Il Cacciatore di Cervi
Buongiorno Redpillatore,
Mi chiamo Marco, ho 45 anni, sono italiano e australiano e vivo a Sydney, Australia. Ho scoperto il sito letteralmente per caso ed onestamente è un piacere leggere i post, sia per il tuo (se mi concedi darti del TU) italiano invidiabile, sia per l’analisi approfondita della materia e il modo in cui affronti l’argomento. Premetto: non sono iscritto a nessun tipo di social media, social forum, blog, gruppi on-line etc. Questo e’ il mio unico contatto virtuale.
Ho deciso di scriverti non tanto per raccontare la mia storia, sicuramente fuori dall’ordinario (Ex Marina Militare Italiana, skipper professionista di yacht privati, immigrato in Australia…) ma perché, dai miei 45 anni suonati, non posso non vedere il disagio, la frustrazione totale e l’infelicità di una quantità sempre maggiore di giovani uomini, non solo italiani e vorrei dare una sorta di suggerimento o spunto di riflessione.
La storia che segue è una delle più significative della mia intera vita, non parla di donne, ma solo di uomini e animali, Natura, solitudine, purificazione, ritorno alle origini. E’ una vera storia di caccia al cervo, se è contraria al regolamento del sito o se qualcuno fosse particolarmente sensibile all’attività venatoria cestinatemi pure o passate oltre, ma credetemi, vale la pena andare avanti a leggere. Questa è la mia storia, una storia di vita e un nuovo inizio.
Una mattina di inverno del 2018, decido di andare in una zona centrale del Nuovo Galles del Sud, Australia, a caccia di daini a scopo alimentare (carne più “organica certificata” di così non penso esista). Carico il fuoristrada, fucile, necessario per qualche giorno nei boschi e parto. DA SOLO.
Arrivo a destinazione, in una proprietà privata a ridosso della cosiddetta National Forest, una zona impervia, boschiva, isolata, un’altra realtà dell’asprezza naturale tipica dell’Australia, tralascio tutti i dettagli tecnici e finalmente sono sul campo di caccia, sono presto sulle tracce di un gruppetto (forse 3-4) di femmine mature di daino e comincia lo stalking (quello legale, agli animali). Dopo 2 giorni (e due notti) passati a vivere nel bosco, in mezzo agli alberi, al freddo, l’unico rumore sono i miei passi, gli uccelli, il tonfo sordo delle gocce del ghiaccio che si scioglie dalle foglie degli alberi al primo sole dell’alba, grazie all’intelligence locale (un agricoltore), vengo a scoprire la presenza di 3 maschi adulti di cervo rosso vicino ad una pozza d’acqua… conosco bene la zona e continuo a camminare al freddo, l’aria ghiacciata mi purifica i polmoni e tutto il resto del mio corpo. Zaino, fucile carico, la mia mente è VUOTA, serena, tutto il marciume della società e della vita di tutti i giorni viene rimosso come polvere. Nessuna negatività, NIENTE TECNOLOGIE, nessun dubbio, nessuna paura. Finalmente, al limite di una radura, come nei migliori romanzi, io stesso ancora non ci credo, lo vedo davanti a poco più di 100 metri: il Re del Bosco, il Cervo Nobile. Il Vecchio Guerriero, bellissimo, fiero, solitario, con un palco è il trofeo di una vita. Era chiaramente un esemplare anziano, lento, abbastanza “malconcio” (dubito sarebbe sopravvissuto all’inverno) che stava per scomparire per sempre nel Bosco. Non esito, mi inginocchio, prendo la mira, premo il grilletto. Pochissimi secondi e questo splendido Animale cade e si spegne sulla propria ombra. Lo raggiungo, mi inginocchio, prego per la sua Anima e lo ringrazio. Processo le spoglie e noto la quantità inverosimile di abrasioni e cicatrici sui quarti posteriori, alcune recenti. Qui arriva il vero insegnamento per tutti noi: ha combattuto fino allo stremo con un altro maschio ( o più di uno), sicuramente più giovane, più forte, più agile, più resistente, con un palco più grande per il diritto all’accoppiamento con le femmine e quindi alla sopravvivenza della specie. Ha perso il combattimento ed è stato costretto alla resa e a rifugiarsi nel bosco dove ha incontrato il suo destino.
