Lorenzo Crespi |
Giovinezza Perduta
In questi anni che ho passato frequentando le varie community a tema redpill o incel non ho potuto fare a meno di notare come la stragrande maggioranza degli utenti diventi molto insofferente quando si va a toccare l’argomento gioventù.
E’ molto sentito il dolore di una giovinezza perduta o, per chi è ancora giovane, di una giovinezza che sta sfuggendo e in effetti, se dobbiamo essere obiettivi, dal punto di vista sessuale e relazionale, per la maggior parte degli uomini raramente l’età giovanile rappresenta il periodo migliore della vita, anzi piuttosto il contrario.
Sempre meno ragazze giovani sentono la pressione sociale di sistemarsi in una relazione a lungo termine, la nostra società incoraggia le donne a fare le loro esperienze, a cavalcare l’onda dei sentimenti di breve durata, perché tanto “per la famiglia c’è ancora tempo”.
In questo contesto ovviamente la donna è libera di dare sfogo alla propria ipergamia ed essere il più possibile selettiva.
E così, mentre le ragazze giovani vivono una vita al massimo, la maggioranza dei loro coetanei prende quello che passa il convento nel migliore dei casi, o vive l’inferno nel peggiore.
Se ci pensate è piuttosto paradossale che il momento in cui un uomo è nel pieno della propria salute e delle proprie forze, con i livelli di testosterone che raggiungono il picco e rendono massimo il desiderio sessuale, sia proprio quello in cui egli ha le minori probabilità di dar sfogo ai suoi impulsi, mente la donna, che vive invece la fase di minor desiderio sessuale, abbia invece il massimo delle sue opzioni.
Avere salute, zero responsabilità (o quasi), avere un sacco di sogni, desideri e speranze verso il futuro ed essere totalmente bloccati in uno degli aspetti più importanti della vita, ovvero quello sessuale / relazionale. Ironico davvero.
Ma non è di ingiustizie sociali che vi volevo parlare oggi, bensì di percezioni.
La giovinezza è percepita da molti quasi come una parte separata della vita e non come un periodo transitorio tra una fase e l’altra.
Alcuni arrivano anche a sostenere che le uniche esperienze che meritano di entrare nell’albo d’oro dei ricordi sono quelle che si vivono da giovani, che quello che viene dopo non conta più, è irrilevante.
Io l’ho sempre vista in modo leggermente diverso, considerando la vita un po’ come un bilancio, dove si possono dare dei voti positivi alle gioie e dei voti negativi ai dispiaceri.
I voti negativi vengono sottratti ai positivi e il punteggio che rimane rappresenta il livello globale di felicità.
Chiaramente le emozioni date dalle esperienze sono in gran parte soggettive, per alcuni un’esperienza può essere qualcosa di fantastico, mentre per altri la stessa può risultare indifferente o addirittura catastrofica.
Alla base di questi presupposti penso che la giovinezza funga un po’ da moltiplicatore.
La medesima esperienza vissuta a 40 anni generalmente non vale come se l’avessimo vissuta a vent’anni ma vale molto meno.
Per dire, se a 40 anni vale +1, a 20 vale +2. Numeri buttati un po’ a caso giusto per far capire di cosa parlo.
Ultimamente però sto riflettendo sul fatto che forse queste mie considerazioni sono buone in un’ottica razionale, ma poco o nulla a livello umano.
Ieri mi capita sotto gli occhi il video di un litigio fra Lorenzo Crespi (foto sopra) e alcuni opinionisti in un dibattito televisivo sui vip caduti in disgrazia.
Lorenzo Crespi è un attore che in passato è stato molto famoso e ha recitato in alcuni film e serie televisive di successo.
Se si va ad esaminare la sua biografia ci si accorge di come la sua giovinezza l’abbia vissuta praticamente in modalità Dio, grazie principalmente alla fortuna di essere nato di bell’aspetto.
Da ragazzo faceva già il modello per Armani, a vent’anni già aveva recitato in diversi film.
Ha avuto donne (una relazione con Manuela Arcuri teenager e sicuramente molte altre attrici e modelle fighette), denaro, fama. In pratica tutto quello che la gente comune sogna.
Ora però si avvicina ai 50 anni e le sue condizioni di salute sono peggiorate e chiede aiuto perché si trova in forti ristrettezze economiche e non è più in grado lavorare.
Per quanto sia per me un estraneo, anche se in dieci vite io non riuscirò mai a vivere quanto lui ha vissuto in una settimana del suo periodo d’oro, mi riesce ugualmente difficile non provare un minimo di empatia di fronte al suo appello disperato.
