Il Redpillatore – Regolamento
I commenti agli articoli del blog servono per dare spazio all’opinione degli utenti e sono fatti per dare un valore aggiuntivo all’articolo. Non sono un pretesto per cazzeggiare o per sfogare le proprie frustrazioni, bensì hanno lo scopo di fornire ulteriori spunti di riflessione o approfondimenti sul tema trattato, a beneficio degli altri lettori.
Nel blog cerco di contemperare la libertà di espressione con il diritto degli utenti e dell’autore a non avere rotture di coglioni.
E’ un equilibrio molto delicato che però viene meno quando c’è gente che interagisce senza avere ben chiaro il concetto di rispetto del prossimo.
Ho steso un regolamento che potete trovare qui sotto e che siete tenuti a leggere se volete commentare:
1) Tieni presente la linea del blog: Il Redpillatore è un blog che ha delle idee precise. Sia l’autore che i lettori si aspettano che chi partecipa si trovi in sintonia con tali idee. Questo significa che prima di commentare devi aver letto e compreso i contenuti principali del blog.
Una discussione ha senso se ci sono punti in comune da cui partire. Se le posizioni sono troppo distanti non si arriverà mai a nessuna conclusione. Si aprirà solo una sterile ed enorme polemica che nessuno ha voglia di sorbirsi.
Non ha senso confrontarmi con chi ha idee troppo lontane dalle mie e non ha senso offrire il mio spazio web per dare pubblicità a tali idee.
Non lamentarti che il blog non ti piace, nessuno ti costringe a restarci.
2) Rimani in tema: i commenti devono essere pertinenti e riguardare l’articolo. Se un utente racconta una propria esperienza personale si parla della sua esperienza personale e di ciò che ha scritto nell’articolo. Non della tua vita, o dei caimani del Guatemala o della cucina tradizionale Maori.
Puoi raccontare magari qualche aneddoto della tua vita se è utile e pertinente ma non metterti a scrivere la tua biografia nei commenti, soprattutto se non sei un reduce dello sbarco in Normandia e non hai esplorato lo spazio. E questo ci porta al prossimo punto.
3) Utilizza le tue capacità di sintesi: tutti devono avere la possibilità di commentare, quindi non utilizzare i commenti per salire in cattedra e spargere perorazioni e monopolizzare lo spazio dei commenti riempiendolo di lunghi papiri.
Leggo spesso commenti e/o scambi di commenti lunghi tanto quanto l’articolo stesso se non di più. Non vedo alcun senso di postare simili muri di testo o fare salotto fra i commenti, poiché infastidiscono solamente i lettori e oltretutto scoraggiano la lettura.
Se tutti iniziassero a postare commenti di mille parole sarebbe la fine di ogni discussione. Non è rispettoso nei confronti di chi ha postato l’articolo e neppure di chi leggerà. Se ti occorrono così tante parole per esprimere dei concetti creati il tuo spazio.
4) Niente flame e insulti: E’ vietato insultare o denigrare in qualunque modo persone presenti o estranee, famose o non famose. Sono
vietati anche i vari attacchi personali o argomenti ad hominem tipo “è colpa vostra se non rimorchiate”, “non rimorchiate perché siete stronzi” ecc. Queste non sono argomentazioni, e se non avete l’intelligenza per capirlo sono problemi vostri. Qualunque commento lesivo dell’onorabilità di terzi verrà cancellato.
5) Vietato incitare all’odio e alla violenza: questo blog condanna ogni forma di violenza. Sono vietati quindi i contenuti che istigano all’odio verso chiunque. Niente discriminazioni sulla base di razza, genere, religione, orientamento sessuale, lingua, etnia, provenienza geografica, livello estetico ecc. ecc.
6) Non utilizzare un linguaggio volgare ed esplicito: i motori di ricerca penalizzano i blog che contengono contenuti espliciti. Censurate i termini volgari e a contenuto sessuale.
7) Utilizza il tasto “Cerca”: può essere che quello di cui hai bisogno ci sia già altrove.
8) Vietato postare link esterni. Si accettano solo link pertinenti e da fonti autorevoli.
Nei commenti sentitevi pure liberi di postare suggerimenti per migliorare il blog.
Buon Divertimento!
Leggi anche:
Ho osservato che nel gruppo FB molti utenti pongono questioni già sviscerate nel blog. Ergo non lo hanno letto nemmeno di striscio. Io consiglierei di suggerirlo, là sul social network di colore blupillola. Aumenterebbe di molto la qualità delle discussioni, l'astenersi dal riproporre ovvietà e acqua calda. Sempre ipotizzando che lo scopo non sia aumentare i click degli incel (d'altronde non scopano, e ciò lascia parecchio tempo libero) bensì diffondere la pillola rossa quanto più possibile per minimizzare i danni della ginocrazia.
Redpill, l'anonimo 22:58 insulta a gratis, oltre a non rispettare il regolamento.
In più confonde scioccamente la causa con l'effetto (le donne selezionavano anche prima della televisione, non contiamoci palle) ignorando completamente il funzionamento commerciale del mondo dello spettacolo (televisivo in primis), sul quale è inutile soffermarsi perchè ci sono interi corsi di laurea dedicati.
Ho una proposta d'argomento per l'ospite: tempo addietro lessi un paio di articoli sul cellulare delle femministe e sul cazzosello over-7 su tinder…
ebbene, date le evidenze dell'ipergamia femminile che vige nel mondo occidentale credo che un vero redpillato debba come primo dovere boicottare gli ampliFICAtori e CAtaliZZatOri di ipergamia che sono i social network, e in cima alla lista le app di dating.
Logica: mica ci si può lamentare di un sistema squilibrato se si è i primi ad alimentarlo.
Sintomi: purtroppo sul gruppo feisbuc, nonostante la stretta moderazione, continuano a comparire post a tema "guardate cosa succede su [nome di app]". L'abbiamo capito, cosa succede, e da un bel pezzo.
Invece di sguazzare nella merda e lamentarsi dell'odore bisogna boniFICAre.
