Mi chiamo Cloud, sono un mediocre normaloide da 6 come tanti altri e non più propriamente un giovanotto alle prime esperienze con il “non-gentil sesso”, eppure, nonostante io abbia superato da tempo la soglia dei 40 anni e abbia cercato di investire a lungo e in diversi momenti della mia vita su LMS, determinate dinamiche sociali continuano a reiterarsi senza soluzione di continuità. Posso, tuttavia, ritenermi comunque fortunato, in quanto ho sempre trovato, seppur con estrema sofferenza interiore, la giusta via di fuga da situazioni limite; forse grazie al mio istinto di sopravvivenza, o forse perché in fondo non ho mai digerito appieno la BluePill propinata da famigliari prima e media dopo. No, non mi sono mai sposato, non ho ceduto a ricatti morali, pressioni e non ho mai messo al mondo un figlio e credo che di questo passo, anche grazie al supporto prezioso di questo Blog e della RedPill, persevererò a lungo, fino alla fine dei miei giorni. Sono qui a scrivervi pertanto della mia esperienza, dei miei primi 40 anni, molti dei quali trascorsi da BluePillato, ma descritti ora con una diversa consapevolezza, sperando che le dinamiche ivi raccontate possano essere spunto e giusta riflessione per chi è più giovane o più anziano del sottoscritto a non cedere e a non commettere errori fatalmente irreversibili.
Famiglia, Infanzia e Primi Approcci
Nasco e cresco figlio unico in un paesino del Sud Italia da una famiglia cattolica, benestante ed estremamente BluePillata, ma che ancora oggi rappresenta per me il vero e unico concetto di dolce Amore incondizionato. I miei genitori, dopo 45 anni di matrimonio, si adorano e si rispettano quasi come due giovani innamorati. Si sono conosciuti a poco più di 18 anni e mio padre, un ragazzo normaloide sul 6/6,5, ha sicuramente zerbinato mia madre, una ragazza molto attraente sul 7/7,5 facendole una corte spietata durata diversi mesi. In un periodo, primi anni 70 nel Sud Italia, dove certi atteggiamenti erano ancora considerati “normali” e “fondamentali” per instaurare una relazione sentimentale solida. Tali comportamenti servivano come prova alla donna che si era disposti a impegnarsi per lei, che si era seriamente interessati a prenderla come moglie, erano una garanzia di serietà nei suoi confronti e della futura prole. Un periodo in cui, se la donna diceva no, era fondamentalmente un “vorrei ma non posso”, continua a provarci, dimostrami quanto ci tieni e prima o poi cadrò fra le tue braccia, poiché adoro essere “corteggiata”. Un periodo in cui LMS contavano certamente, ma non erano esasperati come ai livelli odierni, poiché altri aspetti erano in gioco fra cui la caparbietà e sfrontatezza, la famiglia d’origine (assolutamente bandite le famiglie delinquenti o malavitose) e la simpatia. E difatti, fu così che mia Mamma si innamorò perdutamente di mio Papà. Quando poi sono nato con alcuni gravi problemi di salute, non hanno litigato come è d’uopo nelle famiglie moderne dove l’individualismo, spesso femminile, prevale, ma si sono rimboccati vicendevolmente le maniche e attraverso enormi sacrifici hanno conquistato negli anni una meta tanto agognata. Quel bambino che avrebbe avuto da grande grossi problemi deambulatori, era invece diventato un uomo forte ed in salute di quasi 1,90 mt che ha gareggiato fino a 30 anni alle mezze maratone. Mia Mamma, casalinga, si è sempre occupata della mia educazione, assistenza e faccende domestiche in maniera impeccabile, senza mai trascurare il suo aspetto fisico ed esteriore. Mio Papà, impiegato, ha sempre lavorato sodo per garantire il nostro sostentamento economico, rinunciando a qualunque hobby, poiché la passione più grande era la sua famiglia. Ho assistito certamente ai loro litigi, ma che non sfociavano mai nell’odio e nella prevaricazione, si sono sempre reciprocamente venuti incontro, rinunciando alle proprie posizioni, in virtù di un bene superiore che è l’Amore. Non si sono mai traditi. E ancora oggi, a 70 anni, girano mano nella mano o abbracciati per il paese, suscitando spesso ammirazione o invidia nei passanti e conoscenti. Quando sono iniziati i loro problemi di salute, inevitabili per l’età raggiunta, hanno vicendevolmente trascorso notti intere in ospedale al capezzale dell’altro, confidandosi teneramente che alla dipartita dell’uno, non trascorrerà poi molto tempo, prima che anche l’altro venga a mancare. E sono sicuro che andrà proprio così, non possono vivere separati. Sono l’emblema della BluePill e della cosiddetta famiglia del “mulino bianco”. Come pensate che io possa essere cresciuto in una simile famiglia? Non gliene faccio assolutamente una colpa, anzi sono fiero dell’educazione e dei valori ricevuti, ma i paraocchi da BluePillati, che nascondono la becera direzione della società moderna, non mi sono stati sicuramente di aiuto nelle relazioni sociali e sentimentali.
E così, dopo una infanzia serena, durante la quale i miei genitori si sono comunque impegnati a non viziarmi e a trasmettermi buoni valori, ma dove di contro, essendo figlio unico, fronteggiavo poco i confronti e conflitti diretti con altri coetanei, giunsi velocemente all’adolescenza. E fu allora che dovetti affrontare le mie prime pesanti ed inevitabili delusioni, da parte di amici e compagni di classe. Sconosciuto ai più ed incapace di reagire, ne rimasi profondamente segnato. Trovai quindi rifugio nella asocialità, nella solitudine e nel cibo, arrivando a superare i 100 chili a soli 14 anni. Passai quindi dal bambino normaloide da 6/6,5 (sono la fotocopia di mio padre) all’adolescente brutto e sfigato da 4/4,5. I tentativi dei miei genitori di coinvolgermi nello sport, o in iniziative sociali, o cattoliche furono inutili. Delusioni portavano ad altre delusioni ed il tutto si ripeteva senza soluzione di continuità. Ero consapevole di essere la causa del problema, ma non trovavo la forza per uscirne. Invidiavo il mio amico Chad di allora, Filippo (nome maschile di fantasia, come tutti gli altri a seguire) che nella compagnia della associazione cattolica a cui ogni tanto mi aggregavo, si passava letteralmente tutte le ragazze presenti, nonostante fosse all’epoca un seminarista (!!). Certe situazioni erano per me incomprensibili, se confrontate con la realtà BluePill che mi circondava in casa. Le giustificavo con la “sfiga che mi perseguita” e questo mi buttava una volta più giù nella spirale di delusioni. Ricordo una ragazza di quella compagnia, Maddalena (nome femminile di fantasia, come tutti gli altri a seguire), per la quale avevo preso una cotta e con cui ero entrato anche in buona sintonia, la quale, una sera, mentre passeggiavamo verso casa, mi confidò di essere perdutamente innamorata dello Slayer in questione chiedendomi di aiutarla a “mettere una buona parola su di lei”, dato che lui era amico mio, nonostante fosse già fidanzato con un’altra, oltre che seminarista. Naturalmente, anziché mandarla a quel paese, come avrebbe meritato, per “amor” di lei lo feci per davvero e ovviamente Filippo se la passò alla faccia mia, scaricandola poco dopo. Piansi quella volta e fu solo la prima di una lunga serie.
Una Giovinezza Dura e in Salita
Terminata così l’adolescenza, anche la giovinezza ebbe la medesima sorte, sfuggendo via fra profonde delusioni. Avevo gli ormoni a palla, ma riuscivo solo a collezionare pali e scherni dalle varie arpie di turno. Ci provavo comunque senza arrendermi, ma il perfido responso era del tipo: “Io, con uno come te?? Ma ti sei visto?? Manco morta!!”, fra risate isteriche. Iniziavo ad invidiare e allo stesso tempo odiare tutti gli amici della mia compagnia di allora, che, un po’ alla volta, si fidanzavano per poi sparire a trascorrere vacanze, nuove esperienze e a scoprire chissà quante fantastiche avventure sessuali con le proprie partner di turno. Di fatto, restavo sempre più solo. Ci pensavano i miei a BluePillarmi con frasi del tipo “vedrai, che quella destinata a te, deve ancora nascere”. E mi chiedo ancora oggi se e dove sia finalmente nata. Finché conobbi lei, Ada attraverso amici di parenti. Bionda, alta e longilinea, pelle di seta, per me fu subito un colpo di fulmine. E grazie al supporto parentale, riuscì ad uscirci assieme, anche diverse volte; la ego boostavo, offrendole cene in pizzeria e scortandola tutte le sere sotto casa, finché una di quelle sere non trovai il coraggio di provare a baciarla, per rimediare solo un sonoro schiaffone ed un “non permetterti mai più, non sono quel tipo di ragazza!!”. Non ci sono più uscito assieme, ma nel giro di pochi giorni, Ada si era fidanzata con il mio miglior amico di allora, Domenico, a cui confidavo i sentimenti che provavo per lei. Li vidi scorrazzare sul motorino (che io invece non possedevo), o nel parco a limonare all’aperto. E meno male che lei non era quel tipo di ragazza. Domenico non fu mai più mio amico. E io piansi amaramente, ancora una volta.
Giunta la maturità, compresi dopo una profonda analisi interiore, che i miei insuccessi derivavano dal mio aspetto fisico. Iniziai così un lungo percorso di lookmaxing, fra dieta, lunghe sessioni di running e palestra. Arrivai così ai 18 anni in ottima forma fisica, mi ero anche sviluppato in altezza raggiungendo quasi il metro e novanta. In pratica ero tornato al 6/6,5 (nonostante l’altezza e il fisico asciutto, resto sempre la fotocopia di mio padre). Considerando che partivo dal 4, fu una enorme conquista personale. Nonostante ciò, vuoi per il mio carattere timido, introverso e assecondante, vuoi perché altri episodi “sfortunati” si susseguirono, restai sempre più isolato e quindi invisibile alle donne. Clamoroso l’episodio con la bellissima Alessia della comitiva di allora, dopo averla zerbinata per mesi e dopo che mi aveva fatto chiaramente capire che “ci stava”, decidemmo di fare un’uscita a due, dandoci appuntamento in piazza, dove sarei passato a prenderla in scooter (alla fine me l’avevano regalato, forse troppo tardi poiché era già periodo per girare in auto). Ma la sorte volle che quella sera, una influenza con febbre da cavallo mi tenne bloccato a letto, febbre che durò per una settimana. All’epoca non esistevano smartphone o social, ci si incontrava e basta, si rispettavano gli appuntamenti e gli impegni presi e di lei non avevo manco il numero telefonico di casa. Tornai in comitiva dopo una settimana, ripreso dall’influenza e trovai Alessia felicemente fidanzata con Gianni, il ragazzo con la Red Rose. Lei non mi salutò neanche più. Ed io mi ritrovai a piangere amaramente.
Mi buttai così a capofitto nello studio e in special modo nell’informatica, che adoravo, e nei miei Hobby preferiti, primo fra tutti PlayStation e videogame in genere, senza però trascurare la forma fisica. E chi aveva più tempo per le donne? Gli anni trascorrevano felici a casa con i miei ed i parenti, non uscivo quasi mai se non per le mie sessioni di running in solitaria o per frequentare le lezioni universitarie dei primi anni di Ingegneria, insomma ero assolutamente trasparente agli altri e principalmente alle donne. Le uniche nuove amicizie, che man mano si instauravano, ruotavano nel contesto Nerd, con le quali si condividevano discorsi in ambito gaming o al più si organizzavano LAN party. Certo, si parlava ogni tanto di figa, ma ai più appariva come un lontano miraggio. Qualche Chad fra noi non mancava e quando uno è Chad, lo resta anche se di fondo è un Nerd convinto. Tra di noi si aggregava ogni tanto Francesco, che ci raccontava delle sue mirabolanti avventure sessuali con ventenni, trentenni e MILF che gli telefonavano supplicandolo per un rapporto anale duraturo come l’ultimo. Inizialmente non credevamo alle sue parole, quando però poi scoprimmo che era fidanzato ufficialmente con una tipa con M stellari, la quale si faceva zerbinare scortandolo in Porsche (del papi) e quando ebbi modo di assistere personalmente ad una scena indelebile, in cui, fermati per strada da amicizie in comune, una tipa normocarina ci venne presentata e dopo avermi naturalmente ignorato, guardò lui, gli strinse la mano ed esclamò “Ah! Sei il famoso Francesco! Piacere di conoscerti, quando mi porti a scopare?”, cambiammo idea in massa. Vi assicuro che ci fu un imbarazzante silenzio quella volta e ricordo ancora lo sguardo sbigottito ed estasiato di lui, rivolto verso di me, che voleva chiaramente dire: “ma la senti questa quanto è maiala?”.
