Caro Red, lo scorso dicembre – non ricordo come – sono finito sul tuo blog. Da allora ho divorato decine di articoli, storie e aneddoti a tema red pill. Come nickname ho scelto Freeman, ispirandomi al cognome che molti schiavi liberati ricevettero nell’America post – schiavista. Liberarsi dalle catene della schiavitù richiede coraggio perché ci impone di rinunciare a tante rassicuranti bugie. Come nel celebre mito di Platone ci obbliga a uscire dalla caverna e ad affrontare la realtà nella sua cruda e brutale consistenza.
Grazie alla red pill ho iniziato ad analizzare da una prospettiva diversa le vicende della mia vita e così ho deciso di raccontare la mia storia.
Infanzia e adolescenza
Nasco in una famiglia abbastanza numerosa del Sud Italia nella prima metà degli anni ’90. Sono il primogenito , l’unico maschio ma non l’unico figlio.
Mio padre – rimasto scapolo fino ai 30 anni – iniziava a sentire la “pressione sociale” ( ancora viva in una piccola realtà rurale del Mezzogiorno) del doversi creare una famiglia. Fino ad allora aveva pensato soltanto a lavorare e a metter da parte i soldi.
Mia madre – più giovane rispetto a mio padre – veniva da una famiglia a dir poco problematica e voleva allontanarsene. È cresciuta con un padre depresso, mentalmente instabile e con disturbi ossessivo – compulsivi, e con una madre assente che privilegiava in ogni situazione l’unico figlio maschio. A differenza di mio padre ha però avuto la possibilità di studiare e laurearsi, ma non ha mai lavorato fin quando noi figli siam rimasti a casa.
Non ho bei ricordi della mia infanzia.
Vivo in un ambiente tossico e pestilenziale dove ogni minima preoccupazione viene amplificata a dismisura, dove l’angoscia viene alimentata senza che vi sia una reale minaccia.
Mia madre è una donna iper – ansiosa, ipocondriaca, oppressiva al punto da essere soffocante, sempre insoddisfatta, a volte depressa, e con grosse difficoltà a gestire i conflitti con le altre persone (non sa cosa significhi il dialogo, sa solo urlare e litigare). È la classica persona priva di autoconsapevolezza, che non sa ammettere le proprie responsabilità, che si lamenta e scarica la colpa esclusivamente sugli altri, incapace di evolvere e migliorarsi.
Col suo bagaglio di problemi familiari irrisolti riproduce le stesse dinamiche malsane all’interno del nuovo nucleo familiare. Questa volta – tuttavia – il sesso penalizzato è il mio. Qualsiasi cosa accada la colpa è mia. Sono sempre io a prendere le botte da mia madre. Appena torna a casa mio padre ( fomentato da mia madre) ricevo il resto con gli interessi.
A titolo esemplificativo racconto alcuni episodi emblematici della mia infanzia /adolescenza.
1) Ho 6 anni. Vado a scuola calcio (nel mio paesino era l’unico sport praticabile). Un pomeriggio mia madre viene a prendermi. La vedo e, sotto i suoi occhi , inizio ad inanellare una serie di papere. Torniamo a casa. Dopo cena la sento parlare con mio padre. Gli dice che – a suo parere – mandarmi a scuola calcio sono “ventimila lire buttate”. Dopo quell’umiliazione abbandono ogni velleità calcistica.
2) Vado ancora alle elementari. Sono andato a lezione di catechismo con mia sorella. Mamma è in grande ritardo, non viene a prenderci . Decidiamo così di tornare a casa a piedi (poco più di un kilometro di strada pedonalizzata o scarsamente trafficata). Inizia a piovere . Arriviamo a casa nello stesso momento in cui rientra – in macchina – nostra madre. Imbufalita – poiché non ci aveva trovato davanti alla casa canonica – inizia a urlare e percuoterci, accanendosi sul sottoscritto. Un vicino di casa, persona strana ma non cattiva, si spaventa al punto da chiamare i carabinieri, che successivamente vengono a constatare la situazione senza darvi alcun seguito.
3) Sono un adolescente di 17 anni. Sono al mare con le mie sorelle (la più piccola ha appena finito le medie). Il mare è una tavola blu e il Sole splende alto in cielo. Decidiamo di farci una lunga passeggiata. Avviso nostra madre (che evidentemente fa finta di ascoltarmi) e ci mettiamo in cammino. Stiamo via per un paio d’ore. Al nostro ritorno sentiamo nostra madre che urla. Un’ intera spiaggia in subbuglio, perfetti estranei che inveiscono contro di noi. “Vergognatevi!” ci dicono. Nostra madre ha chiamato i carabinieri di una vicina città portuale, chiedendogli di inviare un elicottero a cercarci in mare.
Potrei continuare raccontando della volta in cui – dopo un litigio – mia madre simulò di volersi suicidare, sporgendo una gamba fuori dal balcone e costringendo un bambino (quale ero) a tirarla per un braccio affinché non si buttasse di sotto. Potrei raccontare dei melodrammi che ripeteva ogni giorno in cui mio padre tardava rientrando dal lavoro. “Speriamo che non è morto, altrimenti finiamo in mezzo a una strada” era la frase ricorrente in quelle situazioni. Dire che fosse esagerata è poco, sia perché la casa era di nostra proprietà (grazie agli immensi sacrifici di mio padre che era arrivato a fare un doppio lavoro senza fermarsi neanche la domenica ), sia perché mio padre non lavorava in una miniera di carbone a Marcinelle. Potrei raccontare di quando mi derise platealmente dopo aver scoperto che avevo cominciato a masturbarmi (nonostante il sesso fosse sempre stato argomento tabù) o di quando – in preda all’isteria – rischiò di farmi fare un incidente, tirando il freno a mano mentre conducevo l’auto a 50 km/h su una strada di campagna. Potrei raccontare molti altri aneddoti di questo tenore, ma penso che quanto detto sinora possa bastare per farsi un’idea del mio inferno domestico e delle possibili conseguenze negative sulla mia stabilità psico-fisica.
Ad ogni modo non c’è alcuna forma di dialogo nella mia famiglia. Per me non ci sono né carezze né gratificazioni. Si va avanti col pilota automatico. Gli anni trascorrono così tra litigi, urla e violenze domestiche. Veniamo ora alla vita sentimentale (i nomi che utilizzerò in seguito non sono quelli reali).
Premessa per i fan delle valutazioni quantitative. Sono alto nella media e a partire dai 16 anni ho sviluppato una grande passione per il bodybuilding e per gli sport di endurance . Se dovessi darmi un voto mi darei un 6.5, tutto sommato un medioman di fascia alta. Non penso di essere un “invisibile”, più volte ho subito l’iniziativa femminile e di tanto in tanto mi capita di ricevere qualche sguardo di apprezzamento anche da sconosciute.
Nonostante a scuola sia sempre tra i migliori della classe, fin dalla più tenera età devo fare i conti con questo senso di insicurezza e inadeguatezza che mi pervade. Le prime interazioni con l’altro sesso non avvengono (quasi) mai su mia iniziativa.
Ho 16/17 anni e ci sono alcune ragazzine del mio paese che mi tampinano, la cugina di un mio amico invaghitasi di me ha perfino deciso che “Certe notti” di Ligabue sarebbe stata la “nostra” canzone. Nessuna può battere Alina, ragazza di origine ucraina che frequenta il mio stesso liceo. Magra e slanciata ma brutta di viso, ha iniziato a farmi pressing in tutti i modi. Per sorprendermi è arrivata al punto da intrufolarsi nello spogliatoio maschile della palestra che frequento. Si è perfino “fidanzata” per tre giorni con un mio compagno di classe (senza dargliela) pur di farmi ingelosire. Ho grandi difficoltà ad aprirmi con gli altri . Malgrado ciò un amico capisce la situazione e mi consiglia di sfruttare l’occasione per cominciare a macinare esperienze sessuali. Non ne voglio sapere. A paralizzarmi non è lo snobismo ma il senso di inadeguatezza. Alla fine con Alina ci sarà soltanto un bacio.
Sempre in quel periodo conosco Francesca, mia pari-estetica, alta e con degli occhi verdi che mi avevano stregato. Lei è la prima ragazza con cui mi faccio avanti. Un giorno sull’autobus mi siedo affianco a lei, le dico che mi piace e che vorrei uscire con lei. Io sono tremendamente impacciato ma lei lo è più di me. Diventa rossa come un pomodoro e mi dà una risposta evasiva. Lascio perdere.
Poco tempo dopo conosco Giulia (un 6,5 come me) , lei è la ragazza a cui do il mio primo bacio. Anche lei frequenta il mio liceo. Ci siamo visti in corridoio e abbiamo cominciato a sentirci su MSN. Dopo quel primo bacio (per me) carico di emozioni ci mettiamo insieme. Francesca inizia a rosicare al punto da invitarmi a fare quei test su Facebook del tipo “è lei la ragazza giusta per te ?”. Sono in estasi con Giulia. La porto al mare in vespa, amoreggiamo in spiaggia e in acqua . Lei ci gode a farmelo venir duro , mentre io cerco di nascondere l’erezione . Una volta mi dice che lo vuol prendere in mano, ma io faccio finta di non capire. Mi dice che “io sono quello giusto” ( “ per far cosa? ” mi chiedo ingenuamente). Con lei sono tre mesi di paradiso. Mi lascia per mettersi con un Tommy , luissino due anni più grande di me, più alto di me , più bello di me e automunito.Ha lui l’onore di deflorarla (per abbandonarla poco tempo dopo) , mentre io casco nell’inferno emotivo più buio.