Previsione: c'è già stata una puntata di Black Mirror dove il rating altrui determinava la qualità della vita; volete davvero, colleghi redpillici, concedere tutto 'sto potere alle corporation del web al punto che un bel giorno agli Under7 (determinati dall'AI tramite software di riconoscimento facciale) siano negate cure mediche, accesso a determinate zone del pianeta, uso di taxi-uber o prestiti bancari?
Chi, al di fuori dell'ambito professionale (pubblicitari, pr, agenzie governative, iutuber, ecc.) utilizza socialnetwork contribuisce passivamente al regno della pillolablu (colore di FB, tra l'altro: un caso? …staminchia).
Chi utilizza app di dating contribuisce in maniera ATTIVA e SOSTANZIALE all'ipergamia femminile.
Ogni cancellazione di commenti di PUAh è una goduria, grazie.
Personalmente bannerei senza pietà qualunque commento a tema PUA (ultimamente ne fioccano – e sono sempre i soliti 3/4 utenti).
Suggerimento per un articolo/post: "La grande truffa del dating online, ovvero come fare soldi sfruttando l'ipergamia"
ilpost.it/2019/09/26/match-com-servizio-incontri-ftc/
Batacchi: invece esistono eccome.. il male bashing da parte maschile è diffuso in maniera impressionante. Esistono uomini che mettono sempre la donna su un piedistallo.
Che poi venga fatto in certi casi per (secondi fini) è un altro discorso.. ma non sempre è così. Ci sono uomini che hanno dedicato la intera vita a questi argomenti. In alcuni casi hanno più da perderci che da guadagnarci.. da quel punto di vista.
Donne antifemministe ce ne sono eccome! anche perchè alcune femministe integraliste almeno, ogni volta che queste donne aprono bocca le tacciano di mosiginia, in pratica non vorrebbero nemmeno farle parlare.
Le considerano delle povere incapaci di intendere e di volere guidate dal "patriarcato".
(Comunque non è il punto principale.. tu tieni la tua opinione e io la mia su questo, non sposta quello che dicevo)
Volevo semplicemente dirti che separare solo in uomini e donne, sul discorso dei media non credo abbia molto senso.
Siccome nella società attuale gli aspetti "sottili" hanno molto più potere rappresentativo di quelli grossolani, perchè vengono fatti entrare dappertutto.. ed entrano senza che la gente se ne renda conto, spesso.. Sarebbe bene tenerne conto anche di questi, assolutamente.
Chi non ha mai visto i gestori di spazio streaming di cui parlo, forse non ha idea di quello che dico. Del tipo di propaganda "sottile" che fanno.
Esistono interessi economici enormi dietro una multinazionale, ci sono lobbies che hanno più o meno potere.. influenzano pesantemente le scelte.
Quindi il problema non è : perchè quell'uomo si schiera dalla parte del femminismo? sono quasi tutti uomini molto ricchi fra l'altro che non avrebbero bisogno del femminismo per rimorchiare.. e non avranno certamente gli svantaggi che invece possono riguardare l'uomo comune(per esempio con una legge troppo sbilanciata da parte della donna). Visto che sono uomini(e anche donne negli stessi settori) che sono comunque persone potenti, possono disporre di avvocati di alto valore.. non sono persone comuni. Viaggiano "al di sopra" di tutto.
Poi ci sono i casi nei quali politici "maschi", con le stesse leggi che hanno fatto sono rimasti fregati e hanno perso capitali.. ma in questo caso si tratta di "calcoli sbagliati". (per esempio dopo un divorzio) Probabilmente in quei casi hanno sottovalutato troppo le conseguenze delle loro azioni, in ogni caso.. non sono finiti alla Caritas.. per rendere l'idea. è comunque gente che viaggia enormemente "al di sopra".
Molto spesso fra varie lobbies del capitale ci possono essere interessi in comune, è normale questo
devi considerare
1)chi gestisce lo spazio di cui parliamo(nome e cognome a volte ci sono nel mezzo persino politici)
2)con che politici ha contatti
3)con quali multinazionali potrebbe avere interessi in comune
4)con quali partiti sono associati(si tratta di scambi che a volte rappresentano quote di denaro altissime) quei gestori di spazio per streaming?
5)con quali lobbies potrebbero fare affari
Senza parlare di questo, si parla del nulla..
Per questo ti ho scritto nell'ultimo messaggio la mia idea su cosa si dovrebbe fare. Quello del 28 ottobre 2019 20:10
Fra l'altro non mi sebra nemmeno molto distante dalla tua idea(se lo hai capito), solo che vuole spingersi oltre, mi sembra più mirato e che abbia un effetto molto più forte
Proprio per il tipo di propaganda che esiste su "queste" piattaforme, evitare di vedere solo "alcuni" film, non avrebbe lo stesso effetto di questo, perchè su questi nuovi colossi e moderni mezzi di diffusione, che sono famosi sia qui che in America, che in quasi tutto l'occidente,
almeno l'80% della propaganda, viaggia attraverso questi messaggi "sottili" e "inseriti in contesti" lontani anni luce da un film "femminista".
Di conseguenza l'unico modo per "sfiorarne" gli interessi, credo che sia quello detto sopra.
ODIO (1/2)
ODIO: Quel simpatico toscanaccio del Carducci (per chi se lo fosse dimenticato: primo Nobel italiano per la letteratura) descriveva il proprio cuore come “il petto ov’odio e amor mai non s’addorme”. Se ci pensiamo, nulla è più dualistico della natura umana. Maschio/femmina, buono/cattivo, chad/incel, servo/padrone. E odio/amore. I sentimenti umani sono come il campo magnetico: non può esistere il polo positivo senza quello negativo e viceversa. Purtroppo le idee moderne ci fanno credere di poter vivere come ioni: cariche positive (amore) o negative (odio) che esistono separatamente. E allora si postula l’esistenza di un gigantesco ione positivo chiamato “amore universale”, “amore per l’umanità”, o “pietà” da contrapporre al presunto “odio” di chi vorrebbe “dividere”, “alzare muri”, o “essere disumano”.
