Notte prima degli esami, Fausto Brizzi (2006) |
Seconda puntata della serie “Crudezze Liceali”. La prima parte la puoi trovare al link qui sotto:
Crudezze Liceali – Parte 1
ALLA RICERCA DEL PRIMO BACIO
Avevo 15 anni e passavo 5 ore al giorno in un ambiente a maggioranza femminile che tentava costantemente i miei ormoni, ma ancora non avevo avuto alcun contatto fisico con l’altro sesso, a meno che non vogliamo includere le volte che alle feste capitava un lento e qualche ragazza, con enorme magnanimità, si lasciava abbracciare anche dagli impuri maschi sotto al 7.
Quelle serate furono sempre momenti pieni di speranza, in cui uno poteva quasi riuscire a dare una forma al concetto di amore, anche se poi non accadeva nulla di concreto ma solo un enorme viaggio nella fantasia.
Esiste un unico profumo femminile di cui io mi ricordi il nome, ed è l’Hypnotic Poison di Dior, uscito in quegli anni e molto di moda tra le ragazzine dell’epoca.
L’associazione tra quel profumo e quelle serate è ancora così forte in me che se dovessi dire che profumo ha l’amore direi senza dubbio: “Dior”; e lo sapete che io non sono molto fanatico di PNL e di minchiate pseudoscientifiche ma vi assicuro che l’ancoraggio che si è creato nella mia mente tra quel profumo e tutti i miei ricordi adolescenziali è così forte che quasi sempre, quando lo sento, da una parte non smetterei mai di lasciarmi trasportare dal suo aroma, dall’altra mi sforzo di distogliermi da quella fragranza per paura di abituarmi e far perdere di significato a tutte le emozioni che quella brezza si porta dietro.
Lo so cosa starete pensando: “Sta facendo pubblicità occulta alla Dior”.
E invece no, sto proprio sclerando di mio.
Comunque ritorniamo alle feste in cui speravo di sbaciucchiare qualche fighetta.
Molte di queste erano organizzate proprio da un mio compagno di classe.
Era molto ricco di famiglia e usava la sua villa in collina per organizzare piccole festicciole.
Era un bravo ragazzo, di buona famiglia, intelligente, bravo a scuola e anche molto simpatico ed estroverso. Ma era brutto, e tutte le sue presunte qualità non gli impedirono di essere schifato sessualmente dalle tipe per quasi tutto il periodo delle superiori.
Ciononostante aveva molte amicizie femminili e una di queste era una cerbiattina nordica di un’altra classe che io desideravo tanto conoscere.
Da buon amico si offrì di invitarla ad una festa successiva, con lo scopo di presentarmela, ma senza ovviamente dirle nulla sulle mie intenzioni e il piano ebbe successo, almeno per quanto riguarda le presentazioni.
Peccato che il mio nome fu l’unica cosa che ebbi occasione di dirle quella sera: tutta la sua attenzione fu monopolizzata da un altro invitato alla festa e io passai tutta la serata a guardare lei che flirtava insieme a lui, in attesa di riuscire a ritargliarmi 5 minuti per avere la possibilità di mostrarle la mia personalità.
Ora so che, in fondo, avrei potuto risparmiarmi quella scena patetica da spettatore della felicità altrui, ma all’epoca, quanto dovevo essere stupido?
Pensate che un paio di settimane dopo ci sarebbe stata la festa di compleanno di un’altra nostra amica, e ancora ero speranzoso di una rivincita, dal momento che in teoria il mio rivale non ci sarebbe stato, ma quella volta andò pure peggio perché lei fece di tutto per imbucarlo alla festa e io, nella prospettiva di passare un’altra serata come la precedente, me ne rimasi a casa e preferii perdere i soldi già spesi per la festa piuttosto che la dignità una seconda volta.
Comunque finì che lui se la limonò e poi la sfanculò. Non era realmente interessato a lei e le occasioni non gli mancavano, venni a sapere proprio da lui che la considerava solo un modo per fare numero e aggiungere una tacca alle sue esperienze.
