Giacomo Leopardi (1798-1837) è da molti considerato il più grande poeta italiano e qualunque programma scolastico include obbligatoriamente lo studio delle sue opere e del suo pensiero.
Ebbe la sfortuna di nascere con una genetica scadente, probabilmente dovuta al fatto che i suoi genitori erano nobili e, come era abitudine, si erano sposati fra consanguinei. Diverse tare ereditarie lo colpirono duramente sia nell’estetica che nella salute. Il suo volto era sgraziato, con un naso aquilino e un mento retruso, il suo corpo deforme a causa di una tubercolosi ossea che gli causò uno sviluppo disarmonico, caratterizzato da un torace esile e storto, contrapposto a una parte inferiore del corpo in proporzione molto più lunga. A causa di questo problema era anche molto basso di statura (le analisi antropometriche parlano di un’altezza compresa tra 1.40 e 1.45 m). Passò la vita a combattere contro diverse magagne di salute, che alla fine lo portarono alla morte quando ancora non aveva compiuto 39 anni.
Gli studenti lo ricordano per il suo pessimismo, attribuendolo alla sofferenza causata dalla sua condizione. Leopardi tuttavia negò per tutta la vita che il suo pensiero fosse il risultato del suo stato di salute.
Ciò che è certo è che il poeta aveva una perspicacia molto al di sopra della media, e una visione spietatamente lucida dei rapporti umani.
Comprese ad esempio, e mise magistralmente per iscritto, il concetto di effetto alone un secolo prima che venissero pubblicate le prime ricerche sull’argomento.
Dall’ultimo canto di Saffo (1822): ”..e per virili imprese, per dotta lira o canto, virtù non luce in disadorno ammanto..”
Ovvero le qualità di un individuo non emergono se sono racchiuse in un corpo brutto.
Puoi anche essere un eroe, un grande poeta o artista, ma se sei sgradevole di aspetto le tue virtù non risplenderanno.
L’opinione che Leopardi aveva delle vaginomunite appare molto chiara da diverse testimonianze, come l’epistola del 14 Agosto 1820 a Pietro Brighenti: “L’ambizione, l’interesse, la perfidia, l’insensibilità delle donne, che io definisco un animale senza cuore, sono cose che mi spaventano”
Oppure quella a Giuseppe Melchiorri (19 dicembre 1823): “Voi ed io dobbiamo tenere per assioma matematico che non v’è nè vi può essere donna degna di essere amata da vero…..ridiamoci del mondo, e sopra tutto delle donne, che son fatte a posta per questo.”
Un giudizio lapidario e impietoso, che forse all’epoca poteva passare senza troppo scalpore, ma che di questi tempi sarebbe più che sufficiente a scatenare l’ira feroce di femministe e giustizieri sociali vari. Se si pensa che negli USA un college ha tolto dal programma l’Iliade a causa della misoginia, e nel Regno Unito hanno fatto sparire una lapide di Shakespeare per razzismo, chissà quanto ci metterebbero questi fanatici svalvolati a imbrattare la sua statua come hanno fatto con quella di Montanelli e a pretendere che la Ginestra, lo Zibaldone e le altre opere vengano per sempre bandite da ogni istituto, se gli insegnanti di liceo durante le lezioni smettessero di tenere nascosto questo aspetto della vita di Leopardi.
Che però a parer mio meriterebbe più spazio, perché oltre ai brevi sfoghi visti sopra ci sono anche contenuti che riguardano le donne che sono davvero interessanti, e sono piccole analisi antropologiche, come ad esempio la lettera al fratello del 6 Dicembre 1822, dove Leopardi fa un resoconto dettagliato sulle romane.
“…Lasciando da parte lo spirito e la letteratura, di cui vi parlerò altra volta (avendo già conosciuto non pochi letterati di Roma), mi ristringerò solamente alle donne, e alla fortuna che voi forse credete che sia facile di far con esse nelle città grandi.
V’assicuro che è propriamente tutto il contrario. Al passeggio, in Chiesa andando per le strade, non trovate una befana che vi guardi.
Io ho fatto e fo molti giri per Roma in compagnia di giovani molto belli e ben vestiti. Sono passato spesse volte, con loro, vicinissimo a donne giovani: le quali non hanno mai alzato gli occhi; e si vedeva manifestamente che ciò non era per modestia, ma per pienissima e abituale indifferenza e noncuranza: e tutte le donne che qui s’incontrano sono così.
Trattando, è così difficile il fermare una donna in Roma come a Recanati, anzi molto più, a cagione dell’eccessiva frivolezza e
dissipatezza di queste bestie femminine, che oltre di ciò non ispirano un interesse al mondo, sono piene d’ipocrisia, non amano altro che il girare e divertirsi non si sa come, non la danno (credetemi) se non con quelle infinite difficoltà che si provano negli altri paesi.
Il tutto si riduce alle donne pubbliche, le quali trovo ora che sono molto più circospette d’una volta, e in ogni modo sono così pericolose come sapete.”