Se io amo davvero qualcosa o qualcuno, necessariamente odio tutto quanto lo nega, lo minaccia, lo svilisce o dissolve. Se sono innamorato della lingua italiana (tanto della prosa, giunta con lo stile ampio ed armonioso del Boccaccio a riecheggiare l’eloquio latino, quanto della poesia, la quale, negli otto secoli che separano “il Notaro”, quello Jacopo da Lentini inventore della metrica perfetta del sonetto, dal D’Annunzio del Poema Paradisiaco, ha davvero generato una bellezza non mortale e non corporale a volte pure superiore a quella delle stesse muse), non posso non odiare lo slang americano che ci viene imposto sempre più sotto la bandiera della “globalizzazione” (e che non solo riduce le possibilità espressive e le sfumature di significato – come se si passasse dall’HD ad un monitor VGA – ma taglia i ponti con la Grecia e Roma di cui, almeno linguisticamente, siamo figli).
Se sono innamorato dell’Italia, senza la cui opera civilizzatrice (dall’età dei liberi comuni al Rinascimento) l’Europa non sarebbe uscita da quel medioevo in cui “Germani ed altri plantigradi” (e lo dice sempre il “sassone” Nietzsche) ci avevano fatti piombare, non posso non odiare chiunque si permetta di dire “gli italiani non esistono” (o lasciare si estinguano/dissolvano).
Se io amo il mito eroico fondativo della Grecia e di Roma, non posso amare ed accettare quello cristiano originario (non più mediato ahimé dal Cattolicesimo Romano…) che oggi si è fatto “religione politica” con i “diritti umani” e “l’uguaglianza”.
3) Utilizza le tue capacità di sintesi: tutti devono avere la possibilità di commentare, quindi non utilizzare i commenti per salire in cattedra e spargere perorazioni e monopolizzare lo spazio dei commenti riempiendolo di lunghi papiri.
Leggo spesso commenti lunghi tanto quanto l'articolo stesso se non di più. Non vedo alcun senso di postare simili muri di testo fra i commenti che infastidiscono solamente i lettori e che oltretutto scoraggiano anche la lettura.
e quindi coi commenti di Beyadiz l'Ottomano che si fa?
P.s: La tendenza degli uomini goffi e donne vincenti esiste perchè esistono i partiti di cui parlavo che impongono "questi standard" per una sorta di "discriminazione positiva" e hanno persone "in alto" che contano parecchio nella diffusione cinematografica.
Non rappresentano "tutta" la produzione.. ma quella che si muove in modo diverso, viene pubblicata su piattaforme minori.
Io non mi arrendo.. se io facessi un film mio(dico solo per esempio) e non segue questo standard.. vorrei che ci fosse una piattaforma pronta a pubblicarlo.
Supportando quelle piattaforme che scelgono i film (o libri mica si parla solo di film, vengono dai libri spesso.. oppure musica con testi antifemministi, testi che non si piegano al neo-liberismo moderno o altre ideologie collegate) rinforzo chi sta dalla mia parte.
Anche io mi sono stancato dei film che descrivi tu.. ma semplicemente non li guardo, non è che butto anche il bambino con l'acqua sporca(è un modo di dire). Se non facessi così(io e altri uomini che credono nella libertà di espressione) nessuno potrebbe vedere quelle opere che vanno in controtendenza rispetto alle idee di chi comanda. (praticamente farei quello che vogliono loro). La censura di chi la pensa diversamente. Avrebbero già vinto.
"Pensi forse che gli spot pubblicitari verrebbero pagati alle stesse cifre di oggi se un grandissimo numero di uomini boicottasse i film femministi (la stragrande maggioranza) con conseguenze radicali sui dati auditel?"
ti ho detto già detto mille volte che io non li guardo.. quindi ti rivolgi alla persona sbagliata o devo scriverlo in turco?
se non hai capito cosa ho scritto è un problema tuo, non mio. Mi dispiace ma chiudo. Ho provato a spiegarti che i messaggi femministi non solo "solo" nei film femministi. Perchè i messaggi femministi li nascondono anche in un film Anni'50. Quindi quello che fai tu non basterebbe, a migliorare un bel niente. Almeno nelle piattaforme che conosco io(perchè conosco i politici che li gestiscono e le tattiche utilizzate per propaganda).
Parole a vuoto.. pazienza.. tu tieniti la tua opinione io mi tengo la mia. Chiudiamo questo off topic che era interessante ma sta diventando pietoso.
"Per me un film infarcito di donne autorevoli e uomini goffi, di femmine vincenti e maschi sfigati, di donne nei ruoli del boss e uomini ad esse subordinati, di donne che prendono a calci nelle balle gli uomini (e mille altre situazioni mortificanti per il sesso forte) per me film del genere è spazzatura e non spreco il mio tempo libero per seguirlo."
e chi ti ha detto di seguirli? stai parlando da solo a ruota libera..
In questo modo boicotti anche chi "ipoteticamente" sarebbe dalla tua parte, geniale.. davvero.
E invece .. si. Dipende dalla piattaforma. Ho visto in piattaforme secondarie film che avevano le mie stesse idee e combattevano il politically correct di cui parlavo (ovviamente in televisione non li hanno fatti arrivare) censura.
E comunque non fai niente di speciale.. boicotto anch'io da anni i film femministi e robaccia varia. è da un'ora che ti ho detto che mi spingo oltre.. Non significa che non lo faccio, ma che lascio proprio la struttura se è inficiata nel senso che tutti (per esempio 6 film su 7) sono infarciti di una certa ideologia.
Mi sa che è inutile andare avanti.
Se tutti facessero come te.. ma che vai a dire? eri parecchio informato sul calcio femminile, cosa che io non ho mai visto.
MA fammi il piacere..
Van non ho mai detto di non vedere "alcuni film".Ho detto di non vedere piu' nessun film (tranne qualche rarissima eccezione) finchè la situazione non cambia.