Tutto ciò che è stato viene all’improvviso annullato dalla sua condizione attuale, la bellezza è sfumata e con essa il denaro e lo status, i suoi occhi da belloccio che prima bagnavano tante fighette ora sono solo bagnati da lacrime e dubito che gli capiti anche solo di sfuggita di pensare alla sua passata vita da latin lover mentre sta nella sua casa senza acqua né riscaldamento afflitto da problemi polmonari.
Tutte le mie considerazioni sui bilanci numerici svaniscono in un attimo perché ti rendi conto che alla fine la vita la vivi nel presente. Non nel passato o nel futuro, ma adesso.
Ciò che è stato è stato e che sia stato bello o brutto rimane sempre slegato dalle sensazioni che stai provando in questo momento, che sono le uniche che contano.
Non credo nell’esistenza di qualcosa come il “vivere di ricordi”, una persona vuole essere felice sempre, in ogni momento della sua vita, e ripensare ai momenti di spensieratezza passati non è abbastanza, soprattutto se il presente è disastroso.
Mi vengono in mente le parole di mio padre, che ogni tanto si diverte a raccontarmi un episodio riguardante la rottura di un’otturazione.
Quando andò dal dentista per rimediare al problema si sentì rispondere che in fondo poteva anche ritenersi fortunato perché l’otturazione gli era durata diversi anni.
” Cosa poteva importarmene che l’otturazione fosse durata tutti quegli anni quando stavo lì con il dente dolorante?Pensavo solo al mio dente in quel momento, non agli anni trascorsi con l’otturazione integra.”
Ecco, anche la vita è un po’ così, positivi o negativi che siano stati i momenti passati alla fine scorrono e ti ritrovi sempre e solo a confrontarti con il presente.
Anzi spesso le cose buone le diamo per scontate e non riusciamo neppure ad apprezzarle a pieno, mentre le cose brutte pesano come macigni.
Se ne rendeva bene conto Giacomo Casanova mentre era intento a scrivere le sue memorie, dalle sue pagine traspare proprio questa prospettiva riguardo alla sua vita.
Lui è lì, anziano, ridotto in povertà e ridicolizzato da tutti, che cerca di vivere una seconda esistenza mettendo nero su bianco i suoi ricordi, ma tra un’ avventura giovanile e l’altra si percepisce proprio il tono amareggiato dell’autore, che si rende conto che ciò che è stato è ormai passato per sempre e al suo posto rimane solo un presente che, confrontato con i gloriosi ricordi, non fa altro che diventare ancora più doloroso di quanto già non sia.
Se è per questo, è perfino peggiore vivere male il presente quando viceversa il passato è stato glorioso, mitico, superbo. Uno che è sempre stato male, se continua a stare male per lui è normale. In particolare, se uno è sempre stato povero anche prima, vive la sua povertà attuale molto meglio di uno che era ricco e ha perso tutto. Io personalmente non amo parlare di "giovinezza", perché uno che usa espressioni come "da giovane" si autodefinisce vecchio, prossimo alla fine, cosa che io, avendo da poco superato gli anta, non mi ritengo. Tuttavia non nascondo che la mia adolescenza ed i miei 20 anni hanno fatto cagare, e costituiscono una ferita non dico ancora aperta, ma che comunque ha lasciato una cicatrice visibile. Uno di solito dovrebbe avere a 13-14 anni il primo bacio, a 16-17 la prima trombata, poi la prima storia, e così via : per me non è esistito nulla di tutto questo. Ho cominciato ad ingranare solo passati i 25 anni, purtroppo ho commesso l' errore di fidanzarmi e sposarmi con una tipa che non dico fosse la prima che mi era capitata, ma poco ci mancava. Ma poi le migliori soddisfazioni le ho avute una volta naufragato il matrimonio, quindi mai dire mai, mai credere di essere finiti e che non c'è più nulla da fare (salvo motivi oggettivi evidenti, ovvio).
Non condivido solo sulla congettura secondo cui una certa esperienza se vissuta a 40 anni valga molto di meno che a 20 : anzi, al contrario, a 40 anni le cose le apprezzi di più, mentre prima dai tutto per scontato. A 20 anni, se ti scopi una tua coetanea o giù di lì, è normale mettere le mani su tette dritte e culi sodi. Al contrario, se ti capita a 40 anni di scoparti una ventenne (non pagata ma desiderosa!), invece di un rottame tuo coetaneo, è un qualcosa di sublime, che non ha prezzo.
“Nessun maggior dolore che ricordarsi il tempo felice nella miseria”, Dante faceva dire a Francesca nel V Canto dell’inferno (vera e propria summa della redpill in terzine…).
Non solo i ricordi felici non ti addolciscono il presente, ma te lo rendono ancora più amaro.
