Il Senso del Tifo Calcistico
Caro Redpillatore,
sono un tuo lettore da quasi un anno ormai e, grazie a te, mi sono abbastanza appassionato alla manosphere e alle sue molteplici sfaccettature.
Visto che il tema del momento riguarda la recente vittoria degli europei da parte dell’Italia, e quindi il riacutizzarsi della diaspora tra “calciocornuti” e “anti-calciofili”, vorrei proporti un punto di vista alternativo sulla questione da parte di un (ex) “calciocornuto”. Spero di non annoiarti.
Hai pubblicato un meme che mostra ciò che ottengono i calciatori dal calcio e ciò che ottengono i tifosi: precisamente i calciatori ottengono status, soldi e figa mentre i tifosi nulla.
Ecco io non sono esattamente d’accordo con questa visione. I tifosi non ottengono veramente nulla?
Certamente rispetto a ciò che ottengono calciatori ed allenatori non esiste il minimo paragone, ma io sono convinto che in realtà qualche cosa il tifoso ottenga.
AUMENTO DI STATUS PER ASSOCIAZIONE
Qui probabilmente scoppierai a ridere (e in parte hai anche ragione) ma, se abbandoniamo per un attimo il confronto impietoso coi calciatori, all’interno della comunità degli “appassionati di calcio” o dei semplici “interessati”, i tifosi della squadra che vince acquistano indubbiamente uno “status” più elevato come se il fatto di “essere rappresentati” da una squadra vincente riservasse ad essi un posto sul “carro dei vincitori”.
Questa cosa è a tutti gli effetti un completo delirio: nulla in tutto ciò è razionale né tantomeno REALE ma porta con sé implicazioni reali perché il delirio è esteso a un numero sufficiente di persone da renderlo “riconosciuto” in qualche modo. Ad esempio in contesti come i festival musicali in cui vedi bandiere da tutto il mondo (e in cui è anche estremamente facile rimorchiare) ricordo quanto aiutasse indossare la maglia della nazionale o della Juventus per rompere il ghiaccio con compagnie di stranieri (ragazzi e ragazze) che magari ti piazzavano il commentino sul neo-acquistato Ronaldo o sulla coppa del mondo del 2006. Sarebbe stato lo stesso portando la maglia del Pordenone o della Casertana? Non credo, eppure i tifosi di tutte le squadre non prendono, allo stesso modo, 1 euro da esse.
Esattamente come quando qualcuno dice di lavorare per Apple (e magari fa il commesso all’Apple store) e un altro dice di lavorare al minimarket sotto casa (di cui magari è direttore e prende il doppio del commesso dell’Apple store): associare sé stessi a qualcosa percepito come vincente aumenta il nostro status o la nostra percezione sugli altri, che poi è esattamente il principio con cui funzionano molte sponsorizzazioni.
E tu mi dirai: “si ma alla fine a te non cambia niente” ed hai ragione! Al tifoso non cambia nulla: il giorno dopo la sua vita non viene sconvolta dalla vittoria/sconfitta della sua squadra preferita, ma è comunque meglio essere associati a una squadra che vince piuttosto che ad una che perde e tanto basta al tifoso per gioire. Il tifoso gioisce anche per questo 1% di status migliore di cui potrà godere fino alla prossima partita/manifestazione (tutto ciò è triste? Può darsi).
Infatti la vera “partita” che si gioca con il tifo non è tra calciatori e tifosi ma tra tifosi e tifosi e in questa fantomatica “battaglia” essere “campioni d’Europa” o non esserlo un po’ di differenza la fa: giusto un 1%.
Questo 1% impallidisce di fronte al guadagno che ha un calciatore ma può effettivamente contare qualcosa nel confronto del tifoso con “i suoi pari”, e questo ci porta al secondo aspetto.
IL GRUPPO COME REALIZZAZIONE DELL’ESSERE UOMO
Sono stato molto influenzato dal pensiero di Jack Donovan nel suo “La via degli uomini” in cui sostanzialmente traccia un profilo psicologico ed evolutivo del ruolo del maschio nella storia. Egli arriva a postulare che il maschio trovi nel “creare dei gruppi di uomini” assieme a cui combattere nemici uno dei modi migliori per estrinsecare la propria mascolinità. Questo spiegherebbe perché gli uomini siano maggiormente portati a creare compagnie, squadre e gruppi di lavoro rispetto alle donne (comunissimo infatti che in ambienti come le classi siano i maschi a creare il gruppo mentre le ragazze si radunino in coppie o terzetti che si odiano e ostacolano tra loro).
L’esigenza di riunirsi e fare fronte comune spinge gli uomini a cercare alleati e ad individuare dei nemici da combattere siano essi altri uomini, animali o la natura stessa. Questo rende il tifo calcistico (specialmente quello ultras) una perfetta trasposizione in epoca moderna delle dinamiche tribali dei nostri antenati che sono ancora molto vive in noi (la modernità è molto recente rispetto ai tempi evolutivi). Quindi in un mondo che tende a trasformarci in ingranaggi senza un vero scopo per cui vivere e combattere (visto che la sopravvivenza non è più una conquista ormai ma è data per “scontata”) è più che normale che le persone, o meglio, gli uomini trovino uno scopo o un senso nell’appartenere ad un gruppo che li identifichi con dei simboli e che ne individui chiaramente i nemici a cui opporsi.
Fa parte della natura dei maschi, e infatti il tifo calcistico fanatico è a netta predominanza maschile.
Quindi tornando alla domanda di partenza, ovvero “cosa ci guadagnano i tifosi?” direi che “guadagnano” una sorta di appagamento di un istinto profondo e insito nell’uomo che è quello di riunirsi in tribù per combattere i nemici e lo fanno secondo quello che la società moderna offre loro.
Io quindi mi chiedo “Perché disprezzarli? Perché considerarli degli idioti?” dopotutto è la natura stessa dell’uomo con millenni di evoluzione che preme e trova sfogo in questo tipo di pratiche e di fanatismo. La vita intera è un nostro continuo rincorrere e cercare di soddisfare i nostri impulsi ed istinti quindi perché disprezzare chi lo fa? Perché lo fa seguendo l’istinto tribale e non quello a riprodursi? Perché un Tommy slayer che segue il suo istinto di riproduzione poligama è accettabile e un Franco qualunque che si dispera perché la sua squadra/tribù è stata sconfitta non lo è?
Non vorrei che anche tu stessi cadendo vittima del pensiero sociale femminizzato che permea i nostri tempi: ovvero che un uomo sia valido e rispettabile solo quando possa portare qualche vantaggio alle donne e al loro imperativo di riproduzione: ovvero l’uomo è valido e degno solo quando ha la possibilità di portare buoni geni o risorse e protezione. Il tuo discorso “voi che ci guadagnate?” o “domani andate al lavoro lo stesso” va esattamente in questa direzione, come se tutto ciò che non si concretizzi in un aumento di LMS fosse perfettamente inutile e stupido. Questo è il modo in cui ragionerebbe una donna, certamente non un uomo redpillato!
