisco rimanere sola a vita invece di mettermi con uno a cui non piaccio e che non mi piace. Anche perché ci faremmo del male a vicenda. Quindi, l’archetipo della psicologa Maddalena Cortelupo simbolizza la zoccolona ipocrita e cervellotica. Però, alla fine dei conti, l’attrazione è istintiva, animalesca, insopprimibile… lo stesso vale per i cosiddetti bravi ragazzi magari bruttini. Possono mettersi con una cessa per paura di stare soli, o magari con una paraplegica, però anche loro poi sbavano dietro le belle ragazze. Finiamola con queste ipocrisie.
Un osservazione che c’entra relativamente con l’articolo, ma è comunque interessante!
Abbiamo capito il discorso che i bad boy piacciono, ed è presente pure nel racconto sopra, è altrettanto palese che non tutti possono diventare dei picchiatori come i fratelli Bianchi, che sappiamo cosa stessero facendo,poco prima del crimine che li ha fatti conoscere all’Italia intera.
Loro, oltre ad una genetica che gli permetteva con poco sforzo di avere quel fisico (cosa non da tutti), avevano pure il supporto incondizionato della famiglia (il loro allenatore, era un loro zio, da quanto ho sentito).
Da qui la domanda: uno che non ha la possibilità (sia fisica che sociale), di sviluppare la famosa “dark triade”, che pare piacere alle donne, non potrebbe diventare una sorta di “darkettone”, con look da vampiro?
Una sorta di Alice Cooper, o di Marylin Manson?
Affascinante, senza infrangere la legge!
Dimenticavo di scriverlo: ovviamente, non brutto vero!
Fantastico. Come predicare bene e razzolare male (la dottoressa)
Eccezionale nella sua crudezza. L’ho letto tutto d’un fiato. Io spero che la gente la finisca di rompere il katso e i cojoni con le solite minchiate pseudo-intellettuali. Spero che la smetta di farci gaslighting. Vorrei depezzare tutti quelli che mi hanno detto che l’aspetto fisico non conta. Dipende tutto dall’aspetto fisico. TUTTO. Nessuno vuole ammetterlo. Marco Crepaldi, che apprezzavo, mi è scaduto perché tira l’acqua al suo mulino e parla di blocchi psicosessuali. Ma quali katzo di blocchi? Ma dove? Se sei una bellissima ragazza, tutti ti sbaveranno dietro. E questo vale anche al contrario: se sei un bono da paura, non devi andare dallo psicologo. Io sono andata da tantissimi psicologi a causa della mia deformità, e non sono serviti a un emerito katso.
Questo racconto lo avrei concluso in un altro modo.
Esempio, ad un certo punto la psicologa insiste sulla mancanza di competenze socioemotive, sottolineando che la teoria LMS sia solo una banalizzazione delle relazioni uomo donna.
Giulio poi scopre, da questo video, che le persone con i capelli rossi devono darci dentro
https://www.youtube.com/watch?v=7-1Pg3ZYZNM
quindi, tramite le competenze socioemotive, batte la concorrenza di tutti i Chad, e nel giro di qualche centinaia di migliaia di anni tutte le persone sulla Terra hanno i capelli rossi.
Fa ridere, ma anche pensare…
tutto bello fino a quando la psicologa si fa stantuffare da Gennaro, poi un po’ forzato secondo me.
Sono finiti i tempi in cui le donne in carriera cercavano i Claudio Amendola in Meri per sempre: quelli di donne ne avranno sempre e per sempre, ma della stessa estrazione sociale.
Non è esattamente un gingerino ma comunque un Incel… su youtube c’è il noto youtuber Incel (per rispetto non fate il nome, qualora cambiasse idea e decidesse di cancellare tutto) che racconta di un’altra scammata che si è presa a “pro” da un “missile”.
La domanda è: ma perché si ostina ad andare alla Velocità Urbana quando si sa che per un minimo di qualità bisogna premere almeno il doppio sull’acceleratore?
CRITERIO SELETTIVO DELLE MISS ITALIA
2024 Ofelia Passaponti ha come compagno Federico Casoni, pallavolista che ha conosciuto quando militava nella Virts Siena in A1. Possiamo dire che è molto alto, con una faccia da zombie. Criterio di scelta S.