Una lettera che sembra una delle tante mail che mi arrivano ogni giorno nel sito e fa quasi tenerezza per l’umanità mostrata da questo ragazzo di ventiquattro anni che cerca di sfatare di fronte al fratello il mito che a Roma si rimorchi di più.
In queste righe si vede chiaramente quanto Leopardi valutasse l’estetica come mezzo per attrarre “capisco che non guardino me, ma ero insieme a ragazzi belli e non guardavano neanche loro” e anche la capacità che lui aveva di cogliere determinate espressioni. Il comportamento femminile è descritto con una lucidità così impressionante che non pare neanche che questo testo abbia attraversato due secoli di storia. Le immagini appaiono così vivide agli occhi del lettore che sembra si stia parlando di fatti che risalgono a un paio di giorni fa.
Fa sorridere pensare che al giorno d’oggi molte studentesse intellettualoidi si vantano di essere attratte da lui, mentre sappiamo bene che ora come allora, se un Leopardi moderno cercasse il contatto visivo con una ragazza per strada, lei probabilmente chiamerebbe subito i carabinieri. Ho visto persino tizie su Instagram che si facevano immortalare mentre, in gita alla casa di Recanati, baciavano il busto del poeta sulle labbra, per fare le attention whores ed elemosinare qualche attenzione in più. Proprio delle cagne bastarde.
Vi lascio con alcuni Pensieri che mi sono piaciuti molto e che sono pertinenti alle tematiche affrontate nel blog. Leopardi li scrisse tra il 1830 e il 1835.
“Chi t’introduce a qualcuno, se vuole che la raccomandazione abbia effetto, lasci da canto quelli che sono tuoi pregi più reali e più propri, e dica i più estrinseci e più appartenenti alla fortuna. Se tu sei grande e potente nel mondo, dica grande e potente; se ricco, dica ricco; se non altro che nobile, dica nobile: non dica magnanimo, né virtuoso, né costumato, né amorevole, né altre cose simili, se non per giunta, ancorché siano vere ed in grado insigne. E se tu fossi letterato, e come tale fossi celebre in qualche parte, non dica dotto, né profondo, né grande ingegno, né sommo; ma dica celebre: perché, come ho detto altrove, la fortuna è fortunata al mondo, e non il valore.” (Pensiero XCI)
“Se quei pochi uomini di valor vero che cercano gloria, conoscessero ad uno ad uno tutti coloro onde è composto quel pubblico dal quale essi con mille estremi patimenti si sforzano di essere stimati, è credibile che si raffredderebbero molto nel loro proposito, e forse che l’abbandonerebbero. Se non che l’animo nostro non si può sottrarre al potere che ha nell’immaginazione il numero degli uomini: e si vede infinite volte che noi apprezziamo, anzi rispettiamo, non dico una moltitudine, ma dieci persone adunate in una stanza, ognuna delle quali da se reputiamo di nessun conto.” (Pensiero LXXXIII)
“Quasi colle stesse arti si acquistano le donne e il genere umano: con ardire misto di dolcezza, con tollerare le ripulse, con perseverare fermamente e senza vergogna, si viene a capo, come delle donne, così dei potenti, dei ricchi, dei più degli uomini in particolare, delle nazioni e dei secoli. Come colle donne abbattere i rivali, e far solitudine dintorno a se, così nel mondo è necessario atterrare gli emuli e i compagni, e farsi via su pei loro corpi: e si abbattono questi e i rivali colle stesse armi; delle quali due sono principalissime, la calunnia e il riso. Colle donne e cogli uomini riesce sempre a nulla, o certo è malissimo fortunato, chi gli ama d’amore non finto e non tepido e chi antepone gl’interessi loro ai propri. E il mondo è, come le donne, di chi lo seduce, gode di lui, e lo calpesta.” Pensiero LXXV)
Forse ti interessa:
Poveraccio
Il cosiddetto “pessimismo cosmico” con cui frettolosamente si etichetta Leopardi tra i banchi di scuola è l’equivalente odierno del binomio “redpill=nazifascismo”.
E’ troppo facile imputare all’aspetto fisico le cause di un’ intera filosofia di pensiero. Sarebbe come dire che la redpill è nata perchè due attori di hollywood si sono scambiati una pillola su un set cinematografico.
Leopardi, a seguito di una fanciullezza relativamente serena marchiata da un’ambizione letteraria sfrenata, vide crollare nella tarda gioivinezza la speranza di ottenere la gloria in vita per la quale faticò intensamente al punto da deperisi. Tramite questa, credeva sarebbe riuscito infine ad ottenere un sorta di versione intellettuale dell’amore eroico di cui densamente era permeata la letteratura che studiò nei suoi primi vent’anni.
I rarissimi riconoscimenti che ottenne in vita provennero da circoli intellettuali ed accademici (che detestava) e non per il suo lavoro artistico, bensì per le indagini relative alla linguistica comparata (nelle quali non eccelse).