Ora, Redpillatore, Frequentatori del sito, questo è il messaggio per tutti noi: lasciate perdere TUTTO e TUTTI per un momento, sia uomini che donne e andatevene anche solo per poco in mezzo alla natura, DA SOLI, al freddo. Scollegatevi completamente, niente tecnologie, social media, internet, tinder, porno, nessuna di queste colossali CAGATE che hanno rovinato (e stanno rovinando) l’Umanità. Siate come il Vecchio Guerriero, FIERO fino all’ultimo, che lotta fino allo stremo DA SOLO per il diritto a vivere, riprodursi, contro le avversità del destino. Vero è che non siamo animali, non viviamo nei boschi come selvaggi, viviamo nella cosiddetta società civile e dobbiamo obbedire alle leggi degli uomini, chi è credente anche alle leggi Divine. Ma non scordiamoci le leggi della natura, Madre Natura, che nel corso di centinaia di migliaia di anni di esistenza di Homo Sapiens su questo Pianeta, ci ha tramandato antiche e segrete conoscenze che ci hanno permesso di sopravvivere, riprodurci, LAVORARE per MIGLIORARCI.
Questa umanità adesso soffre per un virus, per una crisi economica globale, ma questi tempi così impervi non potranno durare in eterno e mi auguro che tutti voi giovani uomini che cercate risposte on-line, social forum, siti internet, selfie, likes… ritorniate alle vere origini dove i nostri cervelli sono realmente collegati fino alla radice: non on-line, non ad uno smart phone, ma al Bosco, inteso come Madre Natura ovviamente.
Passate più tempo che potete da soli per riflettere, e nei limiti della vostra sicurezza e legalità il più lontano possibile da tutte queste MENZOGNE virtuali on-line che non fanno altro che indebolirci e offuscare la nostra visione e percezione delle cose e della realtà.
Mi auguro che questo messaggio giunga a tutti voi, venga pubblicato, iniziare una discussione e soprattutto che faccia riflettere.
Con amicizia.
Marco
Bah, storia veramente inutile dai.
Per capire meglio il tuo racconto manca una parte fondamentale, cioè è necessario sapere come sei messo a LMS e quale è la tua storia passata e presente con le donne. Questo perché parlare di fame nel mondo quando si ha la pancia piena o parlarne quando si è digiuni è molto diverso.
Comunque la storia in sé mi è piaciuta.
Di pari passo con l’idealizzazione troppo spesso delirante del passato vi è l’idealizzazione, altrettanto fuorviante a parer mio, della solitudine dell’avventuriero mondata dalle infernali tecnologie.
La storia è interessante ma non posso fare a meno di sentire in sottofondo la voce del classico zio boomer che rimprovera i nipotini di stare troppo attaccati al telefono mentre LUI(!!!) già alla nostra età andava tutti i giorni col treno(!!!) da solo(!!!) a lavorare a Milano(!!!)… E tutte le estati prendeva la moto, lo zaino, andava in Liguria(!!!) e stava via due settimane(!!!)
Per esperienza personale, posso garantire che sbarazzarsi della dipendenza dalla musica e dall’ossessione derivante dalla messaggistica istantanea garantisca un buon grado di isolamento anche vivendo in città, se l’isolamento è ciò che vogliamo.
In secondo luogo, credo che la nostra esistenza, svincolata dall’infame carosello dello schifo (televisione, pornografia, politica, radio, twitter, facebook e altri vari strumenti di propaganda) possa rapidamente rigenerarsi in termini energetici anche senza dispendiossisime trasvolate solitarie in capo al mondo alla ricerca di cervi guerrieri e elefanti di giada.
Per quanto riguarda il miglioramento individuale, continuo a credere che esso avvenga tramite l’incontro e lo scontro con i nostri simili. E lo dico da introverso.
Avere chiari confini interpersonali, bassi livelli di nevroticismo e le giuste social skills ci consente di stare in società senza appartenere ad essa. Secondo me, “ritrovare noi stessi” significa essere capaci di isolarci in società.
La vera avventura è la società: il cervo della storia lo aveva capito benissimo.
La legge di natura è la stessa che spinge le donne a provare attrazione per i chads e a schifare tutti gli altri. La legge di natura è quella che rende noi uomini deboli e manipolabili rispetto al potere sessuale femminile. I boschi mi piacciono per fare escursioni, ma per il resto non idealizzo la natura. La civiltà esiste perchè ci siamo allontanati dalle leggi della natura, e tutto sommato sono convinto che sia stato meglio così. Nonostante tutto preferisco essere un homo sapiens del 2021 che uno scimmione preistorico.
Pur non apprezzando la caccia apprezzo quello che per me è il suo significato profondo “staccatevi dalla tecnologia ” …e soprattutto “non vivete per la fica” la vita ha anche altri significati un vero uomo deve anche sapere accettare la solitudine e gioire….chi non lo sa fare diventerà o un misogino o uno zerbino
Una testimonianza interessante, un invito a vedere la vita nella sua completezza e a riappropriarsi di rit(m)i che la virtualità (e la femminilizzazione dell’uomo) sta cancellando.