2023 Francesca Bergesio ha come compagno/a Mr/Mrs Mistero perché non si è mai aperta pubblicamnete su questo argomento.
2022 Lavinia Abate è single da oltre 2 anni e ha dichiarato di essere concentrata sulla sua carriera.
2021 Zeudi Di Palma è single da anni, impegnata anche lei negli studi e nella carriera.
2020 Martina Sambucini è fidanzata con Marco Santangeli, un ragazzo conosciuto sui banchi di scuola, di cui si hanno pochissime notizie, a parte che è alto e porta recentemente la testa completamente rasata. Criterio di scelta: punto interrogativo.
2019 Carolina Stramare è fidanzata con Alessio Falsone che è indubbiamente un bell’uomo. Criterio selettivo: L
2018 Carlotta Maggiorana è sposata con Emiliano Pierantoni, imprenditore e uomo comunque di discreto fascino, appassionato di motori. Criterio selettivo: L e M ( magari anche S visto che guida le porsche su gara )
2017 Alice Rachele Arlanch è fidanzata con Andrea La Torre, il suo primo amore conosciuto sui banchi di scuola e anche lui può essere definito un bell’uomo. Criterio selettivo: L
2016 Rachele Risaliti è sposata con Gaetano Castrovilli, casualmente giocatore della Lazio. Criterio di scelta: S
2015 Alice Sabatini è sposata con Gabriele Benetti, giocatore di basket, esteticamente nulla di che, con un volto spigoloso alla Amadeus. Critterio selettivo: S.
Riepilogo delle ultime 10 Miss Italia. Con l’esclusione di due vincitrici, rimaste single e impegnate nella carriera, due hanno scelto persone con facce che esprimono Dark Triad ( il classico bad boy ), 3 la L, di cui una accompagnata a M, e 3 la S.
Vediamo alcuni casi storici di Vincitrici impegnate nella carriera. Denny Mendez con Oscar Generale e Anna Valle con Ulisse Lendaro si sono legate a persone che in qualche modo potevano facilitare la loro carriera. Infatti Generale è un noto produttore cinematografico di Hollywood, mentre Lendaro, che inizialmente faceva l’avvocato, ha cambiato lavoro divenendo regista e produttore cinematografico.
Altro caso interessante è quello di Cristina Chiabotto che prima era legata all’attore Fabio Fulco: qui entrano sicuramente in gioco la L e la S, ma è da considerare il tentativo suo di entrare nel mondo cinematografico; poi si è sposata con Fabio Roscio, un manager di aspetto normale ma molto monetato, una scelta in cui la M sovrasta la L. In altre parole, ma questo può essere ulteriormente verificato continuando la ricerca, le donne in carriera, in qualunque settore, scelgono uomini che possono facilitare la loro carriera e quindi tendono a operare una selezione in cui la S è preponderante.
Mi raccomando…continuate a farvi le seghe mentali sull’estetica.
Questa volta non sono d’accordo con il redpillatore!
In realtà io ho conosciuto molte donne, che ammettono tranquillamente, che il “bad boy” è attraente!
Diciamo che avrei visto la storia in modo diverso; la psicologa che dice “potresti iscriverti ad un corso di MMA, per tirar fuori la grinta… Io ne so qualcosa!”
Questa dualità tra il pubblico e il privato, mi pare troppo forzata!
Sembrerebbe più una storia blackpill che redpill, ma considerando che uno dei protagonisti è una strizzacervelli, la narrazione dei fatti è più realistica.
Articolo con numerose forzature, che hanno il palese obiettivo di coinvolgere emotivamente l’ampia platea di incel e blackpillati che di solito segue questo blog.
“Lei che le risponde seccata con termini tecnici e che presenta la scollatura”
“Lui un pregiudicato criminale di colore”
…
Al netto di questa doverosa premessa si possono comunque trovare molti spunti do riflessione utili e interessanti:
1. I disagi psicologici sono la malattia per eccellenza della società del benessere ipertecnologizzata.
2. Tralasciando il fatto che nel mondo reale se un professionista, uomo o donna che sia, si presentasse e rivolgesse davvero a un cliente in modo così superficiale e puerile vorrebbe dire che non sa fare il suo mestiere e meriterebbe la radiazione dall’albo, rimane un fatto: gli psicologi non risolvono i TUOI problemi al posto TUO. Possono aiurarti ad adottare una diversa propettiva degli stessi e a sviluppare un approccio diverso al loro superamento, cosa, quest’ultima, che in ogni caso rimane sempre compito dell’assistito.