Te lo spiego diversamente facendo il mio esempio.Se prima vedevo un film al giorno alla tv (365 all'anno), oggi (ma gia' da 30 anni a questa parte) ne vedo 5 o 6 ALL'ANNO (ovviamente senza alcuna traccia di femminismo).
Spero che il concetto sia chiaro. Hai voglia a dire che gli aspetti sottili contano piu' dei grossolani…
Se un numero sempre crescente di uomini facesse come me vedresti eccome dei cambiamenti e in tempi rapidi.
Pensi forse che gli spot pubblicitari verrebbero pagati alle stesse cifre di oggi se un grandissimo numero di uomini boicottasse i film femministi (la stragrande maggioranza) con conseguenze radicali sui dati auditel?
E non pensate che fare come me rappresenti un grande sacrificio.Io mi sono sempre comportato così spontaneamente senza aver dovuto far ricorso alla forza di volonta'.
Per me un film infarcito di donne autorevoli e uomini goffi, di femmine vincenti e maschi sfigati, di donne nei ruoli del boss e uomini ad esse subordinati, di donne che prendono a calci nelle balle gli uomini (e mille altre situazioni mortificanti per il sesso forte) per me film del genere è spazzatura e non spreco il mio tempo libero per seguirlo.
Non è questione di una piattaforma o l'altra.
Concordo con il Sultano: le donne occidentali (salvo poche eccezioni) non hanno alcun ideale se non il loro interesse personale da quando nascono a quando esalano l'ultimo respiro, quindi una discussione con loro è perfettamente inutile non essendo esse in buona fede.
Le parole hanno scarso effetto sulle donne le quali invece rispondono alle azioni e ai fatti.
A questo proposito il lasciar morire, dopo una vita da zitelle, parecchie donne è piu' efficace del dire: "guarda che se non ti addolcisci e non abbassi le penne ti verranno le ragnatele alla bernarda!"
A Van dico che si' ci sono uomini femministi e donne antifemministe così come ci sono uomini con 3 palle.Molto pochi comunque.
Gli uomini autenticamente femministi in realta' non esistono, d'altronde solo un mentecatto nel 2019 potrebbe pensare che le donne in occidente sono discriminate rispetto agli uomini.E' vero l'esatto contrario.
Esistono solo uomini che si fingono femministi nel tentativo (fallimentare) di rimorchiare e quelli che sono troppo deboli per sostenere un confronto con una femminista e dire quello che pensano in realtà.
In ogni caso il loro apporto alla tragica situazione attuale è trascurabile: non sono certo loro a fare attivita' di lobbying.
Quanto alle donne antifemministe anche qui stiamo parlando di numeri irrisori.
Forse ne trovi qualcuna tra le donne sposate ma nessuna tra le single.E in ogni caso in che cosa si esplica il loro antifemminismo in concreto? In nulla.Puo' uscire fuori giusto in qualche discussione da salotto giusto per essere un po' originali e rendersi piu' interessanti ma poi nelle scelte concrete di tutti i giorni il loro comportamento e quello delle femministe non presenta differenze di rilievo.
Insisti molto sulla necessita' di porre l'attenzione sugli aspetti piu' sottili del femminismo ma io penso che gia' combattere quelli piu' evidenti e grossolani (come ad esempio il boicottaggio dei media ginocentrici) è una cosa assolutamente fattibile e decisiva nella sua efficacia
per Osservatore Romano28 ottobre 2019 19:38
Capisci malissimo: non ho visto nemmeno un minuto del campionato di calcio femminile.
Quel poco che so deriva dal bombardamento di pubblicita' e da filmati che mi hanno fatto vedere colleghi con i quali ridevamo della scarsezza delle calciatrici.
Purtroppo il fatto che tu ammetta di vedere lo sport femminile solo per eccitarti alla vista delle atlete (sempre che sia vero) descrive perfettamente l'uomo beta di cui parlavo io che mette le donne su di un piedistallo ed è il principale responsabile della situazione attuale
Quando dici che non te ne frega nulla del fatto che l'Italia femminile non ha vinto visto che non ci avresti guadagnato nulla, mostri di non aver capito quello che ho scritto.
Il punto è la disparita' di trattamento operata dai media nel caso della scadente performance delle azzurre (che invece sono state osannate) e del diverso metro di giudizio utilizzato per i calciatori maschi.
Rispondo al commento di Osservatore Romano28 ottobre 2019 16:09
Per quanto riguarda il punto 1) probabilmente hai ragione.
Per quanto riguarda il punto 2) non so se la percentuale che citi è corretta ma se vuoi dire che la proprieta'dei media appartiene a uomini ricchissimi che costituiscono una minoranza anche qui non si puo' non concordare
Il punto 3) è verosimile
Per quanto riguarda il punto 4) bisogna dire che oltre alla stupidita' dell'essere umano medio conta il fatto che per il 90% delle persone la tv e i quotidiani rappresentano gli unici mezzi di informazione e quindi sono il loro Vangelo (sebbene in realtà siano potenti mezzi di indottrinamento).
Sul punto 5) sei molto ma molto ottimista.
Diminuire gli stupidi è cosa difficilissima e che richiede tantissimo tempo.
Quello che si puo' fare è sostituire all'attuale indottrinamento ginocentrico una visione piu' obbiettiva della realtà e questo, per quanto detto prima, lo si puo' fare solo attraverso i media (visto che la maggior parte delle persone non sono certo degli intellettuali e tv e quotidiani sono le loro uniche fonti di informazione)
sul punto 5bis) sbagli completamente. I media vivono di audience e vendite.Se i maschi (il 50% della popolazione) smettono di incoraggiare questo tipo di atteggiamento misandrico i media cambiano eccome e pure alla svelta
sul punto 5ter) dici quello che ho detto io percio' ti appoggio.
sul punto 5quater) mi deludi molto e mi fai venire il dubbio che tu sia una donna.Il chiamare misogini gli uomini che rifiutano di essere maltrattati, sfruttati e sbertucciati è una tipica tattica femminista
A quanto vedo, i muri di testo sono vietati solo per chi esprime pareri discordanti rispetto all'articolo, o per chi vuole mettere i puntini sulle i su certi punti trattati molto sbrigativamente.