Questa vicenda però mi fece capire una cosa importante: se avessi continuato a fissarmi solo sulle ragazze che mi piacevano di più sarei veramente crepato con il cazzo in mano.
Max Pezzali e le sue canzonette mi avevano fottuto troppo il cervello e avevo bisogno di demitizzare la figura femminile e prima di tutto di sviluppare competenze sociali, visto che ero pure un totale inetto.
Per farlo avevo bisogno di provarci con molte tipe, anche con quelle che non mi piacevano.
Iniziò per me la fase di rimorchiatore seriale.
LA SVOLTA
Ero ancora lontano dal mio primo bacio, la volta in cui ci ero andato più vicino probabilmente fu al mare in Croazia l’estate del 2001 con la polacchina di cui ho parlato nel mini-articolo “Ricordo di un’Estate“, il che è tutto dire.
(Cavolo, sono già passati 17 anni. Pensate che ci sono ragazzine che all’epoca neanche non erano nate e che ora hanno già avuto più esperienze sessuali di buona parte dei miei coetanei ahah)
Anche le speranze che nutrivo di combinare qualcosa durante la prima gita scolastica, ritenendo erroneamente che si trattasse di una circostanza più favorevole, si rivelarono un buco nell’acqua.
Anzi, quel viaggio organizzato dall’istituto, raccontato brevemente nell’articolo “la Grotta” fu per me una crudezza ancora peggiore, dal momento che per la prima volta ebbi modo di confrontarmi con quella bestialità che assale con impeto le donne quando si trovano lontane da casa e approfittano immediatamente della minore pressione sociale.
Però ero perseverante, prendevo già molti pali e analizzavo scientificamente i miei approcci cercando di capire a posteriori quali potessero essere stati i miei errori.
Ero arrivato anche al punto di documentarmi, andando a spulciare in libreria (all’epoca non avevo internet, e in ogni caso il web non offriva molte informazioni di questo genere) alla ricerca di qualche risorsa che mi potesse essere utile e finendo per acquistare uno strambo libro di seduzione che non aveva nulla di utile dal punto di vista seduttivo ma solo cazzate tipo “tuo padre è un ladro?”.
Una volta feci l’errore di lasciarlo nello zaino e un bulletto della classe lo vide e mi ridicolizzò davanti a tutti con un senso di superiorità che aveva un che di grottesco se consideriamo che anche la sua carriera sentimentale liceale fu costellata da una serie di innumerevoli pali, prima di riuscire a iniziare una relazione, nella quale lui era quello subordinato, con la meno peggio che riuscì a trovare ma , con tutta probabilità, non a trombare.
Questo per farvi capire come il mio percorso di “automiglioramento” seduttivo sia sempre stato in salita fin dall’inizio.
Un primo barlume di speranza venne da una mia compagna di scuola più matura ed esperta di me.
Era di origine meridionale e aveva anche un fidanzato giù ma non soffriva per nulla di solitudine, non so se mi spiego.
Passavamo molto tempo, ci vedevamo anche dopo scuola e sembrava starci, ma con tutta probabilità stava solo giocando con me e si divertiva a provocarmi. Infatti non ci conclusi mai nulla.
Penso che il suo fidanzato sospettasse qualcosa dei suoi intrallazzi e una volta, non so se più per il desiderio di vederla o per il sospetto di essere cornuto, attraversò la penisola per venire a trovarla.
Io ero un po’ nervoso.
Avevo già conosciuto gente del sud ma erano tutti meridionali polentizzati, cioè che avevano acquisito le usanze del nord, mentre questo era proprio un terrone di quelli originali fresco fresco e non avevo idea di come comportarmi, dal momento che non ne avevo mai frequentato uno in un contesto simile.
