Dieci ragazze per me (il mio primo anno da sugardaddy)
Capitolo 0. Prologo
Non avevo ancora compiuto vent’anni quando giurai a me stesso che non sarei mai più passato sotto le forche caudine del corteggiamento (in cui tante, troppe, donne possono permettersi di infliggere per capriccio, moda, vanità o interesse, qualunque ferimento intimo, qualunque irrisione al disio, qualunque umiliazione pubblica o privata). “Mi rifiuto nella maniera più categorica di recitare da seduttore per compiacere la vanagloria della donna o da giullare per farla divertire” – era la motivazione “ufficiale”. Era una motivazione “oggettiva”, in quanto, già “in abstracto”, mi appariva inaccettabile che in un’era moderna in cui già si blaterava come oggi di parità di diritti, alle donne fosse concesso di mantenere il più antico e clamoroso dei privilegi, come appunto quello di ricevere “servitium amoris” per il solo fatto di essere nate per caso femmine (e senza corrispettivo, come avveniva appunto nelle “corvèe” medievali cui servi della gleba e vassalli erano tenuti di quando in quando verso il loro “signore feudale” e cui un uomo libero di oggi – uscito dall’ancien regime – non dovrebbe sentirsi affatto costretto per natura o cultura).
Ed era una motivazione “soggettiva”, in quanto, nel concreto della mia prima esperienza (dopo un’adolescenza bluepillata passata a sperare di attrarre le ragazze con tattiche attendistiche alla Quinto Fabio Massimo e sfoggi di dotta e distaccata ironia quasi britannica alla David Niven, per non parlare della mia “Oneitis” a 17 anni degna davvero di Petrarca), avevo subito (da colei che, essendo stata condannata alla damnatio memoriae, chiamerò sempre “Innominata”) una tale serie di tensioni psicologiche (i suoi “forse”), di doppi giochi (il suo uscire con me “anche se mi piace un altro”, come fossi appunto al strategia di riserva), di umiliazioni (iil suo lamentarsi delle mie telefonate quando era lei a dire che le faceva piacere, il suo compiaciuto “ah, ma ci tieni proprio!”), di irrisioni (il suo ridermi un faccia al telefono quando piangevo per lei) da farmi decidere di morire piuttosto che rischiare di rivivere certi momenti (come quelli in cui attendevo una sua telefonata con la stesse tensione di un esame…). E per una contadinotta delle mie parti (sono emiliano) che, al contrario delle mie conoscenze balneari (e dei miei amori platonici), non passava nemmeno il sette (forse arrivava appena al sei)! Tutto solo per la “pressione sociale” di dovermi fidanzare…
Era il 1999, fine del secolo ma alba dell’era dei “corsi di seduzione” ed io, a differenza di quanto consigliavano i PUA, feci la scelta opposta al “farmene altre dieci”. Da 20 a 40 anni non ho davvero mai più corteggiato, per nessun motivo, nessuna donna. E non facendosi mai le donne (almeno in Italia) avanti per prime, non ho mai di conseguenza vissuto alcuna avventura amorosa o pseudo-amorosa (se non a pagamento, dove godo già nel vedere le donne costrette a farsi avanti…).
E così quando durante la (prima) quarantena ho scritto la storia (redpillata) della mia vita (in sei gradi di separazione), restando solo con me stesso, mi sono chiesto: “e se avessi fatto un’altra scelta? Forse sono stato troppo dure con le donne. Forse non sono tutte così.” A rafforzare la mia decisione negli anni era stata la constatazione di come, nella mia condizione di “mediocritas” (socio-economica) non certo “aurea” e, soprattutto, nel mio ambiente lavorativo non certo popolato di bellezze femminili (mondo delle “scienze dure”), non avessi in ogni caso oggettiva possibilità anche solo di incontrare (figuriamoci di conquistare) bellezze degne del mio desiderio estetico e poetico di stampo petrarchesco-dannunziano (traduzione per i semi-colti: “fighe da paura”).
Avevo però letto del fenomeno “sugarbabies”, ossia di fanciulle in cerca di un supporto economico per una relazione e di come in quest’ambito gli uomini davvero facoltosi fossero meno delle bellezze in cerca di regali. I due principali ostacoli al “corteggiamento”, ossia la difficoltà psicologica ad approcciare una bella ragazza senza poter contare su alcunché di immediatamente evidente ed oggettivamente valido al pari della bellezza (di cui ella possa avere bisogno e brama di intensità pari a quanto da me provato davanti alle sue grazie) e quella materiale dello sbilanciamento di potere contrattuale (generato dalle disparità di numeri e desideri nell’amore sessuale) parevano quindi cadere in questo contesto.
Certo non sono ricco (anzi, la mia rinuncia alle donne è sempre stata motivata anche dal fatto di non essere riuscito a raggiungere quella posizione di prestigio e preminenza socio-economica che credevo di aver meritato con l’eccellenza negli studi). Però il Covid ha generato (e promette di generare) una crisi tale da far apparire almeno “benestante” chi come me ha (dopo decenni di precariato) un posto relativamente sicuro e discretamente pagato (almeno relativamente al mondo del lavoro italiano di oggi), prestigioso (almeno agli occhi degli spocchiosi “intellettuali” cui le donne danno retta) e comunque sufficiente a poter “sputtanare” (verbo non scelto a caso…) diciamo un migliaio di euro mensili (o anche più, all’occorrenza), considerato anche che, a differenza dei comuni mortali, non devo preoccuparmi delle “spese per vivere” (comodamente lasciate, almeno per ora, alle cure degli anziani ma abbienti genitori).
Eccomi quindi, a giugno 2020, fare login sul sito “mysugardaddy” dicendomi “perchè non provare? Che ho da rimetterci? Ora o mai più!” Ed allora mi trovo, come Lucio Battisti, a cantare (in ordine vagamente cronologico) di “dieci ragazze per me” che avrebbero dovuto farmi dimenticare (con un delay di 20 anni) l’amore mancato. O, meglio, le “pene d’amor perdute”, come direbbe Shakespeare. Ma, rinunciando alle relazioni con le donne, ho davvero perduto qualcosa in questi vent’anni? Giudicherà il lettore dalla cronaca di quest’ultimo anno.
Capitolo 1. Gaya (iraniana iraconda)
Brunetta, fisico da copertina (almeno stando alle foto, con tanto di chiappe di fuori e linguaccia mentre prende il sole supina) e descrizione di sé da “sapio-sessuale”, Gaya (diciamo un sette e mezzo abbondantissimo, forse un otto meno) mi pare la prima da cui iniziare. E’ lei a inviarmi i primi baci e a chiedere di essere “sbloccata” [NOTA: nel sito, per poter chattare con qualcuno, è necessario pagare un dato numero di “crediti”, che possono essere acquistati a parte o con l’abbonamento “vip”: agli utenti ancora “bloccati” si possono solo mandare bacini oppure domande fisse del genere “trovi il mio profilo interessante?”, “ti va di chattare con me?”, “mi dai il permesso di sedurti?”].
Nata e cresciuta nella mia città, da entrambi i genitori iraniani. Dice subito di essere stata attratta dal mio profilo, ossia dalla descrizione data di me stesso e di cosa cerco: le piace mi descriva nei panni di un novello Endimione, il giovane e sapiente pastore che, secondo il mito greco, fece innamorare Selene, la dea della luna [NOTA: il riferimento mitologico è ovviamente solo una metafora, per esprimere il mio desiderio di rivivere qualcosa di simile alla mia “oneitis” di un quarto di secolo fa, quando una fanciulla incontrata al mare, di un anno più grande, e un poco più alta, mi rivolse la parola per prima la sera del mio diciassettesimo compleanno, essendo di bianco vestita con il fisico da pallavolista in evidenza, ed ebbe e un breve flirt con me, attratta da certi miei interventi filosofico-letterari in pubblico].
Iniziamo però a parlare di attualità (è la fine del primo lockdown) e siamo stranamente d’accordo su tutto: l’effetto criminoso delle politiche neo-liberiste di tagli alla spesa pubblica (per colpa delle quali sono mancati i medici e i posti di terapia intensiva che avrebbero salvato molte vite), l’ignavia della classe dirigente italiana, che ha da tempo (a partire dalla scuola) annullato il valore dello studio in nome dell’apparenza e del “social”, il ruolo luciferino degli USA nella politica internazionale.
Dice di essere una dirigente sanitaria caduta in disgrazia per il Covid (l’azienda ha prima truccato i bilanci e poi chiuso, così da non permetterle di avere neppure la cassa integrazione): “prima dirigevo tre cliniche”. In realtà, a tratti mi pare di parlare con la solita segretaria saputella da dipartimento, più che con una “sexy-manager”. Oppure con una “pasdaran”: quando, ad esempio mi sfugge una battuta contro la Cina (alleata dell’Iran), inizia addirittura a sgridarmi (“perché dici queste cose?”). Dice di essere una donna indipendente lontana anni luce dal prototipo della “sugarbaby”, ma “senza poter lavorare sto finendo i miei risparmi, a causa dell’embargo economico i miei non possono mandarmi denaro dall’Iran, ed allora ho pensato a questa cosa” (ossia ad iscriversi). Aggiunge che anche io, in fondo, sono lontanissimo dallo “sugardaddy medio” (“è un bel profilo il tuo, sprecato per le ragazze del sito”).
Non ha il coraggio di chiedermi direttamente dei soldi, né io di offrirglieli, ma mi riporta quanto le capita con gli altri “daddies” (“sono stanca di fare l’oggetto per una spesa a domicilio di 138 euro più IVA). Non può incontrare nessuno perché è in quarantena dopo essere stata trovata positiva al tampone. “Spero di trovare qualcuno gentile che capisca la situazione e mi dia una mano in questo periodo difficile. Non uno però che mi chieda di andare in albergo appena guarisco. Non sono quel tipo di donna. Però magari ci frequentiamo e da cosa nasce cosa…”
Con me inizia a fare “l’amica” e a “consigliarmi” su come approcciare le altre ragazze (strana strategia). Sebbene abbia sei-sette anni meno di me, ha in effetti, in quanto donna, un mare di esperienza in più. Non tiene però adeguatamente conto del dimorfismo sessuale: ella, alla sua età (middle 30), sta per impattare il muro, mentre io, a 41 appena compiuti, decido ora (avendone finalmente tempo e mezzi) di avviare i giochi. E così, quando finisce per fare discorsi come “se cercassi una ragazza carina, ma non gnocca…” o come “bisogna cercare una persona con cui costruire qualcosa, non andare dietro all’effimero, e te lo dice una che ha fatto la modella ed è stata coi calciatori” [NOTA: eh già, dopo essersela spassata negli anni migliori viene a fare la predica a me sulla virtù… per negarmi di avere ora dalla vita la mia parte di piacere!], ci rompiamo irrimediabilmente. Non vuole nemmeno ascoltare cosa io intenda per sentimento [NOTA: tipo l’orgoglio dello studio matto e disperatissimo o l’incellitudine, per lei “sentimenti da sfigato”, nella realtà substrato esistenziale di ogni alta letteratura, da Petrarca a Leopardi] o per valore (“tu non sai niente del valore”, con tono da donna dei bruti verso John Snow ne “Trono di Spade”), non vuole nemmeno leggere il romanzo sul mio amore adolescenziale (“tu non conosci la poesia”) [NOTA: sono fra i pochi a comporre ancora sonetti, ma vabbè: evidentemente per le donne la poesia è solo un apostrofo rosa fra due regali] e si rifiuta di valutarmi per quanto ho espresso in esso (“non so chi l’abbia letto, ti conosco perché chatto con te da due settimane”) [NOTA: tipico ragionamento da incompetente: “leggo un po’ di un argomento e ne divento il massimo esperto anche senza studiarlo”]. Si smascherano i suoi tipici pensieri da domnula: “poesia”, “sentimento” e “amore” sono in fondo per lei soltanto “ornamenti” per un rapporto che si produrrebbe comunque “naturalmente” (quindi per scelta quasi unilaterale femminile), mentre per me hanno valore proprio quando riescono a “cambiare” le scelte e i rapporti di forza [NOTA: “poesia”, per intenderci, è per me quella del “bruttino” D’Annunzio che con essa conquista bellezze siderali.]
Ella mi ha evidentemente preso come un potenziale beta-provider che deve essere contento di poter “elemosinare” le rimanenze del banchetto (“ma dove sono queste gnocche? Quante gnocche conosci – oltre a me, che vabbè, siamo amici…”). Il suo tono negli audio cambia presto da amichevole ad aggressivo quando le confesso che non mi contenterei di bellezze mediocri, né potrei mai vivere come certi colleghi del mio ambiente, accasati con cessette femministe (“tu i tuoi colleghi non li devi neanche nominare, ma ti sei visto allo specchio?”, dice dando in escandescenza). Ed osa sgridarmi per non volermi accontentare di “una del tuo livello” [NOTA: Il mio livello? Ma non diceva che ero addirittura “sprecato” per il sito? Ecco qui emergere plasticamente l’ipocrisia femminile. La stessa donna che fino a pochi minuti prima diceva della redpill “sono tutte stronzate”, la stessa donna che sosteneva contassero “altri valori”, come il sentimento, il carattere, addirittura la poesia, arriva a perdere le staffe anche solo ad udire che un uomo vorrebbe avere una donna più bella di quanto i suoi attuali valori LMS consentirebbero…]. La sua strategia mi è ora chiara: vuole farmi credere brutto (“a te una gnocca non si avvicina neanche per soldi”) e povero (“hai solo i soldi di un lavoro da insegnante”) [NOTA: sono docente universitario, stronza!] per rendere ai miei occhi “divina concessione” una sua eventuale “disponibilità” (da pagarsi subito, finché ella non ha altro modo per campare, e godersi poi, forse… con un bel contorno di zerbinaggio e pseudo-LTR). La cosa non mi offende né sorprende. Quello che non posso accettare è vedere negata la possibilità di “creare valore” tramite lo studio, la poesia, il sentimento. Certo per il mondo e le donne queste cose non valgono nulla (conosco la teoria LMS), ma il mio “titanismo” ha come obiettivo proprio l’usare il potere del denaro per “farle valere per forza” contro il mondo ignorante e le donne stronze. E’ il mio modo di dare senso alla parola “civiltà” [NOTA: E’ da un lato una questione di remunerazione del rischio – spettando all’uomo i rischi e le fatiche della conquista, deve spettare a lui anche un premio maggiore di una pariestetica in caso di successo. E dall’altro un fatto di equità – poiché una donna, anche quando normale, è almeno da giovane, “comunque una figa”, mentre un uomo medio è solo “uno fra i tanti scocciatori noiosi e sbavanti” è giusto che l’uomo possa usare i risultati dello studio e del lavoro per avere un “boost” di “valore sociosessuale” rispetto allo “stato naturale”]. Oh quale tasto ha pigiato dicendomi a questo punto “non sei diverso dagli altri” [NOTA: i puttanieri], “sei peggio degli altri” [NOTA: gli altri utenti, giustificati, a suo dire, dall’ignoranza e dalla stupidità] . Come se aver cercato il primato nella conoscenza sin da piccino non mi avesse elevato rispetto al volgo, come se “essere buoni” significasse accettare la tirannia sessuale femminile! Ha appena citato l’averla data ai calciatori come “certificato di alto valore” ed ora mi fa la morale (egalitaria): “meglio accontentarsi che passare la vita a credere di essere meglio degli altri”. Eh, no questo è troppo (specie per il mio radicalismo aristocratico). Di solito non mi offendo mai (mi si può dare del finocchio, dell’impotente, dello sfigato, ecc., tranquillamente). Ma Gaya, considerandomi in fondo uno “sessualmente di serie B” e negando valore e prospettive al “bilanciamento sessuale” cui lavoro fin dai tempi del liceo (“morirai solo, questo è triste e non sai quanto”, “ringrazia per i soldini di famiglia che hai, se finiscono ti farai solo seghe”) ha trovato forse l’unico modo per farlo. E allora, all’ennesimo messaggio vocale “tu sei sotto la media…. Sei complessato… comprati uno specchio”, ho risposto: “civiltà superiori sono vissute fregandosene del modo in cui le donne classificano gli uomini. Ed ora io tramite il denaro mi scopo fighe più giovani e belle di te, mentre tu impatti il muro. Addio”.