La malattia che lo colse successivamente si insinuò in un fisico già devastato dall’ipercifosi.
Mi spingo a credere che il fusibile gli sia saltato quando vide il giovanissimo e bellissimo Antonio Ranieri, un mediocrissimo Chad che fu suo amico in vita, ottenere senza alcuna fatica esattamente i riconoscimenti dei quali sempre ebbe bisogno, semplicemente “motteggiando” le donne, mancando loro di rispetto e palesando insofferenza nei loro confronti.
Leopardi non odiò le donne. Anzi, le amò troppo. Più di quel che effettivamente meritino.
L’amico Ranieri era il vero misogino. E come tutti i misogini, venne premiato con quintali di dolce, romanticissima figa.
E quindi che piacere c'è a scoparsi una donna o anche soltanto a relazionarsi con una qualsiasi?
Io sono giunto a questa conclusione da anni e il buon Giacomino me lo conferma, ragazzi abbandonate le donne al loro destino. Sono indifferenti e ispirano freddezza verso il maschile? Lasciatele marcire e poi morire nella freddezza e nell' indifferenza più assoluta.
Pura REDPILL ante-litteram.
Grande!
Con la sua grande lucidità Leopardi era riuscito a vedere cosa c’era dentro il vaso di pandora.
Vaso che è stato scoperchiato definitivamente dalla modernità, non ci sono più dubbi sulla perfidia e insensibilità delle donne.
Quest’anno cade il 200°anniversario della morte del poeta John Keats, massimo esponente del romanticismo che aveva una visone della donna contrapposta a quella di Leopardi, sono convinto che se fosse vivo oggi sarebbe un feroce misogino.
Ma allora le donne sono sempre state così nei secoli dei secoli?
Io penso che Leopardi sia stato un grandissimo redpillatore, però credo che se ai nostri giorni si dovesse scegliere un massimo redpillato sia meglio puntare su Houellebecq. Non penso che Houellebecq sia uno scrittore paragonabile a Leopardi, però la sua redpill è più attinente alla vostra visione dei rapporti interpersonali.
Troppo forte Giacomo Leopardi! Troppo divertente la descrizione delle ragazze romane che “non la danno”. Tali e quali a quelle di oggi. Il mondo dunque è andato sempre così. Altro che “bei tempi andati in cui c’era il patriarcato”! L’unica cosa che non c’era allora sono le nazifemmine. Talmente stupide che finiranno col far perdere alla donna il ruolo privilegiato che ha sempre avuto.
Povero Leopardi, mi ha sempre fatto tenerezza, tra l’altro il sistema scolastico italiano non gli è all’altezza, un po’ come con Dante Alighieri.
In ogni caso le italiani erano uguali a quel tempo come ai giorni nostri, il povero Leopardi doveva provarci con qualche tedesca o olandese…gli sarebbe andata di certo meglio.
Ovviamente Leopardi era un grande e geniale poeta. Queste righe dimostrano chiaramente sia il suo acume, sia la condizione di netto privilegio della donna nel passato – contrariamente a quanto viene raccontato dalla narrativa bluepill mainstream. Tale condizione di privilegio ora sta anche aumentando a dismisura.
Stando alle citazioni riportate, emerge una straordinaria luicidità e capacità di discernimento delle dinamiche sociali del nobile Giacomo Leopardi. Una visione del grande poeta italiano che non ho avuto occasione di cogliere nel periodo scolastico. Ho sempre sospettato che quel suo “pessimismo cosmico” potesse avere ragioni diverse da quei luoghi comuni proposti dalla cultura di pubblico dominio. Grazie per il contributo.
Ciao, sono sempre io, il quindicenne dubbioso dell’altra volta.
Posso dire che questo su Leopardi è uno degli esempi più forti a sostegno delle vostre tesi?
Grande Leopardi. Mio padre ha tutti gli scritti. Prima o poi li leggerò
“non la danno” LOL! Non credevo che anche ai tempi del Leopardi si dicesse così. Anche perché credevo che all’epoca i rapporti prematrimoniali fossero rarissimi se non addirittura vietati.
Sono a questo punto curioso di sapere come si chiamasse la “fi-a” all’epoca e in quali termini i gruppi di ragazzi parlassero di fi-a tra di loro
Mai cominciata
Mi chiedo le donne fanno sesso con chi? Oppure non lo fanno proprio?
..per curiosità: dove, ma soprattutto COME, l'hai trovata, la lettere di Leopardi?
Certo che arrivare a dire che una donna non è capace di amare è un uomo è una pericolosa deriva…
Dopo anni di bluepill, un conto è tornare coi piedi per terra un’altro è sprofondare negli abissi. Che vita infelice quella del nichilista :/
Pare però e dico PARe che forse il Leopardi fosse latentemente OMO,. Io ho vissuto tanti anni nel palazzo in cui morì di colera a Napoli( si proprio il suo) e ancora oggi circola la voce di un amore segreto per il suo amico Ranieri.