Un’altra piccola critica che vorrei muoverti è sul fatto di considerare i tifosi tutti cornuti. Questo è vero per quella parte di tifosi che si fa cornificare durante le partite ma ciò non avviene A CAUSA delle partite: potrebbe essere qualunque tipo di impegno a creare le premesse per la cornificazione. Ti trovo ancora più delirante quando affermi nei tuoi articoli che addirittura i tifosi sarebbero dei cuckold dei giocatori stessi che idolatrano: ma sei serio o cosa? Credo proprio che sia una provocazione perché sei davvero troppo intelligente e scafato per poter anche solo pensare che la moglie o la fidanzata di Franco possa anche solo conoscere un calciatore e che poi questi ci andrebbe nonostante l’oceano di figa che lo circonda. Ovviamente sarà solo una provocazione ma volevo lo stesso sottolinearlo.
Del resto se ci preoccupassimo di evitare che le nostre azioni conferiscano status ad altri uomini che potrebbero trombarci la moglie non dovremmo più andare a concerti, votare, andare al cinema o anche semplicemente comprare prodotti che poi finirebbero con l’arricchire qualcuno. In pratica non dovremmo più vivere.
In conclusione quindi il tifo ha un senso? NO. Non ha alcun senso se viene preso per quello che è. Ha senso solo se un gruppo di individui stabilisce in maniera implicita che delle squadre di sconosciuti rappresentino in qualche modo i loro seguaci e li rendano partecipi delle proprie vittorie e sconfitte come se fossero parte dell’organizzazione stessa. Questa “illusione” ripropone in epoca moderna una sorta di ritorno delle bande e delle tribù che soddisfa un istinto primordiale dell’uomo e, nonostante la maggior parte delle persone sia consapevole della natura illusoria di tutto ciò, preferisce sfogare la propria parte tribale in questo modo attribuendo al calcio un significato che in realtà non ha.
Ma questo rende questi uomini più stupidi degli altri? A mio avviso no, inseguono solo la propria natura e alcuni istinti che non sono necessariamente peggiori o inferiori ad altri come il voler trombare o l’arricchirsi. Ripeto: non facciamo l’errore di considerare degni solo gli uomini che aumentano i loro LMS (come fanno le donne). La nostra natura maschile ci ha portato nei millenni a padroneggiare forza, coraggio, maestria, lealtà, ingegno, cameratismo e senso di appartenenza e se qualcosa, anche solo illusorio, può contribuire in qualche modo a preservare queste virtù maschili e mascoline a mio avviso va tutelato e non svilito.
Il mondo e la società moderna non celebrano la mascolinità perché non è più “necessaria” visto lo stato di pace e apparente sicurezza in cui momentaneamente viviamo, ma non esiteranno a ri-apprezzarla non appena sarà nuovamente necessaria. In un possibile scenario di instabilità femminismi e progressismi vari andrebbero immediatamente a farsi fottere e la mascolinità tornerebbe prepotentemente “di moda”. Non è un caso che molti soldati dei corpi scelti degli eserciti serbo e croato nella guerra dei Balcani siano stati presi tra gli ultras dei Bad Blue Boys della Dinamo Zagabria e le Tigri di Arkan della Stella Rossa di Belgrado che avevano iniziato la guerra anni prima già negli stadi. Lungi da me esaltare la violenza ma molti altri valori tribali maschili sono in gran parte presenti nel tifo e nei gruppi di tifosi.
Anche a me a volte certi atteggiamenti dei tifosi danno sui nervi e per questo ho un po’ abbandonato il mio lato più estremo perché mi sentivo ridicolo ma vedo tantissime cose buone nel tifo anche molto spinto. Soprattutto la possibilità di trovare uno scopo, una missione che coinvolga un senso comunità e gruppo. Questa è proprio una cosa che sento dentro e che mi è sempre piaciuta.
Ti auguro buona vita e soprattutto di continuare a pubblicare come stai facendo: non sono sempre d’accordo con te ma credo sia anche il bello del confronto. Se vorrai rispondermi sarò felice, altrimenti spero di non averti annoiato troppo.
Ciao
Un ex-ultras.
Il Redpillatore Risponde
Ciao, grazie di avermi scritto. In questi giorni mi sono un po’ divertito a provocare i fanatici di calcio, ma è così facile stuzzicarli che ci si stanca presto. Le risposte piccate che ho ricevuto, senza alcuna osservazione sensata e pertinente ad accompagnarle, penso siano la migliore conferma dell’irrazionalità di questa categoria. La tua mail invece va decisamente oltre, e porta all’attenzione dei dati di fatto che meritano una riflessione più approfondita.
E’ sicuramente vero che associare la propria immagine a una persona/marchio/squadra/categoria di successo è un modo per brillare di luce riflessa. Tutti vogliamo essere partecipi del successo dei vincenti (“Abbiamo vinto”,noi) e stare alla larga dai perdenti (“Hanno perso”, loro) , per beneficiare dell’effetto alone ed essere a nostra volta visti come vincenti.
La vittoria della nazionale giova all’immagine del Paese, tanto che c’è chi grazie ad essa prevede addirittura un miglioramento dell’economia. A livello individuale però mi sembra abbastanza azzardato fare delle stime di questo tipo, addirittura parlare di percentuali. Tu mi obietterai che è comunque grasso che cola, pure se si trattasse di un miglioramento minimo c’è comunque tutto da guadagnare e nulla da perdere, ma non è proprio così. Sfruttare il principio di associazione in certi casi è controproducente perché è quasi un’ammissione di inadeguatezza. Chi è che cerca di brillare di luce riflessa? Chi non è in grado di brillare di luce propria. Se fai caso, difficilmente tra i fanatici di calcio troverai uomini di successo, realizzati, che hanno una vita piena. Il fanatismo calcistico prolifera tra le classi sociali più basse, come compensazione e riempimento per una vita vuota.
Le classi politiche dall’alba dei tempi conoscono benissimo il potere sedativo di questi spettacoli di intrattenimento. Il poeta Giovenale nelle Satire scriveva che il popolo desidera ansiosamente due cose: “panem et circenses”, il pane e i giochi circensi. Bastava assicurarsi che non mancassero queste due cose per far sì che i sudditi se ne stessero buoni e tranquilli, senza avanzare altre pretese.
Al giorno d’oggi il calcio ha sostituito i circensi, e così ti trovi le autorità politiche che vanno ai grandi eventi calcistici e celebrano in pompa magna la nazionale vincitrice.
Da due anni i politici limitano la nostra libertà di movimento, rimproverandoci come bambini se non ci adeguiamo ai vari decreti in vigore. Ma con la vittoria dell’Italia mezzo Paese è sceso in piazza fregandosene di tutto e di tutti e nessun politico ha avuto le palle di dire mezza parola sugli assembramenti. Se ne sono stati tutti zitti e buoni, ben consapevoli che toccare il calcio al popolino decreterebbe la fine della loro carriera politica. All’italiano puoi togliere tutto, basta che non togli le partite in tv.
Perché quindi non iniziare a fare autocritica e prendere il fanatismo calcistico per ciò che è, ovvero il sintomo di una personalità debole e uno strumento per tenerci buoni mentre altri acquisiscono potere e notorietà a spese nostre?