Io all’epoca pensavo che al sud i maschi avessero l’usanza di salutarsi scambiandosi bacini o roba del genere e la cosa un po’ mi scocciava ma non volevo dare l’impressione di essere superbo o distaccato, così, quando quel giorno andammo a prenderlo in stazione, gli andai incontro e gli diedi due baci sulla guancia come se fosse una ragazza lol
Lui mi guardò in modo strano e sicuramente fece rientro a casa molto sollevato del fatto che gli amici della sua ragazza, che lui credeva fossero minacce, erano in realtà omosessuali, senza sapere che i suoi veri rivali neanche li avrebbe mai visti e mentre lui era in treno già stavano ricominciando a insidiare la sua ragazza.
Possiamo aggiungere altra crudezza alla crudezza? Questo tipo era almeno un 7. L’ipergamia non ha freni.
LA PRIMA NOTTE FUORI
Venne anche il momento della prima gita scolastica di più giorni.
Era Aprile 2002 e la meta Firenze.
Come può non scappare un bacetto in un simile contesto, una notte spesa in una delle più belle città d’Italia, in un albergo tutto per noi ragazzi, durante quella che probabilmente per molti sarebbe stata la prima concreta occasione di trasgredire?
E in effetti la festa non mancava, tipe ubriache che giravano per le stanze e molte occasioni di provarci.
Non me ne lasciai scappare una, ci provavo un po’ con tutte quelle che incontravo nei corridoi e nelle stanze, ovviamente senza ottenere nulla, anche perché a inizio serata avevo iniziato a bere e a fine serata ancora bevevo e ormai ero evidentemente sbronzo.
Mi buttai a provarci anche con le ragazze di un’altra scolaresca, e sparando cazzate riuscii a prendere in simpatia due tipe. Erano di Novara, o forse di Alessandria, o forse di Cremona, e avevano un paio di anni più di me.
Erano abbastanza trashone, ma me le ricordo sopra la sufficienza anche se ora non riesco più a tracciare col pensiero la loro fisionomia.
Facevano uso di droga, probabilmente anche cocaina o roba del genere, e quando ormai tutti gli studenti erano andati a dormire loro erano ancora sveglie.
Dopo una serata spesa a prendere pali erano la mia ultima possibilità concreta e decisi che dovevo entrare in camera loro; però agivo in solitaria e non avevo nessun pretesto, mi occorreva una spalla.
“Ragazzi, chi viene con me?”
Nessuno dei miei compagni aveva la mia stessa sfacciataggine.
“Vengo io”
Spuntò un ragazzo dell’altra classe che era venuta in gita con noi (stesso liceo ma altra sezione).
Lo conoscevo a malapena ma quella sera si era creata una buona affinità e avevo utilizzato la sua camera come base di riferimento, pianificando anche di fermarmi a dormire lì; lui era molto simpatico ed estroverso anche se esteticamente normaloide, e si rivelò un ottimo “acquisto”.
Bussai alla porta della camera delle due, chiedendo loro se potevamo entrare, e loro accettarono.
Erano sul letto in reggiseno e stavano fumando erba con le luci soffuse.
Iniziammo a partecipare al loro mini festino a base di cannabinoidi, ridendo e scherzando.
Il mio compagno di avventure venne preso subito in simpatia da una delle due e lei lo invitò a togliersi la maglietta, quella che invece era seduta sul letto più vicino a me mi provocava soffiandomi il fumo in faccia.
Per non rimanere l’unico vestito e far la figura dell’idiota mi levai la maglietta, rimanendo a petto nudo.
Ero piuttosto sicuro che di lì a poco sarebbe arrivato il momento che tanto aspettavo, in fondo per quelle due tipe cosa sarà stato un bacio? Quasi sicuramente non erano già neanche più vergini, figuriamoci che importanza potevano dare ad un misero bacetto.
C’era un clima di fortissima tensione sessuale, mezzi nudi e sballati con gli ormoni in tiro.
Avevo accanto questa tipa diciottenne con delle belle tettine e flirtavamo toccandoci.