Anni ed esami universitari trascorsero così velocemente; mi ritrovai anche a riallacciare i rapporti nello studio con Filippo, sì proprio lui, l’ormai ex-seminarista, il quale con l’età aveva capito che la vita ecclesiastica non faceva per lui (meglio la figa). Era però ormai diventato anche un ex-Chad, in quanto il tempo trascorso non era stato clemente, facendogli perdere un paio di punti, retrocedendolo così alla normalità. Restava però comunque dannatamente sfacciato e sicuro di sé, merito degli anni trascorsi in cui erano le ragazze a sbavargli dietro e a compiere l’impensabile pur di farsi trivellare da lui. Eravamo affiatati nello studio, non ci preoccupavamo troppo delle donne poiché lui era ufficialmente e stabilmente fidanzato da tanti anni ed io ormai ci avevo semplicemente rinunciato. Finché non incontrammo sulla nostra strada loro due, Luana e Maria, due colleghe universitarie da mozzare il fiato. L’amicizia iniziale fu per lo più opportunistica, io e Filippo avevamo S a palla nel corso di studi, dato che eravamo molto in gamba con gli esami e la notizia si era diffusa rapidamente. Eravamo consapevoli che le tipe in questione ci filavano solo per un tornaconto personale, ovvero passare velocemente gli esami, ma a noi stava bene così, perché vuoi mettere l’egoboost di girare con due simili bellezze a braccetto nel campus? Ed erano due tipe da 8, Maria era stata anche semi-finalista Miss-Italia. Come da manuale finimmo rispettivamente per innamorarci di loro. Le due ragazze erano già fidanzate, Maria poi con un Chaddone iper fisicato, geloso, maniaco del controllo e da cui ogni tanto le prendeva; me lo confidava spesso e quanto avrei voluto prendermi cura di lei per mostrarle che esiste anche un amore dolce e non violento. Ignoravo all’epoca, da perfetto BluePillato, che in realtà era proprio un Chad ignorante e violento, dalla mascella pronunciata e dal fisico statuario, quello che lei desiderava maggiormente. Ci provammo rispettivamente a lungo con loro, zerbinandole a più non posso e giungemmo così al triste epilogo. Filippo e Luana, mollarono i loro rispettivi partner di lunga data e andarono a convivere assieme. Maria, appena concluso l’ultimo esame universitario, iniziò ad evitarmi, a declinare le uscite pomeridiane e a rendermi sostanzialmente e improvvisamente invisibile ai suoi occhi, annullando di fatto anni di buona amicizia. Temevo di averle fatto un qualche sgarbo e passata qualche settimana di sua assenza volli farmi perdonare per una colpa che di fondo non avevo, o che non avevo ben compreso e pertanto le inviai dei fiori. Lei non gradì, con quel gesto l’avevo irrimediabilmente compromessa agli occhi del suo ragazzo e della sua famiglia. Mi telefonò per chiedermi come avevo potuto pensare che fra noi potesse nascere qualcosa. Tutta la dolcezza ed i bei momenti trascorsi tra studio e frequentazioni degli ultimi anni erano ad un tratto svaniti, per essere sostituiti da attacchi verbali ed affondi gratuiti, con tanto di minacce di denuncia. E fu la prima volta che, piangendo amaramente, esplosi incontrollato. La insultai al telefono con le peggio parole che si possano pronunciare e con tutta la rabbia ed il dolore che avevo dentro. Servì a poco, solo ad uno sfogo personale momentaneo, poiché non la rividi mai più. In fondo, avrei dovuto comprendere che l’opportunismo iniziale con cui era nata l’amicizia, non si sarebbe mai evoluto oltre, ai suoi occhi ero fin dal principio un povero beta da sfruttare a dovere. Filippo, non pervenuto, ormai aveva conquistato Luana, la figa da 8 e si era azzerbinato totalmente ad essa. Le ha fatto per molti anni da beta-provider, per sua fortuna non sposandola, poiché, non appena lei ha trovato un beta/alpha migliore, lo ha tradito e mollato senza pietà (il lupo perde il pelo ma non il vizio).
Prime Relazioni, Prime Sconfitte
Ero arrivato così a 24 anni kissless virgin, quando la quasi totalità dei miei amici coetanei aveva almeno una relazione duratura alle spalle. Mi ero laureato con il massimo dei voti e avevo iniziato a lavorare in una azienda locale. Continuavo a trascinarmi la fama universitaria, tant’è che fui contattato da Ines, una normocarina che avevo conosciuto al primo anno ma che avevo perso di vista in quanto aveva cambiato facoltà per un diploma di laurea. Era giunta al momento della preparazione della Tesi e mi chiese una mano, naturalmente fui ben disposto ad aiutarla. Ci vedevamo giornalmente e in pratica le scrissi tesi e progetto IT allegato. Lei mi piaceva e glielo feci capire e fu così che un pomeriggio davanti al computer, per caso, eravamo vicini e scappò un bacio a stampo, il primo della mia vita. Sbagliai, riempiendomi di tanti bei pensieri ed immagini positive, perché il suo fine era un altro. Lei evitava sapientemente le uscite serali, ci si vedeva solo nei caldi pomeriggi di Agosto per scrivere alla velocità della luce interi set di codice e documentazioni; ma non mi lamentavo, speravo che dando di più avrei presto ottenuto altro. Concluso il pacchetto e spedito alla sua mail, Ines svanì letteralmente nel nulla, non rispondendo più al telefono, agli sms, senza giustificazione alcuna; evidentemente non meritavo neanche di sapere quando e dove si sarebbe laureata. Dopo questa ennesima delusione, promisi a me stesso di evitare nuove frequentazioni, concentrandomi sul lavoro e trascorrendo le serate fra PlayStation e Internet, agli albori della sua diffusione casalinga. Nascevano timidamente i primi canali social attraverso strumenti per chat di gruppo come mIRC. Con le mie competenze tecniche, in un contesto a me così familiare, divenni presto un Moderatore, apprezzato e riconosciuto su numerosi canali mIRC. Anche se si trattava di un contesto “virtuale”, ben lontano dai social moderni, al suo interno si creavano dinamiche molto comuni al giorno d’oggi. L non contava, semplicemente perché non esisteva il concetto di “foto del profilo”, ma S sì ed anche tanto. E fu così che grazie ad un S boostato da mesi di ruolo da Moderatore e dalla stima dei frequentatori, conobbi lei, Giorgia, probabilmente l’unica donna che mi abbia mai amato per davvero.
Giorgia era una normaloide sul 6 di ben 10 anni più grande del sottoscritto, che aveva affrontato da poco un divorzio e con un figlio di pochi anni a carico. C’era sintonia, tanta, e quando ci siamo finalmente incontrati e conosciuti di persona è scattato il colpo di fulmine da parte di entrambi. Feci l’amore quel giorno, per la prima volta in vita mia e fu bellissimo. La differenza di età non contava per noi, così come non ero turbato da un figlio non mio, almeno inizialmente. Lei era letteralmente presa dal sottoscritto e disposta a qualunque richiesta o proposta. Io, che ero alla mia prima esperienza con l’altro sesso, una volta presa la giusta confidenza con le mie capacità, commisi il grave errore di sopravvalutarmi. Mi sentivo finalmente realizzato, sbloccato, era la mia rivalsa su tutti i pali subiti, vivevo la vita del Chad che avrei voluto essere da tempo, mi aspettava una vita tutta in discesa, insomma un povero illuso. Anziché apprezzare tutto quello che Giorgia faceva per me, iniziai a giudicarla, troppo vecchia per me, troppe smagliature post parto, chissà che vita d’inferno con un figlio non mio. E poco importava se la ragazza, dopo lavoro, viaggiasse in auto per 4 ore fra andata e ritorno alla sera, pur di trascorrere un momento con il sottoscritto, o per fare l’amore al chiarore della luna. Poco importava se mi preparasse e portasse la cena, o se mi avesse confidato che era disposta a firmare l’affidamento del figlio al suo ex-marito, qualora fosse stato un disagio per me, o se fosse disposta a soddisfare tutte le mie fantasie sessuali, fra cui un ipotetico threesome con me e sua sorella. Poco mi importava, tant’è che non esitai ad accettare l’invito a cena da parte di Ada quando la incontrai casualmente per strada; sì, proprio la stessa Ada che 10 anni prima mi aveva rifilato uno schiaffo ed il palo per poi andare con il mio migliore amico di allora, Domenico. E in maniera fredda e spietata, ignorando l’anno trascorso assieme a lei e dopo che fui colto in flagrante a scambiare messaggi con Ada, le dissi che avevo bisogno di una donna più giovane e senza tutti i suoi “problemi”. Lei pianse tanto, mi disse che era disposta a comprendere e ad accettare la mia relazione con una donna più giovane di lei, purché rimanesse la mia amante a vita; ma io non ne volli sapere e la mollai per sempre minacciandola che avrei potuto denunciarla per stalking se continuava a farsi sentire. E fu probabilmente il mio errore più grande, dovuto a inesperienza e presunzione, del quale ancora oggi sono pentito e per il quale ne sto ancora pagando probabilmente le conseguenze. Non ho mai avuto occasione di chiederle scusa, ho saputo dopo tanti anni che Giorgia, dopo una forte e lunga depressione, si è rifatta alla fine una vita con un altro uomo.
Ada, single ormai da qualche anno, non era più la normocarina di 10 anni prima, anzi era sul 4,5/5 con un evidente accenno di obesità. Ma non fu per me un problema, perché a guidarmi era ormai quella consapevolezza del “saperci fare” con le donne, in perfetto stile PUA; ancora una volta, mi ero illuso. Inoltre, il sentimento di rivalsa per non averla avuta 10 anni prima era forte in me. Scoprì però a mie spese che in realtà Ada, oltre che L, aveva anche M molto bassi e che si era riavvicinata al sottoscritto solo perché provenivo da una famiglia benestante e già con un primo impiego. Il problema è che benestante non è sinonimo di ricchezza e la signorina pretendeva, senza troppi giri di parole, di essere boostata attraverso un M di molto superiore a quanto potevo permettermi. Memorabile il primo San Valentino assieme, dopo aver scroccato la cena in un ristorante elegante a mie spese, Ada rifiutò -sì avete letto bene- letteralmente il regalo che aveva preteso, restituendomi la scatola di cioccolatini con peluche allegato. Avrebbe preferito che le regalassi qualcosa di meglio, alla sua altezza, mi disse, come un Collier o un Bracciale Tennis. Pigra, scostante, arrogante e maleducata, sosteneva di voler arrivare vergine al matrimonio. Non voleva instaurare relazioni sociali con altre persone, confinandosi esclusivamente nel suo perimetro famigliare e obbligando me alla medesima sorte, subendo le sue scelte. Capì ben presto a mie spese di aver fatto una gran cazzata, avendo sostituito il rapporto con una donna sincera e passionale con quello di una sanguisuga strafottente, dove il sesso era solo un miraggio. Trascinai negli anni il resto di un rapporto freddo, in cui ci lasciammo e riprendemmo a più riprese; rappresentavo l’essenza del beta-provider e restavo fondamentalmente invisibile al resto delle donne, altro che trasformazione in Chad e vita tutta in discesa. La rottura definitiva avvenne quando ormai alla soglia dei miei 27 anni, cambiai lavoro per una multinazionale e mi trasferì a vivere nel Nord Italia. Ada naturalmente non approvò ed ostacolò la mia scelta e quando si rifiutò non solo di trasferirsi a convivere con me, ma anche solo di venirmi a trovare per un singolo weekend di piacere, posi fine a quel rapporto sterile. Con gli anni ho avuto notizie di lei, ha sposato Domenico, il mio amico di allora che già me l’aveva soffiata anni prima. Sinceramente mi sento fortunato per averla scampata, massima empatia invece per il povero Domenico che di certo non vivrà una vita coniugale serena.