Se il muro di testo proviene da altre fonti invece…
Vero non c'è cosa più odiosa di leggere muri di testo. I muri di testo che scrivi tu Redpillatore sono scorrevoli e leggibili perchè lo sai fare non cadi mai nel noioso. Ma una cosa è che l' autore faccia muri di testo…un altra invece se tutti quanti si mettono a scrivere 10'000 parole. Che poi alla fine conta poco commentare con 3'0000 parole… si sa cosa veramente alla fine
VIOLENZA (2/2)
A chi fa comodo oggi “condannare la violenza”? Alle nuove “classi sacerdotali” che oggi si chiamano “intellettuali”, “esperti di finanza”, “filantropi” e che, ora come allora, non hanno alcuna etica eroica, non hanno alcun valore in uno scontro aperto e leale (sia esso fisico, sia esso culturale), ma prosperano raccontando balle e sfruttando illusioni (un tempo religiose, oggi bluepillate progressiste/mondialiste/liberiste).
Al femminismo, che dopo decenni in cui si spacciava per “alternativa” al capitalismo, se ne è mostrato la prima ancella.
La violenza è soprattutto condannata da chi ha interesse a non cambiare le cose, dopo aver magari stabilito l’attuale stato di cose proprio con la violenza (come nel caso del mondo sedicente “libero” angloamericano, affermatosi con la pirateria sugli oceani, il narcotraffico, la schiavitù dei neri, lo sterminio degli Indiani d’America, due bombe atomiche e una pioggia di “interventi umanitari” molto poco “umani” nei fatti) o (come nel caso del femminismo le cui conquiste corrispondono solo e soltanto alle concessioni del “progressismo”) dopo aver sfruttato la violenza altrui a proprio vantaggio (la violenza non è solo attiva, ma anche passiva: anche chi, come le donne occidentali, mantiene una preminenza erotico-sentimentale ed economico-sociale solo grazie all’ordinamento favorevole imposto dalle leggi e dai costumi esercita violenza, così come quando si serve delle sentenze a senso unico femminil-femminista su aborto, divorzio e violenza sessuale per tornaconto o vendetta personali). Un utente ha detto giustamente, citando Mao, che “la rivoluzione non è un pranzo di gala, non si può fare con tanta grazia, con gentilezza e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza”.
Ecco perché chiunque voglia cambiare i rapporti di potere attuali in occidente, chiunque voglia riappropriarsi di quelle ricchezze materiali e spirituali di cui i popoli europei sono stati derubati da parte delle cosiddette elites finanziarie mondialiste, chiunque voglia tornare a vivere libero dalle imposizioni socio-culturali femminee e dall’oppressione femminista, non deve, in ultima analisi, avere paura della violenza, senza cui non può esservi rivoluzione.
E’ vero che, come insegna Lenin, alla rivoluzione servono più cervelli che non eroi, ma non è vero che la rivoluzione sia fatta da idee e basta. La Rivoluzione sono idee sostenute con le armi, perché, per dirla con le parole del Machiavalli, “li profeti armati vinsono, e li non armati ruinorono”. Ecco perché chiunque voglia essere profeta di un nuovo ordinamento sociale (che distrugga una volta per tutte la doppia tirannide finanziaria e femminista da cui siamo oppressi) deve accettare di essere un profeta anche violento.
Sì, certo, i discorsi violenti sono oziosi e inutili, se pronunciati, contro singoli individui, da pantofolai lontano dai campi di battaglia. Se però sono vengono formulati da persone che si sono autodisciplinate alla scuola della volontà d’acciaio che fu dei loro avi, hanno appreso a non temere la morte (o comunque a preferire di morire tentando di riappropriarsi di una vita sensata piuttosto che vivere come gli umani in cattività di matrix) e sono pronti, se necessario, a formare una “nova militia”, allora le cose possono cambiare.
VIOLENZA (1/2)
VIOLENZA: Giova ricordare che il termine “violenza”, in Latino, non ha in sé una valenza negativa/distruttiva, ma, al contrario, si identifica con la forza su cui, come sulle radici di una quercia, può reggersi qualcosa in grado di tendere verso l’alto. Di fatti, il genitivo è “roboris”.
Certo, si può essere accusati “de vi” (di violenza) se si è usata la forza (privata) contro un altro cittadino contro il diritto, ma manca totalmente quel giudizio morale a priori negativo della parola italiana. Tanto che, quando la forza è usata secondo il diritto o comunque con funzione anagogica, ha la stessa valenza positiva del termine virtù di cui condivide la radice (la stessa di “vir” il maschio in tutte le sue funzioni “virtuose”).
In gran parte del mito romano, come del resto in tutte le mitologie indoeuropee, la violenza è anche formatrice di civiltà, nel senso che l’atto fondativo, sia esso la determinazione del pio Enea di riconquistare con le armi il Latium Vetus da cui proveniva l’antenato Danao fondatore di Troia, sia esso la scelta di Romolo di difendere il solco con la spada (a costo del fratricidio), sia esso il ratto delle Sabine con cui si istituisce il matrimonio, è sempre un atto di “violenza”. Più precisamente, è un atto al contempo di distruzione dell’ordine precedente (un ordine politico in cui gli esuli troiani non avevo spazio, la fratellanza naturale del sangue, le donne che “se la tirano troppo” o che “sono tenute lontane da noi ad opera di padri e fratelli”) e di instaurazione di un ordine nuovo (la fondazione di una nuova città, la ripartizione dello spazio terrestre secondo confini corrispondenti a differenziazioni umane, l’istituzione di un sistema di valori spirituali che vada al di là di quelli percepiti come “naturali”, la sostituzione del capriccio femminile con la meritocrazia nella scelta degli “accoppiamenti”). Nietzsche direbbe: “perché un tempio sia costruito, un tempio deve essere distrutto. Questa è la legge. E ditemi dove non ha trovato la sua applicazione”.