Che senso ha andare in giro con una t-shirt da 100 euro con il nome di un altro uomo impresso sulla maglietta, un estraneo che non sa neppure che esisti? Lui è più che contento che gli fai pubblicità e gli finanzi uno stile di vita lussuoso, fatto di Ferrari, yacht e fighe, ma tu che l’indomani ritorni nel tuo ufficio a sgobbare per due spicci, per cosa dovresti esultare esattamente?
E sì, i calciatori scopano anche (e soprattutto) fighe normali. Con modelle e veline si fidanzano e hanno relazioni a lungo termine, e quelle sono le frequentazioni che fanno notizia, ma di nascosto hanno continuamente avventure con donne sconosciute. Anche se uno ha un valore di mercato molto alto, non può avere contemporaneamente quantità e qualità. Se vuole scopare facile, soprattutto se è esteticamente mediocre, anche il calciatore di serie A deve ripiegare sulla massa di donne normali che trova in discoteca o che lo contatta sui social. La donna media non vede l’ora di dire all’amica di essere andata a letto con uno famoso, e tu pensi che se un giocatore incontra in un locale una 6.5 disposta a sganciargliela facilmente se la lasci sfuggire? La rifiuti perché può avere di meglio? No, le dà una scopata e poi tanti saluti. Cassano ha dichiarato di aver avuto oltre 700 donne, pensi fossero tutte appartenenti al jet set? Con quella faccia butterata che ha? No, quei numeri li ha fatti con ragazze comuni, e a quanto sostiene Fabrizio Corona (e io gli credo) solo 50 erano “passabili”. Di conoscenze che hanno avuto rapporti sessuali con personaggi famosi abbiamo parlato proprio non molto tempo fa nel nostro gruppo facebook. Chiedi a chi vive a Roma, bene o male tutti conoscono qualche ragazza che ha avuto avventure di una notte con calciatori della Roma o della Lazio. Queste qui si fanno trattare come sborratoi dai calciatori e poi sai con chi si fidanzano? Si fidanzano con uomini che con ogni probabilità sono tifosi della Roma o della Lazio. Calciocornuti sì, è un termine perfetto.
Perfino una star di Hollywood come Orlando Bloom si scopa le cameriere degli hotel in cui alloggia, già dagli anni sessanta rockstar come i Rolling Stones avevano le groupie, ragazzine giovani che li seguivano nelle tournee e poi si facevano chiavare da loro nei camerini. Harry Styles a fine concerto si fa portare in camera tre o quattro ragazze prese tra le sue fan. Se questi che hanno fama mondiale si scopano la tipa della porta accanto, secondo te non lo fa il calciatore di serie A, che è tanto famoso in Italia quanto sconosciuto al di fuori dei confini nazionali? Per quanto sia cruda questa è la realtà. Dobbiamo imparare ad accettare il fatto che la massa di donne normaloidi, nella società post liberazione sessuale, è diventata un serbatoio dove chi ha un valore di mercato elevato può attingere per trovare il giocattolo sessuale che preferisce. La donna media ha un potere sessuale sconfinato: immaginati il facchino di un albergo che sale in camera di Margot Robbie per scoparsela, può accadere forse in un film di fantascienza.
Quanto al soddisfacimento del bisogno di aggregazione che il calcio offre, anche lì hai sicuramente ragione. La partita di calcio è una metafora di due delle più grandi pulsioni maschili: la caccia e la guerra.
Ma a che serve illudersi di essere parte di una squadra se non lo si è? Una volta che razionalmente capisci le motivazioni alla base del tifo dovresti dominare i tuoi istinti, non esserne dominato. Lo fai per la gioia che il tifo ti offre? E’ vero, ma il tifo non è anche e soprattutto dolore quando la squadra perde? E’ qui che il tifo fallisce nell’essere una passione sana, qualcosa che migliora la qualità della tua vita, perché una vera passione è fatta per darti gioia, non sofferenza.
In conclusione, rimango dell’idea che il fanatismo calcistico, e qualunque altro tipo di fanatismo (ma il calcio è forse il massimo esempio di fanatismo, difficile trovare persone così morbosamente fanatiche di altri sport) sia totalmente da bocciare: la vittoria è una felicità illusoria, la sconfitta è dolore reale e il coinvolgimento è un diversivo con il quale le classi dominanti cercano di tenere buono il popolino e prevenire che rivendichi delle pretese per migliorare la sua qualità di vita.
L’unico modo equilibrato per seguire il calcio è quello del CT Mancini: “Dobbiamo pensare a divertirci. Dovremo fare una grande gara, dovrà essere solo questo il nostro pensiero. E’ una partita di calcio in fondo.”
Il calciocucchismo è reale purtroppo nel 2021, ha ragione Red, ma per un semplice motivo: il mercato sessuale globalizzato.
Mi viene in mente un’amica sul 7 di mia sorella la quale non ha mai visto una partita di calcio in vita sua, ma dato che adesso fa figo vedere il calcio e dati gli alti valori di S e M che adesso dimostrano tali tamarri calciatori (valori a cui le np non resistono ovviamente), ha negli ultimi giorni ha mandato un DM su Instagram ad un giocatore dell’Italia che le piaceva (il quale non ha neanche visualizzato ovviamente).
Questo stupido episodio mi fa riflettere che, nel mondo globalizzato e dei social, la tua ragazza è a solo un messaggio di distanza da una persona super ricca e famosa. La possibilità di esser fatti cucchi dal tuo attore preferito o calciatore è Al massimo storico oggi dall’inizio della civiltà umana.
Le distanze non esistono più, la “ragazza della porta accanto”, un tempo alla portata del vicino normaloide, adesso è conosciuta fino a Dubai e ha 10k followers sbavanti su Instagram.
È veramente un mondo in cui il top 10% ha la possibilità di portarsi a letto il 90% delle donne, mentre il resto sfioca nell’invisibilità del digitale e degli algoritmi. Un mondo in cui “the winner takes it all”. Non esiste più un locale ma solamente il globale.
Un mondo che in sostanza sarà pieno di incel e pieno di harem per I vincenti. Nessuna mezza misura.
Mamma mia che triste ritratto di uomo beta e squallidamente gregario da parte del lettore.
Gente così va cornificata per una mera questione di giustizia sociale (io lo dico solamente ma le donne eseguono senza bisogno di suggerimenti).
A livello di retorica, poi, siam proprio sul talk show genere Kitikaka.
Il livello di passione calcistica in una popolazione è inversamente proporzionale al grado di civiltà/scolarizzazione della stessa, è un dato di fatto.
Ad esempio in Islanda, terra di fotomodelle, vikinghi/strongmen e programmatori software, nella nazionale di calcio giocano perlopiù dilettanti (le cose serie sono altre – se il calcio si chiama “gioco” un motivo c’è).
In generale avere degli ‘eroi’, senza metterli sul piedistallo, è un tratto tipico della natura umana (tutti hanno bisogno, da piccoli, di punti di riferimento) e dunque comprensibile.