La Svolta Lavorativa, Indipendenza e LTR
Ero un normaloide nella multietnica Milano, lanciato nella carriera lavorativa, ma comunque alle prese con mille sacrifici. Ero ormai un uomo indipendente, a confrontarmi per la prima volta con spese, bollette, lavoro, studio e faccende domestiche. Però chissà quante occasioni in più avrei avuto per fare nuove amicizie, per conoscere nuove donne emancipate e quindi assai migliori delle provincialotte del Sud Italia. Avrei potuto boostare M ed S, insomma era giunto finalmente il momento della svolta. E difatti, l’occasione non tardò ad arrivare e a farmi comprendere che, ancora una volta, non c’è speranza alcuna per un normaloide, in qualunque posto d’Italia. Daniela era una collega normocarina e avendo partecipato assieme all’iter di selezione per il posto di lavoro, in un contesto dove io ero l’unico uomo da 6 in mezzo a tanti 4/5, suscitai il suo interesse. Le mie capacità tecniche poi mi consentivano di boostare su S a dismisura e così riuscì ben presto a portarmela a letto. Ricordo ancora con piacere lo stupore nel volto del mio compagno di stanza del corso base aziendale ed il conseguente rispetto nei miei confronti, quando scoprì me e Daniela mentre ci rivestivamo in tutta fretta dopo una sveltina. Purtroppo, la felicità durò ben poco. Dopo appena un paio di mesi di frequentazione, Daniela iniziò a dimostrarmi tutta la sua insofferenza. Lei di famiglia borghese Milanese molto abbiente, aveva compreso in fretta le mie possibilità economiche, assai inferiori alle sue. Con il mio primo stipendio riuscivo a malapena a mantenermi in un monolocale condiviso e non potevo contare sull’aiuto dei miei genitori che vivevano al Sud con il solo stipendio di mio padre. Daniela esprimeva tutta la sua sofferenza in lunghi pianti isterici in perfetto stile “bimba viziata”. Clamorosa la sua esclamazione: “Ma se non hai nemmeno un’auto, come possiamo andarcene in vacanza nei fine settimana?”. Effettivamente non possedevo l’auto, semplicemente perché non riuscivo ancora a permettermela ed il pensiero di usare la sua o farsela prestare dal papi non la sfiorava nemmeno. E difatti mi mollò presto, adducendo scuse patetiche come quelle che continuava a sognare e a pensare al suo ex nonostante frequentasse il sottoscritto. Era confusa, mi diceva, e aveva bisogno dei suoi spazi, per poi nel giro di un mese agganciare e successivamente sposare un altro collega normocarino delle sue parti, ma con M significativamente maggiori dei miei.
Trascorsi un anno da single, immergendomi completamente nel lavoro e cercando di boostare quegli M così fondamentali. E fu così che una sera, al bowling con amici, conobbi lei, Letizia, la mia prima vera LTR e forse la più grande delusione della mia vita. A prima vista, per come vestiva molto poco appariscente con un look da centro sociale, sembrava una normaloide. Ma quando si tirava (forse due volte in 7 anni), con il suo metro e ottanta, un fisico statuario e atletico e con il viso identico a quello di Anne Athaway, vi assicuro che raggiungeva tranquillamente il 7,5. E difatti, dopo i primi baci e le notti trascorse con lei, piansi, ma furono lacrime di gioia quella volta, dopo tanto impegno, boosting e sofferenza, avevo finalmente incontrato sul mio cammino una coetanea stupenda, molto intelligente, dinamica e soprattutto presa da me. É stata l’unica volta in cui ho pensato seriamente al matrimonio in vita mia. Dopo 4 mesi di frequentazione, decidemmo comunemente di andare a convivere assieme a casa sua. Avevo 29 anni e fu per me una scoperta magnifica. Adoravo il suo essere sempre impegnata in mille progetti in parallelo per il sociale e la sua spiccata dinamicità, anche se alle volte faticavo a starle dietro. Si partiva al Venerdì sera dopo lavoro per la montagna, dove si andava a cavallo tutto il Sabato, per ripartire alla sera stessa per la Liguria dove andare a cena da amici e poi spostarsi di notte in Piemonte ad allestire gli stand per il suo centro sociale dove, alla Domenica avremmo proseguito con le attività promozionali, per poi ricominciare la settimana lavorativa e gli impegni serali quotidiani per la sua Onlus. Insomma, un vero vulcano di idee e attività che era in procinto di esplodere; non potevo lontanamente immaginare cosa sarebbe accaduto di lì a poco. Nel giro di un mese la luce nei suoi occhi iniziò gradualmente a spegnersi, senza ragione alcuna. Smise di organizzare le mille avventure dei fine settimana. Era sempre più cupa, stanca, negativa e iniziava a soffrire di insonnia. Finché una sera, rientrato da lavoro mi accinsi a salutarla con un bacio e le scrutai il monitor del suo PC. Leggeva una pagina web che elencava modalità rapide e indolori per suicidarsi. Le chiesi spiegazioni, ma lei glissò. A letto quella sera, mi guardò con gli occhi lucidi e mi disse “Io sono strana, a volte mi succede. Non provo più niente per te, forse è meglio che tu te ne vada via da qui”. Il mondo stava precipitando sotto i miei piedi. Cercai di restare calmo e lucido, non volevo perderla, mi chiedevo cosa potessi avere sbagliato negli ultimi tempi. Forse avrei dovuto decidermi a dare una scossa positiva al nostro rapporto. Con i miei risparmi le comprai un anello e le chiesi di sposarmi. La sua felicità durò meno di un’ora poiché si incupì ancora di più. Quella notte sentì aprire la porta di casa, scesi dal letto e lei non era lì. Vidi l’ascensore che saliva all’ultimo piano. Mi precipitai sul terrazzo dove c’era la mia Letizia che si accingeva a saltare dal cornicione, stringendo il mio anello al petto. La agguantai con forza per trascinarla in ospedale. Ricordo ancora le parole della dottoressa, mentre osservavo la mia donna legata ad un letto per evitare che si ferisse cercando di picchiare la testa contro a un muro: “lei conosce o ha mai sentito parlare di Disturbo Affettivo Bipolare?”. Iniziò così un calvario senza precedenti. Il DAB, o sindrome maniaco depressiva, è una grave malattia mentale che provoca squilibri chimici dell’umore con l’alternarsi di episodi maniacali e iperattività a depressioni profonde con istinti suicidi. La malattia è ad oggi incurabile, si può tuttavia tenere a bada attraverso psicofarmaci e supporto psicologico, consentendo un tenore di vita tutto sommato “normale” a chi ne è affetto. Però nessun medico mai ti dirà che i farmaci hanno decine di effetti collaterali, fra cui teratogenesi, disturbi tiroidei, aumento di peso, apatia, stanchezza, ipersonnia e annullamento della libido e che chi ne fa uso ha la tendenza a dismetterli a fronte di un miglioramento, con la diretta conseguenza di precipitare nuovamente nel ciclo maniacale-depressivo. Letizia conosceva bene la sua malattia, ma si era guardata bene dal parlarmene, l’avevo conosciuta probabilmente nel suo periodo maniacale in cui era piombata dismettendo precedentemente i farmaci. Non me la sentì di abbandonarla e così da beta-provider mi trasformai in buon samaritano e crocerossino. A casa, facevo tutto io. Spesa, cucina, bucato, stiro, bollette, oltre che lavoro fino a tardi e cura di lei, includendo gestione dei farmaci e visite mediche e psicologiche settimanali. I primi tempi furono durissimi, ma lei migliorava un po’ alla volta, tanto che riuscì anche a tornare a lavoro part-time. Stanchezza e ipersonnia erano sempre presenti, frequenti disturbi di memoria, a volte si recava a lavoro in auto e rientrava in metro, dimenticando con quale mezzo era uscita al mattino, per non parlare del sesso che ormai era un lontano ricordo. Ero però contento così, mi sentivo comunque utile e funzionale al suo stato di buona salute. Finché, con gli anni che passarono svelti e un po’ di forze ritrovate, lei iniziò a manifestare la volontà di mettere al mondo un figlio, oltre che di tornare parte attiva nelle sue iniziative sociali. Ovviamente ne fui ben felice, ma ne dovemmo parlare con lo psichiatra, che fu lapidario: “Per pianificare un figlio occorre dismettere i farmaci in maniera controllata. La signora deve essere seguita giornalmente, soprattutto nel post-parto. Quindi, o vi affidate a infermieri privati, o vi trasferite da genitori o suoceri se sono in buona salute”. Non avendo M sufficienti a garantire assistenza medica continuativa privata, valutammo inizialmente di trasferirci dai suoi, anche se allora più anziani e meno in salute dei miei. Purtroppo non c’erano sedi aziendali nella zona d’Italia dove abitavano i suoi genitori e non trovai neanche accordi per lo smartworking. Inoltre, furono vani i miei tentativi di trovare lavoro dalle loro parti e fummo così costretti a ripiegare sul Sud Italia, vicino ai miei, dove la mia azienda poteva invece trasferirmi avendo una sede ufficiale. Comprai una casa con un mutuo e iniziammo a ristrutturarla e i miei furono ben felici di aiutarci. Non avevamo neanche iniziato la dismissione farmacologica controllata e con i lavori di ristrutturazione in corso, che lei, mentre ero in ufficio, mi comunicò al telefono che non resisteva più in quel contesto così distante dal suo e stava così prendendo un treno per tornare a Milano, dove avrebbe iniziato un nuovo entusiasmante progetto sociale con la sua Onlus. Profondamente deluso e arrabbiato decisi di non seguirla inizialmente, attesi invano il suo ritorno e quando, dopo un mese, mi recai a Milano in cerca di spiegazioni da parte sua, scoprì che stava dismettendo i farmaci e che mi tradiva con un membro fondatore della sua Onlus. Arrivai a lui, ritenendolo colpevole; lo avrei massacrato di botte quella sera, ma lucidamente scusandosi con il sottoscritto, lui mi disse: “ha fatto tutto lei, io non ci pensavo neanche”. Avevo avuto il benservito. Io e Letizia riuscimmo a confrontarci, piansi tanto quella sera, mentre lei sembrava così fredda e distaccata nelle sue non-ragioni, ma decisi comunque di perdonarla, perché non potevo vivere senza lei. Interrompendo i lavori di ristrutturazione al Sud e cospargendomi il capo di cenere, chiesi in ufficio di ritornare a Milano dopo la breve parentesi trascorsa, e così ricominciammo a vivere nuovamente a casa sua. Fui però categorico e mi imposi, niente più discorsi su figli, niente matrimonio e niente associazioni sociali. Tutto inutile, dopo poco più di un anno, come un disco rotto, ricominciarono le richieste di un figlio e conseguenti litigi; scoprì anche che stava riducendo i farmaci a mia insaputa. Una mattina, mentre lei non era in casa, presi il coraggio che non avevo mai trovato nei sette anni trascorsi. Racimolai i miei effetti personali e me ne andai via da casa per sempre. Lei naturalmente non venne mai a cercarmi, salvo per qualche telefonata o messaggio. Non l’ho mai più vista o sentita, tramite canali social ho però recentemente scoperto che ha sposato un ricco imprenditore del Nord Italia, molto più grande di lei e con un L da 3,5/4, con cui ha avuto anche un figlio. Probabilmente, con M elevati, lui poteva garantirle il supporto medico privato che io invece non potevo permettermi.