Mi lascia con un messaggio. La mia autostima, già precaria, ne risente gravemente. È un one – itis che mi tortura fino al termine del liceo. Complici lo stress emotivo (a quello latente legato alla perenne sensazione di inadeguatezza si somma quello acuto legato all’abbandono) e la tendenza a tener tutto dentro, complice l’ipocondria di mia madre che mi porta dal medico di base (un incompetente) per qualsiasi fesseria, complice una serie di errori iatrogeni (ultimo fra tutti una terapia inutilmente aggressiva e colpevolmente inappropriata che si rivela la classica goccia che fa traboccare il vaso) , complici un’alimentazione ricca di junk food e una predisposizione genetica (che – a detta di un luminare del settore – incide per un 20 /30 % circa ), mi ritrovo a 17 anni con una grave patologia autoimmune. Questa patologia mi tortura, a più riprese, fino ai 26 anni. Come ogni patologia con una forte componente psicosomatica torna a farsi viva nei momenti di maggior tensione e stress.
Tento inutilmente di riconquistare Giulia, le invio a domicilio un enorme mazzo di fiori per il suo compleanno. Lei mi lascia intravvedere una piccola speranza quando torna a darmi segni di interesse. Mi chiede “nonostante il modo in cui ti ho trattato vuoi davvero tornare con me?” . La domanda mi spiazza ma io non ho alcun dubbio e la risposta è “Sì!”.
Durante la gita dell’ultimo anno (la prima volta che posso allontanarmi da casa) compio l’imperdonabile errore di finire a letto con una ragazza di un’altra classe. Lei si è lasciata da poco col suo ragazzo storico (ci tornerà insieme successivamente) e vuole essere “consolata”. Io, da buon imbranato succube del mito della donna angelicata, non ci provo nemmeno a mettere una mano fuori posto. Passiamo la notte a baciarci, io non chiudo occhio per l’eccitazione. Un gran cornuto, amico di entrambe le donzelle, riferisce a Giulia l’accaduto e lei mi cestina definitivamente.
Alcuni miei compagni di classe si sono fidanzati e fanno sesso con le rispettive ragazze. Altri (in realtà anche alcuni dei fidanzati), con gli ormoni a palla, non ce la fanno più a resistere e diventano degli habitué delle prostitute “on the road”. Ascolto le loro storie e maturo l’idea di fare altrettanto. Un giorno mi faccio coraggio e decido di liberarmi del peso della verginità nel modo più squallido possibile (alla luce del fatto che le opportunità non mi mancano ma sono incapace di sfruttarle ). Così, in una sera d’estate, accosto l’auto a bordo strada, mi apparto con una donnina e consumo il mio primo amplesso.
Finalmente finisce il liceo. Piccola nota sulla mia resa scolastica: nei primi due anni è elevata , cala drasticamente nei due anni successivi insieme alla mia condotta (rischio perfino di essere sospeso), e si risolleva l’ultimo anno con un sussulto di orgoglio. Nonostante il rendimento del triennio (che incide per il 25% sul voto finale) il mio è il secondo miglior voto della classe, il primo tra i maschi.
I primi anni lontano da casa
Grazie al diritto allo studio che mi offre un sussidio universitario vincolato al mio rendimento (nonché al mio ISEE) e grazie a mia madre che almeno stavolta non mi mette i bastoni tra le ruote e mi aiuta a trovare una sistemazione provvisoria, vado via di casa. Comincio a respirare.
C’è Erika (un bel viso e un fisico asciutto, le darei almeno un 7), matricola come me, che abita nel mio stesso studentato e che mi fa capire di essere interessata a me. Un giorno ci troviamo da soli sul letto di camera sua. Mi racconta alcune cose piuttosto intime e cerca il contatto fisico. Sono paralizzato e non faccio nulla. Altra occasione persa. La conoscenza non prosegue quando mi rendo conto che fa la gatta morta con più ragazzi contemporaneamente. Nel giro di poco tempo lei perde qualsiasi freno inibitorio e scopre anche le gioie del black cock (oggi si definisce una femminista intersezionale).
Nel frattempo conosco persone nuove e inizio pian piano ad aprirmi, a raccontare anche del mio mondo interiore. Tra queste persone spicca Silvia, esteticamente un 5.5, alta quanto me maschera con l’altezza il suo essere sovrappeso. È lei a farsi avanti, invitandomi ad uscire e facendomi un regalo del tutto inaspettato. Con lei mi diverto un mondo, mi fa scompisciare dalle risate. Ci mettiamo insieme.
Obnubilato dalla bluepill , dal “senso di colpa” che mi accompagna , e dall’idea sbagliata che non ci dovessero essere segreti tra me e lei, le racconto della mia prima esperienza sessuale. Profondamente disgustata da quell’episodio mette in stand – by la nostra relazione. Poi decide di “perdonarmi”, ma soltanto dopo avermi (letteralmente) sputtanato con un suo amico, che a differenza sua si di mostra più comprensivo.
Dopo alcune esasperanti vicissitudini (tra cui il suo vaginismo) è con lei che “ faccio l’amore” per la prima volta. Ovviamente anche per lei lo è. La storia va avanti per due anni. Anni in cui emergono delle incompatibilità legate al nostro stile di vita (non le vanno a genio il mio essere troppo focalizzato sullo studio e l’impegno che dedico costantemente all’attività fisica e alla palestra). Anni in cui inizio a sentirmi sotto pressione perché – rispetto a lei che ama stare al centro dell’attenzione – io preferisco restare ai margini. Anni in cui mi sorbisco degli sproloqui per ragioni a dir poco imbarazzanti, ad esempio perché non sono geloso del fatto che vada in discoteca con le amiche.
Nonostante ciò questa relazione mi fa crescere molto. Mi mette di fronte una realtà diversa. Noto che c’è una grande rispondenza tra la sua attitudine socievole e spigliata e l’educazione che ha ricevuto in famiglia. Lentamente elaboro e capisco che devo assolutamente lavorare su tutti i problemi irrisolti che mi trascino sin dall’infanzia.
È lei a mollarmi, manco a dirlo. Vuole qualcuno che stia “al suo passo”.
Si apre l’ennesimo periodo buio. Una tipa da 5 mi spotta sulla pagina dell’università e poi mi aggiunge su Facebook . Io però ho ben altro per la testa. Mi chiudo in me stesso. Sto male e la salute si aggrava. Perdo tutti i muscoli guadagnati in palestra. Mi ritrovo in un letto d’ospedale, con mia madre al mio capezzale. Non sto qui a raccontare dettagli scabrosi ma lei si conferma nuovamente una pessima madre. “Non aggiungere altra sofferenza” ricordo di averle ripetuto per una notte intera.
In questo periodo arrivo a pensare di tuffarmi nel vuoto per metter fine a così tanta sofferenza, sia fisica che psichica. Ma sono forte, mi risollevo anche da questa dolorosissima caduta.
Torno nella mia città universitaria. Dopo l’ultimo esame, scrivo la tesi e nel giro di un semestre mi laureo. In quel periodo Silvia torna a farsi sentire, mi vuole come scopamico. Si inventa di esser stata con altri ragazzi soltanto per farmi ingelosire, compiacendosi che queste sue menzogne mi facciano soffrire.
Non posso andare avanti così. O sceglie di esserci o sceglie di non esserci. Lei opta per la seconda alternativa e le nostre strade si separano definitivamente.
Riacquisto una discreta forma fisica. In Italia stanno cominciando a diffondersi le app di dating ma io ancora non ho uno smartphone che supporti tali funzionalità. Tramite lo Spotted universitario (pagina Facebook che ospita anche annunci “erotici” ) conosco un paio di ragazze, una 4.5 magra e una 5 sovrappeso. Faccio sesso con entrambe. Con una delle due al primo appuntamento. Lei viene direttamente nella mia camera dello studentato e dopo 10 minuti già me lo sta prendendo in bocca.
Finalmente compro uno smartphone. Prima di cominciare la magistrale, durante i mesi trascorsi nella mia città natale, conosco su Lovoo una ragazza di un paese vicino. Dopo un intenso scambio di foto e massaggi hot , passo a prenderla davanti casa e ci appartiamo in macchina. Anche con lei vado dritto al sodo al primo appuntamento. Esteticamente non è male (piena sufficienza), ma è una sempliciotta e quando apre bocca si capisce. Lei ha solo la terza media e mi fa ridere quando mi chiama “dottore”.
Ha da poco lasciato il suo ragazzo storico (un elettricista del suo paesino) e ha deciso di darsi al la pazza gioia grazie alle app di dating. Nei piccoli centri la gente parla ma lei sa muoversi con discrezione. Decide di troncare con me perché, in cambio del succoso frutto e a differenza degli altri pretendenti, non sono disposto a pernottare in un b&b né tantomeno a portarla a svagarsi qua e là.
Un nuovo inizio e l’illusione di una rivincita sul passato
Comincio la magistrale in una grande città ancora più lontana da casa. Ho deciso che – almeno stavolta – non anteporrò il dovere al piacere.
L’inizio è molto promettente. Nel b&b che mi ospita temporaneamente conosco Irina, ragazza russa (ma cresciuta in un Paese dalla forte impronta occidentale) mia pariestetica. Anche lei si è da poco trasferita in città per iniziare l’università. Tra di noi c’è attrazione fisica e Irina me la palesa quando ammiccando mi dice “hai il petto più grande del mio seno”. Le piace fare la femme fatale, adora vedere gli uomini ai suoi piedi. Mi racconta che a 17 anni ha lasciato il suo primo fidanzatino senza dargli la benché minima spiegazione, godendo nel vederlo disperato mentre il poveretto chiedeva a sua madre di lasciarlo entrare in casa per parlare con lei.