Meno comprensibile scegliere tali punti di riferimento tra i calciatori, in particolare italiani, i quali mediamente appartengono alla feccia sociale e intellettuale della società. Dimostrandolo ogni volta che aprono bocca, peraltro.
Per ripristinare un minimo di QI suggerisco di ripescare quella bellissima intervista a Roberto Baggio tenuta da Giorgio Terruzzi a seguito del biopic Il Divin Codino.
Cassano fra l’altro ha avuto sempre donne perchè nella sua città da ragazzo era un piccolo scippatore, a conferma dell’ ibristofilia femminile (= attrazione per il criminale e tracotante), quindi già in partenza godeva di basso LMS ma di elemento “triade oscura”.
Poi ha fatto i soldi e anche un L-zero come lui ha fatto il botto (M e S alle stelle).
E non ha fatto sconti a nessuno, tutte gliela davano e lui tutto prendeva , belle o brutte,
Il calcio rende grandi anche le nullità, ecco perchè ha tanto appeal su un popolo di nullità.
Sto gettando commenti e post random su twitter con mezza foto volto di un fotomodello bestiale come foto profilo – ebbene, non importa cosa scrivo e se le tipe sono d’accordo oppure no – dopo avermi risposto genericamente mi chiedono ” ma dove abiti ? ” ” ma per caso sei di Milano ? ” ” ma sei di ..? ” hahahaha spettacolo – ripeto, mezza foto, nemmeno il volto intero :’D
le tipe vanno dalla super impegnata politicamente alla pura e dura , alla punk, tutte !!!
s p e t t a c o l o :)))))) hahahahahaha
Ho sempre trovato la figura del tifoso sfegatato particolarmente triste. Poi la gente che dice cose tipo “la [inserire squadra a piacere] è una fede” o che addirittura arriva a litigare con altre persone per il calcio mi risulta aliena ed incomprensibile.
Sono sicuro che questi sarebbero pure contenti di farsi trombare la moglie o la ragazza da un calciatore, se li beccassero nella loro camera da letto la prima cosa che farebbero sarebbe chiedergli l’autografo. E se ne vanterebbero pure al bar con gli amici!
“Oh raga, non potete immaginare! DONNARUMMA! A CASA MIA! NEL MIO LETTO!” e tutti ad offrirgli un caffè per complimentarsi.
Si comportano come se fossero membri di una setta della quale i calciatori sono guru inconsapevoli.
Si deve semplicemente accettare il fatto che la massa di persone è composta da trogloditi senza alcuna speranza. L’involuzione socio-culturale che l’Italia ha subito negli ultimi 10-20 anni poi dovrebbe essere davvero oggetto di studio…
Di storie sui calciatori e le loro attività con le np dei calciocornuti ce ne sarebbero a centinaia da raccontare. Quando arrivi a un certo livello di status e di ricchezza te ne fotti dei mediomen la fuori che tifano per te.Diventano recitazione le dichiarazioni d’amore per i tifosi.I fanatici di questo sport sono come i fanatici di una setta dove il santone si scopa tutte le seguaci mentre gli altri rimangono a bocca asciutta e credono sia giusto così.Chi sa le fidanzate di quanti tifosi della Roma(periodo di “grazia” del pibe di Bari) Antonio Cassano si sarà “sbombazzato” e quei cucchi fanatici allo stadio via a tifarlo con trasporto.Idem per i vari Nainggolan e co.Chissà quanti cucchi mantengono figli non riconosciuti dei calciatori…Pensate a Napoli quanti figli di Maradona ci sono oggi ignari di esserlo.
Comunque sbombazzare mi piace come termine,complimenti.
Trovo interessanti e sostanzialmente condivisibili entrambi gli interventi.
Mi piace poi quella riflessione sul commesso della Apple: verissimo! Infatti dalle mie parti molte persone rifiutano lavori “tradizionali”/“classici”, sia manuali che d’ufficio (dove lo stipendio è buono e le prospettive di una discreta carriera ci sono) per andare a fare i part-time a tempo determinato o a chiamata nei vari outlet/centri commerciali per metà dello stipendio e dovendo lavorare nel week end. Il tutto perchè dire “lavoro da Armani/Louis Vuitton” fa più figo che dire “lavoro da XYZ minuterie metalliche” o “vetrofalegnameria ABC”. Spesso infatti si tratta di ragazze.
Meglio così, meno concorrenza per noi dei lavori “del cazzo” (ma ben remunerati, solidi, con prospettive di crescita e con contratti seri e i week end liberi).
Quanto alle critiche al modo di vivere il calcio (e non alla passione del calcio come sport si badi bene) sono d’accordo con Red. Capisco la “voglia di saltare sul carro del vincitore” e di “vivere di luce riflessa”, ma non è possibile che gente che non sa nemmeno se la palla che si usa a calcio sia tonda oppure ovale come quella del rugby, improvvisamente alla vittoria della nazionale inizia a traboccare di ignorante e demente felicità. A me la merdosa e molesta allegria che si vede nelle piazze quando vince la nazionale ricorda molto quelle schifose forme di goliardia che si vedono alle feste di laurea o agli addii al celibato: la semplice occasione di evacuare/vomitare il carico di bifolcaggine che ci portiamo dentro, di sfogare le proprie frustrazioni (spesso chi tira “pacche” sulle schiene degli amici alle lauree o agli addii al celibato lo fa con un po’ troppo entusiasmo secondo me), e di frastornarsi in un’orgia di allegria artificiale collettiva (un po’ come quei tossici increccolati del cazzo che partecipano ai rave).
Qualcuno, dalle mie parti, era giunto alla stessa conclusione con qualche anno di anticipo…
https://www.youtube.com/watch?v=NTiSagZJXdo&list=OLAK5uy_na-N-44aEhC3-KvS7pptc997MFpBWXl28&index=10
Red lo hai proprio devastato con questa risposta XD Comunque sono d’accordo con te al 100%, non me ne vogliano i tifosi esaltati ma per me sono dei poveri sfigati.
Se davvero cerchi una missione che coinvolga il tuo senso di appartenenza ad un gruppo e cerchi un nemico a cui opporti puoi sempre arruolarti volontario per combattere quelli dell isis o in qualunque altra guerra in giro per il mondo ai solo l’imbarazzo della scelta. Bisogna solo avere le palle per farlo perché si rischia veramente la pelle quando ti sparano addosso.
Il calcio invece è un gioco non è una guerra.
Ho trovato la lettera del lettore interessante e non banale e la risposta del Red superlativa, forse una delle più articolate lette fino ad oggi.
A mio avviso, tra gli aspetti più deleteri dell’essere tifosi (sfegatati, di quelli che vanno sempre allo stadio ecc.) i due peggiori sono:
– nelle categorie minori, come mi ha spiegato un amico calciatore che milita in tali categorie, molte partite e molti campionati sono “apparecchiati”, tra calcio scommesse e promozioni che saltano nelle ultime gare di campionato perché non ci sono soldi.
Sono rimasto allibito per quanto sono organizzati e per quanto tutti sappiano nell’ambiente.