Nuove Avventure, Maggiore Consapevolezza
Restai single per alcuni mesi, dove scoprì i piaceri del sesso Pay. Viaggiavo per lavoro nel nord Europa e le occasioni di visitare gli FKK non mancavano. Era una rivalsa facile sugli anni di sofferenza e astinenza trascorsi e ricordo ancora con piacere quanti sfizi riuscì a togliermi in quel periodo. C’è però sempre qualcosa che non va nei rapporti Pay, perché non sono affatto genuini. Sono “finti”, comprati, con zero coinvolgimento emotivo da parte della donna e pertanto solo un palliativo, una valida e più efficace alternativa alla masturbazione. Insomma, mi mancava ancora una volta quell’amore incondizionato che forse solo Giorgia mi aveva concesso. Conobbi così Elisa, una collega, durante uno di questi ingaggi. Normaloide sul 6, di un paio d’anni più grande di me, si faceva notare per vestitini succinti, tacchi a spillo e scollature generose. Ero a capo del progetto per un importante cliente, nonostante fossi il più giovane e sicuramente il migliore in quanto a L nel team di lavoro. Naturalmente venni “puntato”, Elisa cercava costantemente il contatto con il sottoscritto e nel giro di un mese, finimmo a letto assieme nell’hotel dove eravamo in trasferta. Uscivo da un periodo difficile e forse lei non mi piaceva abbastanza, non riuscivo per certi versi a lasciarmi andare, mentre lei spingeva sempre più sull’acceleratore. L’amore verrà, mi dissi erroneamente, e quindi lasciavo correre, facendomi trascinare nelle uscite con le sue amiche, alle feste con i suoi parenti, fino ad accettare la convivenza proposta, iniziando di fatto la mia seconda LTR. Dovetti trasferirmi col lavoro al Centro Italia, dove lei era nata e abitava, per cominciare così una nuova avventura. Scoprì a mie spese che quella diffidenza iniziale sul rapporto appena nato, avrebbe presto trovato riscontri pratici. Elisa, ormai vicina alla soglia dei 40 anni e senza figli, aveva un unico obiettivo, farsi ingravidare, senza troppi giri di parole. Scoprì solo più avanti che, poco prima del sottoscritto, ci aveva provato con insuccesso con un altro collega di lavoro di 10 anni più grande di lei, diventando compartecipe del suo divorzio e mollandolo poi a seguito di una gravidanza interrotta per cause naturali. Nel mio caso, invece, dopo un’altra gravidanza fallita al terzo mese, anziché mollarmi, ha preferito relegarmi a mero beta-provider. Nel giro di un anno prese 25 chili, gli abiti succinti, i tacchi e la grazia del portamento divennero presto un lontano ricordo; il sesso doveva essere solo finalizzato a quel concepimento che non arrivava, vietato avvicinarsi in altri periodi del mese. A cosa servivano le faccende domestiche quando si potevano trascorrere interi pomeriggi e serate a smanettare sui social network dal divano. La diretta conseguenza era il disordine ovunque in casa e se le facevo notare che sarebbe stata gradita un po più di collaborazione, anche solo a cestinare i suoi assorbenti usati e dimenticati sui mobili, ricevevo come risposta un lapidario “non sono quel tipo di donna, se cerchi questo vai altrove”. Elisa nel frattempo aveva cambiato lavoro per un pubblico impiego e si trovò a esercitare orari inferiori rispetto al sottoscritto, ma nonostante ciò, quando rientravo dalle mie lunghe trasferte lavorative, che duravano anche tutta la settimana, mi toccava spesso mettere mano al suo bucato che io stesso avevo disposto sullo stendipanni il giorno prima della mia partenza e che era rimasto lì per giorni interi. Insomma, ero tornato ad occuparmi di tutto io, dal lavoro alla casa, con la differenza di non avere più a fianco una donna sotto psicofarmaci. Mi disse poi che ero un folle ad aver anche solo espresso il desiderio, durante i primi giorni della sua gravidanza successivamente fallita, di chiamare nostro figlio con il nome di mio padre, un’offesa nei confronti di suo papà, nonché assolutamente fuori luogo al giorno d’oggi. Nei quattro anni a seguire il rapporto si è trascinato, peggiorando ulteriormente nelle dinamiche di coppia. Non essendo più funzionale allo scopo di una gravidanza e ignorando le difficoltà implicite che la sua età avanzata causavano in tal senso, diventavo sempre più inutile, sia ai suoi occhi che a quelli dei suoi genitori, i quali mi consideravano ormai alla stregua di un accessorio, nei lunghi periodi in cui lei decideva che bisognava andare a soggiornare a casa dei suoi e a cui io dovevo semplicemente adeguarmi. Memorabile quella sera, quando mi permisi di farle notare a fine cena che, alla terza fetta di torta, forse avrebbe dovuto limitarsi, per il suo bene e la sua salute. Venni fulminato da sua madre che mi invitò poco gentilmente a guardare nel mio piatto e a non preoccuparmi di quello degli altri. Vani i miei tentativi poi di coinvolgerla in sport, passeggiate in bici o altro. Restavo però utile e funzionale quando dovevo metter mano al portafogli per la ristrutturazione di casa sua che versava in condizioni pietose, a causa di anni di incuria e di accumuli seriali da parte sua e dei genitori, o quando occorreva dedicarsi ai regali per tutta la sua famiglia. Ogni occasione era buona per pretendere regali, a Natale, onomastici, compleanni, Epifanie da indirizzare, oltre che ai suoi famigliari stretti, anche a zii, nipoti e cugini di secondo grado. Quando infine lei, sotto spinta di sua madre che esigeva un nipote, decise di rivolgersi ad una clinica privata per la fecondazione assistita, senza neanche coinvolgermi, esasperato, decisi che era giunto il momento di preparare le mie valigie e fuggire via da una relazione ormai divenuta tossica. Si chiudeva così la mia seconda e ultima LTR e posso senza dubbio ritenermi fortunato per come sia andata, nonostante io abbia sofferto atrocemente per la gravidanza fallita ed un figlio mai venuto al mondo.
Ne rimasi comunque male e scottato, tant’è che mi confidai con Milena, una collega con cui partecipavo ad un recente progetto. Milena, donna bellissima da 7/7,5, solare, intrigante, lanciata nella carriera, di poco più grande di me e sposata con due figli, entrò presto in empatia con me. Scoprimmo di essere due facce della stessa medaglia, poiché suo marito, oltre che violento e del tutto anaffettivo con lei ed i suoi figli, era anche incapace di gestire qualunque faccenda domestica, spesa e spazzatura incluse. Lei si era dovuta far carico di tutto, dal lavoro, all’educazione dei figli, fino alla totale amministrazione casalinga. Si trascinava in un rapporto che sarebbe dovuto finire molti anni addietro e si riconosceva in me, nel mio spirito costante di sacrificio verso l’altro sesso. Mi disse: “caspita, hai più esperienza di vita tu, che un uomo di 70 anni”. Questa profonda empatia e similitudine ci avvicinò a tal punto che fu inevitabile ritrovarci a letto assieme. Eravamo talmente presi a vicenda che trovavamo qualunque occasione per vederci e fare l’amore, inclusi casa sua quando il resto della sua famiglia mancava, i parcheggi dei centri commerciali e le toilette dell’ufficio. Era sempre più intrigante e smaliziata, mi diceva che le facevo perdere ogni inibizione, era probabilmente il miglior sesso GFE di tutta la mia vita. Nessun rimorso per le nostre azioni o per i suoi tradimenti, ancor meno considerando quanto avevamo vicendevolmente sofferto in passato. Milena si spinse in affermazioni tra l’improbabile, come il “vorrei un terzo figlio con te, e lo vorrei chiamare come tuo papà, esattamente come ho fatto con il mio primogenito a cui ho dato il nome di mio suocero” ed il preoccupante, come il “prego tanto che mio marito rientrando a casa faccia un grave incidente d’auto e si ritrovi se non morto, almeno in coma per tutto il resto della sua vita”. Davo il giusto peso a queste affermazioni, la prima mi dava speranza e dolore allo stesso tempo, mi dicevo “caspita, perché non l’ho conosciuta 10 anni fa?”. La seconda, invece, sebbene ingiustificabile potevo comprenderla, ancor più se pensavo che il giorno di Natale di quell’anno lo trascorremmo al telefono, mentre cercavo di consolarla e tergere le sue lacrime, poiché quel marito così violento l’aveva schiaffeggiata dinanzi ai figli per un futile motivo. Ero sereno e sicuro di me, avrei voluto prendermi cura di lei e dei suoi figli. Trascorremmo così quattro mesi felici, finché arrivò la sua inattesa battuta d’arresto. Dopo una mia trasferta di una settimana all’estero, lei prese il coraggio di dirmi che non avremmo potuto proseguire oltre la nostra relazione. Si era posta troppi interrogativi sui suoi figli e non voleva trascinarli in una vita d’inferno dove mamma e papà sarebbero stati divisi. Vani furono i miei tentativi di riallacciare il rapporto, pur confortandola che avrei atteso tutto il tempo necessario, eventualmente anche la maggiore età dei suoi figli. Fin qui nulla di eccepibile in questa “sbandata” o “momento di debolezza” della donna in questione, direbbero femministe e BluePillati, lei aveva il “diritto” di ripensarci. Fatto sta che, nonostante il bagaglio di esperienze edificanti che mi portavo dietro e che mi avrebbero dovuto allertare fin dal principio, io le avevo creduto quando mi diceva che ero il “suo arcobaleno, quello che sua mamma in punto di morte le disse di trovare e portare sempre con sé”, così come avevo creduto al suo pentimento e redenzione, facendomi silenziosamente carico dell’ennesima sofferenza interiore. Finché non scoprì l’impensabile, appena qualche giorno dopo la conclusione della nostra relazione clandestina, scrutai Milena, a pranzo in ufficio, che scalza, faceva piedino a Fabio, un collega Chaddone più giovane di me. Lo guardava con la stessa malizia e gli stessi sorrisi ammiccanti che aveva dedicato al sottoscritto fino a qualche settimana prima. Iniziai a farci sempre più caso, finché notai che i due si recavano sistematicamente alla toilette assieme, per poi uscirne dopo mezz’ora e tornare in postazione scompigliati. Altro che pentimento, la signora era ben abituata a tradire il marito, del quale iniziai a dubitarne l’effettiva violenza o i reali motivi dietro essa (aveva forse scoperto di avere un cesto di corna?). E probabilmente, mi aveva sostituito in tutta fretta, nella settimana in cui ero stato in trasferta, con il Chaddone di turno che in quel momento la coinvolgeva (bagnava) maggiormente, o che semplicemente si era finalmente deciso a cedere alle sue avances. Evitai, per quieto vivere in ufficio di affrontarla e parlarle, finché, una volta concluso il progetto lavorativo, smettemmo reciprocamente di salutarci, diventando di fatto due perfetti estranei. Ho scoperto di recente che Fabio, il collega Chaddone, proprio in quei giorni si era mollato con la donna con cui conviveva da oltre dieci anni. Chissà che non ci sia stato la zampino di Milena in tutto ciò.