Ci provai brutalmente, praticamente buttandomi addosso a lei sul letto, ma lei mi scansò come un cane bagnato facendomi vergognare al punto che in pochi secondi mi passò perfino la sbronza che avevo in corpo.
Si divertirono parecchio a prenderci per il culo quelle due tossichelle, e lo capimmo ancora di più in corriera al ritorno quando il mio socio mi chiese se avessi visto la sua maglietta.
Appena dopo avergli ricordato che l’ultima volta che lo avevo visto indossarla eravamo nella stanza delle tipe, ci volle giusto una frazione di secondo per renderci conto in simultanea che lo avevano fregato.
Lui perse la sua maglietta e io persi (ancora) la mia dignità, ma quella sera entrambi guadagnammo una buona amicizia.
Quell’episodio umiliante non fu però l’ultimo della nottata.
Quando me ne tornai in camera infatti trovai una compagna ubriaca che dormiva su quello che sarebbe dovuto essere il mio letto e mi sdraiai vicino a lei.
In preda ad un ultimo rigurgito masochistico, ancora mezzo strafatto, mi avvicinai al suo viso e pronunciai quelle 4 parole che decretano il raggiungimento del punto più basso e infimo a cui possa arrivare un uomo: “Mi dai un bacio?”
“Ma che dici red, dormi che è tardi” neanche si scompose minimamente per la mia richiesta, tanto doveva esserle sembrata assurda e dovuta esclusivamente ai fumi dell’alcol, e per fortuna il giorno seguente non ritornò più sulla questione.
Ma questo ultimo colpo mi tolse completamente anche il sonno e non riuscii a dormire per tutta la notte.
E ora fa ridere ricordarlo, ma quella notte silenziosa in quell’alberghetto di Firenze, reduce da una serie di laceranti sconfitte, solo con i miei pensieri e nel pieno della mia adolescenza, temetti seriamente che non avrei mai dato un bacio ad una ragazza in vita mia. E vi assicuro che non ridevo proprio per un cazzo.
Continua…
Che bel periodo di m@@@a quello del liceo.
E non capisco (mi sembra una cosa tipicamente italiana) come quei cinque anni in cui di fatto non sei ancora formato e pronto ad affrontare la vita sia esaltato come il miglior periodo della vita…mavafff !!
Ora ho 45 anni e rispetto a quel periodaccio posso dirmi di essermi preso molte soddisfazioni dalla vita.
Vivo per conto mio, il lavoro tra alti e bassi in generale mi soddisfa, e grazie alla rete ho avuto molte esperienze sessuali (ormai ho perso il conto ma penso di aver superato da poco quota cento grazie e soprattutto alla rete).
Ho avuto anche molti vantaggi e semmai sarà invierò un articolo dedicato.
Dico solo ai giovani lettori di tenere duro che finito il liceo già all'università è decisamente un altro vivere e di molto migliore.
In un certo senso li invidio perchè grazie al web (ed ai saggi consigli di chi scrive come il redpillatore 🙂 )possono valutare possibili soluzioni e non rifugiarsi nel proprio microcosmo.
Lunga vita e prosperità a tutti (ebbene si lo ammetto sono un ex-nerd 🙂 )
Esperienza crudissima, anche se ammetto che mi ha fatto molto ridere (perché mi sono immedesimato: si tratta di risate grasse e disperate). Il liceo è un vero incubo, ti distrugge tutte le aspettative (almeno, questo è ciò che personalmente mi è capitato). Io certe figure non me le sono fatte, perché sapevo benissimo a cosa andavo incontro, ma è stato devastante vedere i bellocci passarsi (negli anni, si intende) le uniche due gnocche della classe. Nei gruppi chiusi è possibile vedere la realtà in tutta la sua crudezza, a tal punto che non ho mai sentito nessuna, nella mia classe, esternare sciocchezze del tipo "conta il carattere…".
codardo! elimina!
Questo commento è stato eliminato dall’autore.