In quel caso il tifoso che ha seguito la squadra per tutto il campionato si trova cornuto e mazziato. Ha speso denaro e tempo per alimentare “teatrino”.
Chi comprerebbe un gratta e vinci sapendo a priori che non è vincente?
– quanto è assurdo tifare per una squadra tutta la vita, quando i giocatori che militano in quella squadra l’anno seguente sono capaci di giocare per un’altra, magari nemica giurata della prima? Una volta che esistevano le bandiere calcistiche forse aveva un senso, ma che un giocatore che già guadagna milioni di euro cambi squadra come ridere solo per avere ancora più soldi sinceramente mi disgusta.
Io giocavo a rugby. Alle partite di rugby si va per fare festa insieme agli altri tifosi e alla fine il risultato è un accessorio, non lo scopo per cui si va allo stadio.
Questo è una vera redpill. Dice crude verità, che fanno male come il ceffone di un padre. Un ceffone che ti rende uomo, però. Ma come in Matrix, molti continueranno a preferire la pillola blu piuttosto che digerire l’amara verità di aver riempito di soldi e figa gentaglia da quattro soldi come i calciatori. Abito a Napoli e c’è gente precaria, morta di fame, trattata peggio di uno schiavo in Louisiana nel XVIII secolo che dissipa quei pochi spiccioli che ha facendo abbonamenti ed andando allo stadio, riempendo di soldi e fregna buzzurri in pantaloncino.
Tra poche ore ci sarà la finale del mondiale di pallavolo… Indipendentemente da come finisca, non credo vedremo scene di giubilo in caso di vittoria, e pianti collettivi in caso di sconfitta.
Il calciatore vince anche quando perde, purtroppo…
Il 9 luglio è l’anniversario della vittoria del Italia ai Mondiali del 2006, argomento di discussione in vari contesti (in rete e fuori) a distanza di anni…
Io ricordo vagamente le due tenniste italiane che hanno giocato la finale negli USA qualche anno fa, una contro l’altra.
Ricordo più che altro perché l’allora premier Renzi fu attaccato da più parti, colpevole di essersi recato sul luogo del incontro, tralasciando i doveri istituzionali…
Non che io sia un fan di Renzi, ma mi sono trovato a pensare che queste critiche vengono mosse da gente che è capace di mettersi a sparare in aria con un fucile per una vittoria calcistica…
Approposito, qualcuno si ricorda i nomi di queste due signore?
Di recente sono stato apostrofato come “sessista” (quindi praticamente retrogrado e troglodita) da un tifoso della Lazio.
Spiego il motivo:
L’argomento di discussione erano alcuni cori beceri dei tifosi romanisti che festeggiavano la conquista di un trofeo internazionale insieme ai giocatori.
L’antefatto della vicenda è che pochi giorni prima dell’evento sportivo oggetto del festeggiamento c’era stato allo stadio olimpico di Roma una cerimonia di “gender reveal” da parte della fidanzata di un giocatore della Lazio (un’influencer partenopea con tanti followers) che ora è felicemente incinta ma che però circa un annetto fa ha avuto una relazione col giocatore della Roma che la settimana scorsa ha segnato il gol decisivo nella finale del torneo di cui sopra.
Questo giocatore romanista, pur essendo molto giovane, è a sua volta padre di un bambino avuto da una relazione precedente al suo rapporto con l’influencer.
Durante i festeggiamenti per la vittoria nella finale i tifosi giallorossi si sono lasciati un po’ andare negli sfottò contro i rivali dell’altra sponda del Tevere spingendosi a lanciare un coro nel quale si ipotizzava goliardicamente che il vero padre del nascituro portato in grembo dall’influencer napoletana non fosse l’attuale fidanzato giocatore della Lazio ma il precedente fidanzato giocatore romanista, il quale era presente alla festa e ridacchiava divertito per la trovata dei fans.
A seguito delle polemiche suscitate da questo “caso” l’influencer napoletana, richiesta di dire cosa pensasse di questi cori aveva rilasciato la seguente dichiarazione:
«Mmmm, che con quel gamberetto non si sa come già ne abbia avuto uno (di figlio, ndr) e che siete tutti sfigati e fate anche schifo»
Quindi l’influencer pensiero poteva così riassumersi:
1) il suo ex ce l’aveva piccolo e molliccio (come un gamberetto)
2) probabilmente anche il figlio che aveva avuto avrebbe potuto anche non essere suo (visto che secondo lei il suo ex romanista non era abbastanza dotato da poter mettere incinta una donna)
E… dicendo questo ….indirettamente… non poteva non sapere che stava dando della zoccola anche alla madre del bambino avuto in precedenza dal giocatore che un questa diatriba non c’entrava nulla.
Eh…niente….in conclusione per aver fatto presente queste cose ed aver detto che se fossi stato un tifoso laziale mi sarei preoccupato del fatto che un giocatore della mia squadra sia finito sotto il controllo affettivo (comunque finisca la loro relazione avrebbero un figlio insieme) di questo tipo di donna (che potenzialmente può rovinare la carriera di un giocatore) mi sono preso del sessista le cui generalizzazioni fanno venire il vomito.
A voi la parola…….
È notizia di queste ore che un noto calciatore olandese, 31 anni, sposato con due figli, è morto lanciandosi da una scogliera, incapace di capire che da quel punto il salto era impossibile…
Anche se umanamente mi dispiace per una vita persa, non posso non pensare che questo tizio guadagnava milioni alla faccia di in professore o un medico con varie lauree…
Al netto di tutte le elucubrazioni mentali che ci sono state in questo post che possono essere più o meno condivise a me pare che ci sia una spiegazione più semplice del “lo fanno come spirito di gruppo” etc. è sufficiente analizzare la vita del tizio medio ovvero consistente in casa-lavoro , fine settimane dai suoceri e 3 volte a settimana in palestra. In sostanza rispetto alla vita che fanno i protagonisti dei film d’azione è una noia mortale. Secondo me dentro l’uomo non c’è tanto l’istinto della caccia che è funzionale alla sopravvivenza e che abbiamo ampiamente consolidato ma penso che sia solamente la voglia innata di sentirsi “vivi” e qual’è la miglior azione che puoi fare per sentirti vivo ? VINCERE. Si esatto quando vinci ti senti vivo , ti senti migliore , ti senti importante e sopratutto senti di aver realizzato uno scopo ..Perchè l’uomo nasce e muore e non sa perchè e veder realizzarsi uno scopo è qualcosa che ti risveglia dentro. Mi ricordo di un tizio sempre “moscio” ma che la domenica si risvegliava ogni volta che vinceva la Juve, a una certa scherzando ho chiesto lui “ma perchè sei così felice” e lui “perchè abbiamo vinto” … è vincere che conta. Potrei anche andare oltre e si potrebbe ipotizzare che dentro di noi ci sta una specie di spirito violento che gode nel sopraffare gli altri etc ma questo ancora non mi azzardo a dirlo. Analizziamo invece quelli del Pordenone e del Caltanissetta (ammesso che abbiano una squadra) pensate sarebbero fieri di far parte di quel gruppo? E di dire “abbiamo vinto col pro vercelli” ? Quando si vince inoltre si vuole vincere bene…mio padre quando vedere le partire è estremamente violento…usa espressioni come “ammazzalo , rompigli la gamba , è fallo bastardo …” … intercanala tutta la sua frustrazione di persona non vincente in una partita di calcio.
