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Sei Bella?Non ti Assumo

Bellezza e Lavoro
Bellezza e Lavoro

Bellezza e Lavoro

Come sapete in questo blog io respingo in toto ogni tipo di retorica femminista, dal femminicidio
al gender gap, che sono entrambe delle grandissime menzogne che vengono diffuse impunemente e ormai accettate come vere.
Non mi interessa se ormai la gente ha metabolizzato certi deliri e li ritiene reali, una cazzata ripetuta un milione di volte rimane sempre una cazzata e per quante volte me la verrete a dire, per altrettante io continuerò a ridervi in faccia.
Mentre per quanto riguarda il problema dei femminicidi la questione è però molto semplice, nel senso che basta non essere dei totali somari e avere voglia di informarsi un attimo sulle statistiche degli omicidi per capire perché il concetto di femminicidio proprio non ha basi numeriche, per quanto riguarda il Gender Gap la problematica è, lo ammetto, un pochino più complessa.
 

Vedi: Femminicidio: i Veri Dati

In Italia l’aspetto economico e retributivo di un rapporto di lavoro subordinato è disciplinato dai CCNL (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e non troverete mai una donna guadagnare meno di un uomo.

Del resto, se così fosse, non avrebbe senso per un’azienda assumere uomini. Perché pagare di più qualcuno per avere la medesima prestazione lavorativa?Non ha proprio senso dal punto di vista imprenditoriale.

 

I fatti però dicono che le donne mediamente continuano a guadagnare circa il 30 % in meno rispetto agli uomini e questo è un dato di fatto.Il problema però è che si continua ad attribuire ingiustamente questo “gap” ad un’ipotetica discriminazione patriarcale quando i motivi sono ben altri e riguardano principalmente la tipologia di studi mediamente scelta da uomini e donne.
Gli uomini tendono a scegliere studi scientifici (che in genere vengono pagati di più) mentre le donne studi umanistici (pagati di meno).

Probabilmente però questa basta solo parzialmente come spiegazione al gender gap mentre, a mio avviso, il gender gap può essere anche banalmente ricondotto alle ovvie e banali differenze tra i due sessi, che rendono le donne più adatte a certi tipi di lavori e meno adatte ad altri.

Non mi va oggi di effettuare una lunga disamina sulle singole caratteristiche di genere e sui vari lavori, mi limito ad esprimere una mia personale opinione e dico che, per l’esperienza che ho avuto in vita mia, le donne hanno seri problemi a gestire posizioni di potere.

 

Quando una donna ottiene un minimo di potere, in ambito professionale o anche al di fuori, anziché utilizzare tale potere per raggiungere lo scopo per il quale quel potere le è stato assegnato (ad es. far crescere un’azienda), tenderà ad utilizzarlo per portare avanti le proprie battaglie e vendette personali.

Questa mia teoria, che ho circa da quando avevo 17 anni e ho iniziato per la prima volta a confrontarmi col mondo del lavoro, non aveva mai trovato conferme dal punto di vista scientifico, fino a quando tempo fa un utente non viene a postare uno studio che riguarda i criteri di selezione del personale da parte di donne. Ve lo riporto.
L’università di Ben-Gurion ha condotto uno studio sull’influenza della bellezza e del genere nel mondo del lavoro delle compagnie:è risultato
che gli uomini brutti avevano il 50% di probabilità in meno rispetto a un bello di ottenere una risposta(ma questo già lo si sapeva). Ma il dato più interessante è questo:le donne senza foto nel curriculum avevano la percentuale di successo nella risposta più alta, rispettivamente più alta del 22% per le donne di aspetto estetico medio/brutto e del 30% rispetto alle donne belle.
Quest’ultimo dato era in contraddizione con la psicologia generale e la credenza che la bellezza sia un fattore  positivo nel mondo del lavoro.I ricercatori hanno scoperto che la discriminazione contro le belle donne dipendeva da chi le stava assumendo e se avrebbero lavorato direttamente nella compagnia o per conto della compagnia ma fuori dall’ambiente di lavoro.
Questo è dovuto, secondo i ricercatori, al fatto che le risorse umane (la branca delle assunzioni)siano composte prevalentemente da donne, che per meccanismi di gelosia e invidia non assumono donne attraenti che potrebbero fare concorrenza in termini sessuali e relazionali sul posto di lavoro.