Ora tutto ciò viene spacciato come “prevaricazione”. Invito tutti a redpillarsi anche moralmente.
A “sinistra” Carlo Marx ha sentenziato: “la violenza è la grande levatrice della storia”. A “destra” Friedrich Nietzsche ha fatto capire: “la prevaricazione è il termine usato da chi ha perso o da chi vorrebbe dominare senza neppure combattere, per calunniare il vincente in una lotta aperta ed onesta”. Quando da fonti opposte si giunge alla medesima conclusione, è probabile che quella conclusione sia fondata.
A chi fa comodo, da sempre, “calunniare” la forza (chiamandola violenza)? Ai deboli. Ai sacerdoti. Alle donne. A chi vorrebbe tiranneggiare usando i sotterfugi della debolezza, la menzogna, i sensi di colpa.
Tipico dei sacerdoti: un al di là inventato per meglio calunniare l’al di qua. Il dio biblico. Tipico delle donne: chiamare “dovere” il trattenersi dell’uomo dall’usare la forza fisica (ma oggi pure la forza sociale, economica, culturale) verso la donna, laddove questa è in svantaggio e, al contempo, appellare “diritto” lo sfruttare senza limiti, remore, né regole la propria condizione naturale di vantaggio data dalle disparità naturali di numeri e desideri nell’amore sessuale e dalla “debolezza maschile” nella sfera psico-sessuale o erotico-sentimentale.
ODIO (2/2)
Avevamo detto “se vogliamo ragionare sui fatti, lasciamo stare i sentimenti”. Ma la “matrix” in cui vive la nostra mente non sono i fatti, bensì le interpretazioni, nelle quali serve prima di tutto un “sentimento del mondo” per stabilire quelle “premesse” da cui poi la ragione potrà “derivare” e “dimostrare” (ché, a meno di non credere al verbo giovanneo o di limitare la nostra esistenza alle realtà “quantitative” di scarso interesse per la felicità umana, nessun discorso ha il potere di dimostrare le proprie premesse e nessun esperimento può provare in anticipo cosa sia “bene” per la nostra vita). Altrimenti è nichilismo.
E difatti, dietro “l’amore per l’umanità”, che ci impone di non amare quell’identità di sangue e spirito da noi storicamente costruita chiamata nazione, e che ci vieta di essere “nazionalisti” in nome del bando all’odio, vi è ciò che lo zio Friedrich già ravvisava nel cristianesimo: l’aspirazione al nulla.
Conosciamo tutti la prima parte del redpill (la pars destruens): i valori (nel caso del tema in oggetto, i valori della donna-angelo del “cor gentil” cui “rempaira sempre amore”, del “romanticismo” con le sue possibilità di conquista e di autorealizzazione, ma pure, in fondo, i valori in nome del quale si chiede all’individuo di non essere egoista: la religione, la patria, la famiglia) sono illusioni. Un giorno qualcuno di voi vedrà anche la seconda parte (la pars construens): le illusioni sono valori.
Lo aveva già capito Leopardi: la vita è infelicissima una volta negato tutto quanto le potrebbe dare valore, senso e bellezza (stato di blackpill). Ecco che, per poter comunque vivere, quindi, all’alba della storia ogni popolo ha “costruito” le proprie premesse di verità e di valore tramite il proprio logos mitopoietico. Qual è la differenza con una qualunque bluepill? Che il proprio mito “redpillato” è scelto in base a quello che si è (per natura o esperienza) e a quello che si vuole (individualmente e come gruppo). Non è accettato come piovuto dall’alto di un “oltremondo” preteso valido per tutti (parole sante quelle di chi dice “non c’è una soluzione redpill valida per tutti”).
A onor del vero va chiarito che neanche il tipo mitologico “redpillato” è “scientifico”. Non può esserlo perché la scienza si circoscrive a quanto può essere oggettivamente osservato e misurato, mentre il mito, per sua natura, deve dare risposte a domande non decidibili, quali “chi siamo”, “cosa vogliamo”, “cosa è bene fare”, deve, cioè dire “verità” sentite come tali solo da chi, per specifici motivi di nascita o esperienza, ha “occhi addestrati a vederle”. Anzi, proprio il fatto che non siano universali rende quelle “verità” atte a fungere da premessa per ogni discorso valoriale fondativo di una identità umana specifica (il teorema di Pitagora, ovvio per tutti, non può fondare una comunità, mentre l'Iliade o l'Eneide, cui non tutti si identificano, ma solo i Greci e i Romani, assieme a chi ancora oggi voglia “sentirsi” tale, sì).
DISCRIMINAZIONE 2/2
I miti dell’antichità greca, romana, persiana, sanscrita e germanica ponevano invece la fonte di ogni valore (e quindi di ogni diritto) in quanto distingue gli uomini fra loro ed eleva gli “aristoi” al “più che umano” del concepire come “vera vita” non quella “corporale e conservativa” data dalla madre, bensì quella spirituale ed ascendente data dal padre, del non contentarsi di perpetuare la vita senz’altro scopo (se non quel benessere materiale e morale da bestiame bovino “voluto in ogni tempo dalla plebe, dalle femmine e dalle vacche”) ma del volere ad ogni costo “il nobile, il grande, l’eroico”, dello sdegnare i “verdi pascoli in cui tutti sono felici perché non succede più nulla” (il sabato dei sabati irriso da Nietzsche, la fine della storia prospettata da Fukuyama) per scegliere di affrontare ogni colpa ed ogni dolore pur di compiere quell’impresa esprimente forza, coraggio e durata tanto da costituire un mito fondativo (ogni città, ogni civiltà, ogni epoca ne ha uno). Davano, dunque, importanza a quanto agito e costruito storicamente dagli uomini. Non a caso erano i miti di chi della storia è stato signore ed artefice (base della cosiddetta Herrenmoral).