Capitolo 2. Laura-Top (l’artista irrequieta di Rovigo)
“Erano i capei d’or a l’aura sparsi”: con questi giochi di parole, Francesco Petrarca rendeva sublimi i suoi sonetti dallo stile puro e rarefatto, senza eguali nel mondo. Nel caso di un petrarchista capitato per caso nel mondo delle sugarbabies, è invece stato sufficiente vedere il suffisso “Top” aggiunto al nickname “Laura” per credere di trovarmi davanti ad una bellezza degna di essere cantata in versi (alta un metro e settantasei, bionda, sprezzante verso il volgo: “se siete su questo sito per risparmiare con le escort fatevi le pippe”). Siamo al “dolce tempo della prima estate”. Con timida ironia (credo di essere davanti ad una da 8 o da 9) apro la conversazione con: “scommetto che per affascinarti non basta dedicarti sonetti” – “eh, no, già…”.
Iniziamo quindi a chattare: sostiene che metà degli utenti del sito siano poveracci, un quarto ricco ma in cerca dell’impossibile, e solo un quarto papabile per lei. Sperando di rientrare nell’ultima casistica, le chiedo se, come cifra, 1000 euro mensili potrebbero bastare. “Il sussidio economico mi va bene, ma non è un contratto. Se non ci piacciamo o non ci sopportiamo, poco c’è da fare”. E fino a qui tutto normale. Fissiamo dunque un appuntamento per venerdì pomeriggio, “giusto per vedere se c’è feeling”. Inizia intanto a raccontarmi dei suoi trascorsi artistici, a mostrarmi qualche suo quadro, a chiedermi se ne colga il senso e a lagnarsi dei critici e dei personaggi “alla Sgarbi” (“che vedono una donna come oggetto di desiderio e usano l’intelletto e l’arte per ottenerlo”, cioé insomma quello che avrei sempre voluto fare io). Sono parzialmente a disagio (voglio una musa, non l’ennesima stronza femminista intellettualizzata), ma fingo di reggerle in gioco (sperando valga la candela). Finiamo per restare tutto il pomeriggio in chat, confidandoci cosa non abbiamo mai fatto e vorremmo, finita la quarantena, fare per la prima volta (“sei mai stato ad un rave party?”). Interrompo per la cena e, al ritorno, vengo sgridato per averci messo più del “tempo medio per cenare”. Il giorno dopo, non essendo comparso dopo cena (dovevo rivedere come mio solito un GP di dieci, venti o trenta anni prima), vengo attaccato con un “di certo il tuo comportamento di ieri non l’ho gradito. Io non sono qui per riempire i tuoi tempi liberi!”. Dobbiamo ancora vederci e già si comporta come una moglie trascurata! A sgridare come una professoressa di scuola! Ha pure da ridire sul fatto che viva ancora coi miei (non l’ho detto ma l’ha dedotto): ma se vivessi per conto mio non potrei spendere mille euro mensili per le sugarbabies, perché servirebbero per … “vivere” (e sarebbe quindi lei la prima a rimetterci). E non accetto la retorica della “responsabilità”, dopo aver dato tutto nello studio con la speranza (frustrata) di promozione sociale. “Nessun impalpabile termine morale potrà mai valere il godimento perduto della vita” – le dico prima di essere mandato a quel paese.
Credo ormai sia andato tutto a monte ed invece il giorno previsto dell’incontro, come se niente fosse, mi contatta dandomi il luogo, l’ora e dicendo di essere anche un po’ emozionata (“vestito nero o blu, scarpe sportive o col tacco”?).
L’incontro è all’unico bar esistente nel raggio di decine di chilometri, in mezzo al Polesine in cui vive (perché è l’unico posto in cui abitare sia possibile anche con stipendi d’argilla). Quando arrivo mi sta aspettando seduta sul muretto, biondissima e truccata, forse troppo per un luogo così “trash” (gestito da cinesi e frequentato da extracomunitari). E’ indubbiamente molto carina (7+), ma non certo quella bellezza travolgente da “top model” con cui pretende di ammantarsi nel suo profilo (e con cui giustifica richieste come 3000 euro per un w/e): è alta all’incirca come me (che sono solo uno e settanta) e come me dimostra meno dei suoi anni (late 20s): una bambina impaurita (altro che l’artista femme fatale del profilo). A causa del vestito lungo non riesco a vederle le gambe (cioé quanto mi aveva attratto delle sue foto). L’incontro è cordiale: passiamo quasi due ore raccontandoci le vite e discorrendo come vecchi amici. Ha fatto il liceo artistico, ma ha abbandonato ad un anno dalla maturità per poter andar via di casa appena maggiorenne; ha vissuto facendo prima la panettiera e poi l’arredatrice (altro che la pittrice); con il lockdown il piccolo studio a gestione familiare per cui lavorava l’ha messa in cassa integrazione ed ora, (lo nasconde, ma lo capisco) cerca forse un simil-marito più che uno sugardaddy (ora si spiega l’avermi dato dello “stronzo” per aver risposto “non ci dobbiamo mica sposare” alla sua obiezione sui nostri gusti diversi in tutto!). Coltiva fiori esotici in una piccola serra davanti a casa, ma pare tale estemporanea attività non basti a sbarcare il lunario. Promettendoci di risentirci sul sito, ci salutiamo. Mi saluta via chat durante il w/e (quella volta sono arrivato a mezzanotte in hotel in montagna proprio a causa dell’incontro con lei). Il lunedì la saluto io e lei mi fredda (è agitata perché, come nel famoso film sui tulipani, ha combinato un pasticcio coi fiori da patatrac economico) : “se non vuoi un altro incontro è inutile sentirci” – “ma non dovevamo prima conoscerci bene? “- “a me basta così, tu proponi un altro incontro ed io fisso il regalo” – “ci penso…”. Decido per il no (anche perché, pur amando a volte il sadomaso, non arrivo ad essere disposto a pagare per essere continuamente controllato, sgridato e umiliato come ho già visto avvenire in chat) e dopo qualche mese, già in autunno, vedo un suo messaggio sul sito: “ancora guardi il mio profilo?” [NOTA: ero stato incuriosito dal vedere mutato il suo messaggio di benvenuto rivolto a tutti gli utenti del sito in “volete le belle ragazze, ma voi cosa offrite? Curiosi sacchi di m…”] “Ma quanto sei sfigato! Buttati da una montagna! Sei solo uno paraculo statale che sta a casa! Non mi rispondi perché sai che ho ragione”. La blocco, dispiacendomi per lei che non abbia evidentemente trovato di meglio rispetto ad uno “sfigato paraculo statale” come me [NOTA: io sarò pure uno schifoso privilegiato, ma almeno mi sono fatto il c… a suo tempo studiando, mentre lei manco ha fatto la maturità eppure si sente in diritto di fare la predica. Ecco cosa intendo per “sovversione femminil-femminista dei valori”]. Vediamo quali grandi manager e principi azzurri passeranno in provincia di Rovigo per lei (prima che anche le sue grazie appassiscano come i fiori esotici della sua serra)…
Capitolo 3. Emma (Madame Bovary 2020?)
Dopo il sangue amaro di un litigio (con conseguente weekend psicologicamente rovinato e settimana persa a scrivere un capitolo intitolato “dammi tre parole: poesia, sentimento, amore” per confutare le donne come Gaya) con una “over 30” e lo scampato pericolo di essere “betizzato” da una “late 20” (la mistress mancata “Laura-Top”), sono talmente bisognoso di dolcezza (non solo in senso sugar) da accettare la richiesta di sblocco da parte di una 18enne di Mestre (1 metro e 67, corporatura magra, budget mensile 500-1000 euro, secondo la descrizione) che non ha neanche la foto sul profilo. Ma ha il nome di Madame Bovary. I suoi mille “baci” mi aprono il cuore (e la chat).
— Ciao
— Ciao (faccina)
Come ogni incontro da romanzo, anche il nostro inizia per accidente
— tentavi una videochiamata?
—no, ho premuto per incidente
—comunque se vuoi….così vedevo il tuo viso
—Non ho messo una foto perché ho paura che ci siano dei amici dei miei genitori che usano il sito
— giusta preoccupazione: è molto probabile, magari ci sono anche miei colleghi
— E la prima volta che uso una piattaforma come questa
— anche io
— sono un po’ nervosa
— quindi il mio profilo ti tranquillizzava più di altri?
— sì, mi piace molto il tuo welcome message
— l’hai letto tutto? sei fra le poche
— Davvero?
— sì, in genere mettono mi piace a caso a tutti senza leggere per farsi sbloccare poi scremano dopo. Quindi tu vai ancora a scuola?
— Si, a settembre vado all’università
E iniziamo a parlare per mezz’ora di materie di studio liceali e universitarie, della condizioni della ricerca in Italia e all’estero, delle nostre vite (non vive in Italia, ma all’estero, dove i genitori italiani risiedono per lavoro: è a Mestre solo in vacanza), del nostro comune spauracchio per la Chimica (per me nel ricordo dell’unico esame durante gli studi ingegneristici, per lei nella prospettiva dell’iscrizione alla facoltà), persino dell’innovativo indirizzo della mia attuale ricerca.
— Ma come mai una persona intelligente come te usa una piattaforma come questa? Non lo dico con cattiveria sono veramente interessata.
— ti ringrazio del complimento immeritato, ma forse non sono stato abbastanza intelligente o furbo da crearmi occasioni altrove. L’alternativa sarebbe uscire con le colleghe ingegnere…
— Ho capito. Perché non ti piacciono le colleghe ingegnere?
— sono poche, quasi tutte sposate e fidanzate e di valore estetico dimenticabile… e poi che palle restare nell’ambiente anche dopo il lavoro! non starei mai con una dell’ambiente
— sì questo è vero
— dopo voglio divagare: letteratura, film, oppure moda e cose leggere… per questo ho pensato alle “sugar”, solo che, come vedi, alla fine parlo sempre di cose noiose legate al lavoro… Scusa se ti ho annoiato
— no
— ho temuto di annoiarti, avrei voluto parlarti di cose più divertenti
— No l’opposto. A me interessano queste cose
— tu di diverti con quello che per me è noioso perché per te è una novità
— capito
— e come mai cerchi sugardaddy italici?
— Non lo so esattamente perché. Sono in un periodo dove ho finito il liceo è non so cosa fare con la mia vita
— scusa, ma se sei in un paese a nord dell’Italia, ad un anno dalla laurea, saranno gli Italiani con i loro stipendi da fame a proporsi come sugarbaby. Non siamo concorrenziali come sugardaddy rispetto all’estero
—Ma a me interessano poco i soldi. E poi è la prima volta che uso questa piattaforma ed adesso mi trovo in Italia
—allora sì, se ti accontenti di chi “per sogni e per chimere e per castelli in aria” ha l’anima milionaria, come Rodolfo della Boheme, va bene
—Sei mai stato innamorato?
—sì, ma quasi un quarto di secolo fa ed una sola volta. Ho rievocato tutto durante la quarantena in un romanzetto. Pensavo fosse dimenticato, invece è riemerso tutto, ma sono cose che capitano una volta sola nella vita credo. Io avevo 17 anni, lei 18, amore platonico
— è sposata adesso?
— me lo chiedo spesso.
—ma non siete rimasti in contatto?
—No, perché per una serie di motivazioni non le chiesi nome e indirizzo e non l’ho mai più incontrata. Non posso farlo neanche ora. Pensa che avevo anche pensato di pubblicare il romanzo per rintracciarla con la fama… ma credo che non lo leggerebbe nessuno e non diverrebbe un caso letterario
— Pubblicalo, tanto non hai niente da perdere
— vero, ma come? Non sono uno scrittore
— Ma sul serio hai scritto un romanzetto?
— sorta di divina commedia in prosa. Passa le 400 pagine, ahimè. Avevo tanto da dire sia su di lei sia su quel periodo della mia vita in cui ho sempre pensato a lei.
—sei proprio un romantico. Sono sorpresa di trovarti qui
—sono l’ultimo romantico superstite. Altre a cui l’ho detto, hanno detto che semplicemente non è amore, ma per me lo era. Lei non se ne è manco accorta, come Laura con Petrarca o Beatrice con Dante
— Magari cerchi una 18enne con cui rivivere quel periodo. Per quello sei qui
— perspicace… Pensa: o 18 enne o 41 enne, cioé l’età che aveva allora o quella che ha adesso. Non so se è inconscio, ma ora nei miei contatti ho praticamente solo queste due tipologie
—Oppure questa è una storia che racconti a tutte le ragazze per incantarle
—se è così, non funziona al giorno d’oggi, ma se vuoi essere sicura puoi sempre leggere il romanzo. Ho fatto solo la prima stesura, ma davvero trovi incantevole questa storia? Non l’ho mai raccontata a nessuno dal vero e quando lo faccio online alcune mi prendono pure in giro o al massimo dicono che è solo una cotta giovanile. Se vuoi dopo ti posto qui un brano.
Sono ormai le otto di sera passate ed entrambi stacchiamo per la cena. Poi riprendiamo parlando di vacanze, di montagna e della speranza di aver finalmente superato la pandemia.
—Volevo farti un’altra domanda
— lieto di rispondere
—a parte l’amore della tua vita, hai avuto relazioni serie?
— il mio problema è sempre stato che a confronto con quella che avrebbe potuto essere e non fu, le altre non mi sono mai parse davvero serie
—Okay
— Rispondo volentieri perché, anche se sono cose molto personali, è passato talmente tanto tempo che anche se tu fossi lei potremmo riderne
— Allora l’amavi tantissimo
— Dico solo una cosa: l’amavo a tal punto che a volte pensavo fosse un male necessario la mia sofferenza, se l’essermi fatto da parte le aveva permesso di trovare di meglio. Anche se alla fine mi è sempre rimasto il dubbio di averla fatta soffrire così, non ho mai voluto sciogliere quell’enigma. Ero in effetti troppo giovane e inesperto: sul momento non avevo neanche capito di essere innamorato. lo capii troppo tardi come la Duras nel suo romanzo
— Dove vi eravate incontrati?