E giungiamo così all’ultima relazione, che definirei piuttosto una flash-story, quella con Anita, una procace estetista normocarina di qualche anno più giovane di me. La conobbi per caso nel suo centro estetico dove mi ero recato per un massaggio decontratturante, sfruttando uno di quei pacchetti relax che avevo ricevuto da amici in regalo. Mi sembrava simpatica e spigliata, oltre che avvenente. Avendo varcato la soglia dei 40, con un bagaglio ricco di traumi ed esperienze variegate, ormai da anni svestitomi di qualunque forma di timidezza o insicurezza, le chiesi semplicemente di andare a bere qualcosa assieme, sempre se suo marito non fosse stato geloso. Mi sorrise e accettò al volo, scoprì così che non solo non era sposata, ma neanche fidanzata. E per questo mi si attivò quel sesto senso guidato ormai dall’esperienza, o banalmente da quella RedPill che non avevo ancora concettualizzato. Possibile che una donna avvenente di 37 anni non avesse né figli e né altri uomini? Avrei dovuto dar retta fin da subito alle percezioni che mi allertavano su quella che era a tutti gli effetti una gran puzza di bruciato. E difatti, dopo poco più di una settimana di sesso sfrenato, Anita, mi accennò di non essere serena da tanto tempo, poiché a causa di una serie di scelte sbagliate fatte in passato, fra cui l’aver aperto un’attività di “chiromanzia” con sua mamma, era finita più volte in bancarotta fraudolenta ed era sommersa dai debiti, alle prese fra commercialisti, avvocati, giudizi pendenti, ormai prossima a chiudere il centro estetico e con una casa ipotecata. Questi problemi, uniti ad una gravidanza fallita a causa delle violenze fisiche subite da un suo presunto ex ragazzo, l’avevano portata a soffrire di frequenti attacchi di panico, per i quali era ancora in cura psicologica. Nonostante la ragione mi dicesse di darmela a gambe levate, decisi di darle comunque una possibilità, magari aveva davvero avuto solo tanta sfortuna nella vita, mi dissi, forse mi stava chiedendo seriamente e umilmente aiuto. Ma allo stesso tempo non lanciai il cuore oltre l’ostacolo e rimasi comunque coi piedi per terra. E quando mi chiese dopo qualche giorno un prestito economico considerevole, che avrei potuto permettermi senza alcun problema, non fui disposto ad accettare così su due piedi e le dissi che avrei voluto comprendere dapprima meglio la situazione. Le spiegai che ero disposto a incontrare il suo avvocato e la controparte, il suo commercialista ed una volta chiarito lo status quo e le possibili soluzioni, l’avrei supportata, anche economicamente se necessario. Nel giro di poche ore, Anita mi scrisse via whatsapp che forse stavamo correndo troppo, che avrebbe dovuto ponderare meglio la situazione e che avrebbe preferito che tornassimo a essere solo amici e vederci di tanto in tanto per un caffè, disdicendo inoltre la cena organizzata per quella sera. Ho provato a chiederle di incontrarci per parlarne di persona e le ho fatto notare che chiudere così via messaggio non era propriamente una mossa leale. Tutto inutile, e quando ho incalzato cercando di metterla di fronte alla disonestà del suo comportamento, ho ricevuto di tutta risposta frasi tipo: “hai fatto solo i tuoi porci comodi”, “forse tu giochi con i sentimenti delle donne”, “sei un uomo viziato che vuole sempre che vada come gli pare”. In pratica mi aveva rigirato la frittata. Non potendone più e ormai stufo, l’ho ribaltata a parole, specificandole che non ero disposto a farmi calpestare la dignità a 40 anni e consigliandole di rivolgersi anche ad un bravo psichiatra, oltre che dallo psicologo, perché qualche ingranaggio nella testolina le si era rotto di sicuro. Naturalmente, dopo la sua risposta piccata e senza darmi possibilità di controbattere, Anita ha bloccato definitivamente ogni canale di comunicazione, telefono e messaggi inclusi. Ma ero soddisfatto così, avevo scampato una relazione con un’altra matta da legare, o semplicemente con l’ennesima arpia che mi avrebbe sfruttato per risolvere i suoi problemi, per poi cestinarmi come carta straccia.
Lesson Learned, e finalmente Redpill
Giunti così alla fine di un viaggio, di un percorso di crescita interiore durato decenni, fatto di 12 storie con 11 donne diverse di cui 2 LTR, tutte fallite per i motivi più disparati, a cui potrei aggiungere centinaia di pali subiti dei quali ho sicuramente perso memoria, mi ritrovo single a 41 anni, con un accenno di pancetta, coi capelli bianchi che si fanno sempre più spazio e con un evidente principio di calvizie, rassegnato e pronto a tirare le somme sulla mia vita, ad elencare una lunga serie di “lessons learned”. Anni trascorsi, luoghi differenti, tante storie diversificate, ma con un unico comune denominatore: non vi è speranza alcuna per un normaloide, in qualunque posto d’Italia, di trovare una donna che vi ami profondamente ed incondizionatamente.
Attenzione però, questo non vuol dire che non troverete mai una donna disposta a relazionarsi con voi, lungo il cammino della vostra vita. Da normaloidi vi attenderanno piuttosto sacrifici immani, dovrete più volte umiliarvi, rinunciare, farvi calpestare la dignità dalla boiler bruttina di turno, o dalla normocarina con problemi mentali, o dalla superficiale che penserà solo a sfruttarvi, a rendervi zerbini e mai certi del suo affetto, perché appena le sarà data una sola possibilità, vi tradirà e lo farà senza alcuna pietà. Non è un problema di se lo farà, ma di quando. Sfogheranno su di voi le loro delusioni ed il sentirsi continuamente represse e frustrate per non essere riuscite a sposare il Chad Slayer dei loro sogni al posto vostro, o il calciatore ricco e famoso, o il Dj palestrato e tatuato da migliaia di follower, o il delinquente tenebroso e dannato da redimere col loro amore. Loro, a differenza vostra, non scenderanno mai a compromessi, ignare del significato di parole come “sacrificio” e “collaborazione”. Il merito è di una società che le pone in una posizione costante di centralità e che esacerba egoismo, ambizione e pretenziosità, divenute ormai loro diritti essenziali ed irrinunciabili. Una società infame che propina loro solo diritti e nessun dovere, nè alcuna responsabilità. Non sarà mai una partita giocata alla pari, sarà come sedervi al tavolo da poker dove tutti gli avversari avranno una mano vincente, mentre la vostra mano, oltre che perdente, sarà l’unica a essere giocata sempre a carte scoperte. Non illudetevi, perché le statistiche parlano chiaro e la matematica è fredda, ma non sbaglia mai; il 50% dei matrimoni in Italia fallisce. Se mi guardo attorno, fra amici e familiari, ritrovo una corrispondenza netta con tale statistica. Tanti ne ho visti soffrire, alcuni conciati malamente, come Nando, un mio amico, che ha dovuto lasciare l’unico appartamento di proprietà alla sua ex-moglie, nullatenente e nullafacente, quando lei ha chiesto il divorzio presentandosi gravida del figlio di un altro. E la signora in questione si è ben guardata dallo sposare il suo nuovo amante, padre del figlio che portava in grembo; ha piuttosto cominciato a conviverci a casa del suo ex-marito, il quale dorme ormai da anni nel retrobottega, dove ancora lavora per passarle per giunta l’assegno divorzile di mantenimento. È questo abominio di società odierna, che ci addita e colpevolizza a priori come “omuncoli”, ad alimentare tali situazioni, solo perché non saremmo in grado di accettare con onore i loro abbandoni coniugali o ripensamenti. Una società che di fatto ha sdoganato Tradimenti e Promiscuità, come loro diritti fondamentali. Mi chiedo quale onore o dignità possa esistere in un tradimento, da ambo le parti. Saremmo dunque deboli, poiché non accettiamo mestamente la distruzione di intere famiglie perpetuata dalla loro ipocrisia? Quando invece il significato di Uomo dovrebbe essere adatto a colui che lotta allo stremo delle forze per preservare l’unità famigliare. Uomini ridotti sul lastrico, come il povero Nando, depressi e purtroppo a volte suicidi o assassini, quando non vedono più speranza alcuna. Ma sempre e comunque colpevoli, di non essere stati i “Chad” che esse meritavano solo perché “donne”. Quando, infatti sono loro, il “non-gentil sesso”, a diventare carnefici o assassine, anche dei loro stessi figli, avranno comunque questa assurda ed ignorante società consumistica schierata dalla loro parte. Ad un tratto ritorneranno candide, pure e protette da frasi di occorrenza come: “poverina”, “aveva problemi psicologici”, “non ne poteva più”, “chissà quanto soffriva”, “avrebbe dovuto essere maggiormente seguita”, fino al tragicomico “è stata colpa del marito/fidanzato/omuncolo che non la trattava come meritava e che pertanto ha innescato in lei questo spiacevole gesto estremo”. In un periodo storico, dominato da femminismo, ginocentrismo e misandria, dove non c’è più spazio per uomini mediocri e normaloidi, non abbiamo purtroppo alternative e l’unica salvaguardia rimasta è quella della difesa proattiva e non violenta. Alzate le barriere, non fatevi calpestare, pretendete i vostri sacrosanti diritti, esattamente come fanno loro di contro, piantatela una volta per tutte di zerbinarle e di infarcire le loro pagine social di like e patetici apprezzamenti di ogni genere nella vana speranza che ve la diano. Non giustificate le loro ipocrisie, isolatele e lasciatele cuocere nel loro stesso brodo; quel 20% di Chad al mondo non riuscirà di certo a soddisfarle tutte e quella isteria di massa che le sta colpendo, dovrà prima o poi scontrarsi con la realtà dei fatti e giungere ad un duro epilogo. Incapaci di trovare nuovi beta che alimentino il loro ego e altresì impossibilitate a procreare, capitoleranno e quel germe della follia, non potendosi rigenerare, morirà con loro. Ne è fulgido esempio l’episodio di cronaca che sta recentemente coinvolgendo il Giappone, innescato proprio dalla pandemia da Covid-19. Un paese notoriamente femminista, che ha prima di noi occidentali sdoganato ed esasperato la cultura LMS, generando il caso hikikomori ed una massa isterica di donne frustrate, pretenziose ed incontentabili, dove si sta assistendo ad un fenomeno unico nella storia: impennata di suicidi di giovani donne.
Per quel che mi riguarda, se ve lo foste chiesto, ho ormai abbracciato da tempo la filosofia MGTOW. Alla fine sono tornato nel Sud Italia, dove mi sono trasferito con il lavoro, ho concluso i lavori di ristrutturazione nella casa che avevo acquistato e poi abbandonato a causa di Letizia e ci sono andato a vivere. Me la passo piuttosto bene, con gli anni di studio ed i sacrifici lavorativi, su cui vi consiglio di investire per il vostro bene, sono diventato un manager affermato e dirigente aziendale con un discreto stipendio, posso permettermi di girare in Mercedes. Sono vicino ai miei genitori, li coccolo un po’, se lo meritano; la situazione si è incredibilmente rovesciata, perché sono io ora a dispensare Bluepill. Ogni volta che mi chiedono quando metterò la “testa a posto” e gli darò un nipotino, gli rispondo con un gran sorriso: “presto, accadrà molto presto”. Il sesso non mi manca, posso permettermi Class Escort e Pro ormai disponibili a qualunque latitudine. E se il Covid e questa pandemia non riusciranno a farmi perdere il lavoro, o peggio ancora a rimetterci la salute, coronerò il sogno di acquistare una imbarcazione con cabina. Potrò così solcare il Mediterraneo, magari alle volte in compagnia di qualche splendida e giovane Pro, per andare ad ammirare, mentre sorseggio un calice di buon vino, la calda luce del sole che tramonta all’orizzonte e sul resto della mia vita.
Tanto vi dovevo, Cloud79.
Storie come questa dimostrano ancora una volta che abisso esistenziale separa ormai gli uomini dalle donne moderne.
Noi siamo capaci di ricordare tutti gli amori di una vita, vissuti o platonici che fossero in ogni particolare, mentre loro probabilmente non si ricordano neanche il nostro nome, anzi sono sicuro che alcune donne si saranno dimenticate anche i nomi degli uomini che si sono portate a letto nell’ultimo anno.
La loro forza risiede in questo, nel fatto che dietro ad un’apparenza fragile si nasconde un gelo interiore che le rende capaci di guardare avanti senza rimpianti,
e che a differenza di noi uomini non hanno alcun bisogno di affetto perché a loro interessa solo il senso di sicurezza e protezione che un rapporto può dare, sono praticamente dei vampiri che prima ti illudono, poi ti succhiano le tue energie vitali e infine quando non hanno più bisogno ti abbandonano.