Va detto che quella dell’ars venatoria è da sempre una grande metafora nei rapporti uomo-donna. E c’è sempre da imparare qualcosa, non a caso uno dei capolavori della cinematografia di sempre è The Deer Hunter di Michael Cimino, (in italiano: Il Cacciatore – 1978), una storia che nemmeno sembra scritta da americani, dato il livello di introspezione e profondità raggiunto.
Essendo uno di quelli che è scappato disgustato dalla metropoli per seppellirsi in provincia non posso che trovarmi d’accordo con l’autore. Vivere a contatto col suolo e col vento, soli fra cielo e terra, è forse l’unico modo per riappropriarsi dell’esser uomo originale, quello che è stato dalle origini e per centinaia di migliaia di anni, e che una mano di civiltà non cancella.
Mah, che messaggio strano. ..è una opzione da considerare forse dopo aver passato una vita a sventrar papere a dx e sx per poi sfuggire alle maglie della giustizia, magari per evitare di passare gli alimenti a due/tre ex mogli. Oppure la potrebbe considerare che so…Genovese dopo esser evaso da San Vittore. Tutti gli altri si consumerebbero di pippe nella solitudine dell’outback australiano. Insomma suona un po’ come quella frase da training autogeno (o da film di Sly): “non fa male, non fa male”. Poi fa un male della madon*a.
Post più che altro velleitario e suggestivo ma che secondo me aggiunge poco alle discussioni.
Se è un tentativo di rivalutare il ruolo di cacciatore-guerriero degli uomini di altri tempi rispetto al prototipo di sfigato tecnologico, schiacciatore di interruttori dell’uomo moderno si poteva fare….ma prendendo le dovute distanze da chi spara ad animali che non hanno un fucile per fare altrettanto…..altro che Vecchio guerriero.
E quando si tratta di figa….purtroppo non si può prescindere dal tema della competizione…con gli altri uomini/maschi alpha cosa da cui uno che se ne sta da solo nei boschi o in mezzo al mare sta evitando come la peste.
Perchè in natura l’animale più pericoloso è sempre l’uomo…..
Dal titolo pensavo fosse la storia di uno che si divertiva a rendere cornuti gli amici…
Ok, dobbiamo apprendere di più da madre natura. Tutto qui?
Post rispettabilissimo, per carità, ma non credo ci volesse la favola del cervo a primavera per dirci che è importante.
Fra l’altro non idealizzerei troppo la natura, dato che nella realtà quotidiana non è altro che la legge del più forte, che tanti problemi crea ai beta normaloidi, stragrande maggioranza al di fuori degli alfa ricchi e cosmopoliti.
Per il resto, a parte un breve pistolotto sull’automiglioramento, non siamo in una radura australiana, non siamo (almeno la maggior parte) ex marinai col fascino della divisa, nè skipper professionisti di yacht privati. Dovremmo esserlo per forza?
Le questioni vere che coinvolgono i normaloidi senza manie o possibilità di grandezza rimangono fuori.
Articolo a dir poco stupendo. Io adoro la ruvidità e l’essenza della natura, e quando posso, mi piace sempre stare a stretto contatto con la natura. Quest’uomo lo trovo davvero un esempio!
Ma va a cagare
Il nostro amico Marco propone a tutti un tempo di disintossicazione, di rigenerazione psicofisica, nella Natura, per ritemprarci, conquistare o riconquistare noi stessi e poi tornare all’attacco più forti di prima.
Sì, è un ottimo investimento di tempo questo, che dovrebbe essere calendarizzato e ricorrere più volte nell’anno, per permetterci di mantenere costantemente un equlibrio interiore.
Zio, tutto ciò che hai scritto e pensato è cooooooping: non c’è nulla che contrasti seriamente ed efficacemente la forza degli istinti primordiali, quale la libido. Possiamo farci tutte le illusioni e le favole di questo mondo, ma la fame di certo non la si cura giocando alla play 5 o andando in qualche sperduto bosco a fantasticare su cose che stanno solo nella nostra testa. Infatti, ogni qual volta che faccio , in solitudine, una gita in campagna o in montagna mi sento tremendamente solo e morto dentro, come se mi mancasse qual cosa. Per cui ritenta, forse ti verrà un’altra grande brillante idea, sperando che questa idea possa sconfiggere ed estirpare dal nostro io il desidero di avere qualcuno che ci accompagni e ci dia affetto ed un’amicizia sincera ( l’uomo è stato progettato per stare in mezzo ai suoi simili, mica siamo bradipi o leopardi) …. Alla prossima, boss della caccia.