Sono 4 mesi di trombamicizia, lei mi promette l’esclusiva ma a posteriori dubito che vi abbia tenuto fede. Quando viene da me il letto cammina per la stanza. Noto che fare sesso senza impegno con l’esotica fanciulla aumenta il mio appeal su alcune ragazze dello studentato. Malgrado ciò non rispondo alle provocazioni perché, ingenuamente, spero che il rapporto con Irina possa evolvere verso un maggior coinvolgimento emotivo. I nostri incontri si interrompono bruscamente quando lei ghosta anche me, proprio come era successo al suo primo fidanzatino.
Con lei il sesso è strepitoso. È come se mi avessero improvvisa mente privato della droga da cui dipendo. Vado nel vecchio b&b dove lei è riuscita a convincere il proprietario a convertire il suo soggiorno temporaneo in un regolare contratto d’affitto. Le chiedo spiegazioni e lei mi dice che è troppo impegnata con lo studio. Balle.
Nel b&b c’è un nuovo ospite, un ragazzo inglese. Lui, con una sospetta familiarità, le chiede se è tutto a posto. Lei risponde come per dire “è solo una rottura di zebedei”. Ci metto una pietra sopra, evitando di farla godere sadicamente come ama fare.
Per dimenticare quella potente droga made in Russia ritorno su Lovoo e recupero una vecchia chat. Riscrivo a questa ragazza e ci incontriamo. Giovanna ha un viso dolce ma è in sovrappeso. È molto simpatica ed è proprio quel che ci voleva per risollevarmi il morale. Facciamo sesso come se fossimo conigli e lo facciamo nei posti più strani. Lei vorrebbe una relazione seria ma a me non va. Il suo aspetto non mi appaga e caratterialmente mi ricorda tanto la lunaticità di Silvia.
A distanza di pochi giorni, come un fulmine a ciel sereno, entra nella mia vita Sophie. È bellissima . Ha un viso angelico. Lunghi capelli biondo cenere, occhi verdi col canthal tilt posit ivo, zigomi alti, pelle diafana (entrambe le nonne provengono da Gnoccolandia ). È alta come me e ha dei glutei di acciaio. Per rendere l’idea ricorda una giovanissima Claudia Schiffer.
Anche lei ama fare sport. Frequentiamo la stessa palestra e le stesse sal e studio. È al secondo anno di università ed è venuta in Italia per fare un semestre in Erasmus. Conoscendola mi rendo conto del suo ingenuo candore e di quanto sia pazzescamente innamorata di me. È come un fiore appena sbocciato e io sono lì, pronto a coglierlo. Non mi sembra vero… sogno o son desto?
Una tipa che vive nel mio stesso studentato mi dice “sei un bel ragazzo”, ma lei… è di un altro livello!
È così bella, acqua e sapone, al massimo mette un po’ di rimmel per uscire con me, abbigliamento poco ricercato, raramente utilizza i social (ha solo FB), non passa le giornate a farsi i selfie con la bocca a culo di gallina, e soprattutto non se la tira minimamente! Mi racconta di divertirsi quando riceve fischi per strada (e che nel suo Paese non le succede). Parla fluentemente quattro lingue, le piace tanto leggere, ama l’opera ed è un’ottima pianista (passione che in parte condividiamo).
“Tutto quel dolore è servito a portarmi qui. Tutte le sofferenze che ho vissuto acquistano un senso se ci sono i suoi abbracci e i suoi baci a ripagarmi di tutto” penso tra me e me. Mi ispira un grande senso di protezione. Prima di me ha avuto tre brevissime e deludenti esperienze con i ragazzi. È totalmente inesperta e con me impara a far l’amore. Non è il sesso selvaggio di Giovanna né tantomeno il sesso prepotentemente erotico di Irina ma con lei sono al settimo cielo. “Mi fai horny” mi dice e il modo in cui me lo dice mi fa tenerezza e mi eccita al tempo stesso. Le piaccio fisicamente e i suoi frequenti complimenti me lo confermano. Dice che sono molto più maturo dei ragazzi che ha incontrato finora ed è affascina ta da questo tratto della mia personalità. Visitiamo città d’arte, la porto al mare e le presento la mia famiglia, passiamo tanto tempo insieme e il nostro legame diventa forte.
Si conclude il primo anno della magistrale e ho fatto il minimo indispensabile – in termini di CFU – per confermare la borsa di studio. La strada per laurearmi improvvisamente mi sembra tutta in salita. Gli scogli principali ancora non li ho superati . L’ansia sale.
Torna a farsi viva Silvia. Dalla mia foto profilo su WhatsApp o da amicizie in comune apprende della mia nuova relazione e tutto d’un tratto le viene voglia di farsi 4 ore di treno per venirmi a trovare. La liquido senza alcuna esitazione.
Il rapporto con Sophie diventa una relazione a distanza quando ritorna nella sua città universitaria, ma ci vediamo di frequente. Centellino i soldi della borsa di studio e quelli che ho messo da parte lavoricchiando (di solito, quando torno a casa nei periodi festivi, anche mio padre mi dà del denaro). Lei viene a trovarmi ogni volta che può. Io faccio altrettanto. Quando siamo lontani il mio tempo lo dedico esclusivamente allo studio, e allo sport per scaricare la tensione.
Sophie mi presenta i suoi amici e tutti i suoi parenti più stretti. La sua è una famiglia molto agiata quanto sobria e parsimoniosa . La sua città natale si trova in una delle regioni più ricche d’Europa. A casa sua regna l’armonia e questo mi piace molto perché si rispecchia nel suo carattere positivo , spensierato e solare.
Ho imparato da tempo a uscire dalla mia comfort zone ma non mi viene affatto spontaneo . Mi sento molto impacciato nell’affrontare questi nuovi contesti sociali. Da alcuni episodi accaduti ho il fondato sospetto di non essere particolarmente gradito al padre di Sophie. Una volta mi nega perfino una stretta di mano. Credo sia uno dei gesti più brutti. Io farei fatica a negarla perfino al tizio dell’espurgo con le mani sporche di melma, ma tant’è.
Lui però ci ha visto lungo e ha il tempo dalla sua parte . Scommetto che avrà pensato qualcosa del genere: “Questo untermensch italia non durerà a lungo, è solo un passatempo di gioventù!”
Precipito di nuovo nel vortice di ansie e preoccupazioni e anche lo stato di salute cede il passo alla malattia. Sophie torna nella mia città universitaria per un secondo Erasmus semestrale. Per me lei è ossigeno puro, ma sono totalmente preso dalla necessità di completare la magistrale senza perdere la borsa di studio. Nei momenti in cui mi sento sopraffatto dalla vita è lei la mia unica ragione per stringere i denti e non mollare. Non trascuro mai Sophie, sia quando siamo vicini che quando siamo lontani. Trovo sempre il tempo per dirle quanto è importante per me, per consigliarla e aiutarla nel suo percorso accademico. Una volta laureatomi sarà tutto più semplice, io avrò un lavoro e il danaro per fare insieme tante cose che oggi preferisco rimandare, avremo più tempo libero, e potremmo finalmente vivere insieme. Lei sembra d’accordo e ricambia il mio amore con tante dimostrazioni d’affetto.
Le regalo un anello d’argento col mio nome inciso dentro e mi rende felice vedere come lo esibisce orgogliosa, nonostante lo scarso pregio del manufatto.
Sento il mio valore pienamente riconosciuto. Mi fa sentire il suo eroe. La amo e le sono profondamente grato per tutto ciò. È il più grande regalo che la vita mi abbia mai fatto.
Veniamo ora agli eventi più recenti. Siamo al primo lock down (durante il quale mi laureo ), le frontiere tra i nostri Paesi sono chiuse e passano quasi 4 mesi in cui non possiamo stare fisicamente assieme, un’enormità rispetto a come ci eravamo abituati.
In questo periodo nasce il movimento LINT (Love Is Not Tourism). Il suo Paese apre un “corridoio verde” per i lavoratori agricoli stagionali e sondiamo anche questa opportunità per poterci riabbracciare.
Finalmente arriva il giorno tanto atteso. Sophie mi viene a prendere nella stazione centrale della sua città natale, ma fin da subito capisco che qualcosa si è incrinato.
Nella stazione mi fermo un attimo ad osservarmi davanti a un vetro specchiato. In modo del tutto inaspettato e brusco, si inviperisce e mi accusa di essere vanitoso. Non immagina quanto mi faccia star bene riconoscermi nell’immagine di un giovane uomo muscoloso. Io che, anni addietro, nel riflesso di uno specchio ho visto la disperazione nelle sembianze di uno scheletro prosciugato di ogni linfa vitale.
La sorella di Sophie ha un forte ascendente su di lei, penso abbia svolto un ruolo centrale nel convincerla che non fossi abbastanza per lei.
Ha tre anni in meno di Sophie, molte esperienze in più con l’altro sesso. È una di quelle tipe che pensano di essere alternative senza rendersi conto di quanto siano omologate alla massa. Fricchettona, alcol e drummino, sedentaria e culona, foto osé su Instagram, vestiti appariscenti, nel tempo libero studia all’università qualcosa che in italiano suonerebbe come “corso di laurea in viticoltura ed enologia”. Insomma così distanti eppure così vicine.
Sophie ha un carattere mansueto e forse anche troppo condiscendente. Io non mi sono minimamente accorto di eventuali crepe nel nostro rapporto. Non mi è mai balenato per la testa che tutto potesse finire in frantumi da un momento all’altro. So solo che, come nei blockbuster più bluepillati, darei la mia vita per lei.