3. Se proprio avete bisogno come uomini di un percorso di psicoterapia, specie con enfasi sui rapporti uomo-donna, assolutamente NON rivolgetevi a una donna. Le donne vivono il mondo in modo diverso dal nostro, come più volte mostrato in questo blog e non sono assolutamente in grado di insegnare a un uomo come essere uomo. Non c’è bisogno che dica di lasciare perdere i vari gurù della seduzione (non sono voi) . Trovatevi invece un bravo psicologo uomo, che vi “somigli” (non che sia uguale), che magari abbia avuto e superato le vostre stesse difficoltà e che di conseguenza possa capirvi sicuramente meglio della figlia di papà neolaureata in psicologia 😉.
Capolavoro assoluto. Lei è un genio
”Oh sì, sfondami tutta”, lei supplica. Lui l’accontenta. Si svuota. Raccoglie le mutandine da terra e si pulisce dal souvenir marrone.
Forse ho male interpretato, ma cosa sarebbe il souvenir marrone? Le feci? Che schifo. Ma come mai gli uomini vogliono fare sesso anale se ci sono le feci? Non vi fa schifo? In ogni caso, spiegatemi se ho male interpretato
La mia ex con triplo tatuaggio mi accoglieva inizialmente saltandomi addosso e avvinghiandosi con le sue gambe a me. Ma ero grasso e presto si rese conto di star solo fingendo con me. Avevo l’occasione di farmela a Madrid ma non sapendo se avrebbe reagito bene al bananone o se mi avrebbe denunciato al mattino seguente, desistetti. Ora sono dimagrito ma lei sta con un altro. Se solo avesse parlato, in 9 mesi sarei dimagrito come poi ho fatto e forse avrei vissuto almeno 1 anno buono con lei
Lettura carina, ma poco utile. Non si capisce se si vuole mettere in risalto la dissonanza cognitiva presente in tutti gli esseri umani (donne comprese), o svilire la figura professionale dello psicologo. Dallo psicologo ci vai se vuoi fare due chiacchiere o se senti il bisogno di risolvere un trauma, non perché non scopi, esistono le escort per questo.
Gli stereotipi sono i soliti e la storia la sapevano già tutti ancora prima di leggerla, l’alpha tatuato e rozzo, la ragazza con 0 amor proprio e lo sfigatello che si fa le pippe in cameretta. Ma precisamente a cosa servono questi post blackpill? Forse ad aumentare la negatività e le insicurezze di tanti ometti. Molte persone che si lamentano qua se uscissero di casa e iniziassero a vivere e a pensare con la propria testa probabilmente riuscirebbero a trovare qualcosa.
Non ho mai capito il senso di queste novelle e soprattutto che senso abbia metterci in mezzo inutili descrizioni di ambienti e luoghi
Racconto blackpill, lo sappiamo che chi è brutto ha vita difficile e chi è bello ha vita facile, non c’è niente di costruttivo
Ma che storia è? E’ reale? E’ inventata? Sputtanare così una categoria di professionisti, rappresentando una figura cosi banale come quella che fa una cosa e ne pensa un’altra non è corretto.
Se la storia fosse vera mi sarei regolato cosi: lei mi ascolta distrattamente? Avrei preso la sua attenzione. La perde di nuovo? Mi sarei alzato e sarei andato via. Avrei già capito di che pasta è fatta. Non ci sarebbe stato bisogno di “pedinarla” per capire chi è e chi non è. Comprendo che il protagonista è piccolo e quindi deve fare esperienza, ci sta.
Ma tengo a precisare che non tutti sono cosi.
Ci sono prima di tutto gli uomini che esercitano questo lavoro ed alcuni sono davvero in gamba.
Per le donne, possono essere giovani e possono essere un poco più avanti con l’età. Alcune sono ipocrite come la peste ed è vero, altre sono schiette ed affilate come un coltello.
Non facciamo passare il messaggio che lo psicologo non serve mai a nulla anche perché non trattano solo questioni redpillate. I problemi sono migliaia, mica solo le donne.