La vecchiaia -stagione della vita che va facendosi sempre più lunga- è, in un certo senso, la rivincita dell’Incel.
Mentre gli altri rimpiangono i bei tempi andati e magari si stramaledicono per tutti i debiti e i disagi subìti a causa le donne, loro, in fondo, non rimpiangono niente.
Tutti diventiamo brutti; ma chi è abituato ad esserlo da una vita è avvantaggiato. Non gli duole più di tanto il non destare l’interesse femminile; anzi, si è talmente abituato all’idea che ormai si stupirebbe del contrario. Ha imparato a vivere senza donne nè famiglia, convogliando le sue energie su altro e ora vive serenamente.
Non altrettanto puó dire chi, dopo aver vissuto una vita “al massimo”, si sente ora come una tigre senza zanne e piange guardando le foto in bianco e nero che lo ritraggono giovane, bello, forte, a braccetto con una bella ragazza.
Sic transit gloria mundi.
io a 26 anni mi facevo spompinare da una di 16 e mi sentivo un ragazzino
Mi viene in mente Giulio Cesare, che a 32 anni si lamentava di essere ancora qualcuno senza un vero potere, quando Alessandro Magno a 32 anni moriva nel suo letto di febbre/malattia/avvelenato, dopo aver conquistato l'intero mondo conosciuto.
Cesare non poteva immaginare che da lì in poi, da quei 32 anni, lui avrebbe cominciato a scalare la sorte, diventando in poco meno di venti anni, uno dei generali più abili e intelligenti della storia umana.
Certo, non voglio illudere nessun redpillato così come non voglio illudere me stesso, la vita per la maggior parte di noi comuni mortali, soprattutto maschi normaloidi nell'Occidente post-68 è durissima e fatta di privazioni che non ci siamo imposti noi, ma tutto è sempre possibile.
Il karma te la fa pagare. E vale anche per le troiette: 25 anni di cazzosello e il resto della vita ad annodarsi le tette all'ombelico con un beta cuck scartato dalle cesse.
Articolo molto interessante.
Più volte, vedendo di sfuggita (parenti che lo guardano) programmi come "techetechetè" ho pensato agli attori e alle celebrità ormai vecchi o in declino.
Diversamente da noi persone comuni loro hanno vissuto nella cosiddetta modalità dio, dunque donne, ricchezza, fama e chi più ne ha più ne metta, ma ormai rivedono loro stessi da giovani, in televisione, nei film o altro e..soffrono come cani nella consapevolezza che non possono più tornare indietro, questo perchè ogni inizio ha anche una fine.
Forse per noi che non abbiamo mai "iniziato" tutto questo è più semplice, abbiamo trascorso un'esistenza mediocre, dunque quando saremo vecchi o ad un passo dalla fine avremo ben poco da rimpiangere.
Cosa dovremmo rimpiangere? Una vita fatta di lavoro costretti a fare gli schiavi nella speranza di morire prima di subire l'umiliazione di non riuscire neanche a raggiungere il bagno per pisciare? Cit.
Nulla è per sempre, dunque tirando le somme ogni nostro sforzo, ogni nostra azione che abbia migliorato o peggiorato la nostra vita è ed è stata, in fin dei conti, completamente inutile.
I momenti brutti, quelli belli, le esperienze fatte o quelle mancate, nulla avrà senso, nulla esisterà più, solo il nulla, il buio eterno.
Dove se non in Italia possono succedere simili assurdita'?
qualcuno ha scritto: "il ricordo del dolore è sempre dolore, il ricordo della felicità è ancora dolore".
Questo significa che non si deve mai pensare al passato. Si casca sempre male.
Sai quanti 40/50enni oggi, che fanno una vita di merda, e che ieri facevano stragi di fiche col visuccio carino, scambierebbero ben volentieri il proprio passato con il presente di chi oggi 40/50enne se la passa assai meglio?
Il ricordo di un'adolescenza e/o di una gioventù piena di scopate non è in grado in alcun modo di compensare la sfiga che si vive nel presente. Anzi, tutt'altro.
L ho sempre detto che i bellocci sono il male nonché incarnazione di tutto cio che è stupido quanto infame.
Il tizio ha dato è ora e perfettamente inutile come un fuco di ape che dopo aver assolto il suo compito, viene lasciato morire di fame.
Aggiungo che la modalità Dio è causata delle persone comuni che idolatrano stupidamente i vip. Ma cè di peggio, quando le persone comuni considerano "vecchi" gli uomini di 70 anni, dimenticandosi che gli uomini di potere sono quasi tutti "vecchi" (Trump è il primo esempio che mi balza in mente, 72 anni)