Durante il lockdown Sophie non ha fatto altro che tempestarmi di cartoline e lettere romantiche. Il giorno successivo al nostro ricongiungimento post lockdown prima mi tiene il muso e poi – su mia sollecitazione – mi vomita addosso tutte le cose che non le sono piaciute nel corso degli ultimi tre anni, anche cose davvero banali o del tutto decontestualizzate. Mi accusa di essere “antisocial” , vale a dire un asociale (su questo non ha tutti i torti, il mio modello educativo è stato fortemente improntato all’asocialità , ma gli sforzi che ho profuso per discostarmene non sono pochi ). Mi biasima per il pessimo rapporto con mia madre. Mi contesta perfino le mie idee politiche (che fino a poco prima sembrava anch’essa condividere). Mi rinfaccia il suo secondo deludente Erasmus, tutto rigorosamente dalla sua prospettiva: non avrei dovuto preoccuparmi della borsa di studio perché i soldi per mantenermi me li avrebbe potuti prestare suo nonno. Io rimango esterrefatto di fronte a tali affermazioni, anche perché all’epoca dei fatti non vi aveva fatto il minimo accenno.
Chi ho di fronte? Questa persona brutale e imperturbabile non può essere la stessa Sophie sensibile e amorevole che conosco io, quella stessa Sophie che mi è stata vicino in momenti bui senza farmelo pesare minimamente. Durante questo sfogo piango come un disperato , mi sento morire dentro. Lei non versa una sola lacrima.
Mi rendo conto della sua profonda immaturità e del fatto che, dall’alto del suo mondo dorato, non si è mai realmente immedesimata nei miei panni.
Mi dà la conferma di ciò quando, durante un pranzo, mi chiede di raccontare ai genitori l’episodio al punto 3) che sopra ho riportato . Un aneddoto fantozziano – lo riconosco – ma per me un fatto emblematico che rappresenta bene l’ inferno domestico dei miei primi 19 anni di vita. Gliel’ho raccontato per farle capire il rapporto problematico con mia madre, la mia realtà familiare e quanto lavorassi su di me per migliorarmi. Per lei non è altro che una cronaca umoristica .
Malgrado ciò, dopo avermi palesato la sua volontà di lasciarmi, dopo avermi chiesto di fare le valigie e ripercorrere come un cane bastonato i 1300 km che separano le nostre città, riesco a farla ragionare. Le dico che sono disposto a venirle incontro, che di questi problemi bisogna parlarne di volta in volta senza tenersi tutto dentro, che è passata da un eccesso all’altro, da una condizione in cui le sembravo perfetto nonostante le mie evidenti difficoltà a una condizione in cui mi tratta alla stregua di un reietto.
Lo shock è violentissimo ma cerco comunque di ricompormi. Passiamo due settimane di vacanze insieme durante le quali facciamo l’amore tutti i giorni. Fuori dal letto non si comporta più come una volta. Non c’è più quel rispetto reciproco, mi tratta come se valessi meno di lei. Mi sento costantemente sotto giudizio e noto più di una volta che, dopo aver sentito la sorella, assume un atteggiamento freddo e distaccato nei miei confronti. Sono giorni davvero frenetici in cui cerco di compiacerla, stando dietro a tutte le attività e a tutti gli incontri che ha messo in programma. Non sono abituato a questi ritmi, sembra quasi che mi voglia mettere alla prova. In queste due settimane perdo 3/ 4 kg, più che una vacanza mi sembra un tour de force.
Ci salutiamo in stazione, io torno a casa mentre lei torna nella sua città universitaria dove vive anche la sorella. Mi promette che ci saremmo visti la settimana successiva, saremmo dovuti andare in vacanza in una località del Sud Italia che non aveva mai visitato prima.
Stavo per prenotare l’Airbnb quando, a distanza di poche ore dai saluti in stazione, mi chiama per vomitarmi nuovamente addosso tutte le bestialità che mi aveva detto pochi giorni prima. “Mi fai triste” mi dice. “Non voglio un futuro con te”. Avrebbe potuto limitarsi a queste parole ma preferisce condirle con diverse raffiche di idiozie e di cattiverie gratuite.
Dopo ciò mi condanna alla damnatio memoriae. Cancella le nostre chat (su Telegram può scegliere di eliminare anche la mia cronologia e lo fa), mi blocca ovunque, mi rispedisce l’anello insieme ad alcuni dei regali che le avevo fatto (quelli che non erano più di suo gradimento immagino). Quando rivedo quell’anello è un altro fendente dritto al cuore. Cosa ho fatto per meritarmi un trattamento del genere?
Per me – dopo l’euforia e l’eccitazione iniziale – la nostra relazione è stata un crescendo di emozioni, di affiatamento, di affetto. Lei era sicura di amarmi e di volere solo me… “todsicher !” ( con assoluta certezza) diceva. Eppure, come in una epiphany à la James Joyce, appena si è resa conto che non facessi più al caso suo, non si è fatta alcuno scrupolo nel gettarmi via come una scarpa vecchia, scaricando nella fogna della mia mortificazione personale tutti i ricordi dei momenti intensi vissuti insieme.
È stata la più cocente delusione della mia vita, ma questa volta non mi sono lasciato tramortire dall’immenso vuoto dell’abbandono.
Non sindaco sul merito della sua decisione ma sul metodo sì. C’è un filo rosso che ricongiunge Sophie a quella prima fidanzatina che, dopo avermi detto “sei quello giusto”, mi lasciò con un SMS. Questo filo rosso è intessuto dell ’estrema volubilità e della spietatezza di tutte le donne che ho amato.
Le mie ultime esperienze con le donne
Nonostante la crisi economica dovuta alla gestione del Covid – 19, ho trovato un bel lavoro ben retribuito e ho colto la palla al balzo per allontanarmi nuovamente dalla mia città natale. Mi sono quindi trasferito in una grande città a molti km di distanza, con l’aspettativa disattesa di ricominciare a macinare esperienze sessuali appaganti. Naturalmente – nel periodo delle chiusure – sono venute meno gran parte delle occasioni per conoscersi dal vivo e si è spostato quasi tutto sui social come Instagram e sulle app di dating. Su queste piattaforme virtuali la concorrenza si è fatta feroce. Perfino sulle pagine Spotted di Facebook (dove non c’è un riscontro fisico immediato) le ragazze sono soverchiate dai messaggi che ricevono. Io che un tempo le utilizzavo per rimorchiare (ipogamando) senza sforzi eccessivi, adesso non riesco quasi a cavar e un ragno dal buco. Breve elenco con alcune delle ultime esperienze:
– Ragazze che cercano relazioni serie:
1. Ragazza brutta e obesa conosciuta sulla pagina Spotted dell’università. Ci scambiamo i messaggi anonimamente fin quando lei mi chiede di vedere le mie foto prima di svelarsi a sua volta. Supero il casting e mi dà i suoi social. Pazzesco! Quando l’ho vista l’ ho mandata al diavolo. Magari è anche una di quelle che “conta la bellezza interiore!”
2. Ragazza da 5 conosciuta su Joyride . Ha le sembianze tipiche di una Cuncettina. Usciamo insieme una volta, lei cerca il contatto fisico quindi non credo di dispiacerle. Tuttavia mi sembra talmente stupida che non mi impegno minimamente nel tener viva la frequentazione.
3. Ragazza/elfo (non brutta ma più bassa di 150 cm ) conosciuta su Tinder. Nella bio: “No trombamicizie” . Il disclaimer non lascia ben presagire ma dopo qualche scambio di messaggi ci diamo appuntamento per conoscerci di persona. Ci vediamo e chiacchieriamo piacevolmente per qualche ora. Nonostante ciò non desta in me alcun interesse. La frequentazione si interrompe quando manifesto sintomi influenzali. Lei d’altra parte è un’infermiera.
– Ragazza che non cerca relazione seria:
1. È una tipa da 5, magra ma tipica italopiteca . Ci conosciamo su Spotted. Mi dice “sono molto selettiva”. Fa un giro di parole enorme per farmi capire che vuole una scopamicizia. Dopo un mese di chat (lei era nella sua città natale) ci vediamo. Le offro da bere e chiacchieriamo. Ci vediamo una seconda volta. Alla terza ceniamo a casa sua. Sembra sempre che abbia la puzza sotto il naso. In maniera sgradevole mi confronta con i suoi ex. Resto a dormire da lei. Scopata senza infamia e senza lode. Prima dice che vuole venire a vedere casa mia, poi dice che non è scattato il giusto feeling. Capisco che la situazione sta prendendo una brutta piega e smetto semplicemente di risponderle. Come mi hanno insegnato le precedenti esperienze l’indifferenza è il maggior disprezzo. Nota di colore: la sera della cena mi racconta che il suo miglior zerbino (ops!) amico (che tempo addietro ci aveva inutilmente provato con lei) si è incazzato per la sua decisione di passare la serata con me (si trattava della Vigilia di Natale).
– Ragazza che non sa cosa vuole dalla vita:
1. È una cassiera del supermercato (ci seguiamo anche sui social). Ha raggiunto il muro e da come si esprime sembra esserne conscia. È sempre pesantemente truccata, quindi è difficile dare un giudizio oggettivo. Le darei un 6.5 “truccato” . Tra una chiacchiera e l’altra le chiedo di uscire con me e lei mi risponde “aspettiamo almeno che diventiamo gialli”. La risposta è eloquente e non insisto, anche perché fortunatamente non mi è venuto l’ittero e non sono diventato giallo. La mancanza di “perseveranza” da parte mia provoca però un’insolita reazione. Lei è gentile nei miei confronti e quando capita mi lancia delle frecciatine inverosimili del tipo “nessuno mi chiede di uscire”. Io evito di rilanciare l’offerta perché l’ho già inquadrata. I discorsi che facciamo tra un codice a barre e l’altro sono incentrati esclusivamente sulla sua persona e sui suoi interessi, e io non ho la benché minima intenzione di zerbinare una profumiera.