— Ti posso rispondere citando un brano di quello che ho scritto?
— Certo
— Si chiama “Così prima la vidi” (è uno dei tanti capitoli)
“Ho un ricordo chiaro di quei giorni a Giulianova fra giugno e luglio, con il Gran Sasso e la Maiella (montagne su cui avevo fantasticato tanto viaggiando mentalmente durante lo studio della geografia quanto leggendo quelle “Novelle della Pescara” che, per aurea di avventura e intensità di trama, quasi fiabesca, parevano evocare i racconti degli esploratori dell’Africa o di altre terre lontane) a fare da sfondo a tramonti interminabili e le spiagge, spesso semideserte per il tempo instabile ed il mare mosso, a svolgere da scenario per mattinate così insolite, così solitarie, così, oserei dire, “randagie”, che, a parte l’odore di salsedine, pareva di essere rimasti ancora immersi nel sonno, isolati dal mondo, in un “non luogo” inconscio (quasi come nella Commedia dantesca quelle sorgenti purgatoriali che donano l’oblio dalla vita precedente preparando le anime alla beatitudine celeste). Anzi, ho due ricordi, uno diurno ed uno notturno, uno chiaro e uno scuro. […]”
Proseguo a copia/incollare dal pdf fino alla fine del capitolo e lei mi dice:
— Sei così bravo a scrivere. Il racconto è così vivido…
—E’ perché è autentico. Non ho inventato nulla. Si capisce? A volte ho l’impressione di essere un po’ oscuro.
—come fai a ricordarti così vividamente.
—appunto perché era amore. E’ l’unica cosa che valga la pena ricordare, l’unica che rivivrei. Poi ho sempre avuto memoria, addestrata con lo studio. Qui però è involontaria. Difatti anch’io mi sono sorpreso.
—che coincidenza che stavate leggendo lo stesso libro
—non pensavo di aver trattenuto tutto. Sai, la scuola italiana ha le sue fisse: Zeno per la maturità è un classico: illeggibile, scritto male e celebrale, ma va di moda, mai che facessero leggere il Piacere di D’Annunzio. A leggere Zeno Cosini sono diventato imbranato anch’io
—haha
—mentre avrei dovuto immedesimarmi in un personaggio più furbo
—Che bene che descrivi il momento in cui la vedi in spiaggia.
— ci sono tante altre scene, tipo il ballo, la gita in barca, l’addio, ecc. Quello è il capitolo centrale, quello che chiamo il purgatorio, perché è un’attesa in fondo, come la vita. Prima c’è l’inferno, perché l’anno scolastico prima fu infernale, poi c’è il paradiso, perché dopo mi sentivo davvero due metri sopra il cielo solo per il poterla pensare.
— Mi sembra che per te incontrarla sia stato un paradiso ed una maledizione. Una maledizione nel senso che tutte le donne dopo di lei sembrano inadeguate…
E’ mezzanotte passata. Continuiamo a chattare fino alle tre di notte, con un tono da romanzo ottocentesco e una confidenza da anime nell’oltretomba. Sto tornando con la mente a stati d’animo vissuto un quarto di secolo fa.
Inizia a farmi mille domande sul perché e il per come sono sul sito (“ma perché non esci con una tua coetanea giovane di spirito come te?”, “per me sei qui solo per il sesso”, “ma non hai paura di incontrare qui tue studentesse?”, “ma se avessi una figlia e la trovassi qui?”) . A tratti pare una psicologa in incognito introdottasi a fini di studio, a tratti, invece, una divertente monella da film osè, come quando dice “sarebbe divertente se la tua amata fosse mia madre” o quando confessa che fra le cose da fare in uno sugardating ci sarebbe stare nudi di notte in spiaggia sotto la luna imminente.
Dice che sono l’unico suo contatto sulla piattaforma.
Rimaniamo in contatto per giorni, settimane, quasi un mese, ma sempre più raramente risponde. Alla fine dell’estate confessa che stenta a rispondere perché teme di non potermi incontrare nella realtà (il controllo dei genitori, il ritorno all’estero dove studia, ecc.). Veramente una ragazza piena di sentimento, nel “fiore purissimo della vita”, di quelle per cui anche il Leopardi esprime trasporto. Oppure una quarantenne Madame Bovary dei giorni nostri in cerca di qualcuno in grado di ripianare i suoi debiti…
Capitolo 4. Federica (la monaca di Monza che fa la segretaria)
Dopo un amore rimasto virtuale nato richiamando un amore giovanile rimasto platonico, ho proprio bisogno di una sana avventura reale!
Ultimi giorni di luglio: sono in Trentino, dove ho accompagnato i miei genitori, e mi sto spostando in Valle d’Aosta, dove passerò una decina di giorni. Guidando, scambio messaggi vocali su telegram con una certa “Fede” conosciuta sul sito (è bionda, ha circa 25 anni e fa la segretaria). Le foto mostrano un corpo tonico e abbronzato (immancabilmente con le chiappe al vento sul ponte di una barca). L’annuncio parla di “weekend in posti al top”. E promette un metro e settanta di fisico atletico. Potrebbe essere un “otto pieno”. Per questo non mi spavento quando mi dice: “non voglio spaventarti, ma io parto chiedendo mille euro per un weekend”.
Dico che va bene, prospettandole il prossimo weekend a Cervinia in Hotel 5 stelle già prenotato (per me). Decidiamo di vederci di lì a qualche giorno per conoscerci. Prenota lei il locale (ovviamente giapponese, per il Sushi), in Brianza, dietro mia esplicita raccomandazione di evitare la caotica zona centrale di Milano.
Nonostante debba affrontare (dalla Valle d’Aosta) un viaggio di due ore, arrivo puntualissimo, mentre lei (che abita a cinque minuti) mi fa aspettare più di mezz’ora. Ho quindi tempo di osservare l’andirivieni di gente “fighetta” nell’esotico e costosissimo locale e, soprattutto, diverse bellezze osè, sia orientali, sia occidentali (che mi chiedo siano escort). L’attesa viene infine premiata (dopo diversi messaggi di sollecito), ma la speranza (che anche chi sto aspettando abbia gambe fantastiche come certe frequentatrici) no. Federica è alta come nella descrizione (un metro e settanta), ma ha a vista dai 10 ai 20 chili in più rispetto alla foto (dove appariva di schiena e “allungata”) e, di conseguenza, le gambe (mostrate comunque senza vergogna) sono ricoperte da uno spesso strato di grasso conferente una triste forma a “v”, la quale toglie ai miei occhi qualunque valenza erotica al suo corpo. Come uno storico dell’arte classifica i templi greci in base allo stile colonne (doriche, ioniche o corinzie), io classifico la bellezza femminile in base alle gambe: non sono di fronte a chi mi aspettavo. Cerco di essere comunque simpatico, tentando di imparare ad usare (fantozzianamente) le bacchette per mangiare. Federica invece, evidentemente esperta nell’arte dello scrocco di cene, è una mangiasushi provetta. E’ brava a tenere viva la conversazione mentre io, un po’ per la delusione, un po’ per l’impegno richiesto da certi piatti del lontano oriente, parlo stranamente meno. Non che il livello della conversazione meriti di più: basti dire che, discutendo sulla possibilità che mi raggiunga con la sua auto, se ne esce con un “ma io non ho le gomme da neve” – “Siamo in estate”!” – “Ma come, a Cervinia non servono le gomme da neve anche d’estate?” – “No”- “Ahh”. E reclina la testa con aria fra il pensieroso e il cordiale. “Quando è stata l’ultima tua relazione seria?” – mi chiede infine. Avrei dovuto risponderle “a 20 anni fa” e raccontarle la storia dell’Innominata, ma ormai eravamo al dolce. Indecisa fra quello incluso nel menu da lei scelto, quello previsto per il mio e quello “classico” disponibile a parte, mi chiede: “me li posso far portare tutti e tre?” (ecco l’origine dello strato adiposo!). “Ma certo” – rispondo con cortesia. Sono cortese anche accompagnandola all’auto con l’ombrello (che io ho prudenzialmente portato proprio prevedendo questa eventualità) in modo da non farle bagnare i capelli. “Quante premure eh” – mi dice salutandomi. Sarei quasi convinto a passare comunque il weekend con lei, ma la sua pretesa di avere una busta coi contanti è quantomeno “scomoda” per me che viaggio senza tanto denaro liquido e mi affido alle carte di credito (dovrei trovare il modo di prelevare dalla carta, pagando delle commissioni o cercando una filiale: una scocciatura che affronterei solo davanti ad un bel paio di gambe lunghe e modellate!).
In effetti quello che mi chiede è una cifra quasi da escort d’agenzia senza che lei nei abbia il fisico. E’ vero che si tratta di un w/e e non di un’overnight, ma fra l’escursione sui monti di sabato mattina e al sua voglia di essere a Milano già domenica pomeriggio, il tempo “hard” non sarebbe certo tanto maggiore. Qualche giorno dopo, mentre penso a come svincolarmi, mi chiede via telegram “perché non mi rispondi?” – “non sono più tanto convinto” – “cosa non ti convince?” . “beh, dal vivo siamo diversi che nel virtuale quindi…” – “quindi cosa? Hai qualcosa da ridire su di me? Io sono figa e pure simpatica” [NOTA: si dimentica l’aggettivo “modesta”].
“Ah guarda, non c’è bisogno che ti convinca, sono io che non voglio più uscire con te, per come mi hai trattata!” Come, prego? Ho fatto centinaia di chilometri avanti e indietro per incontrarla vicino a casa sua, l’ho portata in un ristorante da 100-200 euro, ho pure fatto il cavaliere e ritiene di essere stata trattata male? – “Se fossi un signore mi avresti dato un compenso comunque. 50 euro ad una donna si danno sempre”. “A una prostituta, forse” (penso ma non dico). Ho affrontato io le spese del viaggio ed è lei a volere il “rimborso spese” per la mancata conclusione dell’accordo? Proprio una sciagurata monaca di Monza!
Capitolo 5. Dalila (“Miss Italia nel mondo”… delle profumiere)
Dopo la delusione brianzola, decido di essere inflessibile quanto a criteri estetici. Per la verità, nel mondo dei miei sogni ci sarebbero almeno tre donne (leggasi: tre modelle), a rappresentare ognuno dei tre ideali estetici (tutto ciò che è divino è anche trino, no?): la bionda con gli occhi azzurri, la mora con gli occhi neri e la castana coi capelli castani. Fra le possibili “ibridazioni”, quella (diffusa ahimè in Italia) della bionda (spesso pure finta) con gli occhi scuri è da me percepita come “di scarso pregio” (perché dà l’idea del tradimento di un’origine mediterranea in favore dello scimmiottamento di un modello nordico), mentre, al contrario, quello della mora con gli occhi chiari è visto come “sublime” (in quanto dà l’idea di una purezza originaria – gli occhi – capace di illuminare l’oscurità – i capelli – proprio come una stella nel cielo notturno). Ecco quindi che imposto la ricerca avanzata sul sito con le caratteristiche della mia donna ideale (ossia Miss Italia 2001): altezza un metro e ottanta, occhi verdi, capelli corvini, corporatura magra. A sorpresa, trovo una corrispondenza reale: Dalila di Trento, sedicente ventenne, con tutte queste caratteristiche.
La sua ubicazione è ideale: proprio lungo il tragitto che percorro tutti i w/e per andare in montagna in Alto Adige.
—hai voglia di raccontarmi qualcosa in più di te?
—-beh allora ti dico subito che sono qui per un motivo specifico, anche per divertirmi ma diciamo che avendo dei problemi economici punto su questo
— hai fatto bene allora a chiarire subito il budget atteso. Sei una delle poche che lo fa e questo aiuta, perché altrimenti uno non sa a cosa deve prepararsi
—si, preferisco essere onesta
—la Ferrari non te la posso regalare…
—però non lascio via il divertimento
— ci sono altri profili dove sembra che se manca la Rolls non ti rispondono neanche. Diciamo che i nostri budget coincidono abbastanza
— capisco, beh sappi che il motivo principale per me è il telefono e la sim, poche settimane fa c’è stato il mio compleanno e ho perso il mio telefono con dentro appunto la sim e non ho aiuto da parte dei miei perciò spero di ottenerlo da qui
Mi confessa poi che non ha vent’anni, ma diciotto appena compiuti (spero non mi menta) ed ha appena finito la quarta liceo linguistico.
Inizia così una saltuaria frequentazione virtuale in cui cerchiamo di incastrare i nostri impegni per un primo incontro. Io ritorno con la mente a quando, da liceale, non avevo l’ardire di invitare al cinema neppure la compagna di classe carina e rifletto sul fatto che, in fondo, da un punto di vista sentimentale, sono un coetaneo di Dalila ed uscendo con lei riprenderei semplicemente quanto non vissuto per timidezza mia e stronzaggine altrui. Lei è invece preoccupata principalmente di non riuscire a connettersi (lo deve fare con il laptop “rubando” la connessione wi-fi alla madre). Dice di non riuscire a sentirsi viva senza telefonino. I miei progetti di uscire con lei a cena o in romantiche passeggiate pomeridiane cozzano contro i tempi ormai ristretti per avere l’iPhone 11 Pro spedito.“Dopo ci incontriamo tutte le volte che vuoi” – mi promette, chiedendomi di regalarglielo prima che debba partire per la Polonia con la madre (non ha nemmeno la cittadinanza italiana: è figlia di una polacca che è stata messa incinta da un sudamericano poi sparito e Trento è semplicemente la residenza del patrigno). “Sono pronta a tutto per quel telefonino!” – “mi sarai grata?” – “molto grata”. E mi propone addirittura di “andare fino in fondo” la prima volta (cosa che io, sugardaddy d’altri tempi, non chiedevo affatto). Ovviamente le ordino l’iPhone dal sito da lei linkato (pagandolo quindi meno di mille euro grazie ad una buona offerta) e prometto di consegnarglielo la prima volta in cui sono di passaggio per Trento. Così, mi dico, almeno, per ritirare il regalo, dovrà farsi vedere!
L’appuntamento è alla stazione ferroviaria di un paesino diverso da quello in cui abita. Vedo ad attendere una “cozza” e subito penso ad una fregatura. Ma poi arriva lei (l’altra era l’amica venuta in “avanscoperta”): è alta più di uno e ottanta, magrissima, con gambe da gazzella e viso angelicato. Ha dei bellissimo occhi verdi e, se non fosse per quei “colpi di colore” (giallo, fucsia, ecc.) sui capelli scuri sarebbe la sosia di Daniela Ferolla. Ci conosciamo al bar della stazione assieme all’amica (un sei scarso accanto ad un nove pieno!). Non c’è possibilità di fare altro che qualche chiacchiera (non può assentarsi per troppo tempo: il patrigno e la madre al controllano): sembra la scena di un film di spionaggio (anche accordarsi su luogo e ora era stato complicato) in cui, al posto dell’i-phone, si stia consegnando una valigetta coi codici nucleari.