Oggi si sta compiendo la maledizione biblica: la distruzione di quelle “città superbe” (intese come civiltà gloriose) in nome della “legge di dio” (l'uguaglianza nel fango originario, al posto della risplendente virtù antica), del “siamo tutti uguali” (ovvero: non ci sono valori in grado di generare una gerarchia fra uomini e quindi di fondare una civiltà tendente verso l'alto). Fino a quando ci sono dei confini, fisici e soprattutto spirituali, fra il “noi” e il “loro” è ancora possibile concepire nel primo termine un “io collettivo” (avente tutte le caratteristiche identitarie proprie dell'io individuale, comprese le contraddizioni proprie alla vita, con in più la forza della moltitudine e la capacità di perpetuarsi nelle generazioni), mentre se i confini cadono (e chiunque può entrare) allora lo stato degenera da identità differenziata (in nome della quale il sacrificio individuale, piccolo o grande, ha un senso) a un tutto indifferenziato. E la coesione sociale lascia inevitabilmente il posto all'individualismo.
Per fermare questa decadenza, sarebbe necessario parlare come Nietzsche: “A me la giustizia parla in un altro modo: gli uomini non sono uguali. E nemmeno devono diventarlo”.
Ma questo radicalismo aristocratico oggi non può neppure più essere pensato. Il minimo tentativo di riconoscere una differenza, di ripristinare una distanza, o anche solo di tutelare le specifiche identità di sangue e spirito ancora esistenti viene bollato come “discriminazione”. E viene tappata la bocca “per principio”, in qualunque contesto, a chiunque non si conformi alle idee egalitarie. Ecco perché, se vogliamo ricostruire la possibilità di differenziazione storica (che è la caratteristica distintiva precipua dell’uomo rispetto agli altri animali), dobbiamo dire come farebbe lo zio Friedrich: alla malora l’antidiscriminazione
DISCRIMINAZIONE (1/2)
In matematica, il discriminante è il termine che permette di distinguere le due soluzioni delle equazioni di secondo grado. Dal latino “discrimen”, discriminare significa etimologicamente “riconoscere come diverso ciò che è diverso”. Parrebbe quindi un attributo preciso della “Ratio” (la famosa ragione), il presupposto, magari, di quel senso di giustizia originario che si riassumeva nella massima latina “sui cuique tribuere” (dare a ciascuno il suo). Se oggi ci appare come il “crimine fra i crimini”, il “peccato fra i peccati”, il motivo non proviene da un discorso logico-razionale, bensì da un discorso mitico-valoriale.
Ormai la “lotta alla discriminazione” è arrivata al punto tale che persino notare, su basi biologiche, la differenza dei sessi, è considerato “sessismo”, così come evidenziare, su basi storiche, le differenze fra le cosiddette “razze” (o, meglio, i diversi risultati delle diverse civiltà, delle diverse tipologie umane, nella storia) è bollato di “razzismo”.
L’attuale mitologia egalitaria (oggi laicizzata sotto il nome di “diritti umani”) è figlia del cristianesimo in quanto basata sullo stesso sentimento del mondo di chi pone la fonte di ogni diritto (e quindi di ogni valore) nel fatto bassamente biologico di appartenere alla stessa specie (direbbe il linguaggio religioso: “di essere ugualmente figli di dio”). E considera “peccato” qualunque violazione dell’egalitarismo primordiale in nome di valori e identità costruite storicamente dall’uomo (maledizione della storia). Puzza pure di matriarcato, in quanto la base di tutto è “essere nati da una donna” (nel linguaggio matriarcale, la “madre=matrice=matrix” cosmica da cui ogni individuo dirama e a cui ogni individuo riorna dopo un’esistenza effimera) e all’uomo non è concesso di “fare nulla per cambiarlo” (vi ricorda qualcosa questa frase?). Non a caso è stato il mito di popoli restati fuori dalla storia a maledirla (i cosidetti “popoli sacerdotali”) o di tipi umani storicamente schiavi (i primi entusiasti cristiani). Ed è oggi il substrato valoriale di chi (i bluepillati progressisti) accetta di essere (“solo in amore e solo in nome dell’amore”, pensa il bluepillato, ma realtà – tramite i meccanismi della tirannia erotica, della perfidia sessuale, dell’illusione e dell’inappagamento continui – in tutto e per via di disparità naturali di desiderio che di propriamente umano e sentimentale non hanno nulla) servo delle donne.
Suggerisco un articolo al redpillatore, perché non scrive le ragioni per le quali le donne sono più attratte dai "tenebrosi" ed al contrario tendono a dare meno punti ai tipi molto socievoli , sarebbe da associare all articolo sul tipo perché alcune donne sono attratte dai criminali
"8) Se vuoi commentare in anonimo creati almeno un nick di fantasia (Vedi: Nome/URL) per evitare che chi leggerà faccia confusione tra i vari commentatori."
Cari Anonimi, che cosa non avete capito del punto 8?
Finalmente. Spero che d'ora in poi sia fattibile leggere i commenti senza prendersi mezza giornata di ferie. La sintesi, ragazzi. La sintesi!
Sul punto 2, va considerato che dagli off-topics talvolta scaturiscono per associazione di idee altri ottimi spunti di discussione. Ovviamente, ci vuole buonsenso e non bisogna esagerare.
Sarebbe interessante che i like ed i dislike non fossero anonimi , per me ci sarebbero delle belle sorprese.
Un grazie a tutti per avermi fatto sentire Max Verstappen! Qualche anno fa, se vi ricordate, venne introdotta in F1 la regola del “non cambiare traiettoria più di una volta in frenata” per impedire all’immaturo olandese volante di compiere quelle indisponenti manovre di difesa che lo caratterizzavano nei “corpo a corpo” con i vari Hamilton, Vettel, Raikkonen. Ora, addirittura, il redpillatore (che sempre sia lodato il Suo nome) pubblica un post per rimarcare i limiti di lunghezza sui commenti dopo il putiferio suscitato dai miei interminabili interventi.