Da appassionatissimo di calcio, ma anche dello sport in generale, devo dire che il punto di vista di Red è sicuramente vero però c’è anche da dire che questa cosa vale anche per tutti quelli che elogiano i cantanti, gli attori,gli imprenditori ecc… è come dire: “non ascoltare le canzoni di X altrimenti diventa ricco e di successo e si tromba le nostre tipe” oppure ” non comprare questo oggetto perchè è prodotto dalla fabbrica X, in cui il proprietario è Y , così lui diventa ricco e tua moglie ti lascia per andare con lui”. Sono d’accordo sul fatto che c’è molta gente che è veramente esagerata col calcio (e te lo dice uno che lo segue regolarmente da quando era bambino),tipo ultras che fanno a botte o che addirittura si uccidono tra di loro,però dire che sono tutti sfigati,brutti e cornuti non è neanche vero, io personalmente conosco uomini e donne da 7 e 8 che guardano il calcio e vanno allo stadio. Io ad esempio quando ero bambino ero veramente molto fanatico di calcio, ricordo che se la mia squadra perdeva una partita importante piangevo per 2 giorni,però crescendo ho anche capito che io non ci guadagno e non ci perdo se la mia squadra vince o perde. Oggi seguo ancora il calcio, ogni tanto vado anche allo stadio, però è come un divertimento per me, una partita di calcio come citato sopra e niente di più, non di certo la mia missione nella vita.
@MarcoC quali sono i forum che hai visto e frequentato negli anni?
A proposito di calciocornuti, ecco un buon esempio:
https://roma.repubblica.it/cronaca/2023/03/24/news/residence_francesco_totti_ten_immobiliare_srl_inferno_palazzo_roma-393435912/?ref=RHLF-BG-I393493852-P10-S1-T1
Chissà quanti di quelli che abitano lì hanno venerato (e magari ancora venerano) il Pupone , mentre il comune paga lautamente la sua società immobiliare per accoglierli in una topaia.
l’Italia non andrà ai mondiali per la seconda edizione consecutiva! Dite cosa ne pensate!
Il calcio, ed esserne appassionato, ha un altro vantaggio che però non viene citato… “Spirito di emulazione”.
Ho notato che anche in un contesto sociale ridotto, come può essere quello di una cittadina come, ad esempio, Montagnana, essere membro della squadra locale, ti rende più attraente agli occhi di una signorina del luogo…
Non tutti i tifosi giocano a calcio, ok, ma per darti al calcio anche in un contesto locale, obbligatoriamente devi essere stato un tifoso appassionato prima…
Non è un vantaggio di poco conto…
Leggendo tutti i vari commenti mi pare di capire che nessuno ha sottolineato un punto rilevante della questione…e cioé che, per tutti i calciatori, la pacchia oramai è finita.
Nessuno oramai va piú allo stadio, neanche tra il popolino (anche i più beceri sono arrivati oramai all’illuminante conclusione che mettersi in macchina per andare in un posto che sta in culandia, parcheggiare una volta arrivati sempre in culandia per poi farsela a piedi, farsi trattare da bandito -a chi ha un accendino lo fanno buttare, mentre poi quello con una spranga di un metro lo fanno entrare a suon di trombe e con il tappeto rosso- e buttare soldi per vedere 4 pippe che non beccano più una palla non é che abbia molto senso), è già questa per loro è una bella botta. Le nuove generazioni oggi hanno uba miriade di altri stimoli, tra Youtube, social e compagnia bella. A lungo andare, lo status é destinato a declassare sempre di più, e con esso il fattore money e da ultimo, in conseguenza di ciò, le sbombazzate.
Entrambe articolo e risposta offrono spunti intelligentissimi (del resto questo non è certo un blog per minus habentes), condivisibili e neanche in grosso contrasto fra loro.
Vorrei fare una piccola integrazione: l’aggregarsi e fare parte attiva di una tifoseria non è necessariamente un ‘salire sul carro del vincitore’; dipende da quale tifoseria ci si aggrega. Ci sono tifosi (soprattutto nel Meridione) che si identificano con squadre regolarmente vincenti per riempire una vita vuota, ma ci sono anche tifosi che si identificano con ‘underdogs’ per marcare la propria differenza.
Io sono stato per una quindicina d’anni un tifoso molto presente, sia della mia squadra del cuore e della mia città che di quella estera che consideravo l’esempio per un certo stile, nonché di una squadra del mio nuovo paese (che non è manco quella della mia nuova città).
Tutte hanno in comune tre cose: l’aver vinto poco e niente (almeno quando ho cominciato a seguirle) e il dovere la propria ‘popolarità’ e a volte sopravvivenza a tifosi da uno stile distinto ma soprattutto da un’attitudine incompromissoria e politicamente scorretta, l’esatto opposto di quello che l’establishment del calcio vorrebbe dai propri ‘clienti’.
Non ho mai preteso nè di cambiare la società nè di fare il figo (tra l’altro ste robe nel mio ambiente manco erano oggetto di ammirazione) nè tantomeno di poterci rimorchiare, anche perché il calcio è proprio l’unico ambiente nel quale non mi interessa avere fighe intorno e anzi nemmeno ce le voglio, ma mi interessava solo essere me stesso e sfoderare un mega dito medio a conformisti e benpensanti.
In quei quindici anni ho espresso la mia identità e mi sono sganasciato dalle risate. Per gran parte di quei quindici anni ho avuto pure relazioni fisse quindi manco a dire che era un surrogato della figa, e non era nemmeno una evasione da una rompicoglioni, semplicemente avevo la necessità di riunirmi settimanalmente coi miei sodàli e insultare il mondo con cori (ormai vietatissimi) da farmi ridere fino alle lacrime.
Finiti gli studi mi chiamò Versace per offrirmi un posto. Declinai. Come potevo andare a lavorare nella ditta di una famiglia che da me allo stadio veniva regolarmente dileggiata?
E qui gli esperti di tifo avranno già individuato la mia squadra del cuore… 😉
Condivisibili sia le considerazioni di Matteo, sia la risposta di Red.
Vedendolo da una prospettiva ultraanalitica e razionale, di fatto si sta esultando per l’aumento di MS di un estraneo che nemmeno sa della tua esistenza, che scopa più di te, e che in teoria (la pratica è tutt’altro paio di maniche) potrebbe scoparsi anche la tua ragazza. Perchè la possibilità concreta che la tua ragazza si trovi nella camera da letto di un calciatore, forse è la stessa che hai di essere centrato in testa da un fulmine. La stessa che lei ha di finire a letto col suo attore o cantante preferito.