So che corro un grave rischio (potrebbe essere la prima e unica volta in cui la vedo dal vero!), ma non ho alternative: difficilmente la fortuna concederebbe a me (che non ho i miliardi e non sono né della tv, né della moda) una seconda occasione di conoscere quel tipo di ragazza giusto nel momento in cui è diventata maggiorenne ma non è ancora stata “attenzionata” da miliardari della finanza, sceicchi con lo yacht, impresari della tv o reclutatori di modelle. Quindi, dopo aver controllato l’età sul documento (non mentiva), le consegno l’iPhone 11 Pro (mentre io ho ancora un Samsung S7 Galaxy decrepito). Passa l’estate e, al suo ritorno, provo di avere finalmente un incontro più “intimo” (almeno per passeggiare in due senza l’amica incomoda). Quando riesco ad ottenerlo, in alta montagna è già tempo di gite sulle ciaspole! Il venerdì parto prima del solito (diretto come al solito in Alto Adige) e passo un paio d’ore portandola a fare shopping (non eccessivo: sotto i 300 euro). Certo che da vicino è davvero bella: se persino in jeans strappati e maglione da stracciona si fa notare… Però il “social time” è scadente: non vuole nemmeno sentire parlare di letteratura (ed io che pensavo di dedicarle sonetti) e il massimo della confidenza è dirmi che nonostante il fisico non ha mai voluto fare la miss per timidezza. Mi aspetto almeno un bacino come premio e invece con la scusa dei genitori non riesco neanche ad avere una cena romantica.
Nei giorni successivi mi ringrazia in chat dicendo “venerdì è stato fantastico” (manco avessimo scopato selvaggiamente). Io la rimprovero: “fin dall’inizio ci eravamo accordato su un rapporto sostenuto dai regali. Ti pare che io e te abbiamo un rapporto?”. E lei, cadendo dalle nuvole, dice: “io per sugardating intendo questo” – “beh, io anche altro” – “ah, beh non ci siamo capiti”. La lascio perdere stizzito da tanta astuzia (degna dei sofisti di Atene) travestita da stoltezza (anche dal vivo ha l’aria da addormentata ed i suoi discorsi sono da “fuori dal mondo”: non se neppure che a 18 anni si inizia a votare alle elezioni). Per il Blackfriday la ricontatto e le chiedo se stia facendo acquisti. Dice di essere al verde ed io le rispondo, scherzando, di controllare meglio. Le verso su Paypal a sorpresa qualcosa per farla felice e ricominciamo a sentirci (mi manda i video in cui sculetta mezza nuda con i vestitini comprati da me). Quando però, con il nuovo lockdown di Natale, non è più possibile versi dal vivo ed ella continua comunque a pretendere regalini, le do l’ultimatum: “quando pensi di sentirti pronta per una relazione veramente sugar?” – “ah, ma per me lo sugardating non ha nulla di romantico, è solo divertimento”. Non divertendomi più, le dico quanto tutti voi le avreste detto e la blocco.
Capitolo 6. Mara (la sorpresa amara)
“Non devi guardare solo all’estetica”, “non devi accontentarti di una bella statuina”, “è troppo giovane una di 18 anni” – “con una bella e stupida non hai argomenti di discussione” – sono alcune delle critiche che già sento avendo parlato di Dalila. Avendole previste, in contemporanea alla storia con la “capra” di Trento, ho portato avanti quella con Mara. La vedo sul sito a fine luglio: castana, con un fisico atletico (gioca a pallavolo in maniera quasi professionistica), alta uno e settanta, unisce bellezza e intelletto. Quasi ventenne, vorrebbe iscriversi, dopo il liceo scientifico, al Politecnico di Milano. Il suo profilo contiene una lucida disamina (forse un po’ fuori contesto, ma è ciò che mi convince a scriverle) della situazione iniqua dei neolaureati in Italia (pare scritta da me stesso quando ero neolaureato…). “Come pensi di far convivere il tuo amore per il divertimento con l’impegno nello studio richiesto da ingegneria?” – “vieni su telegram, che te lo spiego”. E iniziamo quindi a sentirci regolarmente, anche a voce. Mi dice subito che non è in cerca di un fidanzamento, ma di qualcosa di comunque simile (sesso solo all’interno di una relazione) senza però pretese di esclusiva (“restiamo liberi di divertirci con chi ci pare”). Non incontra nella sua città (Milano), ma fuori porta (ad esempio verso il Lago di Como). Il nostro primo incontro (previsto ad agosto) naufraga perché la nonna si rompe un’anca e lei deve assisterla. Fissiamo allora un incontro a settembre (giusto il giorno dell’inizio delle lezioni universitarie da me) nella mia città. Le pago quindi in anticipo il biglietto di andata/ritorno in prima classe. Mi dice poi che, di solito, gli altri sugardaddies le fanno qualche regalino per remunerare la sua compagnia anche solo virtuale, ma “non sentirti obbligato”. Mandare soldi a chi non posso vedere dal vivo non mi piace, ma, per scherzo, le dico che quando Hamilton (che ha appena vinto il GP di Gran Bretagna pur finendo su tre ruote) perderà un GP le farò un regalo. Intanto ci troviamo bene su telegram, con lei che si dimostra tanto preparata su Dante e Petrarca (che non possono mai mancare nei miei dialoghi amorosi) quanto appassionata di corse. Incredibilmente, nella seconda gara a Silverstone (è la stessa domenica in cui vado a cena con Federica), Verstappen riesce a battere entrambe le Mercedes. Come fosse stato merito di Mara, le pago quindi (tutto felice) un braccialetto da circa 150 euro. Ai primi di settembre, a Monza, vince addirittura Gasly su Alpha Tauri (dopo un’incredibile penalità ad Hamilton) e sono costretto (ancora più felice) a raddoppiare il regalo: braccialetto da 300 euro (fa la collezione). Che Mara abbia davvero qualità di strega nel far perdere i miei nemici? Attendo con ansia di poterla conoscere dal vivo: le aggiungo pure (sempre via paypal) i soldi per il taxi (“camminare da sola è pericoloso”). Dobbiamo incontrarci per pranzo. Esco dalla facoltà felicissimo per aver finito la prima lezione ed avere il “premio” dell’incontro. Mara mi manda un messaggio dicendo di essere arrivata e di star salendo sul taxi. Poi la chat sparisce ed io non so più nulla. Attendo 5, 10, 15, 30, 45 minuti guardando tutti i taxi che passano davanti alla facoltà. Poi inizio a ridere nervosamente: mi ha fregato, è ovvio! “Che troiaccia” – commenta una mia cara collega a cui racconto la storia.
Magari fosse così!
Quando la Lombardia rientra in lockdown, Mara mi ricontatta dicendo quel giorno di essere stata aggredita e quasi stuprata da un marocchino che le ha rubato il telefono. “Ma potevi avvertirmi via mail!” – “avevo modificato gli accessi in modo da poter fare login solo con il telefono, per evitare di essere scoperta dai miei” – mi risponde. Decido di crederle, anche per poter sperare di “recuperare l’investimento” di oltre 500 euro nei suoi confronti (anche se dice che per ora non possiamo vederci perché per il trauma psicologico ora fatica anche solo ad uscire di casa). Le faccio ancora un regalino per il Blackfriday, ma poi, all’ennesima richiesta di denaro (“devo pagare la prima rata dell’università e i miei non mi danno nulla. Mi aiuta mia nonna ma ho bisogno di almeno 500 euro da te”) decido di “vedere il bluff”. Come farebbe un inquirente, le chiedo dettagli sull’aggressione (ad esempio in quale parte della stazione è avvenuta) e scopro così che non ha mai visto la stazione della mia città in vita sua. Si appella al “trauma” e allora le chiedo di farmi avere dalla sua psicologa una lettera che confermi la sua storia. Mi arriva un foglio scritto a mano (malissimo) con chiara grafia maschile. I miei sospetti sono confermati. “Me li dai questi soldi o no?” – “Prima dimmi la verità” – “La verità è che sono un trans di Milano e mi fingo baby per mantenermi un po’”. Ecco come era possibile che esistesse una ragazza appassionata come me di classici e di corse! Era un ragazzo! E poi dicono che sono “pregiudizi di genere”… Mi minaccia di “sputtanarmi” presso l’università se non le/gli invio 500 euro, ma io non ci casco e, per pura magnanimità, glie ne offro 50 giusto perché mi fa pena ed a Natale siamo tutti più buoni. “Fai almeno 100, please”. Le/gli invio gli ultimi 100 euro, la/lo costringo a scusarsi e concludo con un “poi non dite che noi incel-fascist siamo transfobici, eh!”
Capitolo 7. Sofia (“Sophie, Sophie, scrittore per caso”)
L’uscita quasi contemporanea dalle “truffe” con Dalila (oltre 1500 euro spesi per avere in cambio un paio di incontri senza nulla più del tempo necessario a consegnare l’iPhone e a fare shopping) e con Mara (circa 700 euro fra regalino e anticipi per il viaggio mai effettuato) è stata resa possibile dal sopraggiungere di una nuova sugarbaby con cui ho iniziato a confidarmi e che ha soppiantato le altre non solo economicamente: Sofia.
Nel bel film tedesco “Sophie, Sophie, scrittore per caso” il protagonista, cameriere di giorno ed aspirante intellettuale di notte (quando, servendo tavoli in un bar frequentato da scrittori. cerca di introdursi nelle loro conversazioni) trova per caso in un cassetto chiuso del proprio appartamento in affitto il manoscritto di uno splendido romanzo (era stato lasciato lì dall’autore morto suicida). E, pubblicandolo, raggiunge quella notorietà letteraria e quello status sociale che gli permettono di fare finalmente breccia nel cuore della bella “intellettualizzata” a cui prima era invisibile.
La mia storia è l’esatto contrario: sono sì uno scrittore per caso (il caso del Covid-19 che ha interrotto la mia vita “alpinistica” e mi ha indotto a vivere i mesi del primo lockdown in un viaggio mentale a ritroso nel tempo), ma i miei scritti sono autentici. E il romanzo che ho composto (dedicato al mio amore adolescenziale) è servito più a far innamorare me di chi finalmente ha voluto leggerlo e apprezzarlo, che non viceversa.
Contatto Sofia sul sito prima dell’estate, attratto dalla foto del suo bel “vitino” e dal profilo che parla di amore per la montagna. E’ la classica “biondina sette-e-mezzo-otto” (per usare il lessico da “generazione mille euro”), abbastanza alta (173cm) e con un fisico “da spiaggia”. Sono però perplesso su affermazioni come “non sono una prostituta” (non perché cerchi una escort, ma perché sospetto di trovarmi dinnanzi all’ennesima “santarellina” per la quale lo sugardating significa ricevere regali senza dare nulla in cambio) e su richieste come “fino a 2000 euro mensili di budget”. Dopo la prima chat sul sito la dimentico, fino a che in autunno, il giorno in cui la Lombardia rientra in lockdown, appare su telegram (dice che le avevo passato io il contatto al tempo, ma io non lo ricordo) chiedendomi “vuoi ancora conoscermi?”. All’inizio diffido pesantemente di lei: penso sia sempre Mara con altro nick. “No, io sono di Bergamo e faccio Lingue alla Statale di Milano. No, ti giuro che non conosco nessuna Mara. No, ti assicuro che non ho mai fatto il liceo scientifico…”
Accetta (per il momento) il mio rifiuto di inviarle denaro su PayPal (date le precedenti esperienze). In compenso, mi chiede aiuto per i compiti del fratellino (che, guarda caso, fa la quarta liceo scientifico). Le risolvo diversi esercizi di trigonometria e, addirittura, le svolgo in tempo reale i compiti in classe, collezionando una sfilza di 9 e 10 (come direbbe il povero Faletti: “sono soddisfazioni!”). La prima volta sono addirittura scocciato (per colpa sua ho dovuto fermarmi al telefono per un’ora durante un’escursione in montagna e ho fatto buio). Nemmeno il “premio” di una foto gratis delle sue tette mi consola. Solo quando mi chiede di poter leggere il mio romanzo la mia considerazione sale (anche perché – anche lei lombarda, anche lei amante dello studio, anche lei fissata con la forma fisica e lo sport – è brava a immedesimarsi nella parte della protagonista femminile, con tanto di rapporto meraviglioso con il fratello). Legge tutto d’un fiato il primo capitolo (l’inferno) trovandolo divertentissimo (ci sono professori condannati a correre sui sabbioni ardenti con Brunetto Latini, con in mano il registro di latino…) e poi, sul secondo (il purgatorio), si “innamora” del mio “romanzo dell’estate” (che ho scritto in termini petrarcheschi ma che in lessico redpillato si legge “oneitis”): “io se fossi stata al posto di Elisa ti avrei amato con tutto il cuore”. Non so se crederle, ma è comunque piacevole trovare in questo secolo qualcuno in grado almeno di fingere attenzione per la parola sentimento declinata al maschile.
Un pomeriggio stiamo entrambi guardando il Rally di Monza (ultima prova del WRC) e lei se ne esce con un “credo che mi stia innamorando di te. Abbiamo gli stessi interessi!”. Promette che quando ci vedremo parleremo di Dante e di Petrarca abbracciati nella wellness. Dice di aver iniziato a fare la sugarbaby dopo essere stata tradita dal suo ragazzo e nella speranza che “gli uomini grandi potessero amarmi”. Ma (dice) è stata trattata “da prostituta” e ormai non sperava più. “Sei la cosa migliore che mi sia mai capitata” – mi confessa infine. Io obietto che non sono né tanto bello, nè tanto ricco né tanto affermato, ma lei controbatte che ne ha avuto abbastanza dei “fighi”, che le interessano i soldi, ma non oltre una certa misura, e che è difficile trovare chi, come me, unisce preparazione scientifica, conoscenze umanistiche e sentimenti poetici. Certo può essere ancora tutta un’invenzione, ma sarebbe pur una piacevole menzogna, che difficilmente altre sugarbabies sarebbero in grado di vendermi. Decido allora di rischiare un’altra volta: o approfitto adesso di quest’occasione insperata per tornare all’ingenuo trasporto verso la bellezza femminile che avevo a 17-18 anni, o, probabilmente, morirò puttaniere e redpillato. Davanti a tale prospettiva, non ci sono spese che possano apparire eccessive. E così, dopo essere stato convinto soprattutto da alcune foto in bikini, le quali rivelano una “silhouette” incredibilmente simile a quella che, 25 anni fa, vidi per la prima volta nella mia “amata immortale” (“non per niente ho fatto la modella” – dice Sofia – con tali parole vincendo le mie ultime resistenze), accetto di divenire (per ora purtroppo solo virtualmente causa chiusura delle regioni” il suo “ragazzo”. Come primo effetto, devo togliermi dal sito delle sugarbabies (è gelosissima). Passiamo i mesi invernali a sentirci quotidianamente, come due veri fidanzatini. Ella è forse un po’ troppo sdolcinata (“cuore” e “amo” sono le parole più usate in mezzo alle emoticonsm ai cuoricini ed alle stelline) e trova me “ancora non del tutto convinto”, ma riesce comunque ad avere il regalo di Natale (60-70 percento del costo del nuovo iPhone 12: al resto provvede il suo papà), quello per il compleanno (la “giacchina” da 600 euro che avrei dovuto regalarle per il Blackfriday e che ora ha trovato a Bergamo non scontata) e quello per San Valentino (un completo intimo di La Perla da quasi 800 euro). Non mi pare vero di avere finalmente una ragazza su cui “sfogare” il mio bisogno di generosità, quotidianità e poesia, per troppi anni soffocato dalle miserie provinciali, dalle stronze che se la tiravano e dal contesto sociale femminista. “Hai trovato una donna di un altro secolo che apprezza tutto questo” – mi dice spesso.