Ammetto di soffrire di diarrea verbale e mi scuso ovviamente del relativo effetto “spam” su qualche lettore. Poiché altri lettori trovano comunque degli “stimoli” (spero non in quel senso…) in mezzo ai miei “muri testuali”, vi chiedo di lasciarmi guarire gradualmente. Non potete pretendere che diventi d’improvviso breve come Ungaretti, lapidario come Eraclito, o aforismatico come Nietzsche (o come l’utente daouda, simpatica riduzione romanesca del Nostro). Vi prometto, però, che cercherò di contenere il mio pensiero in un numero decrescente di messaggi.
Facciamo una prova (se poi al redpillatore- che sempre sia lodato il Suo nome – non piace, può sempre cancellare).
Mi concentrerei, in aperta polemica non con questo blog, ma con il mondo politicamente corretto dei social, sul punto 5.
In linea teorica, tutti siamo d’accordo sull’inopportunità di lanciare messaggi contenenti, al posto delle argomentazioni, messaggi come “tu non puoi stare qui perché sei troppo bianco/nero, alto/basso, maschio/femmina, magro/grasso, ecc.”, come “quelli come voi rovinano il mondo, dovreste essere sterminati”, o come “ti aspetto sotto casa!”. Se si cerca di dialogare su un piano logico al fine di costruire una conoscenza oggettiva, non importa chi sia l’autore, ma solo il suo messaggio (non importa il maestro, ma l’insegnamento, dice la Tradizione, da cui il principio dell’universalità degli studi). Da qui la “non-discrimination policy”. Se si vuole ricostruire una rappresentazione attendibile della realtà dei fatti, i sentimenti sono i peggiori testimoni. Da qui la messa al bando dell’odio (ma anche del troppo amore). Se provengono da individui anonimi, magari pantofolai, probabilmente neanche tanto sviluppati muscolarmente, o comunque non certo a capo di una forza militare, le minacce, gli insulti o gli incitamenti al massacro sono, prima di tutto, privi di valore-significato, e quindi spam. Da qui la messa al bando del discorso violento.
In pratica, non posso però fare a meno di notare di come la triade “discriminazione, odio, violenza” funga oggi da pretesto per togliere la parola a chi non si allinei al mainstream, proprio mentre, ironicamente, le discriminazioni contro gli uomini sono agite dagli stati e dalle corporates con il nome di “azioni positive”, la misandria e l’odio contro millenni di civiltà europea (ridotta oggi dalla narrazione dominante ad “oppressione/sfruttamento/schiavitù” di cui il “maschio-bianco-occidentale” dovrebbe sentirsi in colpa e per cui dovrebbe accettare la propria estinzione) sono istituzionalizzate, e la violenza più brutale è agita dagli stati “democratici” quando serve loro bombardare nemici esterni (principalmente stati sovrani che non si piegano a Wall Street, vedi la Libia o la Siria), rivolgere gli ordinamenti di paesi non allineati (vedi i casi del nordafrica 2011 e dell’Ucraina 2013) o reprimere nel sangue rivolte interne (principalmente cittadini stanchi degli effetti dell’austerity, del “progresso”, dell’ultra-liberismo, vedi gillet gialli ieri e ceti medi cileni oggi).
Non ho un esercito per combattere tutto questo, ma posso, almeno, ripulire le parole dalla patina blu della mitologia moderna, facendo riemergere il fulvo e lucente significato originario per voi, amici, che avrete la pazienza di leggermi.
Ecco quindi che ora, chiedendo permesso al padrone di casa, dovrei postare 2.639 parole per commentarne 3. Che faccio?
Trovo personalmente che molti articoli trattati in questo blog trasudino una misoginia di livelli altissimi e probabilmente esagerati.
È un peccato perché in tutti gli articoli si parla di tematiche interessanti e obiettivamente reali, spesso inconfutabili.
Vista la mia esperienza di vita personale, potrei quasi sentirmi parte della corrente redpill, visto che sono un 36enne maschio senza esperienze e senza speranze, senza prospettive e senza più alcuna voglia/motivazione di pensare ad un futuro fatto di relazioni o famiglia. Niente di niente. Fa parte del passato (che non c’è stato).
Ma la linea editoriale di questo blog mi sembra troppo avvelenata da un odio profondo verso tutto il genere femminile, che viene ripetutamente disprezzato in termini assolutistici, quasi fosse sottinteso che ciò che viene descritto qui sia sempre vero e valga per tutte le donne.
Non conosco le ragioni di tutta questa misoginia, ma immagino che saranno il risultato di una vita di lunghe sofferenze nei rapporti con il gentil sesso.
Quello che ti voglio dire, Redpillatore, è che avrai avuto anche tu una madre, suppongo, nella vita, perché dubito fortemente tu sia un bot elettronico o il frutto di una gestazione artificiale.
Chi ti ha dato la luce è stata sicuramente una donna, in un giorno di un passato non troppo lontano. Vuoi forse farci credere che anche per tua madre nutri lo stesso rancore, gli stessi pensieri e ragionamenti misogini che esponi in questo blog?
Io non penso questo e voglio sperare ovviamente di no. Ma quando scrivi un pezzo, in futuro, il mio onesto consiglio è di rileggerlo tutto e di riflettere su quello che trovi scritto in queste umili righe: tutto ciò che scrivi contro le donne può essere valutato anche per colei che ti ha dato la luce… Ci hai mai pensato?
Forse no? Riflettici…
Ti chiedo scusa se sono sembrato arrogante e se ho tirato in ballo la persona sicuramente a te più cara al mondo, ma se non lo fa nessuno è giusto che ci sia pur qualcuno a farlo, e forse ti sembrerà ancora più singolare che a farlo è praticamente un incel che dovrebbe essere un profondo misogino!
La realtà come vedi può nascondere eccezioni fuori della regola.
Chiudo quindi con il mio consiglio per migliorare il blog: prendi qualche minuto per riflettere su quanto incida la misoginia nei tuoi racconti, e se ne valga davvero la pena nel perpetrarla… Te lo dico perché io ho fatto lo stesso nella mia vita: ha senso portare odio e rancore verso chi non mi considera? No. Ho capito che non valeva la pena rovinare ciò che restava della mia vita con un’acidità ulteriore che mi avrebbe solo distrutto.