Al contrario di quanto pensa qualcuno, trovo che questa storia sia abbastanza realistica. Donne psicopatiche assetate di sesso ce ne sono, basta avere pazienza. Stando qualche mese su fb l’anno scorso, ne ho incrociate diverse. Con due ho fatto anche sesso on line. Storie di un paio di mesi, poi si stufano. Come nella realtà, forse un po’ più veloce. Io appartengo a una generazione diversa da quella di Cloud. Non che potrei essere suo padre, ma 16 anni di differenza ci sono. L’origine e l’educazione è quasi la stessa. Infanzia e adolescenza da schifo. A quasi 30 anni ne avevo ancora 15. Frequentavo ragazze più piccole, ragazzine di parrocchia o giù di lì. Riuscii a stare da solo in casa con due (una alla volta, non pensate cose strane). Ma erano timide, non si spogliarono (anche se volevano) e non successe niente. La terza si spoglio’, e divenne mia moglie. Per quattro anni niente figli, stava impazzendo. Poi due maschi, a distanza di quattro anni. Niente più sesso, e lei che era stufa, voleva realizzarsi, farsi la sua strada ecc. ecc. A farla breve 25 anni da zerbino. Però niente corna da parte sua. Ora il figlio più grande ha 20 anni ed è un perfetto hikikomori. Fa l’università on line, le femmine a scuola l’hanno deriso e bullizzato, spero ne abbia abbastanza. L’altro, come tutti i secondi, è più tosto, per lui la vedo meglio. La morale? Boh fate voi. Sono d’accordo con chi prevede a breve l’estinzione della specie. Come in Giappone, gli uomini si stancheranno di zerbinare e le donne saranno tutte canare e gattare e cominceranno anche loro a suicidarsi. Saluti.
Ho letto con interesse tutto il racconto. Devo dire che ultimamente (rileggendo i racconti dei normie sul 6) sto rivalutando la vita di noi sub6. Se da un lato siamo praticamente invisibili e le donne a stento ci vedono come esseri umani, dall’altro ci evitiamo tutta quella serie di disavventure che tipi come Cloud vivono costantemente o quasi. Tra l’altro per un 6 redpillarsi è molto più difficile visto che si vive in un limbo in cui le esperienze contrastanti possono impedirti di inquadrare la situazione.
Più passa il tempo più sembra che le donne si stiano trasformando in mostri senz’anima, ormai è evidente che la società umana dev’essere strettamente patriarcale, le donne non sono in grado di autogestirsi e sono distruttive per loro stesse e per gli altri. Naturalmente il fatto che il patriarcato sia caduto (In Occidente) è sintomo di un problema inizialmente maschile. Come abbiamo fatto a diventare così deboli e imbecilli al punto da accettare cose come “la parità di genere” quando abbiamo la forza fisica e psicologica per imporci? Il patriarcato ha funzionato in ogni parte del mondo per tutte le società umane, il che semplicemente significa che è il sistema migliore per tenere in piedi una società più o meno civile e organizzata.
Tra i vari personaggi mi ha colpito particolarmente il racconto su Giorgia. Cioè questa tipa di 10 anni più grande con figlio a seguito che si è detta disposta ad abbandonare il suo stesso figlio per non darti “fastidio”? Sinceramente una così mi farebbe davvero paura. Insomma che razza di madre potrebbe essere una persona del genere? Aberrante a dir poco. Comunque avresti potuto tranquillamente tenertela come amante fino alla raggiungimento della sua data di scadenza. Per il resto devo dire che nella sfortuna hai avuto “fortuna”, se anche una sola di quelle pazze nevrotiche fosse rimasta incinta per te sarebbe stata la fine.
Io purtroppo ho una storia peggiore, e da quello che ho letto non avro’ speranza alcuna. Si solo prostitute che poi non è male. Purtroppo ho dovuto prendere antidepressivi per 12 anni da quando avevo 24 anni. il motivo fu la morte di tumore di mia mamma mentre studiavo medicina. un errore di medico causo’ la diagnosi tardiva di tumore ovarico con metastasi su intestino e fegato .Mori’ dopo 3 anni di grosse sofferenze in cui io e babbo ci alternavamo la notte a dormire con mamma che si svegliava sempre per vomitare per via delle metastasi che crescevano. 4 interventi, nessun sostegno psicologico dato a me e babbo dai medici che puntualmente quando chiedevi cosa dire a mamma che chiedeva spiegazioni se sarebbe guarita o meno, si allontanavano e rispondevano ” fate voi “. dopo 6 mesi dalla morte di mamma io presi psicofarmaci e nessun dottore ti dice che andrai incontro a disfunzioni sessuali. Fu proprio a 24 anni che iniziai le esperienze con le ragazze e fino ai 36 anni ne ebbi 6 mi pare ma con nessuna riuscii ad avere sesso appagante per via delle mie disfunzioni.
Lo psichiatra negava tutto quando gli riferivo dei miei problemi, per poi scoprire con un andrologo che il problema era il farmaco.Smisi quando entrai a lavoro a tempo indeterminato e dopo l’ennesima ragazza bella e alta e procace che avevo che lasciai per via della mia disfunzione. adesso ho 40 anni, ho ripreso quasi appieno la normalità sessuale ma 0 esperienze di sesso e vita di coppia.
sono incazzato nero e dopo quello che ho letto penso che mi potro’ fare qualche esperienza di fortuna o niente piu’. E mi fanno incazzare i parenti coi soliti discorsi ” ancora non hai trovato quella giusta” ( VORREI TANTO CAPIRE PERCHE’ TI FANNO QUESTI DISCORSI, SE QUALCUNO LO SA ME LO DICA ).
Caro Cloud79,
ho una storia simile alla tua, a suo tempo anch’essa pubblicata sul blog.
Anche io, dopo essere passato da diverse relazioni, più o meno serie, mi sono volto al mondo della prostituzione.
Rimanendone oltremodo soddisfatto.
Spesso mi capita di ripensare a tutto il tempo buttato via inseguendo amori impossibili e irrealistici.
Forse l’amore fra uomo e donna, in quanto tale, è una chimera. Forse è solo una gioco di convenienze reciproche.
Di sicuro, se esiste, è qualcosa di estremamente raro e difficile da trovare.
Penso che per un uomo della nostra epoca il meglio si possa ottenere proprio dal mondo della prostituzione.
E’ più o meno il riassunto della mia vita. Solo che ho avuto meno flirt e relazioni. Per questo mi trattengo dallo scrivere quello che mi è successo, sebbene ne verrebbe fuori un bell’articolo, proprio perché queste storie sono tutte uguali oramai, fatte con lo stampino. Cosa cambierebbe scriverne una nuova e uguale?
Ed è proprio questa la cosa inquietante, i comportamenti femminili seguono sempre un copione preconfezionato che col passare degli anni diventa sempre meno interessante e più banale.
Fino a 5-6 anni fa trovavo deplorevole chi andava con le prostitute. Ora lo capisco. Paghi una ragazza (non sfruttata, quelle sfruttate sono una piaga per cui si fa sempre troppo poco) per far sì che lasci fuori, nel tempo che trascorre con te, tutte le turbe che la società gli insegna e fa passare come “normali”. Compri semplicemente il tempo in cui lei finge di non avere la testa bacata come tutte le altre.
Se scrivessi un romanzo autobiografico con il tuo nome al femminile e quello delle ex in maschile diventeresti un best-seller, purtroppo i diritti maschili non vendono!
Temo che la formazione cattolica abbia avuto un impatto determinante in senso negativo. Le tue prime esperienze relazionali ,oltre che bluepillate , erano fortemente formali dal punto di vista sociale ,perlomeno così si percepisce.
Purtroppo l’educazione a stampo religioso non è certo l’ideale per avere uno spontaneo romanzo di formazione adolescenziale che ti porta a capire prima certe cose,per tacere del tipo di donne frequentanti gli ambienti cattolici perbenisti(e poi si vede quanto sono “per bene”…).
In pratica ti fanno diventare adulto prima del tempo,ma solo nella forma,non nel cuore che avrebbe ancora bisogna di pompare adrenalina .
Per essere del Sud (lo sono anche io ) hai iniziato molto presto una carriera lavorativa seria che ti ha proiettato subito nel mondo delle relazioni adulte ( con tutti i casini che stanno dietro alle donne cosiddette emancipate o lavoratrici o con gia situazioni serie alle spalle e sappiamo bene che disastro ci sia)
Non parliamo poi degli ambienti di lavoro dove le dinamiche relazionali interne sono peggio delle scuole medie, con le donne a fare da civette e gli uomini a zerbinare anche un cesso a pedali pur di passare il tempo e fugare noia o frustrazioni ) . Il risultato è lo scenario apocalittico del mondo 30 – 40 anni che hai descritto e che fa una tristezza sconfinata.
Purtroppo la tua unica speranza “bluepillata” che avevi anni addietro di trovare quantomeno una persona normale era quella di una ragazza giovane da “formare” insieme a te ,ma una ragazza senza costruzioni sociali pre imposti come l’educazione cattolica ma libera di plasmarsi insieme a te con esperienze comuni(naturalmente sperando che crescendo conservi quel minino di rispetto e coerenza ) .
Al giorno d’oggi è sempre più difficile ma se esiste un barlume di coppie normaloidi che fanno un percorso dignitoso assieme fino al matrimonio figli etc sono quelli che si conoscono in una fase dai 25 anni in su ma che hanno ancora esperienze giovanili da condividere ,sogni futuri , progetti che pian piano prendono forma , studi da finire ,ma senza troppa fretta .Sono casi ormai rari perchè tante ragazze gia a 25 anni hanno i costrutti sociali di una 50enne, il cervello di una di 10 anni e l’emotività di una di 2 anni .
Comunque il tuo racconto è agrodolce.
Hai avuto una vita non intensa a livello sessuale, ma di più. Almeno rispetto a me che sono KV e mi sto avvicinando all’anno dei miei 27 anni.
Quello che descrivi per me è fantasia pura e sono sempre stato valutato sopra il 6 talvolta anche abbondantemente (causa il mio autismo leggero di cui ho già parlato)
Purtroppo non ho nemmeno soldi per pagarmi le pro e questa situazione alla lunga mi ha traumatizzato e corroso. Fatico anche a studiare ciò che mi interessa sebbene abbia già conseguito una laurea.
Ti correggo su una cosa: il Giappone NON è una nazione femminista. A livello istituzionale il femminismo in Giappone non esiste praticamente. Ciò che mostra è che il femminismo è solo un aspetto della natura femminile potenzialmente emergibile ogniqualvolta la donna non abbia diretta necessità del lavoro maschile.
Il Giappone è una nazione molto identitaria e tradizionale ma appunto l’elevata tecnologizzazione e l’entrata delle donne nel mondo del lavoro hanno eliminato la necessità di un uomo come provider e la donna NON riesce a trovare attraente un uomo non a lei utile/superiore.
Ecco l’empasse degli hikkikomori e delle grosse masse di uomini che non trovano fidanzate e delle grosse masse di donne che non trovano il fidanzato ricco chad provider che vorrebbero.
Sinceramente mi fa veramente ridere vedere nazionalisti e identitari vari idolatrare quel buco di fogna incancrenito e sull’orlo del tracollo sociale che è il Giappone odierno
Ad essere un 4 sono stato fortunato
più volte ci ho pensato,
a volte è bello vivere nella invisibilità
forse è proprio quella che mi dà la felicità.
Per motivi d’amore non litigo mai
passerei solo dei guai,
e adesso mi faccio un bel cicchetto
e poi me ne vado subito a letto.
Più che l’essere un normaloide, quello che ti ha fregato è stata la rigida educazione cattolica che hai ricevuto, e il provenire da una famiglia del Sud Italia che ti ha riempito la testa di sciocchezze e aspettative troppo elevate sul mondo femminile.
“Ti devi trovare una brava uagliona ca ti vuole bene e ti rispetta, chiederle di diventare la tua fitanzata, maritartela e farci tanti figli”
Questo poteva essere vero quando i tuoi genitori erano ragazzi, nel 1965, non nella Milano del 2020.
Il fatto stesso che volevi dare a tuo figlio il nome del nonno, la dice lunga su quanto quell’educazione rigida e antiquata ti abbia fottuto la testa. Ennesima dimostrazione che nella fascia di normalità estetica, quel che ti frulla nel cervello – che si traduce in mentalità, visione di lungo di termine, obiettivi – FA la differenza tra la felicità e l’infelicità.
Il destino di un normaloide, se blupillato, è quello di ritrovarsi a fare da bancomat betacuck nei confronti di moglie e figli, visto che da buon blupillato sicuramente cederà alle pressioni di società,amici,famiglia,compagna ecc… per “mettere la testa a posto”; peccato che nessuno di quei bravi “consiglieri” sarà lì ad aiutarlo quando, dopo il divorzio, non avrà i soldi manco per mettere insieme il pranzo con la cena.