Le faccio presente che, dopo un inizio anno in cui, di fatto, ci siamo attestati su un livello di spese da estremo superiore (quasi 2000 euro), è necessario diradare i regali “altrimenti mi costi più da fidanzata che da sugarbaby”. A parole è d’accordo e per qualche tempo cessa le richieste (del resto, dopo San Valentino, ha finito le occasioni). Approfitta però per farsi inviare il denaro necessario ad acquistare scarponi e giacca per le previste gite in montagna (200 e 400 euro, con lo sconto del 50% nel secondo caso annullato dalla richiesta di un secondo invio per un presunto problema tecnico a Paypal). In parallelo, continuo a svolgere per lei (anzi, per il fratellino) i compiti in classe di tutte le materie: dai temi agli esercizi di fisica.
Quando finalmente si avvicina la riapertura (siamo ad aprile) dice di aver incontrato per caso il suo ex che l’aveva tradita e picchiata e di precipitare in un tunnel psicologico. Penso che mi stia per chiedere i soldi per la psicologa, ma non lo fa. Mi dice però che forse “è meglio se ci prendiamo una pausa” (con la scusa del non volermi “trascinare nel baratro” assieme a lei). Io insisto per poterle stare vicino psicologicamente, ma lei, smette di rispondere ai miei messaggi per una ventina di giorni.
Io, come il protagonista del film “La miglior offerta” quando scopre che la bella e problematica “Claire” con cui ha avuto il flirt non è la vera proprietaria della villa ma un’attrice, capisco improvvisamente di essere stato truffato. Lo avevo sempre un po’ sospettato, ma volevo comunque godere di quella parte di sincerità che c’è in ogni truffatrice (nel film di Tornatore si dice che “in ogni falso si nasconde qualcosa di autentico”). Come la falsaria che non resisteva ad apporre una minuscola firma in quadri altrimenti perfettamente falsificati, forse anche Sofia mi ha dato qualcosa di vero.
E fosse finita qui! Invece… manca l’appendice psicologicamente tragica. Eh, già, perché, al contrario del battitore d’asta nel film (che crede ancora alla frase di Claire: “qualunque cosa ci accada, ricordati che io ti amo”), non mi fermo in quel bar di Praga pieno di orologi (si chiama “Night and Day”, era stata Claire a parlarne ed esiste davvero!) ad aspettarla in eterno…(anche se pure Sofia mi diceva sempre “io ti amo incommensurabilmente, non dimenticarlo mai”).
Per consolarmi, mi re-iscrivo al sito (scopro che il profilo, disattivato, si può riattivare senza perdita di dati, per fortuna) e cerco l’opposto di lei. Trovo una marchigiana di origine araba (stessa età, stessa altezza) e fattezze da Dea Ishtar, con cui entro in confidenza, ma poiché anche lei pretende “relazione virtuale con benefici” prima di potermi incontrare, rispondo sinceramente al suo “ma perché alle altre hai regalato tante cose e a me niente’?” [NOTA: non ha resistito più di una settimana a chattare gratis]- “Perché una era una potenziale Miss Italia e l’altra il mio unico amore terreno rivissuto, mentre tu no” – “dopo questa….” Almeno stavolta la rottura costa 0 euro. Poi contatto una ennesima diciottenne di Milano che mi offre subito una videochiamata e un incontro (hanno appena riaperto le regioni). Vuole 300 euro per il “disturbo”, ma promette da subito un bacio e qualche toccatina. Sono contento all’inizio, ma poi, fra i timori per un viaggio in treno (e in metro) da non vaccinato e la crescente consapevolezza che “non è come Sofia”, annullo tutto il giorno prima e la blocco prima che possa maledirmi. Vengo poi contattato su telegram da una sedicente “Elisa” di Padova, che si presenta come un mio ex-contatto del sito e mi propone un incontro già nel w/e. “Certo, ma che nick avevi esattamente?” – Lei mi fa domande sul reddito ed io su come e quando ci fossimo già sentiti. Le confesso di dover dimenticare la mia storia con Sofia e lei mi consola con “molte si sono comportate così durante la quarantena e poi ci rimettiamo tutte” – “peccato, pareva una brava ragazza e credevo con lei di poter tornare a 25 anni fa”. Poi sparisce improvvisamente.
Qualche giorno dopo riappare Sofia a sorpresa con un “tesoro, sono tornata!” (come se niente fosse!). Sono felicissimo, ma poco dopo mi manda lo screenshot della chat con “Elisa” dicendo “la mia migliore amica mi ha appena mandato questo”. Le spiego che, credendomi abbandonato, mi sono “guardato intorno”. “Quando stai con me non devi guardarti intorno”. Come se potessi pensare di considerarmi ancora “fidanzato” con una che è apparsa all’inizio del lockdown, è scomparsa alla riapertura e non mi ha mai incontrato dal vivo! – “Dovevi aspettarmi!”. Certo è poetico pensar di attendere l’amata a dispetto di tutto, ma io ho già vissuto una volta un’attesa (vana) di 25 anni! Adesso basta. Le dico che essendo lei sparita per prima, non aveva diritto alla “fedeltà alla memoria”. Per quanto tempo poi? Come facevo a sapere che sarebbe riapparsa? Pare accettare la spiegazione e torniamo ad essere “fidanzatini” per un altro mesetto (con me che le faccio regolarmente i compiti del fratello), rimandando però di volta in volta il nostro benedetto primo incontro (in un w/e in montagna). Prima sono gli esami suoi, poi il gran premio mio ed infine il compleanno di una sua amica. “Quell’amica?” – “Sì, lei.. ti ho fatto la prova-fedeltà e tu sei caduto come una pera cotta”. Nel giro di cinque minuti, passa dal pianificare la data dell’incontro e dal richiedere l’ennesimo tema di italiano, all’accusarmi di averla tradita come il suo ex (passando per uno scontato “e non mi hai nemmeno regalato la borsa per farti perdonare” [NOTA: stanco di inviare denaro su Paypal, con la scusa del cashback di stato, le avevo detto che le avrei comprato quello che avrebbe voluto pagando con la carta di credito dal vivo…]). “Non riesco più a vederti come prima.. mi dispiace…. Ti auguro buona vita, ti ho amato tantissimo”.
Insomma: finisce come Romeo e Giulietta: io, credendo che ella sia morta, mi “suicido” (cioè, non essendo io un eroe tragico, rientro nel sito uccidendo il sentimentale che era in me) poi, lei, risvegliandosi dal sonno e vedendomi morto (cioé puttaniere come il suo ex) si elimina a sua volta. Non bastava essere truffato, dovevo pure essere condannato a vivere nel rimorso e nel dubbio del “se non mi fossi re-iscritto al sito e avessi atteso, ora lei sarebbe ancora con me…”.
Capitolo 8. Alysa (la russa “milanesizzata”)
“Se non trovi è perché non cerchi nelle grandi città o all’estero”, mi si accusa. Partendo dall’estero, una rapida disamina in chat della ragazze presenti sul sito rivela subito che:
- le sugarbabies tedesche sono di livello estetico elevatissimo (anche 8 o 9, vere e proprie modelle o comunque con fisico da paura e altezza sul metro e ottanta), ma di una freddezza pari alla loro nomea. All’inizio ringraziano magari per i complimenti, ma se nel giro di cinque minuti di chat non si arriva a proporre un appuntamento dicono seccamente di non cercare un “pen-friend”. Chiedono in genere cifre superiori al migliaio di euro per un incontro e sono sostanzialmente delle escort di lusso;
- Le sugarbabies francesi sono di livello leggermente superiore alle italiane, ma sono quasi tutte truffatrici che iniziano dicendo di cercare un cuore e non un portafoglio (vi chiedono pure se volete figli…) e finiscono con l’inventare strane storie al termine delle quali hanno sistematicamente bisogno di almeno 10mila euro per essere portate in salvo (da una funzionario corrotto di uno stato africano, dalla voracità delle banche, ecc.);
- Le sugarbabies est-europee sono bellissime (spesso sosia di Alena Seredova, Nina Moric o Eva Herzigova, da ventenni), ma purtroppo sono in realtà quasi tutte delle “cam girls” che chiedono 30-40 euro per video personalizzati (sostanzialmente fanno solo “rinsing”).
Quanto alle grandi città italiane, riporto il caso di un paio di milanesi (una acquisita ed una originaria).
Alysa è una russa che prima del covid lavorava come “PR” in una discoteca di Milano. Alta 1 e 75, bionda, con tette e labbra probabilmente rifatte (provocanti fino all’eccesso), faceva la modella e “ora faccio questo” (mi dice). Dopo qualche minuto di convenevoli (“ho letto tutto il tuo profilo, bello ma che fatica…”), mi dice apertamente, dopo essersi lamentata degli altri (“altri uomini sono tirchi!”), di volere 500 euro per un incontro, dopo ovviamente l’immancabile cena di sushi e magari anche un regalino. “E allora dov’è la differenza con una escort”, mi chiedo? Probabilmente nella selettività (leggi: nel tirarsela): “non faccio questo tutte sere, devi conquistarti tua possibilità con me…”. Insomma, discorso da classica milanese in tiro. Eppure, alla faccia della “selettività”, mi incalza con “dai, non essere timido, dimmi cosa ti piace a letto. Sei porcone? Parla liberamente, tanto… non si iscrive papa a sito di sugarbabies” (simpatico modo per dire che non si scandalizza di niente). Almeno questa russa mi strappa un sorriso! L’ho contattata prima del lockdown (poi ho dovuto lasciarla perdere per “fedeltà” a Sofia) ed ora, pur leggendo i messaggi, non risponde.
Capitolo 9. Miriamhel (la tipica “figa di legno”).
La controprova sulla non-convenienza di Milano mi è data da una studentessa di giurisprudenza che ogni tanto fa la modella per arrotondare. E’ alta 1.70, capelli castano scuro, occhi verdi, fisico in forma e viso carino (diciamo un sette più, forse anche sette e mezzo). Ci sentiamo alla riapertura delle regioni, ma io (come detto prima), ho ancora remore a spostarmi in treno (di andare una auto a Milano non ci penso proprio). Essendomi ora vaccinato, la ricontatto per un eventuale appuntamento nei prossimi giorni (mi aveva già detto di volere 250 euro come “disturbo” solo per la cene conoscitiva).
—A quel punto a Milano ci saranno 45 gradi ma ok
—preferisci vederci in località turistica?
— Devo lavorare parecchio! Quindi in questo periodo non facile spostarmi
— studio o sfilate?
— Studio unfortunately
— Che con questo caldo è l’ideale! Devi dare gli esami della sessione estiva…
—Esatto
— hai già dato diritto romano?
— Si
— ti è piaciuto?
— sì abbastanza direi
— adesso che esami devi dare?
— Procedura civile progredito
— mi annoierei anch’io
— l’unico che suscita un po’ il mio interesse è diritto romano. Per il resto tornerei al duello giudiziario, piuttosto che tenermi il sistema attuale con giudici e avvocati Tu che ne dici? Cosa vuoi diventare? Giudice o avvocato? O conduttrice televisiva di programmi sui delitti?
— Ahhahaha. Un po’ limitato il campo da te preso in considerazione. Non so esattamente cosa voglio diventare, al momento non me ne preoccupo. Proverò a fare delle cose e vedrò se mi piace farle o meno. Questo è il mio piano
— anche mia cugina ha fatto giurisprudenza… facoltà evidentemente popolata di belle ragazze indecise…scherzo. Comunque mi riferivo ad un celebre passaggio di Francesco Guicciardini, dove, nel descrivere l’Impero Ottomano, l’amico di Machiavelli dice: “il gran visir decide le sentenze lì su due piedi, quindi tira a caso… così almeno ci prende una volta su due, mentre da noi a Firenze fra giudici e avvocati ci vogliono anni, tanti fiorini ed alla fine vince sempre il più ricco…Manco male lo modo dei Turchi!” Per me dopo 4-5 secoli è cambiato poco… tu che ne dici?
— Penso che pur essendo impegnativa la conversazione con te non sta suscitando il mio interesse. Fin’ora. Naturalmente sono sempre pronta a ricredermi.
Ecco, è per evitare dialoghi come questo che vent’anni fa ho smesso di corteggiare. Per non sentirmi “sotto esame” (“ma sì, per ora niente di che, ma riprovaci pure, se pensi di riuscire, io sono qua, dalla parte giusta della cattedra…” dice quell’atteggiamento) davanti a chi non ha in fondo altro merito se non quello d’esser nata, per caso, donna. Sento la stessa puzza sotto il naso tipica della “melanzana” in tiro che crede d’avercela d’oro, vedo lo stesso sguardo fra l’assonnato e lo sprezzante di una figa di legno come mia cugina, percepisco quell’aria di “superiorità” di chi si crede “più sveglia”, più “simpatica”, più “conoscitrice del mondo”, e, soprattutto, in pieno diritto di valutare a capriccio solo e soltanto perché dotata di vulva. Cerco di stare calmo e di stemperare la tensione, scusandomi per primo della mia ironia (comunque non rivolta contro di lei), ma lei rincara la dose.
— Forse è proprio parlare di giurisprudenza che comprensibilmente ti annoia…Scusami
—Mi sembra che tu ti stia impegnando molto ad esprimere in modo elegante e arzigogolato concetti inconsistenti. No no non è l’argomento. Potremmo parlare anche di panini al tonno in modo interessante. Ahimè, al momento non sta accadendo.
—Eh vedo, accadeva così anche con mia cugina…
—Dici che il problema sono le studentesse di giurisprudenza?
—Due sospetti sono solo un indizio no?
—Di solito io tendo a iniziare a interrogarmi su me stessa prima che sugli altri. Punti di vista.
Insomma, dice che i miei concetti sono insussistenti e poi risponde con frasi fatte e morali da popolino…. Eh no, basta, è troppo. Ora finisco qui la mia risposta.