– Loft girl: Dopo me si in cui mi disinteresso completamente delle donne, a un anno circa dalla brusca separazione con Sophie e a sei mesi di distanza dall’ultima trombata (quella della Vigilia di Natale), decido di riaffacciarmi sul mondo delle pay girl.
1. Ragazza italiana ben recensita su Punterforum. Nell’annuncio dice di fare altro nella vita, perciò non mostra il viso. Dicono che sia una 23/25enne carina, che abbia un fisico da modella e che sia molto gentile. Ci vado con l’intenzione di replicare lo schema di gioco che ero solito utilizzare con Irina : BBJ > CIM/CIF > cunnilingus > sesso in diverse posizioni. Appena entro rimango scioccato. È quella delle foto (lo si capisce da un tatuaggio) ma ha un viso mascolino con un naso enorme. Sono tentato di andar via, ma la sua gentilezza mi spinge a restare. Lei mi chiede come la trovo. Ancora non mi sono ripreso dallo shock iniziale e le dico che mi aspettavo fosse decisamente più carina. La prende sullo scherzo e ci rechiamo in camera da letto.
Mi pratica dell’ottimo sesso orale e le vengo in bocca. Il mio programmino va però a rotoli. Non riesco a mantenere l’erezione perché non mi attizza per nulla. Non avevo mai toccato un culo così flaccido in vita mia.
Passiamo al social time. Mi dice che nella vita fa la baby sitter e che il suo cliente medio è un sessantenne con la panza (qui capisco perché il mio metro di giudizio non è lo stesso di molti altri punter). Mi dice che fisicamente sarei il suo tipo se mi facessi qualche tatuaggio e mi propone perfino di andare a mangiare del sushi insieme (LOL). Declino l’offerta, la pago e me ne vado. Una sega mi avrebbe dato la stessa soddisfazione con il plus che avrei risparmiato “150 rose”.
2. Ragazza ucraina che lavora per un’agenzia di escort. Questa volta le foto includono anche il viso e la girl sembra oggettivamente gnocca. Le tante recensioni che ne tessono le lodi su Punterforum mi fanno immaginare che mi rifarò presto della delusione precedente. Mi reco al nostro appuntamento. Ad aprirmi la porta è senz’altro lei. L’ambiente è cupo e poco luminoso . Il suo viso sembra “consumato”, ha un qualcosa di triste che non emergeva dalle foto patinate. L’accoglienza è molto più distaccata rispetto all’altra loft girl. Mi chiede di andare a fare la doccia. Io però sono fresco e profumato come una rosa e ribatto “I just took a shower”. Lei mi risponde che volente o nolente devo rifarmi la doccia.
Entro nel bagno e rifletto un attimo. Su queste premesse il grado di soddisfazione che posso trarre da questa esperienza è già irrimediabilmente compromesso. Esco dal bagno e le dico “I change my mind”. Prendo le mie cose e mi fiondo fuori dal bilocale. Forse a modo mio sono una sorta di “Alpha widow”. Dopo aver avuto accesso a esperienze sessuali appaganti e coinvolgenti in un contesto di naturalezza e spontaneità (e qui ho in mente soprattutto Irina e Sophie) mi sento degradato nell’approcciarmi a questo tipo di situazione. Il sesso con le pay girl può essere solo un surrogato di ciò che realmente mi piace e, almeno per il momento, ho la netta sensazione che il gioco non valga la candela.
La morale della favola?
Dare e ricevere amore fa star bene. Come soddisfare questa necessità di essere amato e accettato in una società distopica sul viale del tramonto? La sensazione di avere tanto da dare ma darlo a chi? Rassegnarsi alla nuda realtà significa comprendere che l’amore è solo un inganno, come nell’archetipo schopenhaueriano. È questa la miglior strategia possibile? Credo di sì. Fondare la propria stabilità sulle labili certezze di una donna contemporanea non può condurre a nulla di buono. Rincorrere l’idea di un rapporto sano (che non sia condizionato in qualche modo dalla società decadente in cui viviamo) non può che alimentare la frustrazione.
Speranze e paure si nutrono entrambe di aspettative. Non posso affermare di non aver paura di rimanere da solo se in cuor mio nutro ancora la speranza di incontrare quell’eccezione che confermi la regola. Io non mi illudo più.
Cerco di essere la migliore versione di me stesso e lo faccio per il mio benessere psico – fisico.
Sono sempre stato una persona eclettica e con molteplici interessi. Continuo a studiare e a lavorare su me stesso. Ognuno di noi eredita dalla propria famiglia, o dal contesto sociale in cui cresce, qualche comportamento disfunzionale per la propria serenità. Non è facile riprogrammare la propria mente. È come installare un nuovo sistema operativo sovrascrivendo su quello precedente. Ho deciso di assumermi le mie responsabilità. D’ora in poi, ogni qualvolta ricadrò negli errori del passato, sarà soltanto colpa mia.
Da due/tre anni ho intrapreso un percorso volto ad accrescere la consapevolezza che ho di me stesso, del mio corpo e delle interazioni col mondo che mi circonda. Questa maturazione interiore di sicuro mi ha aiutato ad assorbire meglio il colpo dell’ultima grande delusione. La red pill, in questa prospettiva, è consapevolezza allo stato puro. Perciò non può che essere un ulteriore passo avanti nell’evoluzione del mio io interiore. Conduco una vita regolare, curo la mia alimentazione e dedico il tempo libero alla mia più grande passione, lo sport. Ho raggiunto un’ottima forma fisica e non ho necessità di assumere alcun farmaco.
Il mio morale è stabile, lontano dalle vette dell’innamoramento ma altrettanto distante dagli abissi della disperazione e dell’abbandono. Non nego che a volte mi sento davvero solo, ma non spreco tempo sui social e sulle app di dating e fin quando impiego proficuamente le mie giornate la cosa non mi destabilizza più di tanto.
L’hic et nunc fa parte della mia nuova filosofia di vita. Cerco di non commettere l’errore di vivere con sgomento nel passato, e allo stesso modo evito di vivere con ansia nel futuro. Non è semplice ma cerco di creare delle abitudini più sane.
Questa è la mia storia. Seppur nei limiti della mia soggettività, raccontare il mio passato da una prospettiva quanto più razionale e distaccata credo possa servirmi a smetterla di giudicarmi per cosa avrei potuto o dovuto fare, e per come sarebbe andata se solo avessi fatto qualcosa diversamente. Caro Red, scusa se mi sono dilungato e grazie per il servizio che rendi alla comunità con il tuo blog. È un faro di luce nelle tenebre della censura del libero pensiero , e un seme di speranza nell’arido terreno del politically correct imper ante.
-Freeman-
A me pare una storia di apprezzabile successo pur partendo con l’handicap della madre svalvolata. L’autore ha avuto quantità e qualità in tutti gli ambiti. Ecco, mancano evidentemente gli amici, ma è difficile potersene lamentare con tutto il popò di attività che ha intrapreso.
Delusioni e fregature fanno parte del pacchetto-donne, è assodato.
Grazie per la condivisione, è sempre bello avere l’onore di leggere le riflessioni sincere che qualcun altro fa su di sé.
D’altra parte, però, leggere le storie di successo che hai raccontato dipingendole come se fossero sconfitte, o comunque senza sottolinearne i non pochi aspetti positivi, mi lascia perplesso. Non so cosa tu abbia studiato all’università, ma io ho fatto una facoltà scientifica e ti assicuro che neanche il 20% dei miei compagni ha avuto le esperienze sessuali che hai descritto tu. Perché in fondo il problema vero non è tanto quando si fanno esperienze negative come nel tuo caso, ma quando uno non ha neanche la possibilità che le cose gli vadano male perché è proprio tagliato fuori dai giochi…
Tu per lo meno la possibilità di giocare l’hai avuta. Hai scopato con molte ragazze, hai provato cosa vuol dire essere fidanzato alle superiori, ti sei sentito desiderabile anche se per brevi periodi, e questo ti mette in una posizione invidiabile rispetto a quei ragazzi che devono immaginarsi tutto quanto.
In ogni caso, mi aggrego anche io al gruppo di quelli che vedrebbero di buon occhio una sezione dedicata alla famiglia d’origine.
Incredibile come le ragazze, quando stanno per lasciarti, seguano più o meno tutte lo stesso copione: diventano facilmente irritabili, ti rinfacciano all’improvviso cose di cui per anni non ti hanno mai parlato, cercano ogni minimo pretesto per litigare, si trasformano in persone completamente diverse e via di seguito. Inutile anche provare a discuterci razionalmente, facendo loro notare l’assurdità del loro comportamento e del loro voltafaccia, perché tanto è un linguaggio che loro non comprendono.
Deve essere stato molto doloroso vivere una storia del genere con una cerbiattina nordica e poi ritrovarsi senza preavviso a sprofondare nell’abisso. A quanto pare però sei per natura molto resiliente e alla fine sei stato bravo ad inquadrare le tue esperienze di vita nell’ottica giusta, con equilibrato distacco. E’ lo spirito giusto per un redpillato.
C’è anche un tema interessante di cui abbiamo parlato troppo poco nel blog, cioè il peso che ha la famiglia nello sviluppo di un individuo e nella possibilità che ha di esprimere il suo potenziale nei rapporti con le donne. Si nota come tu abbia risentito parecchio dell’influenza negativa di una famiglia disfunzionale, pur avendo un aspetto sopra la media che ti ha permesso di tamponare i danni. Su un ragazzo non altrettanto dotato esteticamente, che già per questo motivo magari ha un’autostima bassa e non riesce a sviluppare capacità sociali, una famiglia di un certo tipo è davvero la mazzata definitiva.