E’ tutto giusto sulla carta. Peccato che la mente umana non è fatta di pura razionalità, ma ha una componente emotiva e irrazionale che non si può sopprimere (altrimenti saremmo automi), e che i propri traguardi personali spesso non sono così spettacolari da meritare cerimonie ufficiali, medaglie, interviste. Una promozione, un trasferimento, o semplicemente l’inizio di una storia d’amore, passano totalmente in sordina presso la società. Al massimo aggiorni lo stato su Facebook e ti becchi un “Siete bellissimi” o un “Complimenti” da parte di un amico che non senti da 10 anni, e che pregavi di non sentire più.
Andando oltre il discorso calcistico, la domanda che mi viene da pormi è: “E quindi?”
E quindi che si fa?
Perchè il SUV no perchè serve a ipercompensare il pene piccolo, la moto no perchè sei un pirla molestatore pubblico e “passi da coglione”, il calcio nemmeno perchè sei un calciocornuto (aka, cuck), di avere a che fare con donne non se ne parla proprio perchè sono tutte stronze e superficiali e ti lasciano appena trovano qualcuno con LMS superiore al tuo, cercarsi un lavoro manco per sogno perchè finanzi lo stato femminista, gli assegni alle madri single e gli assorbenti gratis, migliorarsi per provare a piacere alle donne neanche perchè l’automiglioramento è un paradosso, speranze di un futuro migliore è inutile coltivarne perchè “il futuro è una reinterpretazione diversa del proprio passato”, di dedicarsi a una qualunque attività anche solo per diletto personale nemmeno perchè è coping. E quindi cosa rimane nella vita?
Voglio dire, una volta assodato che la donna ha più potere contrattuale dell’uomo, e grazie al prezioso orifizio riesce ad accedere facilmente a uomini più piacenti, che si fa? Un redpillato che abbraccia l’orrenda verità, come dovrebbe trascorrere l’unica vita che gli è toccata in sorte?
Starsene chiuso in casa ad oziare, mantenuto da mamma e papà? Vivere in una prigione dorata in attesa di ricevere la cospicua eredità per poi trasferirsi a in un paese del terzo mondo a scopare delle morte di fame che staranno con lui non per amore ma per providing? Cercarsi un lavoro in nero con cui pagarsi le prostitute che gli regalerano gli unici attimi in cui si sente realmente vivo, insieme a qualche malattia venerea? Passare le proprie giornate online cianciando di islam, sharia, torneranno schiave, e altre fantascemenze sociopolitiche che non accadranno mai, o se accadranno, accadranno quando di lui non sarà rimasta che polvere?
Se senti il parere di 50 redpillati presi a caso, l’idea di vita che hanno è questa. Ti diranno che qualsiasi cosa esuli dall’infilare il pene dentro una donna e il giudicare pesantemente il prossimo, o è da cuck, o è coping, oppure è bluepill.
Ma se ad un uomo togli emozioni, speranze, obiettivi, prospettive di un futuro migliore, lo uccidi.
Dalla redpill al nichilismo leopardiano, il passo è brevissimo.
Tifare è effettivamente uno sfoggio di millantato MS: portare una maglietta della Juve è un pò (in scala ridotta) come portare una camicia di Armani.
Evoca potere, danaro, status, adesione ai valori del più potente, dell’elemento alfa. E su questo sono d’accordo con chi scrive.
Basti vedere quante bagascette giubilano nelle piazze, roba che anche una ventina di anni fa o poco più sarebbe stata impensabile, perchè i tifosi di calcio erano (per fortuna) solo maschi, quindi almeno su quel punto non erano ancora rincoglionite come noi.
Il tifoso maschio, oltre ad ammirare money e status, si aggrega principalmente sulla base di meccanismi aggregativi ancestrali di guerra e clan (anche su questo sono d’accordo, la storia lo insegna).
La Tifosa Femmina di certo no, e quindi su quale base tifa calcio?
Facile: su LMS. 11 uomini fighi, pieni di soldi, nell’era del crollo delle religioni e delle ideologie, diventano semidei, Re Mida capaci di bagnarle anche solo alzando il bancomat. In questo, i tifosi sono veramente tutti cornuti, anche solo moralmente.
Sul resto sono un pò più perplesso. Il trionfo dell’ultraliberismo non poteva che andare di pari passo con quello del calcio, e difatti anche qui si ha gente che ha tutto e una massa di pecoroni che fa la fame con la bandiera in mano.
Gli altri, quelli intelligenti, devono comportarsi col calcio come con le donne: “non ottengo nulla in cambio? Allora perchè cavolo dovrei seguirti?”
Bisogna vedere cosa si intende per tifoso.
Quello indistinguibile dai fan dei cantanti che vive di autografi e selfie probabilmente non avrà mai vantaggi (in fatto di possibilità di scopare intendo).
Però essere ultrà, far parte di un gruppo magari anche violento talvolta, di quelli che poi giocano una partita all’interno della partita, che magari hanno pure contatti con qualche malavitoso, fanno qualche soldo col bagarinaggio o cose così….nella nicchia delle donne ibristofile può portare aumento di S, anche delle 4 pareti.
Ricordo anni fa in un incidente stradale morì Paolone er biondo, un capo ultrà della Roma. Un personaggio che secondo me a livello di popolarità poteva giocarsela tranquillamente con attori, cantanti e secondo me ancora più importante nell’ambienti di alcuni fra gli stessi giocatori. Già perché la carriera del giocatore finisce (o magari si trasferisce in un’altra squadra) ma il capo ultrà carismatico dura quasi per tutta la vita e quindi non sempre in un ambiente calcistico ci possono anche essere dei tifosi più importanti di alcuni giocatori, soprattutto se mediocri o meteore.
Vi racconto a tale proposito un episodio emblematico che riguarda un’altra squadra: il Milan.
Un ex giocatore del Milan, tale Antonini…un mediocre centrocampista panchinaro che aveva fatto tutta la trafila nelle giovanili del sodalizio rossonero, tornava allo stadio di San Siro da avversario dopo essere stato ceduto (mi pare al Genoa) e vide uno striscione in curva dove c’era scritto una cosa tipo: “Bentornato Luca, grande guerriero”. Siccome anche lui si chiamava Luca pensava che i suoi ex tifosi gli avessero fatto una dedica perché non avevano dimenticato tutti i suoi anni di militanza nella squadra.
E andò a ringraziarli in televisione tutto commosso.
In realtà quello striscione era dedicato ad un capo ultrà che era appena uscito di galera (o aveva finito di scontare un daspo…non mi ricordo quale delle due).
Tutto questo per dire che prima di sentenziare sul fatto che il tifoso è cornuto e il calciatore scopa farei dei distinguo: dipende chi è il calciatore e chi il tifoso.
Se si tratta di Totti (o Zaniolo adesso) e del tifosotto sfigato ok.
Ma se si tratta di Bruno Peres e del capo dei Fedayn….non lo so se è proprio così…..non è detto che sia il giocatore quello con più status….