—Punto di vista che può essere ribaltato facilmente. Per risponderti guardando ai numeri, nella realtà solo e soltanto con fighe di legno come mia cugina (ed evidentemente come te…) mi è capitato di essere trattato con tale malcelata sufficienza (se non aperto disprezzo): “ma… ci penserò… questa conversazione seppure impegnata non suscita il mio interesse, seppure di livello non è del mio livello…” (con lo stesso tono che aveva alla tua età mia cugina quando si svegliava a mezzogiorno dopo aver fatto la profumiera in disco per tutta la notte e rispondeva di malavoglia persino a chi le chiedeva cosa volesse per pranzo). Nel virtuale, addirittura, nessuna si è comportata così (tantomeno qui su sugardaddy, dove ci si aspettano addirittura regali da chi si “mette sotto esame”…. E tu, cara la mia studentessa di giurisprudenza, ne devi passare di esami – e non solo di diritto – per poter mettere sotto esame un “pazzo di studio” come me….). Mi è capitato negli anni di chattare (anche senza secondi fini) con modelle ed escort di livello estetico-intellettivo, permettimi, anche parecchio superiore al tuo, e nessuna ha mai trovato “insussistenti” i miei concetti o “affettato” il mio stile. Forse ti sei risentita di una verità incontestabile (altro che inconsistente!) come la vergogna dello stato attuale del mondo giudiziario in Italia (di cui né i giudici, con la loro cialtroneria e i loro arbitrii, né gli avvocati, con la loro malafede e la loro avidità, possono dirsi innocenti), a cui alludevo parlando della celebre battuta del Guicciardini sulla giustizia ottomana confrontata alla Firenze di metà Cinquecento (e in effetti, rispetto a sentenze, anche attuali, che si pretendono logiche e coerenti ed invece sono semplicemente fondate su dogmi o comunque su vuote categorie, alla pari del discorso aristotelico del Don Ferrante manzoniano quando parla della peste, scegliere a casaccio, come direbbe il Guicciardini, o in base ad un duello, come dico io, sarebbe preferibile al vedere gente condannata senza prove sulla parola di un’accusatrice solo e soltanto per un “libero e motivato convincimento del giudice” basato su parole e non sui fatti, o, viceversa, assolta solo perché abbastanza ricca e potente da pagare azzeccagarbugli come la Bongiorno).
Forse, semplicemente, non hai letto e studiato abbastanza il Rinascimento per apprezzare la mia provocazione (la quale comunque non era contro di te, che dici di non aver deciso di essere avvocato o giudice). O forse, non hai letto e studiato abbastanza punto: mia cugina aveva il libro aperto sempre alla stessa pagina. Magari è costume fra le studentesse di giurisprudenza (che fanno le fighe di legno nel virtuale come nel reale: parli tu che vuoi essere pagata come un’accompagnatrice solo per il primo incontro conoscitivo, come ce l’avessi d’oro e te la si dovesse pagare solo per il profumo…. eddai!).
Come se non bastasse, mi capita dopo pochi minuti di essere in chat con un’altra milanese (ma di origini argentine come Belen, a cui fisicamente peraltro assomiglia: uno e settantacinque, fisico impeccabile e viso da otto, per chi ama il genere sudamericano). Le chiedo telegram “se non ti sono antipatico” – “e come puoi essermi antipatico, se non ti conosco” – “ti assicuro che è possibile essere antipatici a priori, ora ti racconto”. Le racconto quanto caduto con Miriamhel e conclude che… “ha ragione lei. Se dici cose strane ovvio che risponda così”. Mi stropiccio gli occhi. Che mai ho detto di strano? Una battuta su una frase del Guicciardini riportata da Barbero una volta per radio! Si vede che nelle “grandi città” la “norma” è trattare male gli uomini a priori. Oppure che la propaganda femminista ha rovinato anche il mondo “sugar”. Infatti, cercando di fare un complimento a questa “Belen”, saputo che si sta diplomando alla scuola alberghiera, dico:
— saranno contenti i clienti degli alberghi, se ti mettono alla reception
— che c’entrano loro col mio diploma?
— era una battuta: chi ama la bellezza gioisce nel vedere una bella ragazza alla reception
— si chiamano receptionist, non escort
— ho detto l’opposto?
— lo hai fatto intendere
— era una battuta
— battuta di merda. Hai una una visione maschilista della donna. Non mi piace.
— no, sei tu che sei impregnata di femminismo demagogico. Mi rifiuto di considerare una colpa il mio desire di natura per la bellezza. Andate cordialmente a fanc… tu, il tuo albergo e il tuo diploma.
Io, con le donne delle “grandi città” ho chiuso. Evidentemente il loro potere contrattuale (e di conseguenza la loro stronzaggine) si è alzato a tal punto che oggi chi può offrire un “budget mensile” anche superiore ai mille euro, ma non indovina alla cieca il giusto complimento (con altre sugarbabies, non fare complimenti come il mio è considerato delitto), è trattato come venti anni fa lo era chi approcciava “a freddo” (ed in modalità “free”).
Capitolo 10. Britney (“la liceale”)
Per concludere l’elenco (principalmente amaro) delle sugarbabies con uno zuccherino [NOTA: altrimenti, riassumendo redpillatamente, dovrei dire che finora ho speso circa 5000 euro senza nemmeno vedere “un pelo di f…”], racconto in breve la mia avventura con una piccola “barbie” di una famosa città turistica del Nord, che chiameremo “Britney” per via della sua strana passione per la Spears e la musica degli anni della mia adolescenza. Alta uno e sessantacinque, bionda, occhi chiari, perfettamente proporzionata, le basta mettersi una minigonna inguinale ed un paio di stivali per assomigliare alle standiste che ai bei tempi (quando i miei ormoni da liceale erano a palla…) vedevo al Motorshow. In più, ha, come ho potuto “constatare con mano” (letteralmente…), glutei e seni sodissimi. Lo so perché è la prima con cui sono riuscito ad andare a letto senza complicazioni. Ci siamo conosciuti per un aperitivo un sabato qualunque in una città del Veneto, dopo un paio di brevi messaggi sul sito. Di solito incontra in tutto il nord Italia con un’amica che già ha la patente e già lavora (per 400 euro a testa, con tanto di giochi di ruolo e scenette in costume…), ma con me viene anche sola (essendo la sua amica impegnata in un… funerale, come nei migliori film commedia). La porto in un idilliaco hotel 4 stelle superior in Alto Adige, dove si gode piscina all’aperto fra i boschi, i laghi alpestri e le vette ancora innevate. Quello che più mi stupisce è la tranquillità con cui si concede come fosse la cosa più naturale del mondo (cosa rara anche fra le professioniste…). Dopo, la sento andare in bagno e continuare a chattare con l’amica. E’ evidente come per lei “darla via” sia uno strumento non tanto per ottenere denaro, bensì “location di lusso” in cui farsi fotografare e provocare l’invidia delle amiche. Infatti ha già investito tutto il compenso in vestitini e borsette, per vivere altre avventure ed aumentare i followers su Instagram. Dimenticavo: ha diciotto anni (documentati) e deve fare la maturità quest’anno (ma nonostante ciò non chiedo si metta il vestitino da scolaretta…). E’ una bravissima ragazza, rispettosa ed educata (e di ottima famiglia, con la mamma che le vieta di uscire con gente “con cui non puoi avere un futuro…”), ma a volte è davvero pesante accontentare i suoi continui – “amore, mi fai un’altra foto con la piscina e la sauna sullo sfondo?” – con tanto di posa provocante, gambina alzata e labbra a canotto.
E, con questo finale, direbbe di me Guido Gozzano:
“La Vita si ritolse tutte le sue promesse.
Egli sognò per anni l’Amore che non venne,
sognò pel suo martirio attrici e principesse
ed oggi ha per amante la cuoca diciottenne.”
-Il Sultano di Costantinopoli-
Ribadisco quanto detto in passato. Non ha nessun senso commentare dicendo all’autore “sei stato ingenuo” (lo sa già da sè), fare considerazioni fuori tema sul fatto che viva coi genitori e scaricare altri messaggi moralizzatori di vario tipo che sembrano più un modo di sfogare la frustrazione che partecipare a questa community. Questo modo di commentare non aggiunge nulla all’articolo e fa solo ottenere il risultato di disincentivare altri utenti dall’aprirsi e raccontare la propria vita. Quindi, oltre che fastidiosi, siete anche masochisti, perché così in futuro vi precludete la possibilità di leggere altri racconti di vita reale su tematiche che nessun altro blog affronta.Così facendo mi costringete a pubblicare togliendo la possibilità di commentare.
Prosa di una pesantezza unica. Opprimente. L’autore ha portato il coping a livelli così estremi da risultare più volte patetico e autoreferenziale
Più che Sugardaddy dovrebbe chiamarsi Spenna polli… ma come si fa a essere così ingenui? te le vai proprio a cercare.
Troppi incisi, si fatica a leggere.
Il panorama femminile che ne emerge, a prescindere dalla prosa, è disgustoso.
Sappia l’autore che la legge dell’attrazione vale in qualunque circostanza.
In genere leggo con attenzione e non commento, tantomeno negativamente, né vado a cercare il pelo nell’uovo nelle interpretazioni e definizioni, ma st’articolo l’ho letto letteralmente a bocca aperta a partire dalla prima sugarbaby. Ma come hai fatto a non smettere già da allora!?!
Ma come si può alimentare un mercato del genere? Per niente poi…
Con 5.000 euro in un anno ti ci fai cento scopate!
Queste sugar baby sembrano la versione femminista e politically correct delle prostitute: si alla parte dell’uomo che paga, no alla parte dell’uomo che scopa
Red ma come puoi pubblicare una storia del genere?
È evidente che l’autore non sta bene mentalmente.
Probabilmente la solitudine affettiva, sentimentale e soprattutto sessuale hanno minato una personalità già fragile alla base.
È completamente fuori dal mondo, la prosa insopportabile e spesso ridicola ne sono l’ulteriore conferma.
Incredibile come si sia fatto trattare da queste troie che lo hanno ignobilmente depredato.
Ma poi, alla sua età e con l’ottimo stipendio che percepisce vive ancora in casa dei genitori anziani?
Caro Sultano, mi permetto di sbellicarmi leggendoti, pur consapevole che abbiamo esperienze di vita e personalità molto simili e che io rida dei tuoi errori nonostante essi siano paurosamente identici ai miei.
Da questo racconto emergono tre elementi. In primis, sei probabilmente una persona ingenua, che ha sperperato 5000 e più euro per semplici messaggi online, in vari casi senza neppure avere la certezza che la persona con cui ti stavi sentendo esistesse o fosse una donna. Questo tuo analfabetismo delle relazioni online si scontra con una cultura letteraria classica, probabilmente puramente citazionista, sulla quale vorresti costruire un rapporto con una suguarbaby del 2021.
In secondo luogo, non credo che questo sia un articolo sul tuo primo anno da suguardaddy. Anzi, credo che tua sia consapevole di essere stato il pollo da spennare e che il periodo in cui si svolge questa vicenda (i due anni del Covid) abbia contribuito a farti perdere un po’ di lucidità nel valutare le circostanze decritte. Di tutti i rapporti descritti solo con Britney hai stabilito un rapporto sugurababy-sugardaddy. Tutte le altre vicende sono paragonabili alle tipiche scam online, che sono nate su una piattaforma per suguarbaby solo per caso, ma che avrebbero benissimo potuto accaderti anche altrove (Tinder, Facebook, Badoo…etc). In ultimo, il punto più importante di tutti. Le crudezze descritte nell’articolo sono VOMITEVOLI. Dai “50 euro ad una donna si danno sempre” passando per la tipa che ti controlla se ti riscrivi al sito. Sono tutte cose che raffrozano l’idea che il going monk e il MGTOW siano l’unica salvezza che possano garantire serenità ad un uomo.
Sultano tu hai un problema. Sei redpillato e dunque cosciente che su sugardaddy i casi sono 2: o ti fregano e perdi dei soldi senza ottenere nulla, oppure invece ci stanno e vengono a letto, ma stai comunque avendo un rapporto a pagamento, con tipe che sono semplicemente prostitute che offrono la “girlfriend” experience. Dunque non c’è validazione, non c’è nemmeno affetto vero, Vogliono solo i tuoi soldi, e in alcuni casi, anche la loro validazione (e nei casi peggiori anche incastrarti!). Da come scrivi sembra che te ne rendi conto, eppure resti attaccato all’idea che forse potresti trovare una 18enne (età della tipa di cui ti innamorasti, oppure una 41enne, età attuale della tipa di cui ti innamorasti) che finge così bene da farti sembrare la finzione piacevole. Sei al corrente che stai cercando la finzione ma cerchi comunque vero affetto. Una contraddizione che consciamente riconosci ma che porti avanti. E’ il caso di parlare onestamente a te stesso, magari aiutato da uno psicologo, per superare il trauma che hai passato da giovane. (non ho commentato sulle donne perché hanno già detto tutto gli altri.)
Un abbraccio.
Caro Sultano, visto che hai richiesto un intervento femminile, commento la tua storia. Mi sono trattenuta finora, perché sono certa che quello che dirò non ti piacerà.
Innanzitutto ti assicuro che non riesco proprio ad empatizzare con queste ragazze. Le considero persone profondamente disoneste nei confronti dei loro clienti e perfino verso se stesse. Assurda soprattutto la pretesa di farsi corteggiare, per non ammettere con se stesse di essere delle prostitute. Quando poi non si concedono, diventano pure peggio che prostitute, perché si trasformano sostanzialmente in ladre e truffatrici. Da genitore poi mi chiedo cosa sia stato sbagliato nell’educare queste ragazze, che sembrano mancare dell’ elementare rispetto di sé e degli altri. Non ha senso infatti per una bella ragazza svendersi così per un weekend o un i-phone. Ritengo infatti che quanto più una donna è bella, tanto più abbia da guadagnare sul lungo periodo ad essere sessualmente seria.
L’altra cosa che mi ha colpito del tuo racconto è l’altissimo grado di ipergamia a cui aspiri.
Io non ho nulla contro l’ipergamia, anzi ho sempre pensato che una donna farebbe bene a legarsi con un uomo un po’ più brutto di lei. Così facendo essa avrà un buon potete contrattuale nella coppia e dovrà preoccuparsi meno del tradimento.
Il tuo però è un caso estremo, perché da tutto quello che scrivi si evince che non ti basterebbe una donna di discreta bellezza, ma che sei in cerca di una donna bellissima, a livello di supermodella (racconti della escort russa che somigliava a Valeria Mazza …). Ora, considerando che le donne a livello di supermodella sono pochissime, (supponiamo 10000 in tutto il mondo? ovviamente contando anche quelle che non diventano famose e considerandole solo nella fascia 18-30 anni) non credo che tu, anche considerando la tua intelligenza e cultura (che suppongo buone, ma non eccezionali) faccia parte delle 10000 persone più intelligenti e colte del mondo. Pertanto la cruda realtà è che non hai da offrire a queste donne eccezionali una contropartita al loro livello. La tua ricerca è pertanto destinata ad essere vana (e tu lo sai benissimo) ed è questo che ti espone da un lato ad una insoddisfazione assoluta, dall’altro a voler cercare scorciatoie, come quella descritta nel tuo racconto, che si rivelano fallimentari.
dopo aver letto tutta questa miseria umana ho deciso che stanzierò un fondo da 1000 € da spendere in strappone stradali da 30 € a botta, dopo aver mangiato un kebab e bevuto tavernello.