‘This is likely due to the high number of women in human resources staffing positions’, the researchers said. Following the experiment, they contacted the person at the company who screen the applications, and found that in 96 per cent of the case they were women.
They were typically single, and had an average age of 29 – ‘qualities more likely to be associated with a jealous response when confronted with a young, attractive competitor in the workplace’, say the team.
Dr Ruffle said: ‘Indeed, the evidence points to female jealousy of attractive women in the workplace as a primary reason for their
penalisation in recruitment.’

In sostanza questo studio dimostra che siano soprattutto le donne a discriminare altre donne in ambienti lavorativi dove serve personale qualificato e dove le paghe sono maggiori e che quindi il gender pay gap è in parte dovuto all’atteggiamento delle donne presenti nelle risorse umane.
Come si dice “Tutte amiche fino a quando non vogliono lo stesso cazzo(del belloccio) ”

Fonti:

Bellezza e Lavoro
Bellezza e Lavoro
Direi che non c’è bisogno di ulteriori spiegazioni, ma prima di concludere l’articolo vorrei citare due vecchi post che alcune donne pubblicarono sul profilo di Selvaggia Lucarelli in occasione di una sua vecchia guerra contro alcune pagine facebook, accusate di avere un linguaggio molto esplicito e poco rispettoso nei confronti delle donne.
“Ciao Selvaggia. Avre ipotuto scrivere il mio parere sulla chiusura di quella pagina Facebook da mamma, da donna, da ex studentessa di sociologia, ma ho deciso difarlo in base alla mia professione: recruiter. I ragazzi e le ragazze che vomitano insulti, offese, bestemmie sono gli stessi che si rivolgono – o si rivolgeranno – a me per cercare lavoro. Lo faranno con le loro faccine d’angelo e i loro bei cv europei pieni di diplomi, lauree ed aspettative, senza sapere che la prima cosa che oggi fa un selezionatore è verificare la reputazione social. E a questo punto per questi signori e signore verrà il bello… anzi il brutto. Si chiederanno increduli perché sono stati scartati, perché non hanno superato la selezione, perché hanno perso quella occasione, perché non sono stati scelti per quello stage tanto interessante.
E le opportunità passeranno veloci sotto il loro naso come le loro dita nel digitare “troia”. Mi immagino già i commenti: non è giusto, non è corretto, non bisogna giudicare una persona in base a poche parole lette sul web.  Lo so, ragazzi, mi spiace, ma è così che va il mondo: le referenze non sono un’opinione, ognuno semina quello che raccoglie, i libri spesso si giudicano dalla copertina (e le ragazze dal peso… ce lo avete insegnato voi ?) e le aziende difficilmente accettano di assumere persone dall’insulto facile. Non so se spiegare questa cosa a ragazzini che non sono nemmeno in grado di capire la differenza fra ironia ed insulto, tra libertà di pensiero ed offesa gratuita, tra realtà e mondo virtuale ha senso. Credo e temo che non abbiano nemmeno chiaro il concetto del tempo e del loro futuro.
Ma se leggere queste parole farà venire anche un solo dubbio ad uno di loro e se quest’uno inizierà a non scrivere più certi commenti, allora da mamma e da donna sarò soddisfattaGrazie.”

Un commento sotto:

“Condivido in pieno! Mi occupo anch’io di ricerca e selezione del personale e posso confermare che noi ma anche le stesse aziende prima di selezionare un candidato molto spesso verificano la “reputazione” sui social! L’ho spiegato a ragazzi di 16 anni anche durante un incontro di Alternanza scuola lavoro questa settimana e mi hanno ringraziata per averli resi consapevoli che fra qualche anno converrà loro modificare ad esempio la foto del loro profilo.”

Capite? Voi andate a cercarvi un lavoro e queste qui neanche la guardano la vostra professionalità, vanno subito a ficcare il naso sugli affari vostri e magari vi scartano perché 10 anni prima, da ragazzi, in preda alla frustrazione per le vostre continue insoddisfazioni sessuali (che la signorina della selezione del personale ovviamente non avrà mai provato in quanto donna),  vi siete lasciati scappare un mezzo commento misogino, salvo poi assumere il figo di turno che sui social ha sempre mantenuto un’immagine impeccabile ma magari (quasi sicuramente) delle donne ha una concezione ancora peggiore della vostra.