L’autore dovrebbe essere tutto sommato soddisfatto, ha avuto una vita socio-sessuale di gran lunga sopra la media (addirittura con una gnocca DOC dal Paese delle Gnocche!) ed è pure riuscito a raggiungere un alto livello di consapevolezza senza “farsi troppo male”, cioè senza cadere nella trappola del matrimonio o della convivenza. E la storia familiare non è di certo la peggiore che ho mai sentito.
Le sue storie sono l’ennesima conferma che fondamentalmente le donne non sono capaci di amare gli uomini come gli uomini amano le donne. Gli unici esseri che le donne sono capaci di amare veramente sono i propri figli (tant’è che in Italia spesso vediamo rapporti figlio-madre che rasentano l’incesto, come se il figlio fosse un sostituto affettivo del marito, altro segno che i rapporti tra i due sessi in Italia sono alla frutta). Appena il compagno esaurisce la sua “funzione”, qualunque essa sia, viene gettato via come un sacco della monnezza con spietata freddezza, contesto permettendo. Non esiste reciprocità ed è inutile aspettarsela: meglio affrontare qualsiasi relazione con loro con questa consapevolezza e godersi il momento finché dura.
Già il buon Red mi ha preceduto sul fatto di come le donne seguano sempre lo stesso copione, quando stanno per lasciarti. Aggiungo però una cosa: le donne, quando agiscono in questo modo, lo fanno perché hanno già un piano di riserva bello che pronto. Che voglio dire? che mentre tu eri li a struggerti, piangere e a portare il dialogo su un piano più razionale, lei già aveva pronto un appuntamento con Chad “lo sventrapassere”, il litigio era solo un pretesto per buttarsi tra le braccia del nuovo pretendente (se non ci si era già buttata prima, mentre eravate “ufficialmente” fidanzati…). Nella manosphere esiste una frase che dice così: Lei non è tua, è solo il tuo turno; tenetela bene a mente, fratelli miei.
Carissimo Freeman complimenti e grazie per il tuo racconto! La parte intitolata “La morale della favola?” poi è da stampare e incorniciare!!
Comunque riflettevo sulle esprerienze pregresse e sulle “cruditè” che hai subito (fosse colpa dei comportamenti femminili o delle tue mancanze, poco importa…) e mi radico sempre di più nella convinzione che alla base della crescente distopia in ambito relazionale, vi sia fondamentalmente la rottura del patto implicito tra i due sessi (considerazione che ho già letto più volte tra i commenti di altri utenti).
Da un lato vi sono uomini sempre più “asessualmente sessualizzati di sesso”: cioè uomini che hanno sempre più in mente il sesso (molto più di una volta) ma che ne fanno meno (secondo me meno di una volta). E questo vale ovviamente per i gradini inferiori della piramide LMS, ma anche ai vertici non credo che sia sempre tutta questa gran festa GRATIS: da notare che anche tanti vip (bellocci ricchi e con status) spesso devono comunque ricorrere alle pay e/o alle indi-pay per i loro festini. Cioè secondo me l’immagine del tommy latino o del chuck nordico circondati da fighe che vogliono solo farsi sbattere da loro è ahimè tramontato pure quello. Sia chiaro, le ragazze cercheranno sempre il figo di turno, ma ho la sensazione che rispetto a dieci/venti anni fa dove lo facevano perchè “fisicamente attratte dal tipo” adesso lo facciano più perchè “morbosamente attratte dall’egoboost derivante dall’andare con quel tipo”. Forse anche una volta era così, ma ho la sensazione che i rapporti fossero comunque più “vitali”, “carnali”, “di pancia” e non subordinati allo share dei social.
Dall’altro lato vi sono sempre più donne malate di “vaginismo psichico” e/o qualche forma di “frigidità non dichiarata”: sono quasi giunto alla conclusione che alle donne, pure quelle che la danno come il pane, del cazzo non gliene freghi un cazzo. Certamente non mi metterò a piagnucolare sulla mancanza di “sentimenti” di queste slot machine vaginomunite. Però la mancanza di emozioni quella no che non posso accettarla. Ormai anche una scopata “in allegria” diviene una specie di scambio dai contorni più commerciali che relazional-emozionali. Sia chiaro che non pretendo nè credo di essere un Rocco Siffredi, ma nemmeno l’ultimo pischelletto… eppure queste quando le stantuffi vedi chiaramente che non vedono l’ora che tu finisca perchè devono controllarsi la home di Instacaz. Oppure che iniziano con strane e pretenziose richieste, lasciando intendere tra le righe (a neanche due mesi di frequentazione) che solo “perchè te la danno tu debba qualcosa a loro”… pazzesco, sarò all’antica ma le cose si fanno in due, una se me la dà dovrebbe essere contenta di darmela lei stessa per prima! Se diventa una specie di commercio, sia pur non caratterizzato da scambi di beni (figa) e servizi (sesso, pompe, ecc.) vs corrispettivo in denaro e/o beni materiali, ma anche a livello relazionale, del tipo “te la dò ma in cambio tu alimenti il mio ego in qualunque maniera, dalla più materiale alla più immateriale” allora non differsisce troppo dalle situazioni ultramega PAY!!
Finalmente un articolo che dimostra che redpill =/= incel. Freeman ha avuto una vita sessuale e affettiva ben al di sopra della media eppure e’ rimasto insoddisfatto.
Un piccolo appunto su Sophie. Probabilmente in quanto studentessa Erasmus, vedeva in te lo status di “autoctono esotico” ossia la tendenza delle NP di trovare attraente una persona locale quando ci si trova in vacanza o in viaggio all’estero libere da condizionamenti ambientali. E’ la stessa tendenza che porta i bagnini romagnoli a trombarsi cerbiattine nordiche oppure le milfone divorziate europee a scopare con i locals con il cazzo enorme a Zanzibar. Probabilmente, una volta che la relazione e’ diventatata longterm i fattori Look e Money hanno pesato parecchio, vedi per esempio la reazione di padre e sorella.
In realtà non capisco di cosa ti lamenti. Comunque grazie per la condivisione.
Allora, questa storia dimostra ancora una volta una cosa, che secondo me hanno capito pochissime persone, sopratutto redpillate: la teoria LMS non è da mettere in discussione, MA serve solo PER TROMBARE. PUNTO. Non illudetevi neanche per un istante che un alto LMS coincida con il fatto che lei si INNAMORI, e che quindi eviti totalmente di fare certe cose. Chi pensa questo non ha capito niente di sentimenti e della vita in generale: le donne scopano con chi ha un alto LMS, MA non vuol dire assolutamente che lo facciano per amore!! Ma chi pensa una cazzata del genere?!!? La cazzata per cui la donna si concede solo se ha un sentimento per qualcuno è, chiaramente, una cazzata grande come una casa. Freeman ha sicuramente un alto L, non ho ben capito M ed S ma sembra che non abbia molta rilevanza ma SOLO PER SCOPARE. STOP. Le tipe di cui lui parla NON erano innamorate di lui, tutto qui. Ma veramente c’è qualcuno che pensa che un alto o altissimo LMS coincidano con l’amore vero, regalato dalle donne così, gratis??!??! Ma NEANCHE PER IDEA!! Avete letto le storie di altri qui, che pur essendo attraenti non sono riusciti a legarsi una donna? Sono riusciti SOLO a scoparla e a illudersi che lei fosse innamorata, tutto qui. Io non capisco chi pensa che tutta questa teoria serva a trovare l’amore della propria vita: non è assolutamente così, ma per nulla. Come ho già detto, una brava escort ti sa dare perfettamente quello che una “free” darebbe a uno con un alto LMS: TUTTO QUI, non c’è nessuna differenza. Solo che con la prima il risultato è quasi assicurato (quasi, poi dipende anche un po’ da come si comporta il cliente), con la seconda no, e come se non bastasse, con la seconda arriva la botta dolorosa sui denti, quando il tipo con alto LMS si accorge di essere stato usato per sesso e niente altro; lui pensava, ingenuamente, che essendo figo, danaroso e con un grande status lei fosse persa per lui: non è praticamente MAI così. Io conosco pochissime donne veramente innamorate del marito o del compagno, ma veramente poche; anzi, io mi sono fatto l’idea che una donna non si innamora veramente quasi mai, anche se racconta il contrario. Inoltre, quelle due o tre innamorate su 100 lo sono di invalidi. Voglio dire, è inutile bastonarsi le palle dicendosi di continuo “Tizio ha un alto LMS e scopa, io invece no”, perché basterebbe andare a prostitute, pagarle un po’ di più e avrai le STESSE IDENTICHE ATTENZIONI. Mi è capitato due settimane fa: ho invitato una escort a casa, una ragazza bellissima, un corpo favoloso, dolce, educata, simpatica, insomma tutto quello che deve avere una ragazza per piacere. Abbiamo passato un’ora a letto come si ci conoscessimo da anni, lei sembrava totalmente presa, con gli occhi chiusi, godeva, mi toccava, mi baciava, si è concessa veramente senza riserve: che esperienza diversa ho avuto io rispetto all’alto LMS? Nessuna, è la stessa identica. In entrambi i casi ZERO AMORE, ovvio. La differenza però sta qui: io so che siamo stati bene insieme quella sera perché l’ho pagata e perché mi sono comportato come si deve, ma so perfettamente che non è stata con me per amore; Tizio, con LMS alto, invece pensa “Ho scopato perché lei è innamorata, perché io sono figo”. MA dopo un po’ si rende conto che non è così: ecco l’esempio portato sopra. Chi sta meglio dei due dopo un po’?