In pratica la sugar baby è una che si fa fare regali costosi senza neanche darla.
Come una moglie dopo quindici anni di matrimonio (a volte meno).
Sotto certi aspetti può essere sempre meglio della solitudine (se uno non ha problemi di soldi e non fa molta fatica per guadagnarseli).
Chi idealizza eccessivamente la donna (in rete o fuori) finisce inevitabilmente per diventare uno zerbino.
Inutile chattare con una mezza zoccola (anzi forse con chiunque) parlando di Guicciardini.
Io alla simil-modella avrei detto: scusa il pragmatismo, quattrocento euro per una scopata, in un quattro stelle (se vi interessa, daybreakhotels è fatto apposta: coppie clandestine o escort, anche se ufficialmente la gente va lì per un riposino nella nella pausa di lavoro…), quando vuoi. Poi coi soldi ti ci compri quello che ti pare.
Cena niente. Pagare duecento euro per stare lì con una che ti ciancica in faccia dicendo cazzate… Ne vorrei io trecento.
Guardate pero’ la vicenda da un’altra prospettiva: voi avreste chattato per settimane GRATIS con un mezzo squilibrato che vi parla del Petrarca o del Rally di Monza? Avreste passato GRATIS un cena al Giapponese con un disadattato sociale che nemmeno sa tenere in mano le bacchette? Io personalmente qualche cento euro li avrei voluti. Con simpatia, Deleterio.
L’autore cerca “l’ammore” della vita, ok, lo cerchiamo credo tutti, lo cerca però su un sito fatto apposta per trovare donne che vogliono solo soldi.
Un po’ come entrare in macelleria e lamentarsi di non trovarci pesce fresco.
Veniamo al resto…
Un ricercatore guadagna, per anni, meno di un prof di scuola a fronte di un carico di lavoro enormemente superiore. Il discorso cambia quando si diventa prof associati, minimo intorno ai 45 anni più spesso intorno ai 50.
So tutte queste cose perchè restai per alcuni anni nell’ambiente dopo la laurea, me ne allontanai quando capii che per stabilizzarsi e raggiungere entrate decenti ci sarebbero voluti 10-15 anni, vivendo già da solo non potevo permettermi tanti anni di incertezze.
Nell’ambiente dell’università poi, ci si trova ad interagire, ogni giorno, tutti i giorni, con decine e decine di persone per i più svariati motivi, dallo studente che chiede spiegazioni al collega con cui parlare di un lavoro/pubblicazione.
E questo ancor più durante il lockdown, quando c’eran giorni che eravam in videoconferenza dalla mattina alla sera.
Mi sembra quindi molto, molto strano che la stessa persona che dice di essere docente universitario sembri esser così inesperto nelle relazioni sociali.
E mi sembra strano che, sempre la stessa persona (quindi abituata anche a scrivere articoli, sia in italiano che in inglese) si esprima in modo così volutamente ampolloso e pedante, al limite del rendersi ridicolo.
Trasmette poi un’immagine delle facoltà tecniche con tutti maschi e le poche donne pure brutte, che poteva esser valida, forse 50 anni fa, ma ai miei tempi (cioè anche i suoi, visto che siam quasi coetanei) già era molto lontano dalla realtà.
Non entro nel merito del vivere in famiglia: probabilmente deve anche seguire i genitori anziani, quindi dovrà pulire/lavare/cucinare/far spesa anche per loro.
Altrimenti, anche per l’aspetto prettamente pratico, è infinitamente più conveniente vivere da soli.
La cosa sconcertante è che queste sciacquette saranno pure convinte di vivere in una società maschilista che le opprime!!
Magari qualcuna di loro fra qualche anno si ritroverà anche in parlamento a legiferare di brutto contro gli stessi sugardaddy, o a scrivere libri dai titoli drammatici come “violata nei sentimenti 1000 volte” od anche “l’amore non si compra col denaro”, e altre bestialità simili.
Se uno è alto 1,60 non diventerà mai alto 1,90 neanche se paga. Bisogna rassegnarsi.
Quei soldi buttati era meglio se li usavi per fare regali di Natale di persona ai bambini di un orfanotrofio, ti assicuro che ti avrebbero fatto più piacere e magari per qualche giorno saresti stato meno solo e avresti avuto dei ricordi più piacevoli.
Anche perché cercare “affetto” fra le prostitute è come cercare un macellaio vegetariano. I valori interiori non si comprano.
Vai in pace.
1) Rimangono più convenienti le pro, se queste nemmeno te la danno;
2) Quel tipo di accordo è per gente VERAMENTE ricca, non per uno che ha 1000 di spesa al mese;
3) Se imiti i ricchi e non lo sei finisci solo per farti male, come il tizio in questione;
4) Perchè voler parlare con una donna conosciuta così? Paghi, consumi, saluti.
Che infinita tristezza, mi vergogno di essere uomo.
Ma castratevi invece di sminuire l’intero genere maschile fino a questo punto.
ho letto anche il quinto capitolo? ma sei fuori a pagare 1k senza manco timbrarla prima? senza offesa ma più che sugardating a me questo sembra sugarbeting? Sei un pò uno smart idiot, ingegnere con la passione per la letteratura ma incapace di stare al mondo.
L’autore dell’articolo dovrebbe leggere meno sonetti e magari dare qualche sana testata al muro per fare uscire le ca**ate con le quali sembra essersi ‘mbriacato. Darsi veramente una svegliata e lo dico con tutta l’amicizia e l’affetto di questo mondo, perché è ovvio che è un bravo ragazzo, cultura a parte.
Cene? iPhone da centinaia di euro regalati sulla fiducia?! Braccialetti da 300€ AD UN TRAVIONE? Ma andiamo, ca**o. E viene pure insultato e maltrattato, roba da matti. Quella che si è incazzata perché non le ha pagato la semplice compagnia (durante una cena offerta!) con un cinquantone (il prezzo di una prestazione decente con un battona!) è il top. Nemmeno con le sugarbaby si può avere un trattamento decente? E spesso non si scopa nemmeno? Ma allora che paghi a fare? Ormai non siamo più nemmeno alla frutta, siamo al caffé, all’ammazzacaffé e alla Citrosodina per fare passare l’acidità. Cioè, immaginatevi entrare in un negozio e venire insultato o criticato in maniera sarcastica ogni volta che si rivolge la parola ai commessi o al proprietario e non uscire immediatamente. Ma dai!
Se i soldi che ha speso tra regalini e cene e benza e omaggi vari li avesse spesi con delle escort di alto bordo avrebbe scopato con certezza, scopato di più, perso molto meno tempo e sopratutto non avrebbe dovuto avere a che fare con queste narcisiste patologiche. Cioè, si è fatto pure mancare di rispetto e rimproverare da quelle che alla fine sono solo un branco di disperate, delle prostitute che si rifiutano di ammetterlo (e forse, nel caso dell’iraniana, l’ha ammesso pure con la battuta sui calciatori). Siamo sicuri che l’autore non sia semplicemente uno a cui piace farsi dominare finanziariamente (“Findom”) e basta?
Più che “Sultano” dire “So(l)ttone”, altro ché…
Non c’è davvero speranza ormai.
Sono arrivato solo alla parte sulla monaca di monza.
Che dire molto più convenienti le escort dure e pure. In particolare la quarta storia è assurda e, senza offesa, ma come si fa a pagare 100-200 euro di cena a soggetti del genere?
“Volete le belle ragazze ma cosa avete voi da offrire?”
Per rispondere portarla in tangenziale fermarsi dove batte una nigeriana e chiedergli ” comincia tu a dirmi cos hai di più da offrire rispetto a lei”
ho smesso a metà racconto. come dice qualcuno nei commenti, nonostante la prosa inutilmente rococo e la futilità del tutto, ne emerge una fotografia del mondo femminile avvilente, disperata, forse più dell’autore stesso.
in ogni caso se hai tutti sti soldi da buttare alza una piotta anche ad amici e conoscenti (anche a me in caso!) invece di regalare migliaia di euro a delle prostitute con cui neanche vai a letto.
Alla fine é giusto che sia andata cosi.
R.I.P. Sultano, insegna agli angeli a scrivere i sonetti.
Non lo so amico, cioè hai speso migliaia e migliaia di euro per avere tutte queste rotture? Meglio spendere 200 euro al mese e andare con un’escort che buttarne via migliaia sopportando enormi seccature senza sapere neanche se andrai a segno o meno.
Ad ogni modo tutto questo è davvero molto crudo, una società in completo sfacelo sotto ogni punto di vista.
Sultano mi perdonerai se non sono saltato dalla sedia a leggere il tuo articolo (la cui lettura ho peraltro interrotto alla fine del capitolo uno, avendone già colto la sostanza di fondo), ma se ti biasimo profondamente: aldilà della perdita economica (che seppur in sé deprecabile conta cmq relativamente poco per uno che, volendo ricorrere a una realtà come quella di Mysugardaffy, si presuppone in generale abbia stipendio medio alto, senza contare che ognuno coi propri soldi ci fa quello che gli pare), l’usufruire (anche solo temporaneamente) di marchingegni come quello di cui qui si parla equivale continuare a foraggiare un sistema il quale, viceversa, andrebbe invece boicottato sistematicamente fino al midollo se si vuole che le cose cambiano.
Perché non ricorrere a semplici escort?
Pensare che io credevo, grazie ai siti d’incontri, di essere sprofondato nell’ultimo girone infernale. Invece al peggio non c’è mai fine…
Ma che cos’è questo sito di sugar dandy? La discarica umana? Ho letto solo di donne incapaci di provvedere a se stesse, ma che però si credono così superiori da pensare che gli sia dovuto tutto e che bastino 5 secondi del loro tempo per saccheggiare le risorse finanziarie di una persona che lavora, a differenza loro
Molte crudezze, una su tutte: “50 euro ad una donna si danno sempre”.
Guarda onestamente nella mia vita soprattutto da giovane di 2 picche ne ho presi tanti e tante prese per i fondelli però sempre gratis al limite ci spendevo una pizza o un kebab o uno spritz.
Non ho le possibilità economiche per fare il sugar daddy ma se le cose funzionano cosi….
Dico anche la mia, giusto per parlare e confrontarsi, ma senza voler offendere nessuno, autore compreso (per il quale spero che, quanto scrivo, possa essere d’aiuto).Come sempre, non ritengo di avere la verità in tasca e posso sbagliare.
Non entro nel merito del mondo sugardaddy, ma mi piacerebbe fare una piccola analisi di ciò che è successo, in quanto ho visto che, in fondo, è un percorso che più persone sperimentano.
Gli step, secondo me, sono stati i seguenti.
1) A 18 anni l’autore subisce un trauma dovuto a un corteggiamento che non trova soddisfazione e non lo trova pronto, generando una sofferenza crescente.
2) Il protagonista si chiude al mondo esterno, trattenendo tutta la delusione e, nel frattempo, idealizzando, giorno dopo giorno, la figura della ragazza oggetto dei suoi desideri. Si fa avanti la paura del ricordo.
Identifica nella cultura un modo per emergere; un modo per raggiungere il successo sociale, con il fine di evitare delusioni della stessa intensità e avere elevate possibilità con il mondo femminile.
3) Come accade per diverse tipologie di trauma, anche questo determina un forte rallentamento del processo di crescita della persona. Sotto certi aspetti, gli anni passano, i libri letti aumentano, ma per lui il tempo si ferma.
Contestualmente prova a tenere sotto controllo il dispiacere con piccoli e grandi lussi che il suo stipendio, unito a una vita che si è fermata al primo anno di università, gli consente. Ma non bastano. L’hotel di lusso con vasca idromassaggio posizionata davanti ad un panorama innevato non può fornire reale consolazione di fronte alla solitudine.
4) Si verificano poi tre situazioni importanti, temporalmente non molto distanti tra loro:
– il compimento del 40esimo anno d’età;
– l’ulteriore isolamento sociale determinato dal lockdown;
– l’uscita dal mondo del precariato.
Le prime due lo spingono a riflettere; la terza rappresenta l’oggetto principale di tale riflessione.
Il precariato lo aveva aiutato a rimandare il confronto tra lo sforzo fatto in termini di studio e il risultato che si era promesso di ottenere. La posizione sociale a cui ambiva, in qualche modo è poi arrivata; forse tardi, forse non proprio corrispondente alle aspettative, ma è arrivata. Il risultato, invece, no.
Si annulla tutto. Si annulla ogni vano sforzo. Soprattutto, si torna indietro nel tempo, lì dove il tempo si era fermato.
Scopre che quel trauma è più vivo di ciò che pensava. Non è solo delusione, non è un ricordo; è un presente doloroso che esiste solo per lui.
5) Cerca di esorcizzare tale dolore completando un romanzo come se fosse un diario segreto, quello che si scrive di nascosto e si protegge con un lucchetto ma che, in fondo, si spera che qualcuno, un giorno, possa leggere. Non un qualcuno qualsiasi, ma la persona oggetto delle confessioni scritte tra le pagine. Il romanzo è per lui la stessa cosa; motivo per cui cercherà di mettere in mostra tutta la sua cultura che qualcuno, nei commenti precedenti, ha abilmente descritto come “citazionista”. Ci si stupisce di questo, ci si stupisce di come
un uomo ormai adulto non comprenda il valore limitato che questo tipo di approccio possa avere al giorno d’oggi. Ci si dimentica, però, che per lui
il tempo si è fermato.
6) Dopo aver compreso l’impossibilità di realizzazione del proprio desiderio, cerca di trovare un’adeguata sostituta, al quale far leggere il romanzo come a volerlo bruciare in un rito di liberazione. In questo gioco l’età è fondamentale; le sue coetanee – che lui naturalmente non sente come tali – sono escluse. Approccia quindi al mondo sugardaddy.
7) L’ingresso in tale mondo appare ai suoi occhi come una resa e ha quindi bisogno di un motivo valido per entrare in quel gioco. Le riflessioni precedenti lo hanno aiutato a valutare il tempo passato e la sostanziale mancanza di vita vera degli ultimi venti anni. Il motivo è quindi presto trovato: il gioco è
una valida scusa per poter testare il mondo delle relazioni e capire ciò che si è perso in tutto quel periodo. Sa bene che è una bugia. Sa bene che, in quel modo, potrà assaggiare una delle tante sfumature del mondo della prostituzione senza poter recuperare alcuna esperienza in termini di relazioni.
Ma ciò di cui ha bisogno è un meccanismo di autodifesa in cui credere e dietro al quale nascondersi.