Ma poi perché stare a perdere tempo anche a leggere cosa uno scrive, facciamo che guardiamo prima le foto no?
Questo qui è un cesso, zero likes, scartato. Oh che figo questo, ex modello, wooow quanti likes, assunto.

Ecco qui il magico mondo delle “Human Resources” in mano alle donne, che si dicono “soddisfatte”, in periodo di crisi, di stroncare qualcuno professionalmente solo perché dice ciò che pensa e non è omologato al pensiero nazifemminista dominante (notare come specifichi di essere soddisfatta in quanto “donna”, perché loro devono sempre spersonalizzarsi e identificarsi con il proprio sesso di appartenenza, mantenere una propria individualità è troppo difficile).

Ora, domandona spontanea: se voi aveste un’azienda, preferireste assumere come responsabile del personale qualcuno che utilizza le facoltà gli date per assumere in buona fede il miglior candidato possibile, quello che svolgerà meglio il suo lavoro, oppure qualcuno che si prende il vostro stipendio per vendicarsi dei propri screzi, eliminare le proprie rivali in amore e portare avanti le proprie battaglie personali infischiandosene delle sorti della vostra azienda?Ai posteri l’ardua sentenza.

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Batacchi
Batacchi
4 anni fa

Il gravissimo post delle recruiter testimonia che, checchè ne dicano le femministe, le donne non possono occupare posti in cui possano esercitare un potere in quanto completamente incapaci di mettere da parte i propri interessi e le proprie simpatie/antipatie per assumere un atteggiamento obbiettivo e svolgere le loro mansioni nell’interesse dell’azienda e dell’ente che paga loro lo stipendio.
E pensare che la Gruber (da brava massona femminista) ha scritto un ridicolo libello in cui sostiene esattamente il contrario…
Ma il punto che mi colpisce di piu’ è un altro: mentre le squallide selezionatrici del personale di cui all’articolo di Red, testimoniano ancora una volta che le donne fanno branco fra loro e non si vergognano di affermare in pubblico che usano vigliaccamente la loro professione per imporre con la prepotenza il loro femminismo da ritardate, la maggioranza degli uomini non è affatto solidale verso i membri del proprio sesso e anzi di regola, tende a penalizzare i maschi e a favorire le femmine per principio.

Che questo tipo di uomo sia il piu’ diffuso lo si puo’ capire da parecchi interventi che ci tocca leggere proprio qui, su un sito che in teoria dovrebbe raccogliere in prevalenza i cd. redpillati…

Finchè al branco delle femministe si contrapporrà una massa di uomini slegati fra loro e in perenne competizione, le cose non cambieranno e cadremo sempre piu’ in basso.

Batacchi
Batacchi
4 anni fa

Conosco una che lavora nella selezione del personale.Mi ha detto che molte sue colleghe scelgono fra le varie candidature in base al segno zodiacale.

Del tipo : ” è un Acquario.Non potrebbe mai essere un valido informatico…”

M dove vogliamo andare con delle rincitrullite di questo tipo…

er Bresaola
er Bresaola
4 anni fa

Una volta lessi la testimonianza di uno uomo che usciva con una donna che faceva selezione del personale, lei gli ammise senza problemi che scartava pelati e uomini bassi. Un ingegnere informatico super competente fu scartato perchè basso.

Peter
Peter
4 anni fa

Siamo un paese senza un’identità unica e composto prevalentemente da centri piccoli, con gente molto individualista (l’italiano è prima romano, napoletano, milanese, torinese ecc… e poi italiano, e in certi casi si sente prima del paesino e poi italiano).

Anonimo
Anonimo
4 anni fa

Poi ci si domanda come mai le aziende italiane vadano a puttane…

Anonimo
Anonimo
4 anni fa

repubblica.it/dossier/cronaca/gender-gap-le-donne-presentano-il-conto/2020/02/08/news/massimiliano_valerii_censis_troppo_poche_donne_al_lavoro_cosi_l_italia_non_puo_crescere_-248075316/

follia assoluta e bieca incoerenza: l'Italia non ha speranza

Francesco Sartori
Francesco Sartori
3 anni fa

Qualche umanista olista del kaiser terminale finto vintage potrà anche piangere ma se il mondo delle selezioni è in mano a loro viva la Mc Donald university e le parcellizzazioni dell’istruzione e delle referenzialità istituzionali .

Last edited 3 anni fa by Francesco Sartori