Non capisco i commenti negativi. Il messaggio che l’articolo sottende è assolutamente condivisibile.
Non è forse la città la foresta in cui la maggior parte di noi si avventura ogni giorno? Non è forse per colpa dei tempi moderni che l’uomo è sempre più solo e più “lontano” da ogni altro individuo? Il pensiero di Marco si discosta dagli argomenti trattati su questo sito, ma non per questo meno significativo. Non bisogna soffermarsi sulla caccia, sul suo passato, sul luogo o suo valore lms…il messaggio è assaporare l’introspezione di se stessi, dare valore ai momenti di solitudine che immancabilmente primo o poi accompagneranno ognuno di noi, sfruttare il tempo non per social, likes, tecnologie, frustrazioni, ma per accrescere nostra persona/anima…la natura magnifica questa percezione, ma c’è chi la trova in un libro, chi una notte sul terrazzo, chi un pomeriggio correndo….sta a noi trovare un po piu spesso noi stessi, non lasciandoci condurre dalle convenzioni moderne,o almeno non sempre.
VV
Non si tratta per nulla di un autentico distacco dalla modernità, perchè evidentemente ci si porta dietro un fucile e altro, immagino, viveri, vestiti, ecc… e certamente non si lotta per sopravvivere. Per tacere anche del fatto che la separazione tra uomo e natura è del tutto artificiale e illusoria. L’uomo è natura proprio come il cervo. Insomma, tanto rumore per nulla e decisamente troppa ideologia solo per dire che… passare del tempo nei boschi fa bene. Una bella gita in montagna, un rifugio, eccetera. E certo, ma questo è ovvio.
Grazie mille Marco, una bellissima condivisione e riflessione!
Per me è la stessa cosa quando vado a pescare da solo.
Io, l’acqua, il cielo, la lenza e il pesce. Una sensazione che non ha nome.
Ma per me, la solitudine serve solo ad elaborare meglio la vita vera, cioè quella in compagnia.
Sostanzialmente in estate faccio questo: pesco, cazzeggio e vado affiga.
La pesca mi serve ad affrontare amici e ragazze, perché stare con gli altri significa per forza di cose trascurare se stessi. Ecco, pescare è attenzione per se stessi.
Marco top filosofo
Semplicemente Magnifico!
Io penso che altre a madre natura l’uomo abbia dimenticato la meditazione.
In paesi come la Thailandia si studia a scuola come una qualsiasi materia ed è sicuramente più importante della storia o della geografia.
Per meditazione intendo il contatto con il proprio sè profondo. In tal senso il contatto con la natura è una forma di meditazione.
Bell’ articolo. Mi ci riconosco anche per alcuni aspetti: pure io non sono iscritto nessun social e anche io tendo spesso isolarmi e rifugiarmi in oasi naturalistiche. Anche se vado a caccia di immagini con la mia Nikon e non con un fucile.
Quanto alla tecnologia: sono in un cronico ritardo tecnologico da una vita. Avevo il giradischi quando gli altri avevano già lo stereo, stavo col VHS quando gli altri avevano già il DVD, ho un smartphone da pochi anni e pure per me l’ unico contatto che ho col mondo virtuale è questo blog.
Ma, caro Marco, per me e per te che siamo della stessa generazione è più facile accettare una vita meno tecnologica e virtuale.
Noi abbiamo conosciuto un mondo diverso e sappiamo che non era affatto peggio di quello attuale. Anzi lo preferivo. Lo trovavo più vero.
Ma non si può pretendere che un ventenne o trentenne possa rinunciare al mondo virtuale o alla tecnologia. Deve vivere il suo tempo con tutte le sue contraddizioni e inganni.
Tu parli di una battuta di caccia per evadere dalla civiltà, ma da cosa scappi non lo hai scritto. E questo è un po’ il limite del tuo racconto.
L’attività seduttiva, inoltre, trarrà beneficio da questo tempo di rigenerazione proposto da Marco.
Al di là degli indiscutibili fattori basici LMS, di cui conosciamo la portata, per una seduzione efficace penso sia importante anche la predisposizione interiore che è fondamentale per il porsi esteriore.
La percettività emotiva delle occasioni, e la capacità di entrare in esse reagendo nel modo migliore, si acuisce abbandonandoci e concentrandoci sul presente, perdendo la cognizione di quello che è stato e di quello che sarà. E questo tempo di rigenerazione ci allenerebbe ad effettuare questa operazione di svuotamento di ogni negatività, come dice Marco, e di concentrazione sul presente. In seduzione dobbiamo cancellare la dimensione spaziotemporale ed imparare a vivere ogni istante come assoluto.