8) L’approccio, come è scontato che fosse, è ben diverso da chi sa di avere a che fare con prostitute. La ricerca di un primo amore da rivivere con venti anni
di ritardo è evidente. Dietro allo scudo del presunto “esperimento sociale” porta avanti tutta la sua disperazione, in comportamenti che, visti dall’esterno,
risultano inspiegabili e a volte addirittura inaccettabili.
Il giro si conclude con una piccola soddisfazione in cui cerca di trovare il massimo della validazione.
Ciò gli consentirà di uscire dal gioco tra non molto tempo, per entrare nel più concreto mondo della prostituzione o, addirittura, per rinunciare nuovamente a tutto. Ma, si spera, finalmente guarito dal trauma adolescenziale, cosa che gli auguro davvero.
Voglio guardare al positivo: il resoconto e’ utile perche’ serve a svelare i reali retroscena di un mondo che certi articoli tendono a raccontare come un trend moderno e “alla moda”… e invece (ti pareva?) e’ gia’ preda di sistematico scamming… ok, bene saperlo…
Secondo aspetto positivo che ci trovo e’ che il protagonista ha alla fine “concluso” la propria ricerca trovando fortunatamente una che ha fatto la sua parte senza tante bugie e complicazioni. Son contento per lui e gli suggerisco di andarse col bel ricordo adesso che e’ in positivo… A mio parere, per atteggiamenti e mentalita’ risulta completamente inadatto nel gestire questo tipo di “giochi” e insistendo finirebbe solo per andare sempre piu’ tragicamente a rotoli… a maggior ragione,direi, considerando che chi ha la fortuna di un posto pubblico nell’ insegnamento deve stare doppiamente attento alla proprio immagine…
Ma andare direttamente con una escort russa al top? No? Con 5000 Euro ci facevi 25 scopate, praticamente una scopata al mese con fighe della madonna…
@Sultano
Il punto Sultano e che se anche hai letto tanto hai gusti proletari. Come d’annunzio alla fine. Dozzinali.
A me una ragazza che mi chiede in regalo un iPhone fa vomitare.
Cosi come una che fissa il prezzo. Al piu faccio saltare il banco per dimostrare che i soldi sono nulla.
Tipo ne vuoi 1000per un weekend, ma anche 3000. Solo mi devi far innamorare. Nessun problema di soldi.
Non mi hanno mai spennato.
Una col covid era impossibilitata ad incontrarmi… Li per li voleva vendermi foto, cosa che rifiutai.
Un giorno le faccio senti ok vendimi ste foto. AL che lei dopo mesi mi blocca subito dopo.
Le scrivo con un altro numero tipo che cazzo fai? Mi fa sei diventato noioso.
Ne avrei mille da raccontare di ste storie. Alcune volte che mi sono fatto spennare di brutto ai primi incontri poi mi hanno implorato loro per mesi di vederci gratis… Per me oramai era chiaro che era tempo perso. :/
Le uniche donne per cui vale la pena fare fesserie sono quelle tra i 20 e 30 anni(le eccezioni under 20 o over 30 ci sono ma statisticamente portano grane opposte relativamente alla fascia di età di appartenenza). E per fare fesserie intendo quella di andarci a letto o quanto meno scambiarsi effusioni e al massimo portarle al mare o a ballare (mi sentirei di minimizzare quest’ultima attività per ovvie ragioni). Hanno fondamentalmente 2 sole utilità reali e concrete:
Infatti queste 2 attività (le uniche in cui eccellono positivamente) sono un dono di chi le ha progettate.
Tutte il resto è noia e rottura di coglioni (ossia le loro qualità negativamente apprese dalla loro futile esperienza di vita).
Il più grande privelegio che un uomo possa avere da loro e fare loro e timbrarle gratis e sparire per concedere a entrambi un regalo meraviglioso, ossia conservare il ricordo dell’unica cosa più o meno genuina rimasta a questo mondo.
Ovviamente per ricadere in tale simile situazione, occorre un’unica qualità:
PIACERGLI MOLTO. Se vi serve money e status non gli piacete poi tanto, ma gli fate molto comodo in compenso. Infatti quando gli piacete ribadisco “MOLTO” non è raro che prendano loro l’iniziativa, paghino anche di tasca loro qualcosa o vengono a trovarvi o vi chiamino improvvisamente per vedervi.
Preferite sempre le donne giovani perchè poi appassiranno come tutti i fiori a causa del male che le riempirà nel corso della vita.
Spero è voglio credere che sia un racconto inventato, perché se davvero l’autore si fa truffare così facilmente da dalle 18enni con palesi intenzioni di derubare il diversamente abile(mi rifiuto di pensare che sia una persona sana) di turno, devono inventare un nuovo termine per descrivere vergogna, follia, degrado, incomprensione e stupidità in una persona sola.
Va bene essere negati in qualche aspetto della vita, ognuno è bravo in qualcosa e pessimo in altre cose, ma qui si tratta di capire come può essere sopravvissuto l’autore fino ad oggi.
Consiglio vivamente di evitare totalmente qualsiasi rapporto sociale fino alla fine dei suoi giorni e dare tutti i suoi averi a mense dei poveri – senzatetto – operai a caso o persino regalarli ad una banca sarebbe meglio
I telegiornali dicono che la categoria più colpita dalla crisi Covid sono le donne, perché sono saltati i lavori di relazione con le altre persone.
Ma tra le righe di questo racconto si legge che l’autore ha fatto ricorso alle sugar baby, oltre che per curiosità personale, perché non poteva andare ad escort perché era tutto chiuso.
Mi sta venendo il dubbio che in realtà con questo covid alcune donne abbiano fatto una marea di soldi “a nero”, sfruttando al massimo chat di siti d’incontro per farsi ricoprire di regalini, dietro la scusa “ci vediamo dopo la quarantena” (cosa che non sarà avvenuta perché li avranno bloccati per tempo).
A questo aggiungo che invece quelle che non l’hanno fatto, si sono chiuse solo con le chat dei super fighi, facendogli sempre di più perdere il contatto con la reale estetica maschile.
Quindi quando questa situazione finirà ci ritroveremmo da una parte con donne con una marea di soldi (che quindi sotto uno stipendi da 3k non scendono come pretese) e dall’altra donne che sotto l’ 8,5 di L non scendono. Il tutto sarà probabilmente peggiorato da campagne per privilegiare sempre di più le donne sul lavoro.
E per fortuna che i telegiornali dicono che la categoria più colpita sono loro!
Ho letto e riletto tutti i commenti e devo concludere che nessuno ha davvero capito cos’è e cosa non è lo sugar dating. Questo tipo di relazioni sono per uomini RICCHI per i quali mantenere una ragazza non fa né caldo né freddo. Proprio non si pone il problema. C’è una fetta di uomini che guadagna tranquillamente 30-50-100.000€ al mese. Parlo di imprenditori, liberi professionisti affermati, notai, avvocati importanti, medici, delinquenti vari.
Ne conosco diversi.
Ecco, per queste persone tutte le considerazioni fatte nei commenti sono totalmente irrilevanti.
Sono cose che ho capito nel tempo vivendo questo mondo da anni ormai. Ho avuto relativo successo in questo campo ma dovendo sempre pianificare i budget, dire di no, e quindi perdendo forse le più fighe che mi sono capitate tra le mani.
Alcune volte sembra che stai parlando con un risponditore automatico
Sono un SugarDaddy e il racconto mi ricorda non poche fregature che ho anche io incontrato. Ma poi ho imparato. Oggi frequento due fanciulle di Santa Madre Russia in Italia. Sono a tutti gli effetti come delle fidanzatine. Credo più o meno esclusive (nei limiti di quello che si può supporre con le donne). Ho 50 anni e loro 25. Mi riempiono di dolcezze, facciamo sesso con passione. Ed io le aiuto con affitti e tasse universitarie. Meglio delle escort, meglio delle fidanzate vere e proprie. Validazione, piacere, detenendo sempre il potere di chi ha la cassa. E vivo libero dalle rotture di balle di italiane quarantenni inacidite. Si può fare.
Storia di una tristezza devastante.
Ex aequo con quella di quel poveraccio che da giovane è andato in Ungheria e si è innamorato di una simil prostituta con figli e che andava pure con i vecchi.
E
Mi gira la testa, anche per il post lunghissimo (forse dovresti prendere in considerazione l’idea di farne un romanzo, magari con uno stile più asciutto).
Ne deduco comunque che:
-le dinamiche femminili in ambiente “sugardaddy” non si discostano granchè da quelle in ambiente normale, anzi, per paradosso aumentano a dismisura le pretese su M e S, dovendo rinunciare a qualcosa su L
-l’egoboost già dato dalla società femminista (avere diritto a tutto solo in quanto donne), in ambiente sugardaddy raggiunge livelli assolutamente ridicoli, dato che anche la più mediocre sogna location di lusso e vita da parassita semplicemente grazie alla propria figa
-il concetto precedentemente espresso (vivere alla grande solo per il fatto di essere donna) si esprime anche nel fatto che tutte hanno ricevuto denaro e regali, anche senza dare nulla in cambio….figuratevi che regali potrebbero dare i bluepillati
-anche qui gli sforzi sono inversamente proporzionali al risultato, se non peggio (secondo me questo giochino potrebbe diventare una trappola e una rovina per molti soggetti con valori MS non sufficiente, un pò come le slot machine…)
Sono contento che comunque alla fine un risultato sia arrivato: non a caso con donna giovane e che si gode i lussi senza rompere le palle.
Rimane comunque un ambiente non dissimile da quello reale, solo logisticamente più semplice e un pò più facile per low L molto benestanti, non pensate minimamente di farlo con uno stipendio medio basso.
“a causa dell’embargo economico i miei non possono mandarmi denaro dall’Iran”
Scuse. È da secoli ormai che esistono le criptovalute. Questa era sicuramente molto più benestante di quanto ti ha fatto credere.
Leggere questo racconto e’ come guardare uno di quegli sketch di Mr.Bean in cui lui fa una tale figura di merda che ti vergogni tu al posto suo.
Ok, ora però basta, serve un nuovo articolo.
A me sembra che queste persone siano disturbate. Non sono uno psicologo e anche se lo fossi non mi azzarderei a fare diagnosi, dico soltanto che costoro mettono in atto abusi e violenze a danno dei malcapitati che hanno a che fare con loro. Persone manipolative, a dir poco, il che già le qualifica: non dimentichiamo che la manipolazione è una forma di violenza. In ogni caso, il punto sul quale ragionare mi sembra un altro: perché qualcuno (come il nostro Amico) si sottopone volontariamente e in modo ripetuto a questi abusi perpetrati ai suoi danni?
Ho letto tutti i capitoli, onestamente credevo che le sugar daddy, a fronte dell’ingente costo, fossero quantomeno professionali.
Invece emerge che molte di loro, sono spesso solo ragazze viziate, lobotomizzate dal femminismo ma furbe quanto basta per derubare un uomo che ha le sue colpe (troppa ingenuità) e che per molti versi è rimasto mentalmente ancora un ragazzo.
In diverse circostante doveva essere ben più accorto, come si dice, al: “prima pagare moneta, poi vedere cammello”, si deve rispondere: “prima provare cammello, poi pagare moneta”.
Probabilmente molte di queste ragazze, non volendosi sentire prostitute (solita mentalità all’italiana piena di ipocrisia), cercano unicamente il modo migliore per spillare più soldi possibili agli uomini, soprattutto ad ingenui medioman un pò fuori dal mondo e privi di esperienza, andando fino in fondo solo con i fighi o con quelli veramente granosi.
E a queste tizie è ancora andata bene che hanno trovato il Sultano, magari ad un altro sarebbe anche potuta partire la brocca per essere stato derubato e poi altroché scandalizzarsi per i femminicidi.
Anche a me, pensare a queste 18 enni, ha fatto tornare ai miei di 18 anni, la mia ingenuità di allora, la mia timidezza negli approcci con le ragazze, mentre queste sanno già molto bene come manipolare gli uomini, veramente un abisso in termini di opportunità/esperienza. Ennesima conferma della redpill.
La cosa triste è che qualcuna di loro, avrà anche qualche fidanzato mezzo tossico che le ignora e che magari riscuote i soldi spillati a gente come il Sultano.
In ogni caso, questo scenario cozza parecchio con l’immagine mainstream trasmessa dai media, la ragazza di 20 – 25 anni, timorata di Dio, che non ha mai visto un pene, totalmente ingenua, che partecipa suo malgrado ad orge a base di droga e alcol per poi finire riempita di botte.
Tra parentesi, vorrei proprio sapere perche’ hai pagato il travone. Volevi fare la figura del “nobile gentiluomo”? Te hai problemi gravi… Almeno ti fossi fatto inchiappettare lo avrei capito, de gustibus. Invece gli hai dato soldi in cambio di NIENTE. Perche’?
Complimenti al Sultano ed all esperimento sociale con cui ha impegnato il lockdown e che ha condivido con noi. Condivido anche perfettamente la sua visione sociale per cui si aspetterebbe che a fronte di cultura ed intelligenza superiore si possa aspirare a donne di elevato L (e la pensiamo nelle stesso modo per quanto riguarda le cause per cui invece così non è ). Una cosa però veramente non capisco : sul serio crede di poter attrarre una gnocca con la sua profonda conoscenza della poesia rinascimentale ? Questa cosa mi sembra veramente una blupillata pazzesca, qualche branca della cultura può aiutarti sicuramente a portare a casa il risultato ma la poesia….in particolare antica penso proprio sia anti erotica almeno per il 95% delle cerbiatte !
Anche Berlusconi & Co fanno e hanno fatto regali “in denaro”, “sponsorizzazione a provini”, “weekend pagati”, “raccomandazioni di carriera”, “yacht experience”, etc. e altre fesserie del genere a diverse zoccolette travestite da innocenti invitate a feste e festini senza ottenere sempre il pelo di f..ca, sapendo che appunto prima o poi qualosa raccolgono. Se vogliamo incolpare qualcuno della deriva, a parte i morti di fica del popolo e ll’iperpretenziosità delle donnine (soprattuto nostrane o cmq occidentali) mettiamoci anche loro, invece di attaccare chi come l’autore del racconto se l’è andata sì a cercare ma a suo rischio e pericolo e con il suo portafoglio, risultando appunto in parte consapevole che non ha nulla di cui vantarsi ma anzi è solo finito vittima a suo modo della ormai consolidata distorsione dei rapporti tra sessi. Chiaramente ci ha messo del suo, ma sono i tizi al vertice della piramide che hanno alterato e squilibrato per primi il gioco sessuale per accaparrarsi i vantaggi di tale distorsione di mercato, lasciando alla maggior parte degli altri le briciole.
Ottimo racconto, tuttavia in effetti il pretendere di poter avere una donna di bellezza smisurata senza possedere valori eccelsi di LMS espone l’autore ad una ricerca che sarà vana per il resto della vita. Strano che una persona comunque con una ottima cultura non lo comprenda..o meglio non loaccetti anche se difficile (capire certo lo capisce, intellettualmente, la teoria LMS lo spiega senza problemi).