Il succo della storia è Sophie, sul resto sarebbe stato molto meglio sintetizzare, sorvolare e omettere.
Quello che hai vissuto con lei è quello che ci si deve aspettare da una relazione con una ragazza, soprattutto se giovane e sotto i 30. Prima o poi si stufano o hanno qualcuno di più interessante a portata di mano. A quel punto tirano fuori scuse per litigare, si atteggiano freddamente fino a che la relazione viene chiusa motivando con ipocriti pretesti e bugie. Si tratta di un comportamento opportunista, meschino e vigliacco, molto spesso condito da attegiamenti infantili e stupidi, ma è il più classico dei copioni, già visto milioni di volte.
Cosa fare quindi?
Se e quando si inizia una storia con una ragazza giovane, essere consapevoli che quel momento inevitabilmente arrriverà, per cui prima di tutto non investire troppe energie nella relazione e ai primissimi presagi dell'”inizio della fine”, rimanere lucidi, non farsi umiliare e intrappolare in inutili e patetici psicodrammi per cercare di salvare il rapporto. Arrivati a quel punto c’è solo una cosa sana da fare: bisogna alzarsi, salutare e non cercarle più! Fine.
Storia che alla fine conferma sempre le stesse dinamiche(donne sempre oggetto di studio psichiatrico,eterne insoddisfatte ecc.),con la particolarità secondo me che il protagonista a tratti ha scopato alla grande,a differenza di molti poveri disgraziati pariestetici che non hanno avuto problemi di salute e nemmeno situazioni familiari disastrate come la sua,ma non hanno di fatto raccolto quasi nulla.Consiglio all’autore di blackpillarsi in futuro oppure optare per MGTOW,dopo aver letto certe dinamiche della sua vita.Il passato alla fine non è stato proprio da buttare.Il rischio statistico di incontrare disagiate aumenta esponenzialmente anno dopo anno.O si va pay o è l’inferno.
Buona fortuna.
Ho letto tutto il racconto con grande interesse; abbiamo vissuti molto simili, anche io vengo da una famiglia molto diversa e con dinamiche “sbagliate”. Mi ha colpito molto che nonostante questo tu hai avuto molte ragazze, moltissime corteggiatrici!!! Io in 38 anni di vita mai avuto corteggiatrici, mai avuto ragazze, mai avuto esperienze.
C’è da considerare che io sono stato educato nella religione più estremista, più tradizionalista e ho la sindrome di Asperger, questo mi ha reso molto diverso, goffo e misogino e quindi sono stato tenuto lontano dalla mia generazione.
Inoltre per via della mia dipendenza dalla ripetitività, non mi sono mai allontanato dalla mia città, altrimenti cadrei in depressione.
@Redpillatore: io anni fa divenni amico di uno con qualche anno più di me, che poi scoprii avere una mente molto femminile. Era eterosessuale, ma con un cervello femminile (amava l’estetica, era molto emotivo, aveva un sacco di paure, aveva molte ansie, quando parlava faceva sempre esempi femminili, se parlavo male delle ragazze se la prendeva, aveva un sacco di amiche, si annoiava facilmente e doveva continuamente cambiare abitudini, idee, gusti ecc.) e infatti quando si stufò di me, fece proprio come hai detto: iniziò a rinfacciarmi le cose, ad essere tutto scocciato, a tirare fuori cose assurde, a diventare l’opposto di quello che era due giorni prima. Tutti pattern femminili, per i quali (vista la mia educazione religiosa e misogina) sono assolutamente incompatibile.
desidero manifestare la migliore solidarietà per l’infanzia e l’adolescenza. Anche io ho sofferto molto per una madre problematica, a dir poco ansiosa. il rapporto con le donne è sempre segnato dal rapporto che si ha con la madre.
Grazie per la condivisione, e capisco che la tua vita non è stata facile.
E’ orribile quando tu dai amore, ma poi in cambio non ricevi nulla, sei trattato letteralmente come un oggetto, un dildo da sfoggiare.
Però immagina questo: la stragrande maggioranza degli uomini con problematiche simili alla tua, non ha avuto/non ha la fortuna di un aspetto fisico come il tuo.
Quindi loro non hanno NEANCHE la valvola di sfogo del “sesso”. Immagina che fine fanno questo tipo di uomini.
E’ la maggioranza silente, la maggioranza disprezzata, la maggioranza che per loro l’amore (se ci credete) o anche solo l’apprezzamento è una cosa impossibile da immaginare.
Inutile dire che questi uomini fanno tutti una brutta fine non avendo queste fortune. Credo che la maggior parte finisca o in prigione, in case di cura, oppure suicidandosi.
L’amore è un lusso, o meglio, l’affettività è un lusso che pochi hanno il privilegio di avere nella vita.
Dovresti ritenerti miracolato che la biondina ti ha restituito i regali, visto l’andazzo: nel 90% dei casi se li tengono, perché “tanto sono regali”, appunto.
Sai cos’è che dovresti fare con i tuoi genitori, soprattutto tua madre? Rispondere per le rime.
Il comportamento di tua madre per certi versi mi ricorda quello di mia moglie fino a qualche mese fa: continue mortificazioni assolutamente immeritate, ore e ore trascorse a farmi sgridare e a farmi drenare ogni energia mentale, con gravi ripercussioni sul lavoro e sulle mie finanze visto che poi in tutte quelle ore non concludevo un cazzo. Col mio capo ho dovuto accampare la scusa che lo smartworking riduceva la mia efficienza, e me ne vergogno profondamente perché sapevo di mentire visto che era solo colpa di mia moglie.
Nel primo anno di matrimonio non ho mai cercato di dialogare razionalmente perché, come ha fatto notare Red, il linguaggio razionale non è un linguaggio che le donne comprendono (e vanno anche orgogliose di ciò perché si vantano di essere persone con intelligenza emotiva!), di conseguenza subivo tutto quasi senza fiatare.
Poi un giorno, al milionesimo litigio, non ce l’ho fatta più: sono esploso. Sono volati oggetti e ho distrutto mezza casa. Ho urlato volgarità inaudite che non sapevo nemmeno di conoscere. Mi hanno sentito tutti nel vicinato, e Dio solo sa per quale miracolo nessuno abbia chiamato la polizia. Ma sai qual è stata la cosa che mi ha sorpreso? Che lei si è COMPLETAMENTE AMMUTOLITA per due giorni di fila (poi purtroppo ha piano piano ripreso a parlare) e durante la mia esplosione scappava via come un verme. Io pensavo che avrebbe risposto e che sarebbe stata una vera e propria guerra, e invece…??? Puf! Niente. La sua voce grossa, le sue critiche, i suoi ricatti psicologici, le sue mortificazioni, le sue minacce, erano tutto un bluff. Gli rispondi come si deve e scappa via come un verme. Dovevi vedere come cercava vie di fuga a mano a mano che io avanzavo spaccando casa: dopo essersi chiusa a chiave nel bagno credeva di essere al sicuro, ma io ho sfondato la porta.
Ora che sei grande e grosso, amico mio, non farti dire più niente dai tuoi genitori. Lo stress fa male (specialmente nelle malattie autoimmuni, questo lo sai meglio di me), percui non accettare mai più neanche il minimo livello di stress. Non tenerti niente dentro, perché se resta dentro ti avvelena. Esterna tutto. Se capita, restituisci a tua madre in una volta sola tutti gli sganassoni che ti ha dato lei in una vita. Potresti finire in galera, ma sarà il giorno più bello della tua vita. 🙂
Ciao, e buona fortuna!
Storia che segue tematiche abbastanza standard, tra cui:
In ogni caso si evince che tu abbia fatto un grande percorso di crescita, hai imparato a dare importanza a te stesso e alla tua carriera/studio, hai affrontato a testa alta la malattia e le difficoltà, e comunque le tue esperienze con le donne le hai fatte. Stai facendo tesoro del tuo vissuto, ti faccio tanti auguri per il futuro.
La frase “Questo filo rosso è intessuto dell ’estrema volubilità e della spietatezza di tutte le donne che ho amato” può essere il riassunto di tutto il racconto.
E può essere la summa di quella che è la realta attuale, una donna prima di prendere in considerazione un uomo valuta accuratamente se le conviene con lo stesso stato d’animo di quando va a comprare una borsa nuova, con distacco e freddezza.
E quando si stancherà di lui lo butterà nel cassonetto assieme alla borsa vecchia.
Prima ci mettiamo in testa che in questa società distopica l’amore non esiste, o perlomeno è un evento alquanto raro, e prima ci risparmieremo inutili sofferenze.
E’ un racconto molto lungo che lascia trasparire molta tristezza e mi dispiace molto per quello che hai dovuto passare.
La regola che ne ricavo io personalmente è la conferma dell’incapacità della donna di prendersi le proprie responsabilità. Di madre, fidanzata o amante che sia.
Le mamme purtroppo fanno danni….sia quando sono assenti che quando sono troppo presenti ma chiedere scusa non è una loro prerogativa.
Essere lasciati dalla ragazza fa parte del pacchetto…però anche qui difficile che nel farlo una ammetta che la relazione è finita per decisione sua (o a volte più del suo entourage che sua), senza che senta la necessità di attribuire all’uomo delle colpe per giustificare la rottura. E queste sono cose che ti rovinano anche il ricordo dei momenti belli della storia.
Certo….di problemi ne hai avuti però da come parli alla fine mi sembra che tu sia sulla strada giusta per trovare quello che cerchi….l’atteggiamento corretto secondo me è quello di chi si prende le proprie responsabilità, raccoglie i cocci della propria vita e guarda avanti.