Se invece, dopo aver visto parenti/amici finire alla Caritas, si redpillerà, allora potrà togliersi discrete soddisfazioni. Ovviamente dovrà avere un buon livello di MS; col portafoglio sgonfio, dopo una certa età, non si va da nessuna parte.
La storia è assolutamente credibile e ben raccontata, soprattutto nell’autoanalisi (il vero valore aggiunto). Magari c’è chi lo giudicherà come uno zerbino e anche altro. In realtà meglio uno zerbino rinsavito e pentito, di tanti finti “duri” che sono solo zerbini sotto mentite spoglie.
Ci sarebbe da smontare e analizzare ognuna di queste storie per far capire – a chi fa finta di niente o sminuisce – che questo è un paese marcio fino all’osso, da Bolzano a Lampedusa.
Questa lunga autoanalisi andrebbe fatta leggere a tanti ultra 40enni, così come agli under 40. Gli under 30, da quanto vedo, sono messi anche peggio, salvo qualche eccezione, e nemmeno riescono ad afferrare in pieno il discorso.
Il limite – assolutamente soggettivo – di tutta questa vicenda è nel rivolgersi alle pro. Ma sempre meglio quello, che rimanere zerbino e mdf per tutta la vita.
Che sia vera o romanzata, la storia (che forse poteva essere sintetizzata maggiormente) è plausibile per quanto è tipica.
Proprio oggi ho incontrato un amico da 5, ma con posto fisso e stabilità lavorativa ormai pluriventennale, che a oltre 50 anni sta mantenendo una tipa con problemi psichici, l’unica che il destino gli ha passato dopo una vita passata fra pali vari. Non so se sia contento così, magari lo è. Di sicuro non è ricambiato nè moralmente nè sessualmente per le cure che le sta dando, di certo non in proporzione.
Piuttosto mi sorprendono i soliti cialtroni che continuano a deridere le scelte MGTOW. Non so nemmeno cosa stiano fare qui.
Alcune considerazioni spicce:
Undici donne non sono affatto poche molti qui ti invidieranno solo per questo. Tieni presente che a quanto dici tuo padre ne ha avuta una sola
Essere amati incondizionatamente mi pare una pretesa esagerata penso saremmo tutti contenti di essere sinceramente riamati quanto amiamo
È davvero impossibile vivere oggi un rapporto come quello vissuto dai tuoi genitori…o è possibile seppure molto molto difficile
Dimenticavo, la tua vita e’ una dimostrazione di quanto sia valido il comandamento maschile: “DO NOT STICK YOUR DICK IN CRAZY”
Assolutamente BluePillato, dalla famiglia in primis.
Ho sempre fatto di tutto per far funzionare un rapporto ed il mio errore più grande è stato proprio questo. Pormi come beta a prescindere.
L’ho capito a mie spese, dopo anni di batoste e legnate sui denti.
Sii fiero del tuo “caratteraccio”, perché ti ha permesso di evitare situazioni scomode e avvilenti.
Un saluto.
Mi riconosco almeno in un paio di dinamiche.
A me sono capitate due profumiere che hanno simulato interesse solo per farsi vedere accompagnate da qualcuno allo scopo di ingelosire il figone che già puntavano, e ci sono cascato entrambe le volte come una pera cotta. Però per fortuna si matura così alla terza che al primo incontro si è tirata indietro quando ho provato a baciarla, però mi ha proposto “un’uscita in compagnia dei suoi amici” ho chiuso immediatamente i contatti intravedendo uno schema già visto. Il fatto che lei abbia fatto lo stesso mi fa capire come sarebbe andata a finire: io in bianco, lei egoboost e probabilmente +1 punto carisma agli occhi del figone di turno.
Lo stesso al serale quando una ragazza iniziò ad approcciare e far le fusa: durò neanche due giorni, primo perché le giovani non mi interessavano e secondo perché già percepivo che la tipa, obbligata a frequentare il serale dai genitori e con pochissima voglia di studiare, cercava solo il beta provider di turno, infatti al primo approccio da parte mia si tirò indietro ed iniziò a parlare del suo ragazzo. Bene fatti dare una mano da lui allora. Non mi rivolse più la parola (uddiu che perdita).
La psyco invece è più recente, parliamo di 4-5 anni fa. All’inizio mi ci ero affezionato perché era dolce, affettuosa, vestiva sexy, aveva avuto anche lei un passato traumatico con l’ex, insomma sembrava un rapporto paritario a livello di affetti. Passata l’estate però non è più riuscita a reggere la maschera e si è rivelata per quello che era, una con seri problemi mentali alla ricerca del fesso da manipolare.
Aveva smesso di vestirsi sexy e voleva presentarsi in tutaccia da camionista “perché tanto sono sempre io”, parallelamente a sentir lei avrei dovuto cambiare guardaroba almeno una volta al mese e taglio di capelli almeno una volta la settimana, da premettere che io non lavoravo e non avevo una lira mentre lei mantenuta dai suoi, entrambi con ottima pensione, e lavorava per raccomandazione;
Mi escludeva sistematicamente dalle uscite coi suoi amycy con le scuse più improbabili, in quelle occasioni però stranamente non andava in tutaccia da camionista;
Continuava ad insistere che IO dovevo darmi da fare per trovarmi un lavoro, alla mia domanda “ma visto che tu le conoscenze ce le hai trovamelo tu no?”, lei rispondeva che “comunque mi stava già dando una mano spronandomi” (????);
Si gonfiava l’ego dicendo che andava dalla dietologa per risolvere i suoi problemi di peso (che le avevano portato anche problemi cardiaci), e ci andava veramente, peccato che non seguisse neanche un punto della dieta prescritta, anzi, si era convinta che ingurgitare caramelle “alla verdura” equivalesse a mangiare verdura vera.
In sostanza il suo obiettivo era “farsi una famiglia” perché sua sorella era già sposata e con prole e lei invece no. Una normobruttina sovrappeso che a 27 anni aspetta ancora che la mamma le vada a riassettare la stanza. Vabbé.
All’inizio io povero pirla sono pure stato male per lei, ma poi facendo un’analisi logica ho rivisto schemi di azione comune e ho chiuso i contatti.
A cinque anni di distanza i fatti sono che io ho conosciuto un’altra, sono in LTR, il rapporto stavolta è veramente paritario a livello di affetti, sono andato a convivere e questo ha aumentato anche se di poco il mio M (qualsiasi valore superiore a zero è un miglioramento, ora anche se con lavori occasionali riesco comunque a tirare su qualcosa nonostante sia ancora distante da un normostipendio), sto portando avanti dei progetti di vita professionale con la mia lei mentre al contrario la psyco vive ancora dai suoi in attesa del principe azzurro sul cavallo bianco.
Sia chiaro eh, per la legge dei grandi numeri la redpill rimane comunque valida: aveva ugualmente molte più possibilità di trovare lei il betacuck che io di trovare una donna valida, la mia è solo l’eccezione.
Questa storia mi sarebbe parsa del tutto inverosimile (sia la psicopatica con la onlus che la cartomante bancarottiera sono figure da Almodovar) prima di conoscere io stesso un po’ come gira il mondo. Un chad soffre meno (a meno che non si innamori) perché gliela danno anche senza avere relazioni. Le relazioni invece generano problemi noie amarezze eccetera. E non danno più nemmeno la relativa serenità di un tempo. Meglio essere non il compagno o marito, ma l’amante. (Eppure il protagonista di questa storia ha sofferto un po’ anche da amante).
Conclusione perfetta. La red pill l’avrebbe reso più arido, ma gli avrebbe risparmiato molte sofferenze. Deve però tener presente che una top class escort, per una vacanza, non chiede meno di diecimila euro. E che per lei quello è lavoro, quindi nel corso della vacanza può inziare a far la stronza come tutte (mentre in un incontro di un’ora o due non ha tempo di far la stronza essendo impegnata a far altro). Una volta una rumena ex pole dancer, figa da calendario, mi disse, con straordinaria onestà: è inutile che mi paghi anche mentre dormo; pagami solo per scopare.
La faccenda del tizio che deve pagare casa e alimenti alla ex moglie che ha divorziato essendo incinta di un altro sembra un assurdo giuridico. Invece in teoria è possibile. Se lei afferma che la relazione con l’altro è iniziata quando quella con il marito era ormai finita, può ottenere comunque la casa. Senza contare che il divorzio può essere addebitato all’uomo anche in caso di tradimento commesso dalla moglie (la quale può sempre accusare, fondatamente o meno, il marito di maltrattamenti).
Il matrimonio è una trappola mortale, anche senza figli. Chi è sfigato non si illuda di diventarlo meno per aver sposato una profittatrice. Anche se sopportare la solitudine è qualcosa di eroico.
Veramente grazie per questa bella storia, per la consapevolezza raggiunta e per il finale a lieto fine. Lieto per quanto possibile. Anche io, lasciata l’illusione di felicità, ho raggiunto una certa serenità MGTOW. Un abbraccio.
Ciao Cloud, gran bella lettera, complimenti, l’ho letta con molta attenzione, anche perché in un certo senso mi sono sentito chiamato in causa (non so se ti è capitato di leggere la mia esperienza, ma in alcuni punti è davvero identica, soprattutto per quanto riguarda gli stati d’animo).
Emerge l’ immensa fatica che interessa noi normaloidi per quanto riguarda la vita sessuale. Anche tu hai compreso che per noi, salvo rarissimi casi, il sesso “a gratis” non esiste. Ci viene richiesto un mare di impegno, spesso neanche veramente apprezzato.
Dato che siamo più o meno della stessa etá, la tua testimonianza è utile per chi erroneamente pensa che “ai vostri tempi sì che si stava bene!”
E poi è verissimo che le coppie come i tuoi genitori non esisteranno praticamente più e di questo una buona parte di responsabilitá ce l’ha il femminismo (ma non solo). L’ autorealizzazione e l’individualismo sono imperanti, a scapito di sentimenti più genuini.
Anche io coltivo una certa amarezza per come causai la rottura con l’unica ragazza che mi abbia amato in modo profondo. Feci il tuo stesso errore dato dalla poca esperienza: mi gasai troppo.
Invece, in seguito, ho compreso quanta fatica facciano le donne per alzare un dito nei tuoi confronti. Quante donne smorte, egoiste e anaffettive ho conosciuto (ovviamente nei miei confronti), e davvero, più fai per loro e meno ti apprezzano.
Sono contento in ogni caso che sia riuscito a trovare la tua dimensione e a prenderti la tua rivalsa.
Che dire…una storia lunga,sofferta e triste. Purtroppo hai avuto diverse esperienze negative con le donne ma non so cosa è peggio tra questo e ridursi con le escort che , saranno anche di lusso, ma sempre puttane restano…
L’articolo è un papiro ma sono molto felice di averlo letto tutto, scritto benissimo e faccio i complimenti all’autore.
Ormai se non sei chad sei brutto (e anche se lo eri e oggi non lo sei più), visto che la società andrà sempre peggio (perchè chi comanda il mondo vuole così per i suoi interessi) meglio evitare il più possibile contatti con le donne, limitarsi a contatti formali e distaccati e se si vuol fare sesso, se non basta la masturbazione, andare a pro.
Soprattutto, una donna in questa società può rovinarvi e anche denunciarvi per molestie o stupro anche se si è chad.
Siamo destinati all’estinzione della razza umana.
Un’ultima cosa: mannaggia che sfiga aver lasciato una donna capace di amare in modo intrinseco e passionale. Rare come le mosche bianche a trovarsi. Li hai effettivamente fatto un calcolo sbagliato e hai assunto il ruolo della NP.
Peccato.
Diciamo che puoi consolarti pensando che probabilmente pure lei sarebbe stata una grossa scammata (nel caso prova a risentirla anche solo per curiosità)
Storia interessante. Ci sono le seguenti morali:
1) morale di Ada e Domenico: le donne hanno comportamenti diametralmente opposti a seconda del valore LMS dell’uomo che hanno davanti
2) morale di Letizia e Anita: se una donna a problemi economici/di salute mollarla prima che sia troppo tardi, a questo io aggiungo non aspettare di farci sesso per mollarla, potrebbe essere troppo tardi.
