Vento di Passioni |
Vento di Passioni
Una caratteristica che più spesso accomuna i film che ho maggiormente apprezzato in vita mia è la capacità dello sceneggiatore di descrivere efficacemente le dinamiche sociali che coinvolgono i personaggi.
Non sempre però riesco a cogliere già dalla prima visione tutte le varie sfaccettature psicologiche dei protagonisti, anche perché un film viene inevitabilmente filtrato dallo spettatore, che lo guarda con gli occhi delle proprie esperienze personali e che talvolta non ha la maturità sufficiente per capire tutti i risvolti e ci riesce solo con una seconda o terza visione a distanza di tempo.
E’ quello che è accaduto a me questa sera con Vento di Passioni, un film bellissimo che credo di aver visto almeno 3 o 4 volte ma quasi sempre da bambino/ ragazzino e che stasera ho riguardato, rimanendone piacevolmente sorpreso quasi come fosse stata la prima volta.
Il film ruota intorno alle vicende della famiglia di un ex colonnello degli Stati Uniti ritiratosi in una fattoria del Montana.
Lui e la moglie hanno 3 figli: Alfred, Tristan e Samuel.
Alfred, Samuel e Tristan |
Il padre si trova a crescerli da solo perché la madre pianta tutta la famiglia per andarsene in città.
Da adulti due diventano esteticamente dei normaloidi/ normocarini, mentre il terzo, Tristan, è il belloccio ribelle della famiglia, nonché quello più amato.
Nel film è interpretato da un Brad Pitt trentenne (il film è del 1994), che viene presentato con un fisico atletico, lunghi capelli biondi ed è semplicemente lo sventrapapere per definizione.
Difficile trovare un personaggio cinematografico che incarni il prototipo del Chad così alla perfezione.
Siamo nel 1914 e il figlio più piccolo, Samuel, porta a casa la sua fidanzata Susannah dalla città.
Lei è un pezzo di gnocchetta quindi anche gli altri due fratelli, complice il fatto che vivono in un posto così sperduto e povero di figa che dopo un po’ arrivi a trovare attraente perfino la femmina di un orso grizzly, rimangono affascinati da lei e fanno un pensierino a darle una bottarella. Si fa per dire, visto che lei è casta e pura e deve sposarsi.
Ad un certo punto però scoppia la prima guerra mondiale e il promesso sposo, mosso da qualche strambo ideale di onore e patriottismo, anziché sposarsi e stantuffare la sua mogliettina come se non ci fosse un domani, decide come un coglione di arruolarsi e partire per l’Europa, dove finisce per lasciare le penne bucherellato da una mitragliatrice tedesca.
Ora inizia la parte figa redpill, perché la ragazza del defunto, prima riceve una proposta di matrimonio da parte dell’altro fratello normaloide e poi, dopo aver respinto il pretendente senza neanche troppi giri di parole, si va a consolare tra le braccia del fratello figo e trasgressivo, che la ingroppa come una delle giumente selvatiche che è solito domare nella fattoria.
Il fratello scartato ovviamente rosica mica poco, anzi intima al defloratore di sposarla “per farne una donna onesta”.
Ma il belloccio non è pronto per accasarsi e se ne va, lasciando la ragazza e la famiglia per imbarcarsi e andare in giro per il mondo a fare una vita da avventuriero, durante la quale si droga, tromba come un dannato e se ne frega altamente di Susannah che è lì che lo aspetta come promesso e che ha intenzione di “aspettarlo per tutta la vita”.
Nel frattempo Alfred se n’è andato in città e lì ha fatto prima denaro con il commercio e poi carriera politica, ma ad un certo punto ritorna a casa, casualmente nel momento in cui Susannah ha appena ricevuto una lettera dal trombatore errante in cui lui le dice di dimenticarlo e farsi una vita.
E lei che fa?
Beh, il tempo passa, lei sta invecchiando, e l’altro fratello è diventato pieno di soldi: improvvisamente non le pare più una cattiva idea sposarlo.
Tristan ritorna tempo dopo e decide finalmente di sistemarsi.
Ma non torna più ad insidiare la moglie del fratello, nonostante questa continui ancora ad essere innamorata di lui, bensì si trova una giovane e fresca mogliettina, che sarebbe poi una vecchia conoscenza che fin da ragazzina era sua spasimante (non c’è nulla da fare, lo bramano proprio tutti).
Il finale è piuttosto sul tragico e non ve lo voglio anticipare, però alla fine di tutti questi intrecci redpillatissimi, con i brutti che crepano o fanno da beta provider e i belli che invece se la spassano, c’è una frase che riassume perfettamente cosa significhi avere il bel faccino e la dice un ormai redpillato Alfred a Tristan:
“Io ho vissuto seguendo tutte le regole… degli uomini, di Dio… e tu
non ne hai seguita nessuna… e tutti ti hanno amato di più… Samuel,
nostro padre e mia… perfino mia moglie.”
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Quando ti chiami Susannah e ti dicono di farti una famiglia, ma tu capisci male…
Crimini e misfatti, Woody Allen.
La presa di coscienza che fare i bravi ragazzi non serve a nulla (se non in là con gli anni, come betabucks) e conta solo il bel faccino, sarebbe parte della red pill rage?
beh, stasera lo guarderò!