Da quello che mi sembra di capire sei ancora giovane e poi come L non dovresti essere messo male visto che puoi permetterti di selezionare quindi prima o poi vedrai che avrai nuove occasioni per rifarti una vita vera e degna di essere vissuta.
Ho trovato la testimonianza molto interessante. Ciò che più mi salta all’occhio è il contrasto tra questa realtà e l’unica realtá propagandata dai media: l’uomo cattivo e violento e la donna vittima e angelo del focolare.
Invece, ciò che non viene mai detto è che molte madri creano danni enormi ai figli, con i loro atteggiamenti morbosi.
Ricordo una mia ex, che quando la conobbi era separata dall’ex marito già da tanti anni e lui era sparito. Lei dormiva nel letto matrimoniale con l’unico figlio maschio che ai tempi era poco più che adolescente.
Per il resto credo che Freeman grazie all’aspetto fisico scolpito e ad un bel modo di fare (no disperato o morto di figa) sia riuscito ad attrarre un numero di donne che mediamente per gli altri sono un miraggio.
Interessante anche la conferma delle “cesse” inconsapevoli di esserlo e con la possibilità di selezionare anche ragazzi ben più attraenti di loro.
Muoversi in mezzo a questo delirio femminile è cosa ardua.
Bello anche il pezzo in cui la ragazza improvvisamente “impazzisce”. Capitò anche a me quando avevo 20 anni. Da che lei era brava e paziente, si trasformò in un’isterica rabbiosa, irriconoscibile. All’inizio pensai addirittura avesse problemi mentali.
Invece doveva solo lasciarmi. Una delle esperienze più traumatiche della mia vita.
Storia davvero notevole, che dimostra che i redpillati non sono necessariamente dei disadattati senza vita sociale, senza futuro, senza cultura, senza donne, affetti da chissà quali malattie psichiatriche.
Ci sono ancora molti pregiudizi e incompresioni sull’argomento, frutto di articoli arraffazzonati scritti da giornalisti che definire “giornalisti” è un insulto alla categoria, che portano avanti lo stereotipo del redpillato come di un malato di mente da curare.
Bella testimonianza
Sempre pensato che quando due persone stanno insieme in realtà stanno insieme due tribù (tutte le persone importanti per il singolo) che condizionano pesantemente la coppia in bene o in male.
Dal racconto secondo me sei almeno un 7 ma hai diversi malus di altro tipo che hai imparato a superare.
Come giustamente ha scritto il Redpillatore il fattore famiglia è impattante sull’attrattività (si lega al fattore ambiente e quindi alla S)
Grazie per la tua condivisione Freeman. Una testimonianza importantissima della necessità assoluta di inquadrare donne e relazioni in un ottica cinica.
Sono inoltre molto vicino alla tua visione “politica”, che mi sembra di aver letto tra le righe. Non mi dispiacerebbe un giorno fare la tua conoscenza.
Un abbraccio,
Vik
Racconto chilometrico, da cui però si evince un elemento fondamentale: tutto parte dalla famiglia di origine. Nel caso specifico, un uomo beta (così sembra di capire) costretto a riprodursi con una psicotica, per non rimanere solo. E’ chiaro che tutto quel che ne consegue è una derivazione.
Credo che probabilmente a salvare quest’uomo sia stato un fattore L abbastanza alto e probabilmente sottovalutato, visto che non gli è mai mancata la validazione femminile fin dall’adolescenza. Diversamente sarebbe andata in modo molto differente.
Tutto sommato gli è andata bene, da novello redpillato non potrà dire di non avere avuto la sua fetta di amore e divertimento.
La redpill gli dovrà servire per non perpetuare di nuovo il karma negativo di origine (beta providing + psycho).
Complimenti, ho apprezzato molto il tuo racconto ricco di dettagli e spunti interessanti su cui riflettere.
Ammetto che è stata una faticaccia leggerla tutta, peró alla fine l’incredibile somiglianza della tua storia con la mia mi ha convinto ha continuare. Ben scritto e narrato, complimenti. Anche io ho avuto lo stesso esatto tipo di famiglia, anche se mia madre, per grazia di Dio, non si è mai spinta fino a certi punti ed è stato sempre tutto abbastanza contenuto. Anche io mi sono un po’ salvato grazie alla mia buona estetica ma ho avuto esperienze molto simili con le donne, dove rapporti si sono conclusi in maniera molto confusa (da parte mia) e dolorosa. Anche io, dopo la scoperta della Redpill, sono arrivato alle tue stesse conclusioni e affronto la vita in un modo simile, con le sue incertezze.
Grazie per il tuo contributo. Aggiungo che tutto sommato hai goduto di un bel palmares, e per quanto non sia consolatorio per quello che hai passato, hai avuto donne che molti qui si sognano.
E per Red: si, converebbe parlare più dell’influenza del nucleo familiare sulle nostre possibilità e sul nostro modo di rapportarci alle donne.
“È una cassiera del supermercato (ci seguiamo anche sui social). Ha raggiunto il muro e da come si esprime sembra esserne conscia. È sempre pesantemente truccata, quindi è difficile dare un giudizio oggettivo. Le darei un 6.5 “truccato” . Tra una chiacchiera e l’altra le chiedo di uscire con me e lei mi risponde “aspettiamo almeno che diventiamo gialli”. La risposta è eloquente e non insisto, anche perché fortunatamente non mi è venuto l’ittero e non sono diventato giallo. La mancanza di “perseveranza” da parte mia provoca però un’insolita reazione. Lei è gentile nei miei confronti e quando capita mi lancia delle frecciatine inverosimili del tipo “nessuno mi chiede di uscire”.
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(A me) sembra evidente che la cassiera intendesse dire di aspettare che decretassero almeno la zona gialla nel posto dove state per poi poter accettare l’uscita con te e poi sia rimasta delusa per il fatto che una volta verificatasi questa situazione tu non abbia più reiterato l’invito.
Dando per scontato che la tua battuta sull’ittero sia ironica….quanto ha inciso la vostra diversa posizione ideologica sulla valutazione dei pericoli del covid nella tua rinuncia all’invito?
La sintesi di sto polpettone indigeribile (che purtroppo ho perso un quarto d’ora della mia vita a leggere: quarto d’ora che nessuno mi restituirà) è: “Bella raga, HO SCOPATO TANTO E FORTE, ma resto umile!”. Il protagonista di questo romanzo, più inverosimile di un manga di serie B, è bruttarello, sfigato e timido, e a un tratto comincia a scopare perchè fighe da 7+ letteralmente GLIELA BUTTANO DAVANTI e LO PREGANO DI SCOPARLE, perchè era nel Disegno dell’Universo che il Nostro non restasse senza figa. Tutto questo mi sembra addirittura offensivo nella sua inverosimiglianza: quasi ai limiti della presa per il culo nei confronti dei redpillati veri.
Un ringraziamento per l’autore, per questo resoconto vero e quindi brutale anche se lievemente disseminato di poesia.
Ti chiedo, se vuoi e puoi dirlo, dato che siamo in un forum anonimo,
1) che tipo di malattia autoimmune hai acquisito e come la controlli? Presumo non sia grave in quanto il fisico è atletico \muscoloso e dici di avere smesso i farmaci. Che attivita’ sportiva effettui?
2) quando parli del medico di base “incompetente” perché a tuo parere lo era \e’ e cosa ha fatto
3) come sono ora i rapporti con i tuoi genitori?
4) le tue sorelle “ipergamano”?
5) tua madre non è mai stata in terapia e non ha mai assunto psicofarmaci?
Una lettura di grande interesse,
Attendo tue.
La storia di Freeman; uno spunto di miglioramento personale.
Ciao Freeman, sempre ringraziandoti, appurato che il medico di base è stato limitante per le cure sbagliate, ti chiedo, sempre in via anonima e senza scendere nei particolari, con che modalita’ sei migliorato a livello di salute.
Cioè, oltre a leggere i paper sull’oggetto specifico , forte anche della tua istruzione scientifica,
hai cambiato medico andando da specialisti più giovani e \o aggiornati e soprattutto, vista la grande quantita’ di medici che si pubblicizzano come “olistici” per poter risolvere i problemi, come hai individuato quello giusto o adeguato (senza incappare in ciarlatani)?
In altri termini, ti recavi dal medico dicendo ,proviamo a fare x perché i paper dicono X o sperimentavi su te stesso, con supervisione medica minimale?
Hai frequentato forum specifici inerenti alla medicina prendendo spunti su come migliorare
E se si può dire , sempre senza entrare nel merito, cosa hai eliminato (dieta, abitudini sbagliate) ?
Sempre ringraziandoti del tuo prezioso resoconto,
Un saluto
Credo che cio che stia letteralmente distruggendo non siano le blablate redpill (che io chiamerei broken hearts bluepill) da poveri disperati storditi che scrivete qui quanto la credenza di poter cancellare il passato senza pagare pegno.
Ora probabilmente l:autore era davvero un untermensch rispetto a sta ragazza ma era cmq il suo ragazzo. In passato si sarebbe detto il danno e fatto.
Cosi avremo una schizzata disturbata in piu – e il segreto delle storie di pedofilia e degli stupri : quello che hai dato ad uno, non lo puoi dare ad un altro – e un single in piu. >>>sempre piu pressione sulle ragazze. E sempre piu senso di onnipotenza, illusorio.
Ma come si fa a leggere una mattonata del genere?
Ma un pò di sintesi no eh?
Comunque, da quel che emerge dalla prima metà del racconto (chissà che prima o poi io riesca a terminare pure la seconda) il povero autore ha avuto una grave sfortuna, ovvero una madre pazza.
Se lei si fosse buttata dal balcone per davvero, avrebbe reso la vita di suo figlio certamente migliore.