3) morale di Milena: le donne ti lasciano subito e ti tradiscono ancora più velocemente se trovano uno meglio.
4)morale di Elisa: le donne sono perfettamente consapevoli del loro potere e se ne approfittano, inoltre se intuiscono che il beta provider difficilmente le lascerà si lasciano andare e si imbruttiscono.
5)morale generale per essere considerati dalla donne (non solo per il sesso ma anche per fargli i favori) bisogna essere i migliori.
Morale generale (che poi è la morale di tutta la red pill): viviamo in una società egoista e cattiva e se non vuoi fare una brutta fine devi esserlo pure tu.
Da buon sub umano ho deciso che chiunque mi inaugurerà buon natale si becchera’ un sonoro vaffan….
Gesù, che incubo.
Dovrebbero abolire la fuckoltà di ingegneria, in Italia.
Minchia, quante ne hai passate… Complimenti per non esserti sparato e nemmeno bluepillato, ho visto tanti che nelle tue condizioni preferivano andarsi a sposare con una strega che restare soli!
Questo, per me, equivale al sunto di ogni verità non detta, da over 50, stessa situazione e simili trascorsi, tanto che ho sentito come mio il tuo racconto. Devo dire che questo tuo post dovrebbe essere trascritto ed insegnato a tutti i normaloidi che, essendo sicuramente brave persone, debbano evitare le medesime nostre esperienze con la verità detta in maniera chiara e Prina di qualsiasi divagazione. Ho trovato l’ultimo capoverso, che in sunto riepiloga i tuoi trascorsi, illuminante e veritiero, posso dirti che da uomo ho avuto pertanto l’impeto di scriverti per poterti dire grazie, per poterti dire che hai ragione e magari dire ad altri che, pur non avendo la tua stessa sorte lavorativa, come me, anche io mi sono trasferito alle Canarie dove ormai ho trovato ciò che tu vorrai in futuro, da buon redpillato ex bluepill, normaloidi, vivo al caldo tutto l’anno, lontano dalle becere meccaniche bluepill, a finire la mia vita nel migliore dei modi, ovvero libero, senza ex senza figli, a godermi l’oceano la natura e la vita pay, per il resto dei miei giorni. Grazie ancora e buona vita!
D’accordo con te tranne il fatto che continui a definire blue pill la famiglia felice. Beh il fatto che sia oggi difficile arrivarci non vuol dire che sia qualcosa di male una famiglia come quella dei tuoi genitori. Anzi !
Sulla soglia dei 30, dopo un pò di pali e stanco di vedere ragazze normali tirarsela più di marylin monroe, inizio anche io a seguire il tuo esempio
Visto che l’autore risponde educatamente agli spunti di riflessione che gli vengono rivolti e di sicuro non difetta di capacità di introspezione, gliene sottopongo un altro, sperando che gli sia di aiuto e cogliendo anche l’occasione per augurargli un buon 2021.
Premettendo che i fattori LMS restano in ogni caso indicatori validi (anche se non assoluti) delle proprie potenzialità nei rapporti con le donne, leggendoti mi domando se forse, nel tuo modo di porti, non ci sia qualcosa sicuramente di non troppo grave ma in ogni caso di penalizzante agli occhi del gentil sesso. Dato che hai affermato in quanto alla citata triade di essere globalmente nella media, mi sono chiesta, partendo dal tuo racconto, se forse non risulti prolisso nelle tue conversazioni, o ti dilunghi eccessivamente su dettagli di poca importanza agli occhi dei più, o al contrario sei troppo taciturno o forse (questo mi ha indotto a pensarlo il tuo rimarcare questioni, pur giuste, come l’ordine e la pulizia) un po’ maniaco del controllo.
Ben inteso, non vuole essere un “j’accuse” e non si tratta di niente di grave… Però forse già prenderne consapevolezza può essere qualcosa che ti può essere d’aiuto.
Mi verrebbe quasi da consigliarti, se hai dubbi al riguardo, di chiederlo se ne hai occasione a qualche tuo amico fidato (visto che ti regalano i trattamenti, sicuramente ne hai O:) …) o magari a qualche GFE che ti ispira un minimo di fiducia al di là della questione per cui viene pagata, visto che loro di varia umanità ne vedono tanta…
Un saluto 🙂
Complimenti sia per lo stile di scrittura che per una vita intensa e sicuramente mai noiosa.
Da metà racconto in poi, man mano che proseguivo, continuavo a domandarmi come sarebbe cambiata questa storia se, a 24 anni, dopo averlo fatto per la prima volta, la tua seconda fosse stata un threesome con lei e la di lei sorella.
Peccato che ucronia fa rima con utopia e non lo sapremo mai.
MI HANNO COLPITO due aspetti della lettera e due aspetti dei commenti .
1 la lettera mi sembra interessante e istruttiva ,ma aime’ ,mostra aspetti oggi molto comuni ,anche io ero bravo , buono e coglione ,poi sono diventato una canaglia e tutto è cambiato in meglio con le donne ( e con i soldi )e ho cominciato a scopare a manetta ,ma questo ormai lo sappiamo tutti…o quasi …
2 scrivi bene e non annoi mai
1 aspetto dei commenti -ormai le nuove generazioni non sono abituate a leggere neanche poche pagine di a4 , fatevi dei grandi mea culpa e sbrigatevi a migliorare ,spegnete quel maledetto televisore puzzolente e compratevi dei libri e imparate a leggere che una letterina come questa non è ne lunga ne difficile …
2 aspetto dei commenti – ma quanti frustrati ci sono in giro in questo blog …
trovate uno ( che scrive bene oggi una rarita’ )
che impiega un ora del suo tempo per mettere in piazza le sue esperienze ed alcuni non trovano di meglio che dire ,che lunga…. , ma è inventata si vede … ma che pistola che sei … ma un commento piu’ intelligente non potete farlo? spremete il cervellino su ….
Racconto interessante.
Che vita da sogno
Guarda io so di donne che cercavano di convertire persino omosessuali convinti (perché ovviamente molto belli) alla figa. So di uno che conosco, tossico (eroinomane) ma con un grande cazzo e che ancora (nonostante l’apetto non sia dei migliori) viene cercato per scopare da ragazze (normali ma non brutte) Che dirti la vita in parte è ciò che fai in parte quello che ti capita.
tutto sommato una vita interessante
Ma poi come prevedi il finale?
Indubbiamente provenire da un’ ambiente provinciale blupillato non ti ha agevolato.
Forse le tue aspettative sulle relazioni con le donne erano eccessive..
Dato che cloud79 risponde sempre e soprattutto con educazione anche quando un po’ provocato, mi permetto di chiedergli una cosa, la cui risposta potrebbe però mettere in imbarazzo. Di conseguenza, nessun problema a lasciare cadere la cosa se non ne avesse voglia.
Riguardo a Milena, dalla quale in ogni caso traspare che eri molto preso, non ti sei posto il problema di come ti saresti sentito sul lungo termine ad essere l’altro? Insomma, non ti è venuto da pensare che, una volta passato (e, dopo al massimo poco più di un anno, è la normalità…) l’ardore degli slanci sessuali degli inizi ti saresti sentito scomodo nel lungo termine ad essere l’ “altro”? Insomma, non ti sei chiesto se forse, un po’ come era stato per Giorgia, non ti saresti detto che era meglio qualcuna con meno complicazioni ed a guardarti intorno al riguardo?
Lo chiedo perché la mia impressione è che uomini e donne, nel trovarsi nella posizione di amante di una persona impegnata, mi sembra che abbiano comportamenti piuttosto diversi. Non dico di più per non influenzare l’eventuale risposta di cloud79…
Peraltro è una questione che non è mai stata affrontata nel dettaglio qui.
Questa è la redpill definitiva. Proprio ora credo proprio di essere nella fase in cui ho incontrato la mia “Giorgia.” Straniera di 2 anni più grande di me. Lei mi supporta e ama incodizionatamente e vorrebbe sposarsi. Io non sono convinto ma se poi quello che mi aspetta è un calvario simile in cui alla fine probabilmente resterò solo e il sesso sarà solo con le pro allora forse mi conviene sistemarmi anche se non è la ragazza dei miei sogni esteticamente. Vorrei comunque passare la vecchiaia in compagnia e vedere i miei (molto simili ai tuoi dal racconto) felici che ho una famiglia e sono felice; che alla fine ce l’ho fatta a trovare un mio equilibrio.
Bella storia, mai lette tante cazzate in vita mia, sembra una trama di american pie
Non voglio essere brutale, ma chi accidenti se lo legge un muro di testo simile senza spazi nè una suddivisione in paragrafi?
Attendo riassunto di massimo 30-40 righe. Non di più.
Grazie
Madonna.. scritto pure benino ma a metà ho abbandonato. La sintesi è un dono!
Per quella metà che ho letto, posso dire che quando ho perso il conto delle tue conquiste ho pensato che probabilmente eri almeno un 7. Chissà.
Secondo me OGGI un normaloide che non va a pro massimo due in una vita ne trova di buchi umidi (se evita le C.O. ovviamente).
A me dispiace vedere tanti commenti di gente che prende la red pill come regole scritte nella pietra.
Ricordate che sono regole STATISTICHE !
Io ho avuto storie un po’ simili a quelle di cloud ma poi mi è andata di culo e ho trovato una ragazza straniera(russa) molto seria e buona. Non è di quelle russe/ucraine “da battaglia” che vengono in Italia.
È timida e sincera. L’onestà e altri valori sono radicati in lei così tanto che fa fatica a dire una bugia innocente anche se a fin di bene !
Dopo averla conosciuta meglio e appurato che ci vogliamo bene come i genitori di Cloud non ho avuto problemi a decidere di sposarla e dopo qualche anno di convivenza farò anche figli.
Lasciate aperta una finestrella di speranza, le donne non sono tutte uguali. Certo direte “è Russa” però con bassissima probabilità anche un’italiana con valori solidi si può ancora trovare !
Il racconto è molto (forse troppo…) lungo, e temo che molti non riusciranno a leggerlo fino in fondo oppure finiranno per non recepire tutti i passaggi (me compresa…).
In ogni caso, complimenti per la penna dell’autore. Oltre a scrivere bene, trapela un ottimo livello culturale.
Qualche riflessione (qualcuna premetto che potrebbe risultare spiacevole…) che potrebbe essere anche oggetto di discussioni specifiche:
Detto questo, in ogni caso auguri sinceri per ciò che pensi possa renderti più appagato 🙂
Ma la gente non ha veramente un cazzo da fare?
Si capisce lontano un miglio che è una storia inventata e scritta malissimo tra l’altro.
Mi lascia basito che Red non se ne sia accorto e che gli altri utenti commentino pure queste idiozie.
non c’e l’ho fatta a finire di leggere questo polpettone, che si capisce lontano un miglio essere una storia inventata…
La domanda che vorrei fare a tutti gli autoproclamati MGTOW, che si ringalluzziscono ogni qual volta che un uomo decide di evitare le donne e limitare il contatto femminile alle pro, è: “come pensate di trascorrere la vostra maturità e vecchiaia? Ci avete mai pensato?”
L’idea di essere soli come cani nella vita non vi spaventa? Non credete che una qualsiasi difficoltà, di salute o economica, si affronti meglio in due che non da soli? E da vecchi, chi vi starà vicino? Senza moglie, senza figli, coi vostri genitori ormai polvere da decenni, e i fratelli ognuno sposato e con la propria famiglia (sempre che non siate figli unici), chi baderà a voi? Vi metterete in casa una badante rumena? Non vi spaventa l’idea di essere solissimi quando inizieranno ad arrivare i primi acciacchi?
E in giornate come queste, dove tutti si riuniscono festanti con mogli, figli, nipoti, e voi sarete gli unici che si presentano al pranzo da soli, mentre magari vostro cugino 17enne arriva lì con la fidanzatina tutto sorridente…non vi viene un po’ di tristezza a pensarci?
Perchè ripetere come un mantra “divorzio, beta, ti tradisce, mantenimento, sono tutte uguali, andiamo a escort”, è facile, ma avete mai pensato alle implicazioni pratiche di una scelta simile?