Bellissimo articolo! Forse di quelli destinati a fare la storia di questo blog. Finalmente un’analisi non banale delle motivazioni profonde alla base del mondo “ultras” (che io, pur odiando il calcio, ho sempre rispettato). Già solo per il fatto di essere disposti a “combattere” (a volte pure senza le virgolette) per motivi diversi dall’interesse economico, certe frange ultras meriterebbero un premio. Se poi contiamo che, per i loro atteggiamenti “guerrieri”, sfidano a viso aperto l’intero schieramento della cultura mainstream (infarcita di universalismo pacifista e di buonismo femmineo), nessun vero redpillato può sinceramente disprezzare i tifosi “fanatici” (specie quando il giornalista di turno li disprezza chiamandoli “barbari”: loro che poi il lunedì mattina sono a lavorare mentre i pennivendoli fanno la bella vita… va bene, sono persone di basso lignaggio che non hanno altro sfogo e allora? Che dovrebbero fare? Lasciarsi sfruttare allegramente senza nemmeno la soddisfazione domenicale? Hanno ragione da vendere, quelli delle piccole squadre, quando accendono tafferugli per una partita rubata!).
Ricordo ancora i gloriosi anni novanta in cui i tifosi della Fiorentina intonavano inni degni dei tempi di Dante prima della partita (“garrisce al venti il labaro viola sui campi della sfida e del valor…”) e, anziché inginocchiarsi per “solidarietà” con qualcuno, insultavano allegramente gli juventini citando lo stadio Heysel sulle note di “Montagne Verdi”. O quando gli interisti lanciavano cori antisemiti contro i Padovani (oggi li arresterebbero in massa) e i milanisti cori razzisti contro i Napoletani (citando il Vesuvio, il colera e la puzza). Pur non immedesimandomi in nessuna di questa fazioni, amavo quel clima battagliero e crudamente offensivo (degno veramente dell’Italia medievale e rinascimentale). Amavo il fatto che almeno alla domenica fosse concesso tornare ad essere pienamente uomini (capaci quindi anche di odiare e di fare la guerra e non solo di “lavorare” e “comportarsi bene in pubblico”). E’ proprio vero che “senza l’odio non c’è amor”. Ora invece respiriamo solo l’atmosfera falsa di un amore tanto idealmente “universale” quanto realmente oppressivo.
Quello che l’autore dell’articolo chiama “bisogno di mascolinità” è semplicemente l’impulso aggressivo, uno dei quattro fondamentali per l’etologia ed arbitrariamente definito male dal “femmineo-cristianesimo” di oggi (quando invece il mondo pagano lo aveva “sacralizzato”). Uno dei mali della nostra società è proprio che alle femmine è de facto concesso (tramite le loro armi naturali) di essere aggressive fin da ragazzine (nell’abbigliamento, nella provocazione sessuale, nella dialettica, nella postura psicologica), mentre ai maschi (tramite la messa al bando di certi riti tradizionali come la guerra) è de iure proibito esserlo (perché “così non sta bene” e “bisogna amare”).
All’autore correggo solo una cosa: quando parla di “formare gruppi” e “trovare nemici” non sta solo (come potrebbe sembrare a prima vista) descrivendo un modo per “sfogare impulsi primordiali” senza costrutto (cosa che presterebbe il fianco alle critiche del Redpillatore), ma sta parlando di qualcosa alla base della civiltà umana come “generare la storia”. Finché infatti l’umanità era “una” (come vorrebbero farla tornare Papa Francesco, le femministe e i finanzieri globalisti), essa era qualcosa di antropologicamente indistinguibile da un qualsiasi gruppo di scimmie antropomorfe (il “funzionamento” della società era determinato esclusivamente dalle necessità naturali ed era quindi lo stesso in tutti i luoghi, come accade per le specie animali). E’ stato quando gli uomini hanno deciso di “uscire dalla specie” e di “darsi un destino” (cioè un senso della vita non riducibile a schemi biologici comuni a tutti, ma “costruito”, in maniera unica e “verso l’alto”), differenziandosi fra loro, scegliendo (con lo stesso arbitrio dell’artista che a colpi di martello trasforma il blocco di marmo informe in statua dotata di forma) valori non più universali (ma proprio per questo atti a stabilire un’identità specifica) e fondando su essi comunità propriamente storiche, che si è passati dal chaos al kosmos, dalla specie, appunto, alla storia, dall’uomo tale solo per base biologica al “vir” portatore di valore, significato e bellezza. Questo ha significato “pro-gettarsi” nella storia tramite anche la guerra. Ogni progetto politico (in senso nobile), genera necessariamente nemici (intesi come coloro che hanno progetti inconciliabili). Rinunciare alla guerra significa in fondo rinunciare alla scelta di essere uomini (possono chiamarsi uomini coloro che, come i “cittadini del mondo”, pur di seguire soltanto valori umani universali, finiscono per limitarsi alle finalità – bassamente biologiche – di una qualunque scimmia antropomorfa? Magari sottomessa alla matriarca bonobo?)
Se l’esito delle ultime due guerre mondiale ci impedisce (per ora) di riappropriarci in maniera consapevole delle nostre radici europee “virili, guerriere e aristocratiche”, il minimo sindacale è apprezzare ciò che almeno ci riporta un’eco di tali origini.
Io, che non guardo mai la serie A o la Champions durante l’anno, seguo però (da fiero nazionalista) sempre mondiali ed europei in quanto (come amo dire) “rappresentazioni sceniche della guerra”.
Al Redpillatore, di cui ho apprezzato la sagace risposta (se facesse il pilota, percorrerebbe tutte le curve in pieno: non molla mai!), faccio solo presente come, se la sua argomentazione fosse seguite al di fuori del calcio, porterebbe a rifiutare persino l’amore a pagamento (in quanto dazione di denaro vero in cambio di amore finto) ed a vivere come se gli istinti non esistessero (impossibile).
Provocatoriamente, dico che non solo l’impulso “tribale” non è meno “degno” di quello sessuale, ma che gli è pure superiore: questo è qualcosa di comune alle scimmie, mentre quello è proprio dell’uomo.
Dulcis in fundo, poiché la parola “passione” deriva dal latino “patior” (verbo deponente indicante proprio la passività: “patire”, “subire”), non può affatto indicare qualcosa che si scelga e porti versi il bene. Al contrario, è quasi sempre qualcosa che si subisce e porta chissà dove, anche dove non vogliamo. Proprio come il vituperato “amore”. Del resto, nemmeno io ho “scelto” di amare le belle donne…
E basta consta campagna anti-calcio che è l’ultimo dei problemi in italia
Essere redpillati non significa essere persone invidiose. Tu, con tutto il rispetto, hai un odio viscerale per il calcio perché ti rode vedere un calciatore fare la bella vita mentre tu lavori per fare una vita mediocre. E così uguale tutti quelli che hanno commentato criticando il lettore che ti ha scritto, portando argomentazioni un po’ campate ma valide. Dato che poi gestisci un (bellissimo, sia chiaro) forum redpill allora cerchi di mascherare il tuo irrazionale odio per il calcio per “anticuckoldismo” in modo da poterlo sponsorizzare qui e cercare di convincere gli altri redpillati che seguire il calcio sia essere cuck. No. Seguire il calcio è semplicemente avere una passione, che accomuna ormai il povero (la feccia, come dici tu) come il ricco imprenditore che la vita se la gode comunque. Purtroppo la tua è solo semplice, comprensibile invidia.